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Autore: MissMadHatter    03/03/2015    7 recensioni
"Magari sentendo in che stato era sarebbe rinsavito e si sarebbe degnato di accettare la chiamata. Il telefono aveva squillato a vuoto per quella che le era sembrata un’eternità di tempo e più sentiva quel 'tuuu-tuuu' più la rabbia che la divorava si legava a doppio filo con le lacrime. Alla fine aveva lasciato quel messaggio, un misto di accuse e suppliche. Solo la mattina, in via del tutto accidentale, si era resa conto dell’enorme sbaglio che aveva commesso"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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1. WISH YOU WERE HERE

Sapeva che non sarebbe venuto. Lo sapeva, o ci sperava. Perché sarebbe stato molto più che difficile riuscire a spiegargli come si era sentita in tutti quei mesi di silenzio se avesse avuto l’opportunità di guardarla dritta in faccia. Non avrebbe potuto sopportarlo. No. Quello che le serviva sul serio era girare pagina e tornare ad essere la ragazza di una volta: gentile, affidabile, determinata. Una vampira niente male, tra l’altro. Facile a dirsi, pensava schernendo se stessa. Qualcosa la divorava dentro. Nei sempre più frequenti momenti di solitudine si scopriva a fissare il vuoto, con la mente che vagava senza sosta su domande a cui non sapeva dare una risposta e a ricordi che avrebbe fatto meglio a chiudere sotto chiave. Si mordicchiava spesso il labbro fino a farlo sanguinare e solo il sapore del suo stesso sangue la risvegliava dal torpore di quei pensieri assillanti.  
Si sentiva sola, cosa insolita per lei. Sola e insicura. Aveva tanto criticato Elena per i suoi sentimenti nei confronti di Damon e adesso lei stessa ci era cascata. Quando ripensava alle discussioni che c’erano state tra loro si sentiva ridicola: che differenza c’era adesso? Aveva sventolato la sua indignazione a destra e a manca. Si era convinta che il sangue di Damon avesse soggiogato la mente di Elena e invece sia lei che Stefan avevano dovuto ammettere che quello che i due provavano era vero amore. E adesso Damon non c’era più. Insieme a lui anche Bonnie era scomparsa. Forse morti. Sentì una fitta al cuore. Niente andava bene. Tutti loro avevano pensato che con la definitiva morte di Katherine avrebbero potuto tirare un sospiro di sollievo. Il destino però aveva riservato un altro scenario e adesso era come se fossero fuggiti dal campo di battaglia con più ferite che arti intatti. Mystic Falls era off-limits. L’unica amica che le fosse rimasta si comportava stranamente bene nonostante la perdita, cosa che l’aveva messa sull'attenti già da un po’. L’ultimo dei fratelli Salvatore, il suo caro Stefan, lui…era sparito. Era sicura che stesse ancora cercando un modo per rintracciare Damon solo che…la turbava il fatto che non si facesse mai sentire. Aveva lasciato non ricordava più quanti messaggi nella segreteria del cellulare. Non aveva mai richiamato o risposto ai suoi tentativi di stabilire un dialogo. Si sforzava di essere la Caroline Forbes che tutti conoscevano, ma era dura perché si sentiva menomata in troppi punti. Invece di guarire, le ferite non facevano che sanguinare e infettarsi. Con il passare dei giorni poteva sentire il sangue avvelenarsi e il dolore aumentare fino a farla impazzire. Non per questo aveva intenzione di demordere: avrebbe trovato Bonnie. Sarebbe andata fino in capo al mondo pur di sistemare tutto. Persino quello stupido di Stefan sarebbe tornato. Se fosse riuscita a riportare indietro Damon non avrebbe avuto alcun motivo, nessuna scusa, per non fare ritorno a Mystic Falls.
Eppure certe notti, mentre il mondo dormiva, la sua convinzione crollava. Non piangere, si diceva. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Più cercava di convincersi, più le lacrime trovavano la forza di farsi spazio e finivano comunque per bagnarle le guance. Era a pezzi, emotivamente e fisicamente. Desiderava l’abbraccio caldo e forte di Tyler, cosa che purtroppo non avrebbe potuto ricevere né ora né mai. Non dopo quello che aveva fatto. Di scelte sbagliate ne aveva commesse tante, ma se al mondo ne esistono essenzialmente di due categorie lei aveva imboccato quella peggiore. Non le bastavano più le dita delle mani per contare quante volte aveva provato a chiedere scusa, quanti dei suoi tentativi di farsi perdonare avevano fatto un buco nell'acqua. Su questo punto Tyler sembrava irremovibile. Non lo biasimava, ma le mancava da morire.
