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Autore: ValeDowney    03/03/2015    2 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo VIII: Il Segno del Lupo - Seconda Parte


Storybrooke
 
I Gold arrivarono all’ospedale. Rose aiutò il padre a portare Paige, con Excalibur che li seguiva. Entrarono nell’edificio proprio mentre il Dottor Whale stava controllando la cartella di un paziente accanto allo sportello informazioni dietro il quale stavano un paio di infermiere. Il Dottore alzò lo sguardo e rimase incredulo nel vedere Gold e la figlia lì. Normalmente il proprietario del Negozio dei Pegni andava in ospedale solo per riscuotere l’affitto.
“Signor Gold, è un piacere vederla, ma sa benissimo che oggi non è il giorno stabilito per la riscossione dell’affitto” disse il Dottor Whale.
“Poche chiacchiere, dottore! Le ho portato una paziente ed è anche piuttosto urgente. Dove possiamo metterla?” replicò Gold. Il Dottor Whale guardò la bambina che i due Gold stavano sorreggendo. Poi riguardò Gold sospirando. Quindi guardò una delle due infermiere dietro al bancone e le disse: “Vada a preparare immediatamente la stanza numero uno otto uno otto.” L’infermiera fece subito quello che le era stato detto. Riguardò Gold e gli disse: “Seguitemi.”
Poco dopo si trovavano nella stanza indicata prima dal dottore, il quale aveva appena finito di visitare Paige.
“Avete fatto bene a portarla subito qua. Questa bambina stava rischiando di morire per ipotermia” disse il Dottor Whale.
“Si riprenderà, non è vero?” chiese preoccupata Rose guardandolo.
“Certo che si riprenderà. Ma quello che voglio sapere è: cosa ci faceva in mezzo al freddo?” domandò il Dottor Whale guardando entrambi.
“Ehm… stava facendo una passeggiata. Voleva prendere una boccata d’aria” rispose titubante Rose.
“Con questo freddo?” chiese il Dottor Whale.
“Si vede che non aveva freddo” rispose Rose. Il Dottor Whale inarcò un sopracciglio non credendo alle parole della bambina. Poi guardò Gold e gli disse: “Non voglio entrare nei particolari di come siano andate veramente le cose, ma vorrei almeno avvertire i genitori che la loro figlia si trova qua.”
“Non c’è bisogno che avverta i genitori. Al momento ci penserò io a lei” disse Gold.
“Mi dispiace contraddirla, Signor Gold, ma da quello che ne so, lei non è il suo guardiano” disse il Dottor Whale.
“Lo sono… per il momento. E se per una volta non si attenesse alle regole di protocollo dell’ospedale, forse io potrei anche chiudere un occhio sul prossimo affitto. Non so se mi sono spiegato” disse Gold, facendo un piccolo sorriso. Ci fu un po’ di silenzio. Poi il Dottor Whale disse: “Va bene, Signor Gold. Allora mi deve firmare queste carte.” E consegnò a Gold la cartella di Paige. Mentre Gold firmava diversi fogli, il Dottor Whale guardò Rose domandandole: “Signorina Gold, sicura di stare bene?”
Rose lo guardò a sua volta chiedendogli: “Perché me lo chiede?”
“La vedo alquanto pallida” rispose il Dottor Whale.
“Saranno le luci presenti in questa stanza” disse Rose mentre Gold riconsegnava la cartella al Dottor Whale, che disse guardandolo: “Vorrei poter visitare sua figlia, se non le dispiace.”
“Perché, che cosa c’è che non va in Rose?” domandò Gold.
“Mi vede alquanto pallida” rispose Rose.
“Mia figlia sta benissimo, e sicuramente saranno le luci di questo postaccio a renderla così” disse Gold.
“Lei non è un dottore per constatare la salute di una persona” disse il Dottor Whale.
“Ma sono pur sempre suo padre e sono consapevole della salute di mia figlia, visto che sono io a occuparmi completamente di lei. Al momento la sua unica preoccupazione è occuparsi di quella bambina. Quindi faccia il suo lavoro” replicò Gold. Il Dottor Whale non poté fare altro che rimanere in silenzio. Sapeva che, se avesse contrastato il Signor Gold, sarebbe finito in seri guai rimettendoci anche la sua professione, considerando che Gold era proprietario dell'ospedale. Ma non poteva permettere che pazienti, dottori e infermieri finissero per strada. Quindi si limitò a tornare accanto al letto di Paige ricominciando a darle le cure prestabilite.
