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Autore: _ Arya _    03/03/2015    10 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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What's best for us, even if it hurts
 


KILLIAN POV

Il giorno prima

Guardammo Emma allontanarsi, fino a che non sparì nell'ascensore. Mi voltai verso suo padre, che a sua volta mi stava squadrando con espressione indecifrabile.
-Andiamo Jones, la accompagno in stanza.
-Non ce n'è bisogno dottore, la ringrazio.
-Mia figlia mi ha chiesto di farlo, ed è quel che farò. E voglio scambiare due parole con lei.
Annuii, seguendolo nel secondo ascensore per salire al mio piano.
Ero un po' preoccupato, la prima volta che era passato insieme alla madre di Emma era stato di poche parole ma non mi era sembrato di essergli molto simpatico... anche se ero piuttosto sicuro di essere piaciuto alla donna, che invece era stata molto dolce.
Quando raggiungemmo la mia camera, mi fece cenno di mettermi a letto, e non sembrandomi il caso di disobbedire lo feci, restando seduto con la schiena contro il cuscino.
Lui venne a prendere posto dove solitamente si sedeva Emma.
-Allora Jones, la devo ringraziare.- disse, facendomi rimanere a bocca aperta.
-Mi... mi dia del tu.- riuscii soltanto a dire.
-Va bene, ma non puoi fare lo stesso... non ancora. Comunque, grazie. Lo so che sono un dottore e non dovrei incitare alla violenza ma... l'hai fatto per mia figlia.
-Sì- gli assicurai -Io tengo molto a Emma, fin dal primo momento. E col tempo ho iniziato a tenerci sempre di più. Non posso sopportare l'idea che le venga fatto del male...
Lui annuì pensieroso, e lo vidi stringere un pugno: probabilmente stava ripensando a ciò che aveva subito la sua bambina. Era lacerante per me, non osavo immaginare quanto dovesse esserlo per lui.
-Avrai notato che Emma è una donna molto forte. Ma ferite come questa... la cicatrice le rimarrà per tutta la vita. Però si può fare in modo che cicatrizzi in fretta, e che col tempo diventi il più invisibile possibile. Tu la puoi aiutare, ho visto nei suoi occhi quanto ti vuole bene.
-Farò tutto il possibile dottor Nolan, e anche l'impossibile. Ma le giuro che farò di tutto perché Emma possa superare il prima possibile questo trauma, voglio vederla di nuovo felice- gli assicurai sorridendo, ripensando al suo bel sorriso, ai momenti in cui ci eravamo divertiti stretti nel letto...
-Lo so. Ammetto che non mi sei sembrato molto simpatico... ma vedo quanto tu ci tenga, e quanto lei tenga a te. Quindi per favore, stalle vicino... falle tornare il sorriso.
-Lo farò. Ho tutta la pazienza del mondo quando si tratta di lei- gli garantii, contento che avesse deciso di darmi una possibilità.
-Bene. Ma osa torcerle un solo capello, o non perderai solo l'altra mano...- mi minacciò, ma sapevo che stava scherzando. Forse non proprio, mi avrebbe davvero ucciso se le avessi fatto del male, ma stava comunque scherzando.
-Non si preoccupi. La sua felicità è la mia priorità dottore.
-Bene- ripeté -ora ti lascio. Puoi chiamarmi David tra parentesi, ma devi continuare a darmi del lei... devi guadagnartela la mia fiducia, ragazzo.
-Oh, succederà presto... David. Buon lavoro!

 