Detestava ammetterlo ma in questi ultimi giorni aveva trovato confortante bere qualche bicchierino in più e ballare come una forsennata al ritmo di musica. Come distrazione era abbastanza convincente. Peccato che i problemi ricominciassero ad assillarla il mattino dopo, quando si svegliava con un mal di testa in piena regola e il peso della verità sulle spalle. Senza contare che persino quella notte aveva sognato quell'essere spregevole di cui non voleva nemmeno ricordare il nome. Dio, quanto era frustrante non poter trovare pace nemmeno in quei pochi momenti in cui riposava. Quel giorno si alzò dal letto e fece colazione con una delle sacche di sangue che teneva nel piccolo frigorifero. Andava fiera di come era riuscita a gestire la sua fame, grazie anche alla sua mania per il controllo. Dopo essersi lavata i denti con fare scrupoloso rimase a fissare il suo riflesso nello specchio del bagno. Una volta avrebbe visto il viso di una ragazza bionda che le sorrideva. Adesso invece lo splendore era offuscato da un’espressione greve, pensierosa e stanca. All'esterno sarebbe potuta anche essere identica a prima, ma dentro non lo era per niente. Lottò ancora una volta contro la voglia di chiamare Stefan ed uscì dalla porta per affrontare la giornata. Doveva incontrare Alaric in una locanda poco lontana dalla sua nuova dimora, visto che per lei e i suoi simili non era ancora possibile oltrepassare i confini di Mystic Falls ( un carinissimo regalo dei Viaggiatori, quei simpaticoni… ). Almeno lui cercava di aiutarla con la ricerca e il problema dei confini, anche se a dire il vero non avevano fatto poi tutti questi gran progressi. L’ex insegnante di storia le aveva assicurato materiale fresco per le sue ricerche e come promesso arrivò con tre libri voluminosi tutti per lei. 
«Ti vedo preoccupata» dal suo tono di voce, Caroline aveva capito che lo fosse anche lui. «E’ successo qualcosa…vuoi parlarne?»
Da quando Alaric era tornato dall'altra parte, grazie al sacrificio di Bonnie, cercava di essere più gentile di quanto non fosse già. Più volte Caroline era stata sul punto di sfogarsi, di raccontare tutto e di togliersi quel macigno dal cuore. E come ogni volta aveva deciso di tacere: dopotutto Alaric aveva già i suoi grattacapi. Immaginava che dovesse ancora digerire la perdita di Genna e adesso sia Elena che Jeremy si comportavano in modo insolito. Avrebbe sfidato chiunque a mantenere la sanità mentale dopo quello che avevano passato. Quindi anche in quel momento, mentre Alaric la guardava speranzoso, decise di cucirsi le labbra ed evitare all'uomo che le sedeva di fronte altre pene inutili.
«Niente di particolare: voglio solo trovare un modo per risolvere questa situazione il prima possibile» il ché non era lontano dalla verità. Meglio omettere che mentire. «A proposito, hai più sentito Stefan da quando è andato via?» gli chieste in modo vago, anche se sapeva bene quale sarebbe stata la risposta di Alaric.
Lui aveva annuito, facendole affondare il cuore nello stomaco. Quindi la stava evitando davvero, non se l’era immaginato.
