Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: The2XGang_    03/03/2015    1 recensioni
New York.
Città pericolosa.
Soprattutto se sei un' agente di polizia inglese e ti hanno affibbiato un francese pervertito e guardone come partner per demolire dalle fondamenta i traffici tra le varie bande che occupano la città.
Aggiungi un rapimento, delle scazzottate e delle storie d'amore che rischiano di finire con un funerale, e otterrai la storia perfetta da raccontare ai tuoi nipoti.
Sempre se sopravvivi.
Prima fanfic *-* Alura, le coppie per stavolta sono tutte het... PER STAVOLTA... ma se date anche solo una sbirciatina mi rendete felice! [C]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nyotalia, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Alice si portò la tazza di tè alle labbra e la sorbì con tutta calma.
La lavatrice nell'altra stanza lavorava a pieno ritmo e la pioggia ticchettava sul davanzale della finestra.
Lei era seduta su una poltrona reclinabile, in tuta da ginnastica, con un libro in mano: "Il Ritratto di Dorian Gray", di Wilde. Ritrovò il segno e riaprì il libro al punto in cui era arrivata.
Sprofondò nella poltrona, rilassata, e i suoi pensieri corsero agli avvenimenti del giorno precedente.

Si sono divisi in parecchie squadre per isolare la zona, con loro del dipartimento speciale in prima fila, con la scusa che sono allenati proprio per quello. Ogni tanto si sente uno sparo e quelli che non vengono ammazzati vengono portati via dai cellulari.
Mentre si sentono urla da ogni dove, Francis infila il caricatore nella pistola, con la sua calma proverbiale. Sorride ad Alice, che gli sta accanto.
"Senti,
ma chère, se non vuoi seguirmi non è un problema..."
"Perché dovrebbe essere un problema?"
"...ti stai mordicchiando le unghie."
"Quello lo faccio per abitudine."
Francis scuote la testa e le sorride. Poi torna serio. "Guarda... Ti sembra possibile che in un Paese civilizzato come il nostro avvengano cose simili?" le chiede, mentre con un ampio movimento del braccio coinvolge tutto quello che li circonda.
Alice sta per rispondere, quando Eduard li interrompe: "La portata del fuoco sta aumentando, stanno ricevendo rinforzi da chissà dove... Hanno bisogno di noi!"
Alice borbotta a Francis che continueranno dopo la discussione.
I due si infilano i caschi e si uniscono ai loro compagni, pronti ad entrare nell'occhio del ciclone.
Con il fucile in mano, Vash avanza, in testa al gruppo. Riparandosi dietro ad auto ed edifici la squadra riesce ad addentrarsi in territorio nemico senza grossi problemi.
Comincia la sparatoria; In quei momenti, Eduard non riesce quasi a riconoscere i suoi compagni.
Diventano tutti letteralmente delle furie. L'unica di cui non ha visto il comportamento è Alice. Ma si fida del giudizio dei suoi superiori.

Alice si sporge da dietro l'angolo che ha preso come riparo. Nel caos aguzza gli occhi e nota un uomo un po'più distante dagli altri che ogni tre per due si gira a berciare ordini. La donna sorride. Ha trovato il suo obbiettivo.
Calcola la distanza. Venti metri.
Alza il braccio.
Prende la mira.
Preme il grilletto.
La pallottola attraversa due file di uomini, senza quasi venire notata, e prende in pieno il bersaglio, che cade a terra.
Alice sa che ha colpito i suoi organi vitali. Torna a ripararsi dietro il muro, indifferente, mentre i compari dell'ormai morto urlano in preda al panico. Era lui quello che sapeva come tirarli fuori di lì, e quando sarebbero arrivati i rinforzi.
Alice non sa se faceva parte del clan Vargas o del clan Wang. Sa solo che ora è buono solo per le mosche.
Si sporge di nuovo. Di nuovo spara.
Un altro morto.
Altro colpo, altro cadavere.
Continua a sparare, senza mai sbagliarsi, senza perdere la calma, senza venire colpita, senza alcuna pietà.
Le sembra di essere tornata piccola, quando le avevano messo in mano un'arma per la prima volta ed aveva colpito i manichini.
Ecco, sono tutti manichini. Tutti senza espressione, senza speranze o aspirazioni.
Tutti destinati ad una brutta fine.