La nottata passò lenta. Gold e Rose si erano seduti in una delle sedie fuori in corridoio. Excalibur invece se ne girava avanti e indietro, curiosando in giro.
“Papà, Paige non morirà, vero?” chiese Rose. Aveva appoggiato la testa sulle ginocchia del padre.
“Hai sentito cosa ha detto prima il Dottor Whale. Guarirà, fidati. Non c’è bisogno di preoccuparsi più del dovuto. Qui è in ottime mani. Ma ora cerca di riposare” rispose Gold, mentre le accarezzava i capelli. Rose alzò lo sguardo e guardandolo gli disse: “Non posso riposare. Quando Paige si sveglierà voglio essere al suo fianco.”
“Quando Paige si risveglierà, ce lo verrà a dire il dottore. Ora dormi” disse Gold, guardandola.
“E i genitori di Paige? Non verranno?” domandò Rose.
“Ho telefonato loro dicendo che Paige avrebbe dormito da noi” rispose Gold.
“Hai mentito? Perché?” chiese Rose.
“Perché non volevo che si preoccupassero troppo” rispose Gold. Rose inarcò un sopracciglio. Sapeva che suo padre non si preoccupava mai di nessuno al di fuori di se stesso e lei, ovviamente. Voltarono lo sguardo quando sentirono un rumore. Videro Excalibur, che aveva fatto cadere delle siringhe. La volpe li guardò abbassando le orecchie. I due Gold scossero negativamente la testa.
Neanche un’ora dopo, Rose si era addormentata sdraiandosi sulle sedie e coperta dalla giacca del padre. Quest’ultimo se ne stava con Excalibur in camera di Paige, osservandola. Il colorito del suo viso era quasi ritornato normale, grazie alle cure prestate dal Dottor Whale. Nelle ultime settimane quella bambina ne aveva passate di ogni genere ed era stata una fortuna che lui e la figlia l’avessero trovata nella foresta prima che morisse congelata. Ma lo sguardo di Gold si fermò sulla catenina che Paige portava al collo e alla quale era attaccato quell’artiglio. L’uomo vi mise sotto una mano guardandolo meglio e sorrise nel sapere che aveva ragione. Quello che all’occhio di Rose era sembrato un artiglio, in realtà era un dente. Bianco come la neve come se fosse stato d’avorio. Ma Gold sapeva benissimo che quel dente era autentico e sapeva anche a chi era appartenuto.
Excalibur saltò sul letto. Gold la guardò dicendole: “Excalibur, scendi dal letto. È già tanto che ti sia stato permesso di rimanere all’interno dell’ospedale.” Prima, infatti, il Dottor Whale era stato molto contrario nell’ammettere un animale all’interno della struttura, ma considerando che il padrone della volpe era l’uomo più ricco nonché proprietario di tutta la città, Excalibur era diventata automaticamente l’unico animale ammesso in ogni locale di Storybrooke.
La volpe guardò il suo padrone. Poi però avvicinò il muso al dente, lasciandoci un po’ di polvere dorata. Gold sapeva del perché Excalibur avesse agito così. Nella Foresta Incantata quel dente si sarebbe illuminato, segno che era magico. In passato il fiuto di quella volpe la conduceva sempre a oggetti magici o a persone che possedevano la magia. Ora, nel mondo senza magia, il suo fiuto serviva solamente per cercare o reclamare cibo dai propri padroni.
Excalibur alzò lo sguardo su Gold. Lui la guardò a sua volta dicendole: “Tu non hai mai perso la tua memoria, vero? Ti ricordi perfettamente di ciò che accadde quella volta e tutto ciò non è avvenuto per caso. Hai voluto che aiutassi questa bambina… ancora una volta.” E la volpe emise dei versetti.
