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Autore: LadyPalma    03/03/2015    1 recensioni
[CrudeliaxArchie]
Dal capitolo 1:
“Vorrei che mi parlasse della sua ossessione per i dalmata” disse alla fine, ricordando anche a se stesso il reale proposito di quell’incontro.
“Oh, giusto. Io sono una cattiva” mormorò lei con una risatina quasi glaciale, come per confermare quell’appellativo. Poi finì il suo drink e si concesse qualche secondo di pausa. “Vede, io non mi reputo una cattiva a dire il vero. Voglio dire, cos’è la sofferenza di un branco di cani privi di intelletto rispetto alla mia felicità?”
“Davvero la sua felicità dipende dalle pellicce?”
“Certo” rispose lei immediatamente “Qualcuno una volta disse che i diamanti sono i migliori amici di una donna. Io sono d’accordo e aggiungo che le pellicce sono il suo vero amore”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Archibald Hopper/Grillo Parlante, Crudelia De Mon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte 4

 

 

A tre giorni di distanza, dopo un’ orribile commedia romantica che si era costretta a vedere e soprattutto dopo quasi una bottiglia di gin, il ricordo delle parole delle sue amiche faceva un altro effetto a Crudelia. Forse era stato anche il nuovo incontro che aveva avuto quella mattina con il dottore, insieme allo strano benessere che si era ritrovata a provare, a contribuire al raggiungimento di quella consapevolezza; fatto sta che allo scattare della mezzanotte, la donna scattò in piedi, animata da un’improvvisa – e forse non del tutto cosciente – decisione.

Nel buio della tarda serata invernale, si udiva solo l’inconfondibile Panther De Ville sfrecciare letteralmente per le strade semi deserte di Storybrooke. Con quella velocità, non sarebbe stato difficile ritrovarsi coinvolta in un incidente o, ancora peggio, essere arrestati per guida in stato d’ebbrezza; eppure, per qualche strana insolita benevolenza del fato, passanti né automobili né sceriffi sembrarono intenzionati a mettersi in mezzo alla sua strada e provare a distoglierla dall’obiettivo che aveva in mente. Nemmeno la sua stessa razionalità, o per meglio dire quello che ne era rimasto dopo tutti quegli anni tra alcool, fumo e atti immorali.

Incolume, senza ostacoli, giunse nel giro di qualche minuto sotto l’abitazione del dottor Hopper che – altro aiuto del fato – si trovava esattamente sopra il suo studio. Parcheggiò l’auto senza troppa accortezza come sempre e dimenticò perfino di lasciare la bottiglia di gin; in una fretta nota solamente a lei, ancora forse sull’ondata del primo entusiasmo, entrò nell’edificio e corse quasi – nonostante i tacchi e la semisbronza – per le scale fino ad arrivare di fronte alla porta. Suonò due volte il campanello, incurante dell’orario, ma quando si ritrovò finalmente davanti l’espressione confusa e anche un po’ assonnata dell’uomo, la sua determinazione sembrò evaporare improvvisamente.

Crudelia! Cosa è successo?” domandò Archie mostrando la sua sorpresa ma anche allo stesso tempo la sua preoccupazione, che crebbe ulteriormente quando notò la bottiglia di gin stretta nel suo guanto rosso: “Hai bevuto tutto quell’alcool adesso?”

La domanda sembrò riscuotere la donna dall’immobilità che l’aveva colta e le fece alzare automaticamente la mano per sincerarsi dello stato della bottiglia.

“No, ce n’è rimasto ancora un terzo più o meno, vede?” rispose, mostrandola all’uomo “In ogni caso ne avevo bisogno per dirle quello che sono venuta a dire…” aggiunse, abbassando di poco il tono della voce e non nascondendo l’improvviso imbarazzo.

E… E cosa è venuta a dirmi?” incalzò l’uomo, mentre la sua espressione sfumava adesso in pura curiosità.

Crudelia provò ad aprire la bocca un paio di volte, ma l’unico risultato fu un mezzo sorriso privo di reale significato. Non era abituata a queste cose, ecco la giustificazione che ripeteva a sé stessa per spiegarsi il proprio inusuale atteggiamento in quella circostanza, ma in ogni caso mentre era coinvolta in una sorta di dibattito interiore, il tempo passava e lei continuava a restare in silenzio. Solo dopo un po’, riuscì ad alzare di nuovo gli occhi, ma il suo sguardo, probabilmente per deformazione professionale, fu catturato dall’abbigliamento dell’uomo. Non indossava un pigiama, segno che, nonostante la stanchezza che il suo viso dimostrava, non era ancora andato a dormire, anche se a parere della donna il pigiama sarebbe stato decisamente più presentabile.

“Quel maglioncino a rombi è davvero osceno!” esclamò alla fine, tirando fuori l’unico pensiero certo e di senso compiuto che effettivamente era nella sua mente in quel momento “E non è solo questo! Hai sempre un sorriso snervante e una calma insopportabile! Per non parlare della una irreprensibile moralità che trovo a tratti nauseante!” continuò, parlando a ruota libera, dandogli deliberatamente del tu e lasciandosi prendere da un’improvvisa irritazione che era diretta più a sé stessa che al dottore.

Archie accolse in silenzio quel fiume di parole, dimostrando ancora una volta quella calma di cui era stato appena accusato. A uno sguardo più attento tuttavia, non era difficile scorgere nel suo sguardo la delusione e anche una sorta di malcelata sofferenza.

“Mi era sembrato di capire che avevo la tua simpatia…” disse semplicemente, senza particolare colore nella voce, richiamando la conversazione che avevano avuto solo una settimana prima.