Non spreca nemmeno un proiettile.
Sa perfettamente che la maggior parte dei suoi colleghi è immobile a fissarla.
Non le interessa.
A un certo punto, gli spari da tutti e tre i fronti cessano.
Alice sente Von Bock posarle gentilmente una mano sulla spalla e dirle "Sii pronta."
Nient'altro.
Lo vede uscire allo scoperto, con il casco e il giubbotto antiproiettile.
Dice che se si arrendono tutti all'istante le conseguenze non saranno troppo gravi.
Allora un uomo chiaramente orientale gli si avvicina e gli urla: "Non abbiamo prove che manterrai la parola!"
La voce di Eduard si fa dura: "Almeno non vi farete ammazzare come bestie da macello."
Alice capisce perfettamente quello che deve fare; Prima che l'altro estragga la pistola, spara un colpo che gli sfiora la caviglia e che si va a conficcare nel terreno.
L'uomo fa un balzo all'indietro per lo spavento e i suoi occhi guizzano intorno, vigili.
Eduard sorride. "Sei sotto tiro. Arrendetevi."
L'asiatico lo guarda storto prima di posare la pistola per terra e alzare le braccia in segno di resa.
Allora tutta la squadra si muove, ammanettando e portando via tutti i membri.
Alice sa che è stata notata. Appena è uscita dalla protezione dell'angolo l'hanno vista tutti.
Soprattutto la pistola, con la canna ancora fumante.


Sentì il citofono squillare all'improvviso e, posando sgarbatamente il libro e il tea, ringhiò tra sé e sé un "Chi scoccia a quest'ora?"
Aprì la porta e si ritrovò davanti la faccia sorridente della rana francese.
-Vash ci ha invitati tutti a casa sua per festeggiare il compleanno di Von Bock... Tu vieni vero?
Per tutta risposta, Alice gli sbattè la porta in faccia.
Sentì il campanello suonare di nuovo ed estremamente stizzita riaprì l'uscio. Francis si teneva il naso tra le mani e la guardava implorante.
-Per piacere, mi piacerebbe accompagnarti!
-No.
-Per favore!
-No.
-Ti supplico!
-No, French Frog.
Dopo questo botta e risposta Francis perse la pazienza. Acciuffò Alice per un braccio e la trascinò in casa, tra gli strepiti dell'inglese.
-Ma sei pazzo?! Cosa credi di fare?!
Il francese si bloccò di punto in bianco e prese la giovane per le spalle. -Farti divertire. Non puoi restare chiusa in casa tutto il santo giorno senza mai uscire. Abbiamo sì e no vent'anni, perdiana, non puoi lasciarteli sfuggire tra le mani! Per favore- ripetè, -mi accompagneresti?
Un lungo, imbarazzante silenzio seguì la domanda.

~

Vash viveva vicino a una vecchia fabbrica abbandonata di una ditta che, molti anni prima, doveva produrre fucili.
Le belle villette con tanto di giardinetti e aiuole curate stonavano largamente con il cupo, grande edificio che sorgeva alle loro spalle.
Mentre salivano i cinque gradini che salivano fin sul pianerottolo Alice pensò che l'amico doveva aver respirato dei rimasugli di polvere da sparo provenienti da quella fabbrica, considerato che non mollava mai il calcio di una pistola o del suo amatissimo fucile.
Assurdamente, quell'ipotesi era plausibile.
Francis, accanto a lei, allungò il braccio per suonare, mentre si girava verso di lei con un sorrisone.
Da non credere. Era riuscito a convincerla.
La porta si aprì, e dallo spiraglio Alice vide  un occhio verdemare fissarla curiosamente.
Francis mosse gentilmente la mano in segno di saluto. -Bonsoir, Lily!
L'uscio venne spalancato completamente da una ragazza di una quindicina d'anni, che aveva abbandonato ogni precauzione appena aveva notato Francis. -Fratellone!- esclamò, abbracciandolo.
Alice guardò il francese, stralunata. Da quando in qua ha una sorella?!
L'uomo si girò verso di lei, con un sorriso. Allontanò gentilmente la ragazza posandole le mani sulle spalle e la presentò. -Alice, questa è Lily Zwingli, la sorellina di Vash. Lily, questa è Alice.
Le due si scrutarono per un secondo. La più piccola aveva i capelli corti e, se non avesse portato la gonna, Alice l'avrebbe sicuramente scambiata per un maschio.
Ora che la guardava meglio, riflettè, assomigliava a Vash in una maniera impressionante.
Lily, invece, vedeva davanti a sé una donna con i capelli lunghi tenuti indietro da due code, gli occhi verdi che scintillavano da dietro un paio di occhiali e stivaloni ai piedi.
Si sorrisero e Alice stava per dire qualcosa, ma in quel preciso istante Vash comparve chiamando a gran voce la sorella.
Non appena notò che erano arrivati altri ospiti fece entrare tutti e tre, salutando Francis a malincuore.
Lo svizzero stava per richiudere la porta, quando un'auto frenò bruscamente davanti alla casa di fronte. Da essa uscirono due uomini vestiti di nero che si diressero su per il vialetto, andando a suonare il campanello.
Vash, fiutando guai, fece cenno alla sorella di andarsene e agli altri due di stare in silenzio ad aspettare.
Mentre Lily obbediva all'ordine del fratello, Alice aguzzò occhi ed orecchie, tesa come una corda di violino.

