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Autore: risakoizumi    03/03/2015    5 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Ho comprato tante cose da quando sono qui, a San Francisco. Perché ho comprato tutta questa roba? Come se fossi dovuta restare qui per sempre. Che stupida! Adesso non posso portarla con me, non ho alcuna voglia di viaggiare con normali mezzi di trasporto. Voglio correre con le mie zampe. Credo che lascerò tutto qui. Sì, faro così e non poterò niente con me: è la soluzione migliore. Meglio chiudere definitivamente questo capitolo della mia vita. Di tanto in tanto magari sentirò Alex se non si farà ammazzare dai Volturi o da altri licantropi. Dopotutto gli ho detto che saremo amici come prima, no? Amici a distanza: questa è la soluzione migliore. Sono passati due giorni da quando mi ha lasciato. Abbiamo parlato pochissimo: sono tutti in agitazione e alle prese con la liberazione di Emma. Non ho nemmeno lavorato. Stamattina è arrivata la famosa Clara: alta, capelli neri, occhi rossi, è bellissima come tutti i vampiri. Sono stata presentata come nuova cara amica di Alex e lei mi ha guardato con curiosità. Poi lei, Thomas e  Alex hanno iniziato a confabulare e io mi sono allontanata. Sono tornata in camera mia con l’intenzione di preparare le mie cose e andarmene e adesso sono davanti al mio letto e c’è una montagna di vestiti sopra.
Sento dei passi. << Quando partirete? >> chiedo, piegando una maglietta per rimetterla nel cassetto, ancora prima che Alex attraversi la soglia della porta.
<< Tra tre giorni >> risponde, avvicinandosi.
<< Per dove? >>.
<< Dobbiamo andare in Georgia, ad Atlanta. E’ questo il luogo d’incontro stabilito dai ricattatori >>.
<< Chi partirà? >>.
<< Credo che andremo tutti >>.
Annuisco, continuando a piegare i vestiti.
<< Leah, puoi fermarti una attimo? >>.
Lascio perdere i vestiti e finalmente lo guardo. << Dimmi >>.
<< Non abbiamo potuto parlare molto >>.
<< Sono stati dei giorni impegnativi >>.
<< Che cosa … che cosa stai facendo? >>.
<< Volevo portare la mia roba con me, ma ho cambiato idea, la lascerò qui. Puoi farne quello che vuoi >>.
<< Stai partendo? >>.
<< Sì >>.
<< Quando l’avresti deciso? >>.
<< Stamattina >>.
<< Senza dirmi niente? >>.
<< Te lo sto dicendo adesso >>.
<< Hai intenzione di tornare a Forks? >>.
<< Sì, credo che sia la soluzione migliore >>.
<< La soluzione per cosa? >>.
<< La soluzione per questa situazione. Alex, perché fai tutte queste domande? Sembra un interrogatorio >>.
<< Scusa se voglio sapere i tuoi piani per il futuro >> ribatte.
<< Non dovrai preoccuparti per il mio futuro da ora in poi. Tornerò a Forks dalla mia famiglia >>.
<< Hai già avvisato Seth? Tua madre? >> chiede Alex, inciampando sulle parole.
<< Farò loro una sorpresa >>.
<< Quindi sarà come se non ci fossimo mai conosciuti? >>.
<< Perché dici questo? Esistono i telefoni e i messaggi. Staremo in contatto. Siamo pur sempre amici, no? >>.
Alex mi fissa con volto inespressivo. << E’ questa la tua decisione? >>.
<< Già. Non ho nulla che mi trattenga qui >>.
<< Però prima stavi bene qui. Sembrava una cosa permanente >>.
Sbuffo. << Non lo è mai stata >> dico, cercando di convincere pure me stessa.
<< Mai, eh? >>.
<< Già >>.
<< Quindi tra noi è tutto ok? >>.
<< Perché non dovrebbe esserlo? >> chiedo.
Alex mi lancia uno sguardo strano.
<< Dovrei finire di sistemare tutta questa roba sul letto >> dico, indicando la montagna di vestiti.
<< Certamente  >>.
<< Hai lasciato delle cose nella mia camera e a casa mia >> aggiunge.