-Ehi, è permesso?
Nonostante avessi riconosciuto subito la sua voce, mi voltai verso la porta per assicurarmi che non fosse frutto della mia fantasia.
Il giorno prima non si era più fatta vedere, e avevo pensato di dover portare ancora molta pazienza prima che decidesse di passare da me. L'altra dottoressa, Ruby, aveva detto che Emma era molto fragile e instabile, e che probabilmente non voleva farsi vedere in quello stato.
Invece eccola lì, sulla porta, con un vassoio pieno di pietanze, due bicchieri e una bottiglia. Dovevo ammettere che aveva un enorme equilibrio la ragazza.
-Wow, come fai a tenere tutta quella roba su un vassoio senza farla cadere?- le domandai curioso, mentre chiudeva la porta con un calcio e si avvicinava a me.
-Ho fatto la barista Jones, per ben tre anni in realtà. Sono molto brava.
-Lo vedo- sorrisi, mentre liberavo il comodino perché potesse poggiare il vassoio.
-Pensavo...- riprese, ora più imbarazzata -che insomma, potremmo pranzare insieme. Ho... ho portato delle cose dalla mensa, insieme a dei dolci che ho fatto con Regina l'altro giorno.
-Se ti fa piacere, hai pensato molto bene tesoro... vuoi... che ti faccia spazio sul letto? Mi metto nell'angolino...- tentai, col solo fine di farla stare un po' più comoda.
-No... scusa, non me la sento. E scusami anche per non essere più passata ieri, è che...
-Non importa, non devi scusarti di niente- mi affrettai a dire; potei giurare che la sua voce si fosse incrinata per un attimo, e l'ultima cosa che volevo era vederla piangere di nuovo.
Annuì e mi porse uno dei piatti, che conteneva un hamburger gigante e delle patatine fritte; era una vita che non ne mangiavo! In ospedale tendevano a portarmi pasti piuttosto salutari, ovvero poco saporiti. Solo lei ogni tanto mi portava qualcosa di buono, senza farsi beccare.
Feci per addentare il mio panino, quando notai che il suo piatto conteneva soltanto mezzo pomodoro e qualche foglia di insalata.
-Voglio sperare che per strada ti sia mangiata il resto del tuo pranzo...- dissi, guardandola serio, ma quella continuò a guardare nel proprio piatto.
-E' solo che non ho molta fame. Sta tranquillo, non sono sulla strada per l'anoressia... per favore- mi supplicò affinché non insistessi, e per quanto mi risultò difficile optai di darle ascolto per non finire male.
Mangiai il mio pranzo, mentre lei a fatica mandava giù quel poco che aveva nel piatto, ma decisi di guardare il lato positivo: se non altro si stava sforzando di mangiare, nonostante dovesse avere lo stomaco chiuso. Non si stava lasciando andare del tutto, stava tentando di andare avanti.
-Vuoi dare un morso?- proposi all'improvviso, mostrandole il panino.
La donna mi guardò incerta, poi spostò lo sguardo sull'hamburger; dopo degli attimi di esitazione, si avvicinò e diede un morso deciso, per poi masticarlo e mandarlo giù.
-Mmh... ancora uno? Posso?
-Certo- sorrisi -anzi puoi anche finirlo tutto!
-Nono... non esageriamo adesso.
Per un attimo sembrò essere tornata la Emma di sempre, sciolta e allegra, ma una volta mandato giù quest'ultimo pezzetto la sua espressione tornò inquieta. Passò la fame anche a me e misi da parte il piatto, non riuscivo ad accettare che sarebbero passati mesi, se non anni prima che riuscisse a superare completamente l'accaduto.
-Ieri sono venute delle persone a parlare con me- disse improvvisamente, catturando subito la mia attenzione.
-Erano un poliziotto a un'assistente sociale... volevano una deposizione.
-Anche l'assistente sociale?- le domandai confuso.
-No. Cioé sì, doveva sapere... ma sai, l'orfanotrofio ha deciso di propormi ufficialmente di avere almeno l'affidamento temporaneo di Lily. Dato che è ciò che la mamma avrebbe voluto...
-Aspetta. L'affidamento temporaneo di Lily? Ti affiderebbero la bambina? Davvero?
Lei annuì pensierosa: -Forse...
La guardai confuso, non riuscivo a capire dove volesse arrivare.
-Gli assistenti sociali prima di potermi affidare una neonata devono assicurarsi che io possa prendermene cura. E uno stupro recente non aiuta. Non aiuta per nulla. Io... non avevo pensato all'adozione, ma... ora che me l'hanno proposto, non so se riuscirei a sopportare il fatto di non poterla avere...- ammise abbattuta, poggiandosi contro lo schienale e chiudendo gli occhi.
-E' andata male?
-No, non credo... non ancora. Sono stata molto... calma, mentre parlavo con il poliziotto. L'assistente sociale guardava... e non credo di aver fatto trasparire ansia o altro... sai insomma, mi so controllare. Però ha fissato un colloquio... per domani. E purtroppo deve parlare anche con Hopper essendo legalmente uno psicologo che mi segue. Io non volevo tutto questo... se non fosse stato per August, la notizia sarebbe stata meravigliosa... al 99% me l'avrebbero affidata, e poi chissà...
-La vuoi adottare? Lily?
-Non lo so. Non ci ho mai davvero pensato. Però...
Riuscii a capire perfettamente il suo stato d'animo.
Probabilmente non avrebbe più potuto avere figli suoi, ed ora le si era presentata l'occasione di adottare una bambina a cui teneva, una bambina che per lei era importante. Sarebbe stato di certo come se fosse sua, ne ero convinto... nessuno più di lei avrebbe potuto prendersene cura meglio. Anche con un'adozione vera e propria.
-Forse sarò inopportuno... ma... le donne single possono adottare?
-Killian- si ridestò incredula -siamo nel ventunesimo secolo, e siamo in America. Sai, sono state fatte leggi ultimamente... ma tu da che pianeta arrivi?