~

Maria sentì suonare il campanello. "Ancora loro", sbuffò.
Scese dal letto, inforcando gli occhiali, e al buio trovò la maniglia della finestra. La girò e aprì le ante.
-Siete ancora qui? Non avreste dovuto finire il turno due ore fa?- urlò verso i due uomini in nero, che avevano alzato la testa verso la finestra del secondo piano da cui si stava sporgendo non appena avevano sentito la sua voce.
-Ci spiace, miss Edelstein- urlò di rimando uno dei due.
-La signora Teresa le manda questo- aggiunse l'altro, lasciando nella cassetta della posta una lettera.
-Non poteva aspettare domattina per mandarmela?!
-No- ribatterono i due dabbasso, e senza un'altra parola ritornarono in auto e con una sgommata se ne andarono.
Maria richiuse la finestra e avvolgendosi nella sua vestaglia preferita scese le scale, andando ad aprire la porta. Nell'allungare il braccio per prendere la busta notò che tre persone la stavano fissando dalla casa del suo dirimpettaio.
Una era una donna che non aveva mai visto prima, uno era il rubacuori francese e l'ultimo era il suo... Uh... Adorabile vicino.
-Embè?- domandò al loro indirizzo. Vash arrossì all'istante, un po'per la vergogna e un po'per la rabbia, e stava per risponderle a tono, ma Alice fu più svelta di lui. -Temevamo potesse accaderle qualcosa- esclamò.
-Vi ringrazio, ma non è successo niente, come avete potuto constatare. Quei due erano solo...- esitò. -...vecchie conoscenze. Ora, se volete scusarmi...
Sorrise freddamente e voltò loro le spalle, tornando in casa.
Salì le scale scricchiolanti e arrivata in camera aprì la lettera.



Cara Maria,
ti invio la presente con lo scopo di informarti che la tua richiesta di licenza di insegnamento di educazione musicale e di accordatrice per la nostra impresa è stata
                      
RESPINTA

per mancanza di esperienza.
Tutta la Ditta Edelstein si unisce a me nell'augurarti una buona giornata.
                               Direttrice Generale
                                Teresa Edelstein




La missiva era scritta a computer, ma sotto la firma era stato pinzato un bigliettino scritto a mano.

P.S.: Mi dispiace tanto, tesoro.

Maria accartocciò lettera e biglietto insieme e li buttò nel cestino accanto al comodino.
Poi accese lo stereo, che incominciò a diffondere un brano di Chopin.
Si sedette davanti alla cassettiera e, presa la spazzola, incominciò a pettinare i lunghi capelli castani.
Prima di accorgersi che aveva cominciato a piangere, chiuse gli occhi viola e si addormentò.

~

Ma che modi! pensò Alice tra sé e sé.
Notò con la coda dell'occhio Francis praticamente con la lingua penzoloni, senza stupirsene più di tanto. Il portamento della donna era fiero e... Imponente, avrebbe detto. La classica aria di qualcuno che era abituato a chiedere e a vedersi obbedito.
Vash sbattè la porta.
L'inglese gli chiese chi fosse la donna, e la risposta le giunse alle orecchie con un tono incredibilmente seccato. -Lei è Maria Edelstein, fa la musicista... Passa tutto il tempo a suonare e a dare lezioni di canto e di pianoforte. Non la sopporta nessuno, qui, talmente rompe le scatole!!...
Ad Alice dispiacque che Vash non andasse d'accordo con lei.