<< Buttale >>.
Mi volto verso i vestiti mentre Alex esce dalla stanza. Mi sento agitata, la mia serenità esteriore è tutta una facciata. Dentro di me c’è una tempesta; un uragano pronto a spazzare via tutto. Prendo tutti i vestiti e li infilo dentro l’armadio in un ammasso disordinato. Che li sistemino le cameriere! Sono stufa di restare qui, partirò adesso. Perché rimandare? Cerco uno zaino in cui possa mettere il telefono e un cambio di vestiti mentre sono in forma di lupo. La ricerca in camera mia si rivela infruttuosa così vado a cercare nella stanza di Alex. Entrando, mi fermo qualche istante a osservare il letto che ho condiviso con Alex ogni notte negli ultimi tempi e mi viene un nodo alla gola. Cerco di non pensarci. Cosa dovevo fare? Ah sì, cercare qualcosa in cui mettere le mie cose durante il viaggio. Tuttavia un’altra cosa mi distrae: una foto mia e di Alex messa in un portafoto sopra la cassettiera. Ricordo benissimo quando l’abbiamo fatta:  circa due settimane fa. Prendo il portafoto e lo butto nel cestino. Via questa roba inutile che potrebbe urtare Emma. Rovistando alla fine riesco a trovare uno zainetto grigio. Ottimo! Ci metto dentro un paio di pantaloncini, una maglietta nera, il mio telefono con il caricabatteria, qualche snack, una bottiglia d’acqua, il mio portafogli. Sono pronta per andare via. Scendo sotto per salutare tutti: si trovano in una specie di stanza per le riunioni al piano terra. Entro, determinata.
<< Leah! >> esclama William, vedendomi sulla soglia della porta. Alcuni dei miei amici sono chini su una cartina, alcuni sono al pc. Alex è vicino alla finestra, sta parlando con sua cognata.
<< Sono scesa per salutarvi >>.
<< Perché vuoi salutarci? >> chiede Beatrix, alzandosi dalla grande scrivania nera al centro della stanza.
<< Sto tornando a casa >>.
<< Intendi a Forks? >> chiede Edgar.
<< Sì >>.
<< Cosa?! Adesso? >> esclama Beatrix, stupita.
<< Sì >>.
<< Ma … ma, senza salutarci? >>.
<< Ci stiamo salutando adesso >>.
Tutti mi fissano sbalorditi. Tuttavia non è solo stupore quello che leggo nei loro occhi: è pure compassione e io non sopporto di essere compatita, non anche qui.
Thomas mi osserva attentamente per qualche secondo e poi si avvicina per abbracciarmi. << Mi dispiace che questa sia la tua scelta >> mormora in modo da farlo sentire solo a me.
<< Ci mancherai >> dice poi ad alta voce, staccandosi da me. << Vieni a trovare questo vecchio, ogni tanto >> aggiunge sorridendo. E’ bello e giovane: tutto tranne che vecchio, direi.
<< Lo farò, Tom >>.
<< Tom, chiedile di rimanere! >> continua Beatrix.
<< Non posso >>.
<< Niente potrebbe farmi restare: è semplicemente arrivata l’ora di andare. Tuttavia colgo l’occasione per dirvi quanto sinceramente mi sia affezionata a tutti voi e voglio ringraziarvi per avermi accolta come una cara amica. Grazie dal profondo del cuore >>.
<< Questo sembra un addio >> mormora Edgar.
<< Speriamo che sia un arrivederci >> aggiunge Max.
Thomas mi mette un braccio attorno alle spalle e Beatrix corre ad abbracciarmi.
<< Leah, vai davvero via? >> chiede.
<< Sì >>.
<< Non posso crederci >> mormora.
<< Ci sentiremo >> cerco di consolarla.
<< Sei sicura che niente potrebbe farti restare? >>.
Annuisco e ci separiamo.
<< Hai tutto quello che ti serve per il viaggio? >> chiede Thomas, preoccupato.
Indico lo zainetto alle mie spalle. << E’ tutto qui, non preoccuparti >>.
<< Ti servono soldi? >>.
<< No, Thomas, grazie >>. Lo guardo con riconoscenza.