 
Foresta Incantata
 
Grace ed Excalibur guardavano terrorizzate l’enorme orso davanti a loro. Non avendo altra via di scampo, sperarono solo che qualcuno venisse in loro soccorso. Ma Tremotino non sapeva – forse – del loro allontanamento dal castello e, se mai fosse stato avvertito da Dove, non sarebbe comunque arrivato in tempo per salvarle.
L’orso ringhiava contro di loro. Sul suo dorso, Grace poteva vedere tantissime lance, segno dei numerosi scontri subiti o fatti. Aveva una cicatrice sull’occhio sinistro. L’orso era veramente imponente e minaccioso. Si alzò sulle zampe posteriori e con la zampa destra era pronto ad attaccarle, quando il grosso lupo bianco gli piombò addosso, azzannandolo alla gola. Grace ed Excalibur guardavano terrorizzate quel duro scontro, dove l’orso cercava di togliersi il lupo dalla schiena. Nessuno dei due animali dava segni di cedimento. Sarebbe stata una lotta alla pari se non fosse stato per le loro diverse dimensioni. Sembrava in vantaggio il lupo bianco, ma l’orso, con una zampata, riuscì a toglierselo dalla schiena, mandandolo a terra. Ma il lupo si rialzò ringhiando contro il grosso animale. Approfittando di ciò, Grace prese in braccio Excalibur e corse a nascondersi dietro a un albero più in là. Di certo non voleva essere coinvolta in quel duro scontro.
Passò qualche minuto e non si sentì nulla. Grace abbassò lo sguardo, guardando Excalibur ancora tra le sue braccia: “Chissà come sarà andata a finire. Non si sente più nulla.” Il cucciolo di volpe la guardò a sua volta emettendo dei versetti. Grace guardò, con un po’ di paura, al di là del tronco dell’albero contro il quale era appoggiata e… non vide niente. Né l'orso e nemmeno il lupo bianco. Quando  si girò di nuovo, sobbalzò dalla paura trovandosi di fronte una bellissima donna dal lungo abito bianco.
“Non avere paura. Non voglio farti del male” le disse la donna. Grace non sapeva cosa dire. Era ancora un po’ traumatizzata dallo scontro di prima e ora si era vista comparire all’improvviso quella donna davanti a lei che le sorrideva e le porgeva la mano.
“Non temere. Quel grosso orso se ne è andato” disse la donna. Grace sembrò fidarsi di lei e, quindi, le diede una mano. La donna l’aiutò a rialzarsi.
“Stai bene?” domandò la donna e Grace si limitò a annuire. Poi la donna aggiunse: “Non dovreste girare da sole nella foresta. Vivono animali molto pericolosi.”
“Come per esempio quel lupo bianco che voleva mangiarci” disse Grace.
“Non credo che quel lupo volesse mangiarvi” disse la donna.
“Lo ha visto anche lei?” chiese stupita Grace ed Excalibur, ancora tra le sue braccia, drizzò le orecchie.
“No, ma so che i lupi non attaccherebbero mai qualcuno senza un valido motivo e, se voi non gli avete fatto nulla, allora non vi avrebbe mangiato” spiegò la donna. Excalibur emise dei versetti. La donna si abbassò guardandola e sorridendole. Poi disse: “E tu, hai un grande potere dentro di te, Spirito della Foresta. Usalo bene.”
“Spirito della Foresta?! No, si sbaglia. Excalibur è soltanto un cucciolo di volpe con qualcosa di dorato sul muso” disse Grace.
“Ogni animale nato qua viene protetto dalla natura. Ma solo alcuni posseggono doti magiche che gli permettono di aiutare chiunque sia gentile con loro. E questo dolce cucciolo ha quel potere” spiegò la donna accarezzando Excalibur sotto il mento. La piccola volpe scodinzolò contenta.
“Be', Excalibur è magica anche perché vive con un potente stregone… a proposito… saremmo dovuto ritornare al suo castello già da un bel po’. Però non mi ricordo più la strada” disse Grace.
“Chi è questo stregone dal quale devi ritornare?” domandò la donna.
“Non so se posso dirglielo. Non vorrei andare nei guai” rispose Grace.
“Ma se non me lo dirai non potrò aiutarti a ritornare da lui” disse la donna. Ci fu un po’ di silenzio. Poi Grace disse: “Si tratta del Signore Oscuro. Ma non faccia subito delle conclusioni affrettate.”