~

Herakles diede un bacio sulla guancia alla madre. -Sta attento, mi raccomando.
-Non preoccuparti. Il mese prossimo vengo io in Grecia.
I due si abbracciarono e Herakles sospirò nel vedere la madre allontanarsi per andare al check-in dell'aeroporto.
All'improvviso l'uomo udì un trambusto provenire da un punto imprecisato alla sua destra. Si girò per vedere cosa stava succedendo e vide un uomo dai tratti orientali circondato da quelle che sembravano guardie del corpo che respingevano un ammasso di giornalisti.
Pochi passi dietro di lui c'era una ragazza, di circa vent'anni, con la pelle chiarissima e gli occhi neri.
Stava ben dritta con la schiena, le braccia lungo i fianchi.
Herakles la sentì parlare e riuscì a capire che era giapponese.
Giusto prima che il greco si girasse e si dimenticasse della sua esistenza, la giovane incrociò il suo sguardo.
Il contatto visivo durò meno di un secondo, ma tanto bastò.
Herakles non riuscì più a toglierle gli occhi di dosso e la ragazza, mentre avanzava imperterrita, continuava a girarsi indietro per guardarlo.
-HERAKLES!- chiamò qualcuno da dietro. Il giovane si girò a malincuore per vedere sua madre corrergli incontro. -Ho... Dimenticato... Di darti... Uff... Una cosa...
-Ma hai avuto due settimane per darmela!
-Eeeeh, l'età...
Quando Herakles ebbe scartato il regalo che la donna gli aveva portato dalla Grecia e riuscì a guardare indietro, la donna giapponese era svanita.

~

Il signor Honda era un notissimo e stimatissimo uomo d'affari.
Sakura Honda era una mangaka, nonché sua figlia.
Si volevano un bene dell'anima.
Almeno, quella era la facciata.
In realtà, il signor Honda era uno dei più temuti esponenti della Yakuza, Sakura Honda era una sua lontana nipote che aveva ricevuto un addestramento militare che gli faceva da guardia del corpo e si sopportavano a malapena.
-Peccato per quel ragazzo... Era carino.
-Come?
-Niente, Honda-san.
-Bene. Non abbiamo tempo, il signor Wang ci aspetta.
Sakura rimase in silenzio. Herakles. Un nome greco. Chissà che lavoro faceva, quello. Sembrava uno di quegli allenatori-di-chissà-cosa.
Herakles. Lo tenne bene a mente. Era il nome di un eroe mitologico, anche.
Le venne in mente una citazione da un qualcosa che aveva visto, o letto... "Cosa faresti se il destino ti desse un'altra possibilità?"
Per la prima volta, arrivò quasi a sperare che fosse vero. Le sarebbe piaciuto conoscerlo, quell'Herakles. Aveva un'aria molto interessante.

~

-Vuoi uscire con me?
La risata cristallina della castana tintinnò nell'aria.
-Vedremo!
Romano voltò le spalle alla finestra alla quale Isabella si era affacciata con un moto di stizza. Proprio non riusciva a capire.
Tutti i giorni continuava a chiederle un appuntamento e tutti i giorni la risposta era quella. Cominciava a perdere la pazienza. Era pure stato sgamato da suo nonno, per la miseria! Non sapeva più che cosa inventare.
Isabella continuava a fissare la schiena di "Romanito". Era tanto, tanto carino!, ma doveva fargli capire che se voleva avere lei, prima se la sarebbe dovuta venire a prendere. Ridacchiò tra sé e sé. Povero ragazzo.
-Facciamo così- proruppe, decisa a dargli almeno una possibilità.
L'italiano si girò all'istante. -Se mi prometti che mi farai passare l'appuntamento più bello della mia vita, ci sto.
A Romano brillarono gli occhi.
Isabella vide il giovane correre verso il capanno degli attrezzi e tornare con una scala. Sempre più esterrefatta lo guardò appoggiare la scala al muro e salire fino ad averla davanti.
L'italiano le fece il baciamano e le sorrise con aria caliente: -Stasera alle sette, miss Carriedo.
Le fece l'occhiolino e scese dalla scala, saltando gli ultimi tre gradini con un balzo e lasciando Isabella assolutamente senza parole.