Abbraccio Edgar e poi William che mi dà pure un bacio veloce sulle labbra. Cercano di farmi cambiare idea, ma sono determinata. Alex non dice niente.
Infine saluto Max e poi stringo la mano della vampira. Rabbrividisco al contatto con la sua pelle fredda.
 << E’ stato un piacere conoscere una mutaforma >> mi dice con la sua voce cristallina.
 Mi costringo a sorriderle. Non mi resta che salutare Alex che è rigido davanti a me. Sento gli occhi di tutti puntati su di noi.
<< Allora … >> inizio.
<< Ti accompagno fuori >>.
Prima di uscire dalla porta dico a tutti di stare attenti e auguro loro buona fortuna.
Una volta fuori dall’hotel Alex ed io stiamo uno di fronte all’altro, senza guardarci negli occhi.
<< Non credevo che te ne saresti andata così in fretta >>.
<< Non ha senso rimandare. Non ho niente da fare qui, quindi meglio partire subito e arrivare prima >>.
<< Certo >>.
<< Grazie, Alex >>. Finalmente lo guardo negli occhi. Sembra pallido.
<< Non ringraziarmi >>.
<< Addio >>.
Lo abbraccio velocemente e poi inizio a correre via, senza voltarmi. Non voglio pensare a quello che sto facendo o al misero addio che ci siamo dati. Corro per le strade, attirando gli sguardi di tutti. Quando finalmente esco dalla città mi trasformo e inizio a correre. Come mi è mancato correre liberamente! Adesso cosa dirò una volta tornata a Forks? Cosa farò? Non ho pensato a niente di tutto questo. Non sento nessuna voce nella mia testa, ma sono sicura che tornando indietro ricomincerò a sentire tutti. Oddio, vedranno tutto. Me, Alex … no, non un’altra volta. Non ci riesco. Senza nemmeno che me ne accorga, decido di puntare verso est. Magari mi fermo in Arizona, lontano dallo Stato di Washington e dalla California. Non è un’ottima idea? Posso ricostruire una nuova vita anche lì, lontana da tutto il mio passato. Posso ricominciare.
“Sei patetica” dice una vocina dentro di me.
“Stai zitta” ribatto, cercando di zittire la mia coscienza.
“Sei una sfigata”.
Corro senza sosta per tutto il giorno e quando il sole tramonta decido di fermarmi sotto un albero accanto a un piccolo ruscello. Torno umana. L’aria sarà sicuramente gelida, ma io mi sento scottare. Mangio qualche snack, bevo dal ruscello e poi torno a essere un lupo. Meglio dormire in questa forma, mi sento più sicura. Magari se non sono umana riesco a pensare di meno e a lasciarmi trasportare dall’animale che è in me. I minuti passano mentre ascolto i rumori delle creature che abitano in quel posto. Scommetto che nessuno sa che persino i lupi possono soffrire di insonnia.
“Non pensare, Leah” mi dico. Non pensare. Non pensare. In questo momento vorrei avere una bottiglia di un superalcolico a portata di mano. Vorrei l’oblio. Ecco cosa mi servirebbe, avrei dovuto dirlo a Thomas quando me l’ha chiesto. Thomas. Thomas. Alex. No Leah, non pensarci. Dimenticalo! Volta pagina! L’hai già fatto tante volte, riuscirai a farlo anche questa volta. La mia mente inizia a pensare alla bellissima Clara. Poi alle numerose foto di Emma e Alex che ho visto a casa loro. La casa dove anche io ho dormito. Cazzo, perché sto pensando a queste cose? Mi impongo di pensare a qualcosa di divertente. Ecco, ci sono. I Teletubbies! Seth li vedeva sempre da piccolo: ecco il suo problema. I Teletubbies l’hanno rovinato facendolo diventare scemo! Ho trovato la causa! Che scoperta! Dovrei dirglielo ora stesso. No, non posso, altrimenti dovrei dirgli anche che sono sola in mezzo al nulla perché … perché … perché Alex … maledizione! Ecco che ci risiamo! Seccata, mi alzo e decido di uccidere qualche coniglio. Vaffanculo al mio disgusto per la caccia. Devo far uscire la mia parte animale. Ne prendo un paio ma poi li lascio liberi. Oltre a essere pessima in amore sono pessima anche come predatrice. Quale razza di predatore lascerebbe andare la sua preda? Quale razza di predatore penserebbe a che razza di predatore sia?