“Se questo cucciolo di volpe vive con lui, allora sono sicura che non sia poi così tanto malvagio come si dice in giro. Anche se la sua potente magia oscura sta facendo morire gli Spiriti della Foresta” spiegò la donna.
“Gli animali stanno morendo? Che cosa spregevole” disse stupita Grace ed Excalibur abbassò le orecchie.
“Uno Spirito della Foresta non è solo un animale. È anche tutto ciò che è racchiuso dentro agli alberi; ai fiori e ai ruscelli. Gli Spiriti della Foresta sono pura magia bianca. Ma, con il passare dei secoli, la magia oscura del Signore Oscuro si è fatta sempre più potente, e più il suo potere cresce più la magia racchiusa nella foresta diminuisce” spiegò la donna mentre prendeva in mano un fiore e, con un solo soffio, lo faceva appassire.
“Se vuole posso aiutarla” disse Grace. La donna la guardò dicendo: “Aiutarmi? Non c’è modo di fermare la magia oscura.”
“Ma potrei dire al Signore Oscuro di non fare più male alla foresta, così la magia bianca ritornerà in tutto ciò che la compone” disse Grace. La donna sorrise e ritornando da lei le mise una mano su una guancia per poi dirle: “Dolce bambina, il tuo cuore è puro, ma non potrà mai portare la luce in quello del Signore Oscuro. Il suo animo è tormentato da secoli. Il potere lo ha reso così, facendogli perdere ciò che aveva di più caro.”
“E cos’è che aveva di più caro?” chiese Grace guardando la donna.
“Tu cos’hai di più caro?” domandò la donna.
“Il mio papà” rispose semplicemente Grace.
“E il tuo papà ha te” disse la donna.
“Questo significa che il Signore Oscuro aveva un figlio?! Che fine ha fatto ora?” chiese stupita Grace.
“Non si sa. Il Signore Oscuro ama intromettersi nelle vite altrui, ma non ama parlare della sua vita privata. Quindi ti pregherei che questa nostra conversazione rimanesse tra noi” rispose la donna.
“Ha la mia parola che non gli rivelerò nulla. Però lasci lo stesso che l’aiuti. Sono sicura che il Signore Oscuro mi ascolterà. Ci deve essere pur un modo per fermare la sua magia” disse Grace.
“C’è un’arma che lo controlla, ma lui la tiene molto nascosta. Il problema è che, se riuscisse a reperire qualcosa della foresta – un oggetto, per esempio – riuscirebbe a controllare chiunque di magico viva qua” spiegò la donna.
“Il Signore Oscuro ha tanti oggetti strani nel suo castello, ma non ne ho mai visto uno che possa provenire da qua” disse Grace.
“Mi raccomando, piccina. Stai molto attenta a non rivelargli utili informazioni, perché un qualsiasi oggetto in suo possesso può diventare pericoloso” disse la donna.
“Non dirò nulla. Glielo prometto” disse Grace, quando Excalibur si divincolò. Molto probabilmente non voleva più essere tenuta in braccio. La bambina, quindi, la mise a terra e il cucciolo di volpe incominciò a fiutare qualcosa. Quindi seguì quella traccia arrivando, guarda caso, nel posto dove prima l’orso e il lupo bianco si era scontrati.
“Sei davvero una bambina dal cuore d’oro ed è anche per questo motivo che il Signore Oscuro non è cattivo con te” disse la donna.
“Non è cattivo con me perché sono amica con il suo cucciolo di volpe, e anche perché ora il mio papà lavora per lui” disse Grace.
“E in che cosa lo aiuta?” domandò la donna.
“Non so se posso dirglielo, ma visto che lei è così gentile con me, allora glielo rivelo. Mio papà è riuscito a fabbricare un cappello magico che gli permette di viaggiare in altri mondi da dove poter prendere oggetti magici da portare al Signore Oscuro. Anche Excalibur lo aiuta a recuperare oggetti magici, ma non so il perché” spiegò Grace.
“Forse vuole redimersi” disse la donna. Grace la guardò stranamente per poi dire: “Be', quello che è, ma ora io e Excalibur dobbiamo proprio andare.” E voltò lo sguardo quando il cucciolo di volpe ritornò da loro, guardandole e scodinzolando.