-Scusa... sai, vita da marinaio. Non sono molto esperto...
-Lo vedo... comunque sì, posso adottare, volendo... e sinceramente, per un affidamento temporaneo ho subito detto di essere interessata. Non voglio che quella bambina rimanga nella nursery di qualche orfanotrofio mentre aspetta di trovare una famiglia... Killian, mi abbracceresti?
-Eh?- mi maledissi subito per quella reazione, ma mi colse del tutto alla sprovvista. Fino a pochi minuti prima non se la sentiva neanche di accomodarsi accanto a me, e ora voleva addirittura un abbraccio...
-Dai, so che vuoi farlo. E io sono sicura di volerlo... provaci, ti prego- si tirò su e venne a sedersi con cautela accanto a me, guardandomi negli occhi.
Deglutii, darle un abbraccio era ciò che più avrei desiderato in questo istante, mi mancava come l'ossigeno. Eppure avevo paura di farla star male, di farle tornare in mente momenti poco felici... e sarebbe scappata via. Se quel piccolo avvicinamento che eravamo riusciti a reinstaurare in così poco tempo si fosse spezzato di nuovo? Sarebbe stato ancora più difficile superarlo stavolta.
Alla fine, però, non potei fare altro che cedere al suo sguardo supplichevole. Voleva davvero un mio abbraccio, e io glielo diedi.
Sussultò immediatamente al contatto, e il suo corpo si irrigidì; ma quando fui sul punto di lasciare la presa, scosse la testa e affondò il viso nella mia spalla.
Non voleva che mollassi, non voleva che mi arrendessi... quindi insistetti, e rimasi a coccolarla nell'abbraccio più delicato che fui in grado di darle. I suoi capelli odoravano di fiori, e inspirai quel profumo a cui da qualche giorno non avevo più avuto accesso.
Il suo respiro però si fece pesante, come se si sentisse soffocare. Chiusi gli occhi per riuscire a non piangere, mentre faceva scivolare le mie mani via dalla sua schiena.
Eppure non volle rompere il contatto, rimase poggiata a me, mentre i battiti del suo cuore iniziavano a rallentare.
Lentamente, portò le mani sui miei fianchi, facendole salire pian piano, fino a cingermi in un abbraccio dolce e perfetto.
Io non mi mossi, lasciai che fosse lei a fare tutto. Lei a intensificare la forza della sua stretta, lei a darmi un piccolo bacio sulla spalla, fino a che non la sentii finalmente rilassata.
Solo in quel momento vidi sua madre sulla soglia della porta, con le lacrime agli occhi e un gran sorriso sulle labbra.
Le sorrisi a mia volta, facendole cenno di avvicinarsi, ma lei scosse la testa e uscì con lo stesso silenzio con cui era entrata, lasciandoci godere quel contatto tanto desiderato.
Il corpo della ragazza era caldo, e scaldava a sua volta il mio. Volevo che quel momento durasse il più a lungo possibile, volevo addormentarmi e risvegliarmi nel suo abbraccio, rendermi conto che tutto era stato un brutto sogno, e nessuno le aveva fatto del male.
-Grazie Killian...- sussurrò vicino al mio orecchio -ora mi sento davvero molto meglio. Grazie per la tua pazienza... ti prometto che cercherò di superare tutto al più presto, e quando sarai fuori di qui potremo avere un appuntamento in qualche ristorante carino, poi ti inviterò a prendere un caffé... e poi...- non finì la frase, ma capii cosa avrebbe voluto dire. Che avremmo fatto l'amore.
Perché era amore... ormai non c'era alcun dubbio, ero innamorato perso di quella dottoressa, la amavo più di ogni altra cosa al mondo.
-Tesoro, quando si tratta di te io ho tutto il tempo del mondo... prenditene quanto te ne serve, e per quanto posso ti aiuterò a chiudere questa ferita. Non oserei mai e poi mai lasciarti sola.
-Pare una cosa tipo “nella buona e nella cattiva sorte”... mi stai sposando per caso?- alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi, e il mio cuore si riempì di gioia.
Finalmente i suoi bellissimi occhi sorridevano, si era riaccesa quella luce che fino a questo momento era rimasta spenta e cupa.
-Poi te la prendi se faccio io le battute sul matrimonio...- scherzai, baciandola piano sulla fronte. Non si irrigidì, non successe nulla. Anzi, il suo sguardo si illuminò ancora di più. Era quella la Emma che volevo vedere sempre.
-Non osare rinfacciarmi le cose. Io ho sempre ragione, e tu torto. Chiaro?
-Chiarissimo tesoro.
-Ok. Senti, io ora dovrei andare. Ho la visita per... insomma. E poi devo andare da Hopper. Per la mia fantastica seconda seduta dallo psicologo.
-Andrà tutto bene, vedrai- la rassicurai, accarezzandole i capelli. Sentii che quel gesto la fece irrigidire, e anche se non disse nulla lasciai stare e le strinsi la mano.
-Magari parlaci bene. Se devono avere anche un suo parere per poterti affidare la bambina... fagli capire che sei in grado di farlo. Non guardarmi così, tu sei davvero in grado di prenderti cura della piccola.
Lei annuì un po' più convinta, e guardò verso il comodino dov'erano ancora rimasti i resti del pranzo che non avevamo più finito.
-Puoi bere, mangiare... quando torno voglio sapere cosa ne pensi dei dolci, mi raccomando!
-Assolutamente sì, ma scommetto che saranno deliziosi! A dopo dolcezza- le feci l'occhiolino mentre si alzava in piedi.
-Da tanto non mi chiamavi così. Mi mancava in un certo senso. A dopo Killian!- mi salutò a sua volta, e uscì dalla stanza. Mi sentivo meglio anch'io insieme a lei, vederla migliorare così mi aveva scaldato il cuore.
Ne aveva di strada da fare, ma aveva fatto dei passi da gigante; ero felice di essermi innamorato di una donna come lei.