“Patetica”.
Oh, la mia coscienza è tornata. Un predatore con la coscienza, ecco cosa sono.
“Tu non vuoi partire”.
“Sì che voglio”.
“No”.
“Sì”.
“No!”.
Forse sto diventando pazza.
“ Tu speravi che Alex non ti lasciasse partire. Invece ti ha abbandonato. Non gliene importa niente di te” continua la vocina, con perfidia.
“Stai zitta!”.
“Sei stata una sostituta. Un rimpiazzo della sua perfetta moglie”.
“Non è vero”.
“Allora perché ti ha lasciato andare come se niente fosse?”.
Sto per raggiungere il picco dello sconforto quando sento qualcosa avvicinarsi e le mie orecchie si drizzano. Mi metto all’erta e poi vedo spuntare un licantropo.
“Hai visto?” dico soddisfatta e sbalordita allo stesso tempo, alla mia coscienza.
Il licantropo si trasforma e c’è Alex nudo di fronte a me.
<< Quanto corri? Non è stato facile acciuffarti >>.
Considerando che sono qui ferma sotto l’albero da un sacco, penso che non mi avrebbe raggiunto mai se non mi fossi fermata a riposare.
<< Hai intenzione di mangiarlo? Lo stai spaventando a morte? >> aggiunge, indicando il coniglio sotto la mia zampa. Lo lascio andare.
<< Sai, questa conversazione a senso unico non mi piace. Potresti … >>.
Detto, fatto. Ecco la mia forma umana. Nudi, uno di fronte all’altro, ci fissiamo.
<< Déjà vu>> dice Alex.
<< Ciao Alex, perché sei qui? >>.
<< Perché secondo te? >>.
<< Non, so hai tante cose da fare. Non dovresti perdere tempo >>.
<< Leah, piantala >>.
<< Scusa, cos’hai detto? >>.
<< Cos’è questo? >>.
<< Cosa?>>.
<< Perché ti comporti così? >>.
<< Non capisco >>.
<< Sei gentile. Troppo gentile. Ma allo stesso tempo fredda. In realtà tu sei infuriata >>.
Colpita e affondata. Io non sono semplicemente infuriata. Sono infuriata e imbestialita e incazzata.
<< Non capisco perché dovrei esserlo >> mento.
<< Perché mia moglie è viva e noi non stiamo più insieme. Perché stai lasciando un posto che stavi iniziando a chiamare casa. Perché tu sei innamorata di me >>.
Sussulto. Allora lo sa. Sa che lo amo. Non è così stupido, dopotutto.
<< Come osi? >> esclamo.
<< Tra di noi c’è molto più che attrazione fisica, non puoi negarlo >>.
<< Sei arrogante e presuntuoso! >>.
<< Sto solo dicendo quello che penso. Ti sto parlando senza fingere e dovresti farlo anche tu >>.
<< Sei in modalità psicologo? Che cosa vuoi? Hai deciso di farmi una seduta di psicanalisi perché avevi i sensi di colpa? >> dico, inacidita, smettendola con la mia farsa va-alla-grande-sto-benissimo.
<< Ecco, questa è la Leah che voglio vedere! >>.
<< Mi prendi per il culo? Ti piace vedermi incazzata? Bene, obiettivo raggiunto. Complimenti. Cento punti a Grifondoro! >> sbraito.
<< Abbiamo già avuto questa conversazione, lo sai che sono un Serpeverde. Quindi cento punti a Serpeverde >> mi corregge Alex, in tono serio.
<< Bene, cento punti a Serpeverde! >> urlo. Osa pure scherzare!
<< Leah, non fare finta che tutta questa situazione non ti faccia male, ti prego. Preferisco il tuo odio alla tua indifferenza >> dice, tornando a essere serio.
Lo guardo scettica. << Cosa ti fa credere che io stia fingendo? >> chiedo, avvicinandomi a lui. << Magari ti sbagli e non mi importa niente di te. Ci siamo solo divertiti in questi mesi e ora me ne sto andando perché mi hai stancato >>.