Poco dopo, la misteriosa donna le condusse a un sentiero: “Questa strada vi condurrà al castello del Signore Oscuro.”
“Grazie ancora per tutto, signora” disse Grace guardando la donna e sorridendole. Quest’ultima le sorrise a sua volta e, dopo averle messo una mano sulla testa, disse: “Per qualunque cosa tu abbia bisogno, non ti dimenticare mai di ascoltare il tuo cuore puro. E non farti ingannare dal potere oscuro.”
“Cercherò. E grazie ancora” disse Grace. Poi abbassò lo sguardo aggiungendo: “Andiamo, Excalibur, o se no il tuo padrone si arrabbierà non vedendoci.” E insieme al cucciolo di volpe, che stranamente non emise un suono, corse lungo il sentiero. La donna le guardò andarsene per poi voltarsi e ritornare nella foresta, ma poi si fermò e, sorridendo, disse: “Sapevo che c'entrassi tu, Tremotino.” E voltandosi vide il Signore Oscuro spuntare tra gli alberi.
“E devo dire che invece tu, mia cara, mi stai sorprendendo. Da quando sei così gentile nei confronti degli umani? Credevo che li odiassi, dopo tutto quello che hanno fatto al tuo popolo” disse Tremotino allontanandosi dagli alberi.
“Le persone cambiano, Tremotino, ma a quanto pare non tutte. Dovresti smettere di illudere chi è gentile con te” disse la donna guardandolo.
“Illudere?! Io?! Mia cara, io propongo accordi. Poi sono gli altri che decidono di accettarli oppure no. Io non illudo proprio nessuno” disse Tremotino fermandosi di fronte a lei.
“E allora cosa mi dici di quella bambina? La stai solo usando per qualche tuo losco scopo” chiese la donna.
“Io non ho fatto proprio nulla. Dovresti dare la colpa al mio cucciolo di volpe. È lei che le è diventata amica, permettendomi così di fare un accordo con il suo papà” rispose sorridendo Tremotino.
“Hai soggiogato quella volpe portandola dalla tua parte” disse la donna.
“No. Io l’ho solamente salvata da quei cacciatori che la volevano morta. Al resto ci ha pensato da sola” disse Tremotino.
“Perché sei venuto qua? Quella bambina sta ritornando al tuo castello: dovresti essere là” domandò la donna.
“Sarò là a tempo debito. Non ti preoccupare. Lo sai benissimo del perché sono qua” rispose Tremotino incominciando a girarle intorno.
“Riguarda quell’accordo che feci con te tempo fa, non è vero?” chiese la donna, seguendolo con lo sguardo.
“Vedo che hai ottima memoria. Tu mi avevi chiesto aiuto per tua figlia e io ti ho dato ciò che volevi” rispose Tremotino continuando a girarle intorno.
“Ma so anche che i tuoi accordi prevedono sempre qualcosa in cambio” disse la donna.
“Infatti qualcosa mi desti, ma non era ciò che volevo. E non è stato leale dopo tutto quello che ho fatto per te… Aniu” disse sorridendo Tremotino, fermandosi a guardarla.
“Ho parlato con il mio popolo” disse Aniu.
“Ma non sei stata troppo convincente. Infatti sei stata cacciata dal branco” disse Tremotino.
“Forse sono stata io a volermene andare” disse Aniu.
“E io mi chiedo: per quale motivo? Il tuo branco stava su di una terra che mi serviva, ma invece di allontanarli hai fatto accadere tutto il contrario. Hai lasciato il tuo popolo perché non eri più in grado di comandarlo. Ti si stavano rivoltando contro. Soprattutto…” spiegò Tremotino avvicinandosi a lei e, quando le fu accanto, le sussurrò in un orecchio: “…tua sorella gemella.” E si allontanò. Aniu lo guardò senza dire nulla. Ma Tremotino poteva leggere nel suo sguardo paura, rancore e tristezza.
“Lei non fa più parte della mia vita” disse Aniu.