«Immagino che sia solo molto…occupato, come te» rispose cercando di trovare una scusa appropriata per l’atteggiamento del ragazzo, nonostante il tono della sua voce tradisse un pizzico di insicurezza. No, Stefan non era semplicemente troppo impegnato…la stava deliberatamente mettendo da parte. Il pensiero l’aveva fatta sentire più triste di quanto non fosse già. Dopo alcuni minuti passati a chiacchierare si decise a salutare Alaric, facendosi promettere di avvertirla immediatamente se avesse avuto maggiore fortuna di lei nella ricerca di un’ancora di salvezza. Lei avrebbe fatto lo stesso. Il resto della mattinata e buona parte del pomeriggio Caroline lo trascorse sfogliando freneticamente le pagine dei tomi voluminosi e polverosi, senza alcun successo. Tutto quello che c’era scritto corrispondeva a verità ma si trattava di cose che loro già sapevano e le rare volte in cui incappava in cose interessanti, queste la portavano ad  un vincolo cieco. Forse doveva arrendersi all'evidenza: c’erano cose che nemmeno un vampiro poteva, per quanto intelligente potesse essere. Dubitava che anche le streghe, con la loro potente magia, avrebbero potuto fare qualcosa. Non voglio arrendermi, si disse. Aveva deciso di rimettere il naso tra i libri per un altro po’ e una volta risollevato l’orologio segnava le cinque del pomeriggio. Per oggi direi che può bastare. Con una certa fretta raccolse la sua roba ed uscì dalla sua stanza. Mentre percorreva il corridoio prese il cellulare e compose il numero di sua madre.
«Pronto? Ciao mamma» cercò di sembrare allegra «ti va di vederci per fare due chiacchiere, o sei ancora a lavorare? Sì, ho letto un paio di volumi che Alaric mi ha portato ma non ho trovato nulla…come al solito»
Dall'altra parte del telefono Liz cercò di consolarla come meglio poteva. Più e più volte aveva cercato di farla ragionare: andava bene cercare un modo per rompere l’incantesimo dei Viaggiatori e per trovare Damon e Bonnie, ma pensava anche che così si stesse rovinando la vita. Ogni volta che la madre attaccava con questa solfa Caroline le faceva sempre notare che sua figlia era un vampiro: avrebbe avuto l’eternità davanti a sé. A confronto, due o tre anni non erano nulla, quindi perché non provarci comunque? Sapeva che prima o poi anche lei avrebbe mollato la spugna, abbracciando l’amara evidenza. Arrivata al confine magico Caroline trovò sua madre ancora con la divisa addosso e un’aria comprensiva stampata in volto.
«Qual è il problema?» esordì senza tanti giri di parole. Sua madre sì che sapeva come prendere di petto le questioni. Non per niente era lo sceriffo della città. Caroline sapeva bene che se le avesse raccontato una frottola l’avrebbe smascherata subito, quindi decise di dirle la verità…più o meno.
«Ho parlato con Alaric stamattina, quando ci siamo visti per farmi dare i libri di cui ti ho parlato prima» sentiva gli occhi di sua madre puntati addosso «e quando gli ho chiesto se aveva sentito Stefan…»
«Ha risposto di sì» concluse lo sceriffo, sicura di dove volesse andare a parare sua figlia. Caroline annuì appena.
«Amore devi capire che lui ha perso suo fratello» le prese le mani «e sai bene come è fatto Stefan: questo silenzio è un modo per punirsi. Lo sappiamo tutti che da' la colpa a se stesso per non essere riuscito a salvarlo. L’amore della sua vita si è innamorata del fratello tenebroso e proprio quando cominciavano a risaldare il loro rapporto fraterno, ha perso la sua famiglia. Sta soffrendo, Caroline»
«Mamma anche io sto soffrendo! Ho perso Bonnie, Elena è a pezzi, non posso nemmeno tornare a casa mia perché quei maledetti Viaggiatori hanno trasformato Mystic Falls in un forno crematorio per le creature come noi…» sentiva il bisogno irresistibile di sfogarsi, o sarebbe scoppiata «E’ sparito dall'oggi al domani, con la scusa di voler cercare da solo un modo per salvare Bonnie e Damon ma quello che doveva fare era stare qui, ad aiutare me e Alaric con la ricerca! Posso capire che si senta colpevole perché anche io penso sempre che avrei potuto fare qualcosa per salvarli ma nonostante tutto resisto al dolore e continuo a non arrendermi! Lui è scappato! Mi ha lasciato da sola, senza Elena, senza Bonnie, senza casa…mamma mi manca da morire, come fa a non capirlo? Ho bisogno del suo sostegno e lui continua ad ignorarmi. Non guadarmi così» precisò non appena vide sua madre alzare il sopracciglio, cosa che faceva ogni volta che dissentiva. Poteva anche non crederle ma era la verità «Ti dico che mi ignora, sul serio! Non so quanti messaggi in segreteria gli ho lasciato. All'inizio volevo solo sapere come stava e come se la passava, ma lui non ha mai risposto. Mai una chiamata. Mi sarebbe bastato anche un misero messaggio. Non si tratta così un’amica!»