<< Questa non sei tu >>.
<< Io sono chi scelgo di essere e questo non è affare tuo >>. Faccio un altro passo avanti. Sono agitatissima.
<< Ti conosco >>.
<< Solo perché siamo andati a letto insieme pensi di conoscermi? >>.
<< Stai cercando di denigrare quello che abbiamo condiviso >>.
Allargo le braccia. << Si può sapere cosa vuoi? Mi lasci, me ne vado, mi segui e inizi a dire tutte queste cose strane come se ti importasse qualcosa … >>.
<< Mi è sempre importato >> mi interrompe. << Negli ultimi giorni sono stato distante perché stavo cercando di fare chiarezza, di allontanarmi da te perché … bè, lo sai perché! >>.
<< No, non lo so >>. Mi avvicino ancora e la mia faccia è a pochi centimetri dalla sua. << In questo momento so solo che vorrei spaccarti la mascella >>.
<< Picchiami Leah. Qualsiasi cosa è meglio della tua fredda gentilezza >>.
Gli do un pugno. Cerco di metterci poca forza, ma è un ripensamento che ho solo all’ultimo secondo, così il colpo è abbastanza forte. Il pugno fa vacillare leggermente Alex. Non si è spostato e non si è difeso. Si tasta il punto in cui ho colpito, vicino all’occhio. Gli esce del sangue dalla ferita che ha a stento il tempo di diventare gonfia. Sta già guarendo.
<< Quella non era la mascella >> è l’unica cosa che dice.
<< Ti odio! >> urlo, spingendolo indietro con entrambe le mani.
<< Continua pure >>.
<< Mi avevi promesso che non ti avrei mai perso! Avevi detto che non rompevi mai le tue promesse! >> sbraito, con le lacrime agli occhi, dandogli un altro spintone.
<< Sei un bugiardo >> continuo. << Sei come tutti gli altri, ma è colpa mia perché ho abbassato la guardia e mi sono fidata di te >>.
<< Finalmente hai detto quello che pensi. Questi sarebbero i pensieri di una persona indifferente? >>.
<< Bene, hai vinto! >> dico, con le lacrime agli occhi, tremando. << Tu, idiota, mi hai spezzato il cuore e me ne sto andando perché non voglio starti accanto >>.
<< Non è colpa tua, stupida! Credi che sia facile per me? Cerca di metterti nei miei panni >>.
<< Ci provo ma non ce la faccio. Ho già vissuto questo con Sam. Perché devo essere sempre quella comprensiva? E’ colpa mia, sapevo che eri ancora innamorato di tua moglie ma, essendo morta, ci sono passata sopra. Ho fatto finta di niente ogni volta che eravamo soli e pensavi a lei. Quanto ancora devo soffrire? >>.
<< I momenti in cui ero con te erano quelli in cui pensavo meno a lei >>.
<< Non ti credo >>.
<< Leah, l’ho sempre amata e l’amerò sempre, così come tu amerai sempre Sam. Non possiamo cancellare il nostro passato >>.
<< Ti sbagli, Alexander. Tu credi di sapere tutto, ma non è così. E’ vero, non possiamo cancellare il passato e Sam resterà sempre una parte importante della mia vita ma le persone cambiano, voltano pagina e io l’ho fatto e non credo di essere ancora innamorata di Sam. Tu, invece, ami ancora Emma. Siamo su due diverse lunghezze d’onda >>.
Alex resta senza parole per qualche secondo.
Poi riprende a parlare. << Ascolta. Quando l’ho persa mi sono sentito come se fossi morto pure io con lei. Poi sei arrivata tu. La sofferenza non è mai andata via ma non era più al centro delle mie giornate >>.
<< Perché avevi un nuovo passatempo. Un nuovo giocattolo che ti distraeva >> lo accuso.
<< Non osare parlare di te in questo modo >> dice Alex, con gli occhi fiammeggianti.
<< Parlo di me come voglio! >>.