~

Anja camminava tranquilla perlustrando la casa. Era passata per il giardino, le cucine (che cucinavano principalmente hamburger, chissà perché), lo stanzone adibito a palestra e ormai aveva visto quasi tutte le stanze della zona ospiti. Non le restava che andare a sbirciare al secondo piano, dove c'era anche la camera di Alfred.
La ragazza salì la scalinata, oltrepassando una porta alla sua sinistra con un disegno di una foglia d'acero e una scritta, in piccolo, che recitava: "Matthew Jones, Fratello dell'Eroe".
Parecchi metri più in là, notò due figure. Una era certamente Alfred, ma l'altra era... Sua sorella?...
Che ci fa lei qui?
I due stavano parlando e gesticolando animatamente. Anja era troppo lontana per capire chiaramente l'oggetto della discussione, ma riuscì comunque ad afferrare una parola: "Matrimonio".
...Matrimonio?!
Ad un certo punto il suo amato americano prese Natalia per le spalle e la tirò verso di sé.
Anja vide il tempo rallentare e fermarsi. Giusto quando le loro labbra si incontrarono.

~

...IO QUESTO STRONZO LO AMMAZZO!
-...VOI DUE!
Natalia si sentì gelare il sangue nelle vene.
-A-Anja?
La sua amata sorellona era dietro di lei, con un sorriso inquietante stampato sulla faccia. -Cos'è questa storia del matrimonio?...
Alfred, che la stava ancora abbracciando, guardò prima lei e poi Anja. Lo sentì balbettare con voce flebile un qualcosa che somigliava a "Posso spiegare".
Natalia vide la sorella allungare il braccio alla cieca per acciuffare uno dei tanti oggetti appesi alla parete.
Sfortunatamente, la prima cosa che riuscì a raggiungere fu un piccone dall'aria molto minacciosa, che sollevò senza problemi.
-Alfred Jones- la sentì dire, con voce falsamente dolce -cos'hai da dire a tua discolpa?
Alfred sentì parecchi brividi corrergli su e giù per la schiena. Aveva solo baciato una ragazza, per l'amor del cielo!
Ok, magari non era la cosa migliore da fare, ma non era certo un peccato mortale! Deglutì e ripeté: -Posso spiegare...

~

-M'ama... Non m'ama...
-...TOOORIS! TOOORIIIS!
-...Oh, cielo...
-Toris!- esclamò un ragazzo entrato nella camera assegnatagli. -Perché non mi hai detto in che parte della casa stavi, eh? È da tipo un'ora che ti cerco! E perché hai in mano una margherita? Perché sospiri così? Dai, lo sai che sono curioso!...
-Feliks, per piacere, smettila!
-Aaah, ho capito! Stai ancora a sbavare dietro alla cecchina russa!
-Feliks, non le sbavo dietro! Piantala!
L'amico di Toris, Feliks Łukasiewicz, un ragazzo diciannovenne biondo e con gli occhi verdi, incrociò le braccia e lo guardò scettico.
Il castano lo scrutò: -Almeno oggi non hai la gonna.
Feliks sbuffò in risposta. Poi il suo tono si fece serio. -Come procede il piano?





NOTE DELL'AUTRICE
...ok, sparatemi pure per il ritardo. Anzi, non vi conviene, visto che rischiate di non sapere come va a finire *risata malefica*
Scusate davvero, ma ho avuto pochissimo tempo per scrivere :/
E ad un certo punto mi è pure venuto il blocco dello scrittore. Fantastico, davvero fantastico. *sospiro*
Tra parentesi, quando mi era venuta l'idea per questa storia né Switzy né Maria erano previsti, ma poi ho parlato molto con una mia amica pianista che si sfoga davvero con Chopin e che conosce Hetalia e mi è venuta in mente la SwissAus. ù.ù
Ergo, questo capitolo e il personaggio di fem!Austria sono dedicati a te, Ele! :D
E così comparve la Giripan... "Ma perché?!" vi chiederete voi (e io, sinceramente, preferisco l'Ameripan...) ma questa è una RusAme, signori. ù.ù (Anzi, AmeRus ;D)
Mini-accenno alla AmeBiel (che io shippo tantissimo in forma 2P) e, finalmente, la nostra amata Spamano! XD
Al prossimo chappy, dove non scoprirete di che piano parlano Feliks e Toris e dove finalmente apparirà l'ultimo personaggio principale della storia!
Grazie mille a chi legge e a chi recensisce!
Viva i pianoforti e gli Imagine Dragons!
A presto!!!
[Cel]

POST SCRIPTUM ASSOLUTAMENTE NON NECESSARIO: Il nome di fem!Austria e quello della signora Edelstein derivano dall'acclamata Maria Teresa d'Austria! XD

...non si capiva, eh? No... Certo... Come no...
   
 
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