Tirò un sospiro ed concluse il suo concitato sproloquio con un disperato «Da sola sto crollando»
Liz la abbracciò e la tenne stretta a sé, mentre sua figlia dava libero sfogo alle lacrime. Detestava non essere capace di aiutarla, ma doveva ammettere che in quella situazione nessuna parola di conforto sarebbe stata efficace. Se mai Stefan Salvatore avesse deciso di tornare, ecco, forse Caroline avrebbe trovato la forza di reagire. Per adesso era solo una ragazza vampiro molto sola e persa.
«Mamma»
«C’è qualcos'altro, vero?» come sceriffo vedeva molto al di là del suo naso quindi immaginava che non i problemi non fossero finiti.
«Credo di aver fatto una cavolata» ammise con un filo di voce. Era ancora tra le braccia di Liz, che le carezzava i lunghi capelli biondi con una mano mentre con l’altra le cingeva la spalla destra.
«Vuoi parlarmene?»  
«Sinceramente ho paura di come potresti reagire» era sincera ma allo stesso la stava punzecchiando. Se avesse saputo probabilmente sarebbe andata su tutte le furie e le avrebbe detto qualcosa come “mi meraviglio di te Caroline, dopo tutto quello che vi ha fatto passare” e via dicendo.
«E’ talmente brutta non potermene parlare nemmeno a larghe righe? Non puoi mettermi la pulce nell'orecchio e poi aspettarti che non indaghi» risposte Liz «Ha a che fare con Tyler? Non mi hai ancora detto il motivo della vostra rottura…»
«Non voglio parlarne» il tono di Caroline fu più brusco del dovuto. Con la coda dell’occhio vide l’espressione affranta di sua madre e si affrettò ad aggiungere «Scusa. Fa ancora male»
Sperava che come giustificazione bastasse. In realtà faceva male davvero: Tyler non l’aveva perdonata e non l’avrebbe fatto mai. Era troppo orgoglioso per poter dimenticare che la sua ex ragazza era andata a letto con il nemico. Dio, quanto era stata stupida!
«Ti capisco» Liz adesso guardava davanti a sé, cercando di trovare le parole giuste «quando tuo padre mi lasciò ci misi parecchio tempo per metabolizzare tutto. Tyler è il tuo primo amore ed è ovvio che faccia male. Se tu non stessi soffrendo direi quasi che non si trattava di vero amore. E’ un’equazione matematica: quanto più si ama una persona più fa male allontanarsi da essa. O perderla.»
Il discorso fece accapponare la pelle a Caroline. Tyler è il tuo primo amore. Non era la prima volta che sentiva quella frase. Basta, doveva assolutamente smettere di pensare a certe cose!
«Già» concluse la discussione frettolosamente per poi annunciare allo sceriffo che sarebbe tornata al dormitorio per continuare a leggere il materiale fornitole da Alaric. Aveva davvero intenzione di farlo ma allo stesso tempo sapeva che la sua mente non avrebbe trovato la concentrazione necessaria per farlo e lei avrebbe volentieri rimandato a domani. Pensava di aver fatto bene a tenere nascosto a sua madre quello che per lei era stato un semplice incidente. Perché alla fin fine era stato davvero un caso. Due o tre notti fa era rimasta alzata fino a tarda notte, rimuginando in un momento di malinconia abbastanza aggressivo. Si era fatta tenere un po’ di compagnia dalla bottiglia di liquore invecchiato che aveva sgraffignato a casa Salvatore. Dubitava che né Damon né Stefan avrebbero avuto qualcosa da ridire. Era piuttosto alticcia quando si era ritrovata con il cellulare in mano. Non aveva mai avuto l’intenzione di mandare a Klaus quel messaggio vocale. Il vero destinatario doveva essere Stefan: un ultimo, patetico, tentativo di attirare la sua attenzione. Magari sentendo in che stato era sarebbe rinsavito e si sarebbe degnato di accettare la chiamata. Il telefono aveva squillato a vuoto per quella che le era sembrata un’eternità di tempo e più sentiva quel “tuuu-tuuu” più la rabbia che la divorava si legava a doppio filo con le lacrime. Alla fine aveva lasciato quel messaggio, un misto di accuse e suppliche. Solo la mattina, in via del tutto accidentale, si era resa conto dell’enorme sbaglio che aveva commesso.