“So della tua tragica infanzia, ma è comune a molte persone e non solo. È grazie a me se sei viva e se tua figlia può passare una vita normale per metà e ora voglio ciò che mi aspetta di diritto. Qualcosa che mi dovevi dare molto tempo fa” disse Tremotino.
“Non ti darò nulla, Tremotino! Non finché non smetterai di essere il Signore Oscuro! Ti ho già dato quello che volevi” replicò Aniu e, per un attimo, i suoi occhi divennero gialli.
“Non rizzare il pelo con me, cucciolotta. Quello che tu desti a me non era ciò che volevo e, quindi, te lo ridò indietro” disse Tremotino e, per magia, fece comparire un dente. Poi domandò: “Te lo ricordi, vero? Apparteneva al tuo caro compagno prima che venisse ucciso dai cacciatori. Questo fu tutto ciò che avevi di più caro di lui, escludendo ovviamente la vostra graziosa figlioletta”. Aniu se ne stette in silenzio. Ripensare al suo compagno le faceva male. Ma poi Tremotino continuò: “Un dente magnifico, non c’è che dire, ma non più bello dei tuoi. Bianchi come la neve. Gli indiani del villaggio ai quali ti affidai quando eri solo una cucciola ti diedero un soprannome. Zanna Bianca, proprio per via dei tuoi denti così bianchi. Peccato che mi accorsi troppo tardi che questo non era il dente che stavo cercando. La mia magia non l’avrebbe mai reso un oggetto potente.”
“E allora perché lo hai tenuto per così tanto tempo se non ti è mai stato utile?” chiese Aniu.
“Perché sapevo, ovviamente, che sarebbe arrivata questa occasione dove il tuo caro Spirito della Foresta ti ha voltato le spalle” rispose sorridendo maliziosamente Tremotino. Aniu non sapeva cosa dire. Quindi Tremotino spiegò: “Quando sono arrivato qua, la mia volpe è venuta da me e, guarda caso, in bocca teneva un dente che aveva trovato nel posto dove tu hai avuto quello scontro quell’orso. Ma tu sai benissimo che io non faccio mai accadere nulla a caso.”
“Mi hai ingannata! Quell’orso…” replicò Aniu. Ma Tremotino la interruppe: “Esatto, mia cara. Ho fatto comparire quell’orso perché volevo che combattessi contro di lui. Sapevo che avresti protetto quella bambina anche se non volevo che quella povera creatura ci andasse di mezzo. E considerando la tua indole misericordiosa nei confronti degli altri, ero sicuro che l’avresti salvata, anche se ciò ha comportato la caduta di un dente”. Istintivamente, Aniu si portò una mano vicino alla bocca, ma Tremotino spiegò: “Tranquilla, li hai ancora tutti: grazie al tuo potere, i denti persi ricrescono nel giro di qualche minuto. Ti fa perdere un po’ di energie, ma è come se non fosse successo nulla” e sorrise come se il merito andasse a lui.
“Non ti ringrazierò mai per questo potere” disse Aniu.
“Mia cara, tu volevi proteggere il tuo branco. La tua famiglia. La tua dolce figlioletta che stava crescendo sotto le amorevoli cure della tua sorella gemella. Un lupo non ha vita lunga, soprattutto in un territorio pericoloso come questo dove si aggirano terribili cacciatori” disse Tremotino.
“O Signori Oscuri in cerca di accordi” disse sorridendo Aniu.
“Quando vuoi sai essere anche simpatica, Invece di essere infelice per la tua vita, dovresti ringraziarmi. Ti ho donato la vita eterna e, detto tra noi, non è privilegio di tutti” disse Tremotino.
“Io volevo solamente il bene per il mio branco e la mia famiglia. Ma non vivere in eterno, sapendo però di non poter stare con loro” disse Aniu.
“Be', questo è un problema tuo. Io la mia parte l’ho già fatta e avresti dovuto pensarci due volte prima di accettare quell’accordo con me” disse Tremotino dandole di schiena per poi guardarla e sorridendo maliziosamente.
“L’ho fatto per mia figlia” replicò Aniu. Tremotino si voltò dicendo: “E quel mantello rosso che ti diedi la proteggerà. Ma visto che la tua cara sorella non voleva più avere a che fare con lei, hai pensato bene di chiedere aiuto a tua madre e ora, quella dolce vecchietta, la sta tirando su come se fosse lei, la madre. È stato davvero vergognoso quello hai fatto. Abbandonare un figlio. Che cosa crudele.”