“Ma è così!” rispose lei precipitosamente, trovandosi di nuovo coinvolta nel dilemma se scappare a gambe levate o se  tentare di recuperare la situazione “Io non volevo dire questo… Non sono venuta di certo per insultarla – anche se i motivi francamente ci sarebbero -… Io…

L’afasia la colse nuovamente e la frustrazione di non riuscire a esprimersi e di non sapere esattamente come farlo, trovò sfogo in un approccio brusco e diretto, più consono al suo modo di fare. Fece un passo avanti e afferrando con la mano libera proprio quel maglione che tanto odiava, attirò Hopper a sé e, prima che lui potesse reagire, stampò un bacio sulle sue labbra, un bacio che sapeva di gin e disperazione, un bacio che però non trovò la risposta sperata.

Accorgendosi del fatale errore commesso, Crudelia si allontanò rapidamente mentre l’imbarazzo, l’umiliazione e la rabbia verso sé stessa cominciavano a fare a gara per impadronirsi di lei. Ma alla fine vinse un’amara rassegnazione e fu quel sentimento e lasciarla per qualche istante immobile con un sorrisino privo di allegria e le lacrime che premevano per uscire. Ecco perché odiava il rischio dell’amore, ecco perché aveva sempre preferito un bicchiere di gin col ghiaccio al calore di un bacio, ecco perché le pellicce erano il suo vero amore: forse per le persone come lei il lieto fine era destinato a rimanere la frase conclusiva di una splendida fiaba che aveva altri protagonisti. I cattivi non ottengono mai il lieto fine, non vincono mai, e come sarebbe potuta essere una donna dal nome emblematico di Crudelia De Mon a cambiare le cose?

“Credo che alla fine sono io la vera imbecille…” mormorò alla fine in tono ironico, con una calma talmente innaturale da apparire potenzialmente più distruttiva di uno scoppio di ira.

Ma quella calma ebbe vita breve e ben presto, la donna si ritrovò a scendere rapidamente le scale, pronta ad andarsene così come era venuta: la bottiglia di gin in una mano e una folle agitazione, che però a differenza di pochi minuti prima non derivava da una folle speranza, ma da una scottante umiliazione. Continuò a scendere le scale un gradino dopo l’altro, incurante dei richiami che udiva alle sue spalle, almeno finché non udì la voce di Archie sempre più vicina e non sentì la mano dell’uomo stringerle un braccio nel tentativo di fermarla. Solo allora decise di arrestare il passo, prendendosi qualche istante per tentare di ricomporsi e di mettere su tutta la dignità da cattiva delle fiabe che le era rimasta per affrontare il patetico discorso che sicuramente l’uomo avrebbe tentato di farle.

Quando finalmente si voltò però, si ritrovò immediatamente a constatare quanto quella preparazione psicologica era stata inutile; il dottore infatti non disse nulla, al contrario fu lui stavolta a far incontrare le loro labbra in un bacio dolce ma anche animato da un’inaspettata passione.

“Sono io l’imbecille…” mormorò lui, staccandosi leggermente dal contatto solo quando l’esigenza d’aria lo rese necessario. “E’ che non sono abituato a queste cose e-“

“Su questo possiamo essere d’accordo” fu la pronta interruzione di Crudelia in un tono complice. Del resto sapeva benissimo cosa volesse dire non essere fatti per certe cose.

Archie sorrise a quelle parole e restò per qualche istante a contemplare in silenzio l’espressione della donna. C’era un sorriso dolce, sincero e forse addirittura felice sulle sue labbra e nei suoi occhi un’intensità che non aveva mai visto in nessuno; in quel momento era come se la donna da tutti chiamata non troppo a torto “demonio” si fosse tramutata in un angelo.

“Non ho mai pensato di vederti sorridere in questo modo…” rivelò spontaneamente, stringendola di più a sé come se potesse vederla sparire da un momento all’altro.

Ma Crudelia non fece nessun tentativo di divincolarsi; alzò semplicemente gli occhi al cielo e scosse leggermente la testa. “Non si lusinghi troppo, dottore… Potrebbe anche essere colpa del gin” replicò lasciando trapelare nella presunta acidità, un fare scherzoso.

Archie ridacchiò leggermente e, interpretando quella battuta come una sfida, le sottrasse la bottiglia, per poi condurla con la mano libera di nuovo verso il suo appartamento. A porte chiuse ripresero a baciarsi, lasciando il tempo fuori e cancellando ogni presunto ruolo dalle loro menti, certi che una lucida riflessione sulle loro corrispondenze fiabesche, avrebbe spezzato l’incanto e sottolineato l’assurdo; tutti e due a modo proprio erano disillusi in fatto di lieto fine e quel momento risvegliava così tanto il loro cuore che sarebbe stato sciocco lasciarselo sfuggire dietro obiezioni dettate dalla ragione.

 Era una situazione assurda, ma forse stava proprio nell’assurdo la chiave della felicità.

Unico testimone di quella nascente follia fu Pongo, che stranamente non abbaiò mai di fronte all’inconsueta scena. Neppure una volta.

 

 

 

NDA:

“Il prossimo aggiornamento arriverà più rapidamente”: sì, lo so, sono pessima :( ma adesso, conclusa la sessione invernale e ricominciato OUAT, torno di nuovo qui con questa crack ship! Con questo penultimo capitolo, finalmente ho fatto smuovere definitivamente le cose tra loro, spero che non sia sembrato troppo affrettato e troppo assurdo… Ma diamo la colpa al gin :P

A proposito (veramente non troppo a proposito), ho in mente tantissime idee da scrivere che coinvolgono soprattutto Crudelia ma anche altri personaggi, quindi popolo di efp, anche se so che siete stufi di me, “be prepared” (cit. Scar) ahahah

Alla prossima con l’epilogo!

LadyPalma

   
 
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