Mentre se ne tornava a “casa” ( figuriamoci, casa sua non era certo quella stanza del dormitorio che occupava adesso, ma non aveva molta scelta: o quello o finire carbonizzata cercando di attraversare i confini della città ) pensò che dopotutto doveva essersi sbagliata. Magari aveva cancellato il messaggio prima di poterlo mandare. Magari Klaus non l’aveva nemmeno ricevuto. Era un pochino presuntuoso pensare che uno come lui, sentito il messaggio in segreteria, sarebbe accorso in suo aiuto. Non era una principessa che doveva essere alvata. E poi aveva promesso: non sarebbe più tornato.
«Riprenditi, Caroline» bofonchiò tra sé e sé.
Era stato il primo a lasciarla. A New Orleans probabilmente era attorniato da vampire super sexy pronte a soddisfarlo in ogni suo capriccio. Aveva promesso e lui è uno che mantiene sempre le promesse. Come quando il giorno del suo diploma le aveva regalato la libertà di Tyler.
Lui è il tuo primo amore” aveva detto nel campo allestito per i festeggiamenti “Io voglio essere il tuo ultimo”. Davvero delle belle parole, doveva ammetterlo. Divertente però il modo in cui era ritornato sui suoi stessi passi e avesse deciso di cambiare vita, in un’altra città. Ma di cosa ti stupisci? si rimproverava sempre con severità. Finì con il vietarsi qualsiasi pensiero che potesse ricollegarla a quel diavolo di un Mikaelson. Ne aveva abbastanza di soffrire. Imboccato il vialetto entrò nell'edificio e si diresse con passo veloce ed elegante verso la sua stanza. Uno spuntino veloce e poi subito a lavoro. Doveva fare almeno una prova. Girò l’angolo e percorse quattro o cinque passi prima di accorgersi che qualcosa non quadrava. Accanto a quella che era la sua porta c’era un individuo. Chiaramente aveva l’aria di chi aspetta qualcuno. Le spalle appoggiate al muro indossavano una bella giacca di pelle nera. Una gamba poggiava per terra mentre l’altra era leggermente piegata. Indossava una semplice maglietta rossa, abbinata ad un paio di pantaloni neri. Portava gli occhiali da sole ma questo non le impedì di riconoscerlo. Per questo era rimasta in silenzio, a metà del corridoio affollato.
Non può essere.
La gente passava urtandola ma lei non riusciva a sentire niente. Nelle orecchie aveva solo il battito sordo del cuore che galoppava come se avesse appena finito di lavorare per una maratona lunga mille miglia. Lo stupore lasciò lo spazio all'adrenalina e Caroline avanzò a passi leggeri verso la propria stanza, mentre il ragazzo che la aspettava non accennava a muoversi. Ovviamente l’aveva sentita arrivare, plausibilmente da quando aveva salito i gradini all'ingresso della struttura. Ovviamente stava aspettando lei. Quando gli fu davanti, a mezzo metro di distanza, Klaus Mikaelson si tolse gli occhiali da sole e le regalò uno dei suoi sorrisi sghembi.
«Ciao Caroline».
 
----------------------------------------------::: NOTE :::----------------------------------------------------
 
( Ri )eccomi con una nuova fanfiction. La coppia Caroline Forbes/Klaus Mikaelson la sogno dalla notte dei tempi, credetemi. Non potevo non scrivere qualcosa su di loro. Questo progetto era partito come one shot ma credo che anche voi abbiate capito che non sa da fa’. Si consumerà tutto nel giro di due o tre capitoli, quindi non sarà comunque un lavoro lungo. Sto cercando di mantenere questa storia lineare con la trama vera del telefilm ma non scendo in particolari per non spoilerare niente ( che poi c’è il rischio che mi trucidiate ). Spero di aver scritto in maniera abbastanza fluida e pulita. Non voglio far perdere a nessuno la voglia di vivere, ahahahah. Se volete commentare per farmi sapere qualcosa, per correggere eventuali errori che mi sono sfuggiti nonostante la revisione, e ancora, se avete critiche ( costruttive ) e suggerimenti sarò ben lieta di farne tesoro! Al prossimo, e forse ultimo, capitolo di questa Klaroline. Baci -MMD
   
 
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