Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Giusi Scognamiglio    02/03/2015    4 recensioni
Selena Gomez è una 17enne vittima di bullismo.
Sono ormai anni che non riesce ad essere felice con se stessa e gli altri.
Lei è sola. Come possono due semplici occhi cambiare tutto?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Miley Cyrus, Pattie Malette, Selena Gomez
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Il ragazzo che aspettavo.
Capitolo 32

Il mio vestito era bello lungo, aveva anche un leggero strascico.
Me l’aveva comprato Sarah insieme a un paio di scarpe. Era stata ancora una volta troppo generosa e simpatica.
  «Spero ti piacerà quello che organizzato.» Mormorò con una nota di nervosismo, mentre apriva la macchina.
  «Papà? Non viene?» Avevo già una mezza idea di cosa mi aveva preparato.
Una bella cena tutti e tre, ricordando i bei momenti in qualche bel ristorante lussuoso di Londra. Mi piaceva l’idea.
Anche se adesso questo mio pensiero si stava sfumando, visto che Sarah mi rispose che papà non sarebbe venuto.
E che non sarebbe rimasta nemmeno lei. Allora la mia mente ancora una volta elaborò qualcosa.
  “Forse mi porta in discoteca..” Pensai.
Ma rifiutai il pensiero, ero vestita troppo elegante.
  “Forse mi farà conoscere qualche sua amica.”
E questa idea mi sembrava più probabile.
Facemmo un viaggio di 5 minuti.
Sarah incominciava a manifestare i primi segni di insicurezza e nervosismo.
Incominciando a picchiettare le dita sul volante e prendendo boccate d’aria di tanto in tanto.
  Accostammo in un parcheggio di un ristorante di Londra.
Era parecchio lussuoso ed elegante. Anche da giudicare l’entrata tutta d’oro illuminate da belle luci.

  «Aspetta qui.» Disse Sarah, una volta entrati dentro.
Era tutto dannatamente luminoso e luccicante. Sarah entrò in una sala e la vidi parlare da dietro la grande porta di vetro, con il capo sala.
Dopodiché tornò da me.
  «Okay..» Mi venne vicino e mi sistemò i capelli dietro le orecchie.
  «Goditi la serata.. se non te la senti invece di rimanere una volta scoperto, chiamami e ti vengo a prendere.»
Lei sorrise leggermente per poi baciarmi la fronte e sussurrarmi che ero bellissima.
Ma la curiosità mi fece farfugliare un saluto e correre subito in sala.
  In un primo momento non capii. Mi guardavo attorno con aria dispersa, sentendomi improvvisamente piccola,
in quella enorme sala. Era tutto di colore oro e bianco.
Tutto luccicante e luminoso, tutto elegante e lussuoso.
C’era anche un orchestra in un angolo a suonare il violino e pianoforte. Mentre la gente mangiava il buon cibo e si godeva la musica. Alzai lo guardo, le centinaia di luci ricoprivano il soffitto, dando un effetto ancora più brillante.
  «Signorina Gomez?» Un giovane cameriere dagli occhi blu mi venne vicino con aria gentile ed educata.
  «Sì?» Farfugliai. Abbassai lo sguardo dal soffitto sentendomi in imbarazzo, lo vidi trattenere un sorriso.
  «Da questa parte, prego.» Mi indicò gentile la strada. Pensavo sarei rimasta in quella sala, ma invece più in fondo,
c’era un’altra porta di vetro. Il giovane cameriere mi aprì la porta e mi fece passare.

Andammo in un'altra sala, più piccola. Molto più piccola.
Ospitava solamente un tavolo. Al centro. La luce era più fioca a causa delle candele. L’atmosfera lì era più romantica e tranquilla.
Più rilassante anche. C’erano migliaia di rose a decorare la stanza e a dare un tocco più vintage, ma elegante.
L’odore delle rose mi accarezzò il naso, facendomi prendere un’altra boccata d’aria.
  Fu lì poi che notai il tutto e capii la causa del nervosismo di Sarah e della sua frase:
“Se non te la senti di rimanere una volta scoperto, chiamami e ti vengo a prendere.”
Anche se sapevo che non sarei riuscita più a scappare.
Non stavolta, non di nuovo.

  «Justin.» La mia voce era un sussurro incredulo.
Il cameriere ‘scappò’ dalla stanza lasciandoci soli, chiudendo la porta e stroncando la musica dell’altra sala.
Adesso c’era il silenzio. Anche nella mia mente.
  Lui era in piedi vicino a una candela non troppo lontano dal tavolo. Fra le mani.. aveva una rosa.
Aveva il ciuffo abbassato e indossava giacca e cravatta. Mi sentii improvvisamente male. Con la voglia di accasciarmi a terra, piangere e urlare.
  L’ombra di un sorriso gli sfiorò le labbra. Quelle bellissime labbra. Morbide e carnose. Che un tempo erano mie.
  Si avvicinò a passo lento, come se avesse paura della mia reazione.
Quella stringeva la rosa che aveva fra le mani, fino a fargli cadere alcuni petali. I suoi occhi non smettevano di guardare i miei.
  «S-Selena.» Mi era mancata la sua voce. Tanto. Come mi era mancato lui. Mi allungò la rosa che afferrai a stento.
Io ero paralizzata al suolo, incapace di muovermi.
Quell’uomo era troppo per me. Era diventato troppo.
Lo amavo troppo, mi mancava troppo.
  Alzò una mano per accarezzarmi la guancia.
Chiusi gli occhi.. sentendomi improvvisamente come in un sogno. 

Ciau, beh, buona lettura.
WATTPAD X


 

 
  
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