***

EMMA POV

Ero sorpresa di me stessa, sorpresa di quanto mi sentissi più leggera. Fino a un'ora fa, mai avrei immaginato di poter stare meglio fino a tal punto.
Sapevo di donne che impiegavano mesi solo per riuscire a farsi abbracciare... Certo, in un primo momento mi ero sentita soffocare. Avevo sentito addosso le braccia di August... ma poi mi ero forzata di ricordare che quello non era August. Ma che era invece Killian, l'uomo che mai e poi mai avrebbe neanche solo pensato di farmi del male. Così l'avevo stretto, l'avevo stretto forte fino a sentirmi invadere da una gioia improvvisa, dalla gioia di averlo accanto.
Mi aveva completamente assecondata, ed era stato anche questo a darmi sicurezza: l'uomo che mi aveva fatto del male mi aveva costretta ad assecondarlo con la forza, mentre lui con la sua dolcezza si era lasciato andare a me. Aveva lasciato che facessi tutto io.

Alla proposta della dottoressa West di sedarmi avevo detto di no per non dover perdere tempo, e ovviamente me ne pentii.
Mi fece male, ma non fu un fattore fisico, fu solo psicologico. Quindi strinsi i denti e resistetti fino alla fine, cercando di non pensarci.
-Buone notizie cara- dissi infine Zelena -ho preso dei tamponi, ma visibilmente non hai alcun tipo di infezioni o altro. Devo chiedertelo però... bastano gli esami che ti ho fatto? Ti ha toccata in altri punti?
-No.- scossi la testa sbrigandomi a mettermi in piedi e rivestirmi. Ci aveva provato, quel bastardo. Ma per fortuna ero riuscita a opporgli resistenza, e Robin era arrivato in tempo per darmi l'opportunità di scappare.
Mi allacciai anche il camice per sentirmi più coperta, e respirai a fondo per riprendere il controllo sulle emozioni.
-Va bene Emma, ti darò i risultati entro domani. Ma credo davvero che sia tutto a posto fisicamente.
-Grazie dottoressa. Io ora... ora vado. Ho del... del lavoro da sbrigare- dovevo essere da Hopper entro cinque minuti. Poi avrei dovuto controllare Graham e probabilmente cambiargli la fasciatura.
Nonostante i brutti danni a causa dell'ordigno che gli aveva lacerato più di un organo, stava rispondendo bene alle cure e ne ero felice.
Avrei portato con me Aurora in caso avessi avuto qualche problema nel toccarlo; era una brava ragazza, molto dolce e capace, mi fidavo di lei. Non glielo avevo mai detto esplicitamente perché non ero il tipo da esternare complimenti ai miei specializzandi, trovavo che troppa tenerezza facesse più male che bene. Però non arrivavo neanche a essere rude come Regina e chiamarli coi nomi dei sette nani. Anche se la cosa mi aveva divertita molto.
-Ciao Emma. Stammi bene, per quanto puoi. Non abbatterti... sei una donna forte, ricordalo.
Annuii poco convinta, e con un cenno della mano la salutai, lasciando il suo studio. A costo di fare tardi mi fermai alla macchinetta a prendere una merendina, avevo gli zuccheri a terra. La gioia che avevo provato in compagnia del mio uomo si era già esaurita.
Caso volle che mi andasse storta anche quella, e che il dolce rimanesse incastrato.
Imprecai cercando di infilare la mano dentro per tirarlo fuori, ma fu inutile, era impossibile arrivarci.
Mi guardai intorno per assicurarmi che non ci fosse nessun testimone degli atti di vandalismo che avevo in mente, e una volta certa iniziai a scuotere quell'aggeggio.
-Porca miseria, sei solo un affare infernale ladro!- imprecai ancora, calciandolo così forte da farmi male io. Mentre la merendina rimase lì incastrata.
-Emma?
-Robin!- mi voltai spaventata, grazie al cielo era lui. Se fosse stato qualche strutturato mi avrebbe uccisa.
-Non credo che la forza bruta serva a molto in questo caso, aspetta- fece l'uomo e inserì un'altra moneta.
Fece scendere un succo di frutta che spinse giù anche quel dolcetto finalmente. Li prese e me li porse entrambi con un sorriso.
-Grazie... e grazie per l'altro giorno. Se non fossi arrivato tu...
-Sono arrivato un po' troppo tardi però...- fece dispiaciuto, quindi sapeva già anche lui.
-No... è ok. Grazie, davvero. Come mai da queste parti?
-Sto cercando Regina, se si degnasse di rispondermi. Voglio... sai, invitarla per un week end con me e Roland, al mare. Aveva detto che il prossimo ce l'ha libero.
-Wow! È davvero un'ottima idea... le mando un messaggio d'emergenza, aspettala al bar. Alla fine non mi ucciderà vedendo perché l'ho chiamata- sorrisi e senza dargli il tempo di rispondere scrissi alla mia amica di muoversi.
-Grazie! Ti devo un favore!
-No, ne dovevo io uno a te. E questo è anche poco. Ciao! Buona fortuna con lei!