<< Fammi finire di parlare. Sono stato con te in questi mesi perché tu mi hai fatto rinascere. Mi hai fatto sorridere e mi hai confortato. Mi hai fatto sentire di nuovo vivo. Non sono stato con te perché eri il mio nuovo giocattolo. Poi, però, scopro che mia moglie è ancora viva e che devo salvarla. Cosa avrei dovuto fare? Cosa dovrei fare? >>.
<< Lasciarmi e correre da lei >> ribatto, più calma. << La salverai tornerete insieme e sarete di nuovo felici e contenti >>.
<< Non è così facile >>.
<< Perché non dovrebbe esserlo? >>.
<< Perché io amo anche te >>.
Credo che il mio cuore si sia fermato. Cerco di respirare mentre le parole che Alex ha appena detto sembrano rimbombare nella mia testa.
<< Mi sono innamorato di te >> ripete, scrollando le spalle. << Ma il mio amore per Emma non è scomparso, è sempre qui, per questo ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarti andare e farti vivere la tua vita >>.
Continua a parlare. << Quando te ne sei andata stamattina mi sono detto che era meglio così, per te, perché non volevo farti soffrire ancora. Poi però le mie gambe hanno iniziato a correre dietro di te, come se non fossi capace di farle fermare. Dovevo dirtelo, Leah. Non volevo che te ne andassi pensando che per me non fossi stata niente >>.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio. Non come stamattina, questa volta veramente. Ho il cuore in gola.
<< Leah, perdonami. Ti assicuro che lasciarti andare è una delle cose più difficili che abbia mai fatto nella mia vita >>.
<< Tuttavia al momento di scegliere tra me e lei, sceglierai sempre lei perché non potrai mai amare nessuno come ami lei. Vero? >> mormoro, vicino al suo orecchio.
Alex non risponde; mi stringe più forte a sé. Non serve una risposta. Ho capito. Mi allontano e lui mi stringe la mano con la sua.
<< Perché? >>.
<< Cosa? >>.
<< Perché mi ami? >> chiedo, meravigliata.
<< Che razza di domanda è? >>.
<< Vorresti che tornassi indietro con te? >>.
<< Vorrei implorarti di non andartene, ma non posso farlo. Non voglio essere egoista con te >>.
<<  Adesso è ancora più difficile per me andarmene, non capisci? >>.
<< Avrei dovuto lasciarti andare senza chiarire le cose tra noi? >>.
<< No >>. Sospiro. << Ma non posso tornare indietro con te. Non ce la faccio >>.
Alex annuisce.
<< Non riuscirei a sopportare tutto un’altra volta. Inoltre non credo che tua moglie ne sarebbe felice >>.
<< Non te lo sto chiedendo, sta a te scegliere. Ricorda che sarai sempre la benvenuta tra noi. Sei una di noi >>.
<< Ho già fatto la mia scelta >>.
Restiamo in silenzio a fissarci.
<< Un’ultima cosa >> mormoro.
Mi avvicino a lui e appoggio le mie labbra sulle sue. Alex non oppone alcuna resistenza, ma ricambia il bacio. Chiudo gli occhi, cercando di imprimere questo momento nella mia mente. Ci stacchiamo e resto con gli occhi chiusi per qualche secondo. Quando li riapro incontro lo sguardo di Alex: mi guarda come se fosse l’ultima volta.
<< Abbi cura di te >>.
<< Ti chiedo solo un favore: non farti ammazzare >> gli dico.
<< Ho la pelle dura >>.
<< La prima volta che ci siamo incontrati non sembrava tanto dura >> ribatto.
<< Ok, hai vinto, starò attento. Tu non picchiare troppa gente >>.
<< La gente se la cerca>>.
<< La mia piccola e violenta Leah >> sussurra Alex.
Non sono tua Alex, non più.
<< Devo andare >> mormoro. Ci teniamo ancora per mano.
Alex annuisce e allenta la presa sulla mia mano, ma non la lascia. Potrei lasciarla ancora lì se volessi, ma a ogni minuto che passa andarmene diventa sempre più difficile. Così lascio scivolare via la mia mano dalla sua e poi lo guardo.
<< Ciao, Alexander. Grazie per avermi seguito >>.
Mi giro, mi trasformo e vado via.
   
 
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