“Senti chi parla” disse sorridendo Aniu. Lo sguardo di Tremotino divenne minaccioso. Poi però sembrò calmarsi e disse: “Oh, come si è fatto tardi. Quella bambina e la mia volpe saranno già arrivate al castello. Meglio che mi sbrighi.”
“Che fretta c’è. Intanto ritornerai subito al tuo castello svanendo in quella tua nuvola viola” disse Aniu. Tremotino le sorrise per poi dire: “Vedrai che prima o poi ritornerai a chiedermi aiuto.” E, senza dire altro, scomparve nella nuvola viola, lasciando però cadere qualcosa a terra. Aniu si avvicinò al posto dove prima stava Tremotino. Si abbassò raccogliendo ciò che il Signore Oscuro aveva fatto cadere. Era il dente del suo compagno. O almeno così sembrava. Aniu riusciva a conoscere a quale animale apparteneva un qualsiasi oggetto, al solo contatto. Il suo sguardo divenne furioso.
“Maledetto Tremotino! Mi ha ingannata! Questo non è il dente che apparteneva al mio compagno! Questo è il dente di un comunissimo cane! Ma me la pagherà, parola mia!” replicò Aniu e i suoi occhi divennero gialli.
 
Intanto, al Castello Oscuro…
 
“Spero che non sia troppo arrabbiato. Io ed Excalibur non volevamo stare via tanto” disse Grace rivolta alla donna, mentre stavano nell’enorme salone.
“Ha detto che sarebbe uscito per una commissione e, conoscendolo, le sue commissioni non portano mai a nulla di buono” disse la donna. Proprio in quel momento, comparve una nuvola viola e, poi, Tremotino. Questi disse, rivolta alla donna: “Stai sempre a parlare? Dovresti anche lavorare.” E le passò accanto.
“Potrebbe avere un po’ più di rispetto nei miei confronti, visto che tengo in ordine la sua dimora. A quest’ora, senza di me, ci sarebbero ragni ovunque” disse la donna guardandolo.
“Mi è sembrato di vedere un ragnetto lì nell’angolo. Forse gli piaci” disse sorridendo Tremotino fermandosi e voltandosi verso di lei. La donna lo guardò malamente, ma poi ritornò a spolverare alcuni oggetti. Tremotino abbassò lo sguardo, rivolto a Grace e Excalibur. Quindi disse loro: “A quanto pare siete qua. Cosa vi ha trattenute da stare via più del previsto?”
“Ecco… Signore… noi non volevamo, lo giuro, ma… ci siamo avventurate nel bosco, quando lei ci aveva detto di non oltrepassare i confini del castello” spiegò titubante Grace.
“Ti ho per caso chiesto dove siete state? Non me ne frega nulla dove avete gironzolato. L’importante è che siate ritornate” disse Tremotino e si abbassò, aprendo la mano destra sul cui palmo Excalibur sputò sopra… un dente. Mentre il Signore Oscuro si rialzava, osservando quel dente, Grace lo guardò stranamente. Come faceva a sapere che il suo cucciolo di volpe teneva in bocca qualcosa? E soprattutto, Excalibur dove aveva preso quel dente? Riguardò Tremotino mentre si avvicinava a una credenza aprendola ed estraendone una scatolina. La mise poi sulla tavola e l’aprì, tirandone fuori un dente, ma non bianco come quello che gli aveva appena “dato” Excalibur. Accostò i due denti e sorrise quando entrambi brillarono. Excalibur drizzò le orecchie nel vederli brillare in quel modo. Mentre li allontanava l’uno dall’altro, smisero di brillare. Mise quindi il dente più bianco sulla tavola e, con un solo cenno della mano, una nube viola lo avvolse, facendolo attaccare a una catenina. La prese in mano e si voltò verso Grace, che era ancora rimasta senza parole. Si avvicinò a lei dicendole: “Voltati.”