Ovviamente tardai nuovamente da Hopper, mandai giù l'ultimo pezzo di merendina tentando di non strozzarmi mentre lo salutavo.
Era tranquillo e sereno, come sempre. Mi avrebbe irritata meno se mi avesse rimproverata per il ritardo.
-Come stai Emma?
-Può saltare la parte in cui finge di non sapere nulla? Come le ho detto ieri, so che le voci si diffondono in fretta. E so che arrivano anche a lei.- tagliai corto, andandomi a sedere con lui di fronte.
-Infatti io ti ho chiesto solo come stai. E non voglio sentire “bene” o “male”... vorrei che ti sfogassi un po'. Nessuno al di fuori di me lo saprebbe tranquilla, continuerai a essere per tutti la tosta dottoressa Swan.
Aggrottai le sopracciglia, scrutandolo poco convinta. Da un lato, non ero capace di esternare troppo i miei sentimenti, era più forte di me. Ma da un altro... forse avrebbe potuto darmi qualche consiglio. Sicuramente aveva avuto altre donne con casi come il mio, o anche peggiori. In più, avevo bisogno che mi considerasse capace di intendere e di volere in modo che mettesse una buona parola per l'affidamento di Lily.
-Senta dottore...- sospirai, poggiandomi contro lo schienale della mia poltrona -Non è che io faccia la dura con lei. Io sono fatta così, io non mi metto a piangere e mangiare cioccolata nascosta sotto le coperte. Neanche adesso.
-Va' avanti Emma, ti ascolto. Voglio capirti.- annuì l'uomo incoraggiante.
-Ok. Io lo so che è traumatico quel che ho passato ok? Ma credo di non riuscire a comprenderlo del tutto, e non so se è un bene. Voglio dire... mi sono tirata su subito, senza davvero soffermarmi più di tanto a pensare quanto la cosa mi faccia star male. Non sto dicendo di stare benissimo... ma sa, ecco, non sto neanche male come dovrei. E non so...
E non so se questo a un certo punto potrebbe portarmi a un esaurimento nervoso facendomi crollare senza preavviso, conclusi la frase nella mia testa. Era quella la mia paura più grande, di cedere.
Di cedere senza poter mantenere il controllo, e in tal modo far male e me stessa e agli altri. A Killian...
-C'è qualcosa che ti ha spinta a tirarti su così in fretta? Qualcosa, o qualcuno?- mi domandò, centrando in pieno i fatti.
-Il mio... ragazzo. Cioé, non so se stiamo insieme ufficialmente ma... insomma, sì. L'uomo ricoverato qui dall'incidente. Il timoniere della Jolly Roger.
-Capisco. E come mai? È stato lui a tirarti su o...?
-Sì e no. Lui è stato molto dolce e comprensivo, fin da subito... ma nonostante questo ho visto quanto stava male per me. Così... così sono riuscita a farmi forza per lui. Voglio che stia bene, se lo merita. Prima abbiamo avuto un momento... tranquillo. Abbiamo pranzato insieme, l'ho abbracciato forte...e ieri non riuscivo a sopportare neanche che mi toccasse.
-E' stato un momento tranquillo solo per lui o anche per te?
-Anche per me. Davvero, è stato bello stringerlo, mi sono sentita bene, come se improvvisamente iniziassi a respirare di nuovo. E dottore, non so perché le sto raccontando tutti i cavoli miei, però forse è l'unico che può darmi delle risposte.- conclusi, per tornare a guardarlo in attesa che parlasse. Era ora che si rivelasse utile, che desse un senso a quelle sedute forzate e mi convincesse che ne avevo bisogno.
-Quindi tu lo fai per lui. Non per te stessa. Ti sei fatta forze per far star bene lui, ho capito bene?
-Sì. Cioé, no. Voglio dire... io lo voglio felice, quindi suppongo per me stessa... e per lui. Boh.
-Ok... forse non ti piacerà la mia risposta.- iniziò -Ma è questo il motivo per cui non hai toccato il fondo. Ti sei rialzata prima di arrivarci... e se l'avessi fatto per te stessa sarebbe stato un bene, così purtroppo non lo è. Ti stai mettendo in secondo piano, metti in secondo piano ciò che ti è successo. Ed è una cosa troppo grande da poterla gestire... senza effettivamente gestirla. Devi dare la priorità a te stessa, Emma. Per una volta devi farlo... se ti senti di piangere, piangi. Se ti senti di urlare urla. Se ti senti di stare lontano dagli altri per qualche giorno fallo. Un muro che crolla si può ricostruire da zero ed essere più forte di prima... mentre se metti delle toppe, è molto più facile che cedano e facciano ancora più male.
-Ha senso questa metafora del muro...- riflettei, più tra me e me che con lui. Se avessi ceduto e mi fossi sfogata subito, in futuro non avrei avuto motivi di ricadute. Invece lasciarmi tutto alle spalle senza affrontarlo... avrebbe potuto portarmi a una falla, e allora sì che sarei crollata. Avrei fatto del male a me stessa, certo, ma ne avrei fatto anche a lui.
-Ok, senta. È vero. Ha ragione. Ma io cosa ci posso fare? Tengo molto, ma davvero molto a lui. Non ce la faccio a mettermi in primo piano se so che il mio uomo soffre. Lei... non ha visto la sua espressione quando mi ha vista crollare per un attimo e non poteva farci niente. È stato devastante, io non posso vederlo così, è più forte di me.
-Va bene, ma pensa a come starebbe male se foste felici... e tu, senza alcun preavviso crollassi. Crollassi a tal punto da non riuscire a rialzarti.
Mi morsi il labbro contrariata, ma effettivamente aveva ragione. Sarebbe stato peggio, forse.
Ma quindi cosa dovevo fare? Chiudermi in casa, elaborare l'accaduto... e mostrargli apertamente il mio stato d'animo? Guarire lentamente, mentre lui sarebbe rimasto inerme a soffrire e guardare?
E poi improvvisamente capii cosa mi stava suggerendo implicitamente.
-Secondo lei io dovrei lasciare Jones quindi.
-Io... credo sia la cosa migliore per entrambi.
-No, si sbaglia.
-No Emma non mi sbaglio, anche lui... insomma- borbottò, per poi interrompere la frase.
E fu lì che mi sorse un dubbio: che anche Killian avesse parlato con lui? Che sapesse di Killian qualcosa che io non sapevo?
-Cosa le ha detto Jones, dottore?
-Non potrei parlarne neanche se mi avesse detto qualcosa, lo sai come funzionano queste cose.
-Non mi importa, voglio sapere cosa sa di lui!
-Non stiamo parlando di lui, ma di te. Allora, tu vuoi farti affidare quella bambina? Molto bene, sei in grado di prendertene cura. Ma non così... lo sarai se non sarai instabile, se ti renderai conto dei tuoi problemi... e poi li affronterai. Io non posso fare favoreggiamenti, non posso dire che sei adeguata a prendere quella bambina se non lo sei effettivamente. Quindi io non ti imporrò di lasciare quell'uomo, ma ti sto dicendo che al momento è la cosa migliore per entrambi.
Una lacrima mi rigò il viso ancor prima che Hopper finisse di parlare.
Purtroppo le sue parole avevano fin troppo senso, forse sarebbe stato meglio lasciarci... per un po'. Ma per quanto? Se mi fossero serviti mesi? Mi avrebbe aspettato tutto quel tempo? O si sarebbe rifatto una vita? Come biasimarlo, in tal caso.
Non volevo perderlo ora che l'avevo trovato, non avrei sopportato il dolore. Non era come essere una ragazzina spaventata con ancora tutta la vita davanti per trovare l'uomo della sua vita.
Però... però se Killian avesse parlato con Hopper? Se ci fosse sotto qualcos'altro che gli faceva ritenere che fosse davvero meglio così per entrambi?
-Ma io lo amo...- sussurrai, mentre il pianto man mano prendeva il sopravvento.
E non ci fu momento peggiore per ricevere un sms da Elsa che diceva “SOS Anna e Regina. Vieni al primo piano. Di corsa.”.


 

Dopo un trauma, il vostro corpo è vulnerabile al massimo, il tempo di reazione è fondamentale.
Così all'improvviso sei circondato da tante persone: medici, infermieri, specialisti, tecnici.
La chirurgia è uno sport di squadra, tutti spingono per arrivare al traguardo, per rimetterti in sesto.
Ma un intervento è un trauma già di per sé, e una volta finito inizia la guarigione vera.
La chiamiamo convalescenza.
La convalescenza non è uno sport di squadra, è una maratona in solitaria,
è lunga, è faticosa e sei solo come un cane. (cit Grey's Anatomy 7x19)





























 










Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, piaciuta la nuova puntata di OUAT? Io l'ho adorata, e già non vedo l'ora di vedere la prossima... per fortuna ora c'è da aspettare "solo" di settimana in settimana... ma queste Queens of Darkness mi sono piaciute proprio un sacco! E ci hanno lasciato con mille interrogativi... il segreto di Snow e Charming, il lato oscuro di Emma ecc... che ansia!
Comunque, credevo di non finire più questo capitolo perché ero troppo presa appunta da OUAT xD Invece ce l'ho fatta! Per il momento tenero tra i due ringraziate la puntata, mi ha ispirata parecchio :') Non scendo nei particolari in caso qualcuno non avesse ancora visto...
Buonanotte!

 

   
 
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