Grace se ne rimase lì, incerta su cosa fare, ma dopo aver visto la già poca pazienza nel Signore Oscuro, si voltò. Bastarono pochi attimi e Grace abbassò lo sguardo, per trovarsi quella catenina, con quel dente bianco, attaccata al collo. Si rivoltò verso Tremotino, incredula da quel piccolo gesto di bontà appena dimostrato.
“Non accettarlo come un regalo. Te l’ho dato solamente perché non saprei cosa farmene” disse Tremotino. Era chiaro, invece, che il Signore Oscuro cercava di camuffare che quello si trattava veramente di un regalo. Che per lui, anche il solo piccolo oggetto, poteva ritenersi utile per qualche accordo o potente magia. Tremotino stava per voltarsi quando Grace lo abbracciò. Il Signore Oscuro rimase senza parole da quel gesto. Nessuno lo aveva mai abbracciato prima o, almeno, erano passati anni, se non secoli, dall’ultima volta.
“Sì, sì, sono contento che tu sia felice. Però ora gira al largo, che ho da fare” disse Tremotino scostandosela da sé.
“Be'… allora grazie” disse Grace.
“Non credere che l’abbia fatto perché mi stai simpatica. Solo perché tuo padre lavora per me e… perché sei amica con la mia volpe” disse Tremotino. Grace si guardò per un attimo il nuovo ciondolo che portava al collo. Poi riguardò il Signore Oscuro domandandogli: “Ehm… potrei fargli una domanda?”
“E’ chiaro che tu me l’abbia già fatta” disse ridendo Tremotino. Poi, però, dopo aver visto lo sguardo strano di Grace, aggiunse: “Ma considerando che non mi stressi troppo, chiedimi quello che vuoi.”
“Vorrei sapere perché continua a far morire la natura circostante. Non è… crudele?” chiese Grace stando attenta alle giuste parole da usare.
“Bambina, perché mai credi che stia facendo morire la natura? Non avrei con me un cucciolo di volpe se facessi così. E poi vorrei tanto sapere chi ti ha detto una cosa del genere” disse Tremotino.
“E’ solo una mia curiosità” disse Grace. Tremotino sorrise. In realtà sapeva perfettamente chi glielo aveva detto, ma naturalmente non lo avrebbe mai fatto capire a quella bambina. Quindi le disse: “Be', di' alla tua curiosità che la natura non morirà.” E si andò a sedere a tavola.
“Anche perché non è in possesso di un oggetto legato a essa” disse Grace guardandolo. Sia Tremotino che Excalibur la guardarono. Persino quella donna, sebbene continuasse a pulire, aveva voltato lo sguardo verso di lei.
“Io no, ma tu sì. Si tratta di un dente, quello che porti ora al collo. Ma non di un dente qualsiasi. Con quello, per te non sarà più un problema gironzolare per la foresta alla ricerca di fughi” disse Tremotino.
“Non capisco” disse Grace.
“Capirai a tempo debito. E ora saluta Excalibur, che ritorni a casa” disse Tremotino. Grace si voltò in direzione del cucciolo di volpe e fece appena in tempo a salutarlo che una nube viola l’avvolse, facendola scomparire. Mentre Tremotino si alzava, la donna lo guardò dicendogli: “Siete stato spregevole. Quella bambina è stata così gentile, eppure voi l’avete trattata male.”
“Non giudicare il mio comportamento, piuttosto occupati della cena. Io ho altro da fare” disse Tremotino mentre si abbassava.
“E potrei sapere cosa?” domandò la donna guardandolo.
“Rinchiudere la mia personale guardia del corpo nelle prigioni per un po’” rispose Tremotino rialzandosi e tenendo per la coda… un topo. La donna rimase senza parole. Ma poi titubante disse: “Quella sarebbe la sua guardia del corpo?! Credevo fosse… diversa.”
“Infatti lo è, ma per il momento ho deciso di cambiarle aspetto. Non ha rispettato un mio ordine e, per questo, ho deciso di punirla. Ma tranquilla, mia cara: rimarrà nelle prigioni finché non avrà imparato che non deve mai disobbedirmi. Perché lui è stato un bambino cattivo” disse ridendo Tremotino mentre guardava Dove tramutato in topo. Poi si diresse verso la porta senza aggiungere altro. La donna lo guardò. Poi abbassò lo sguardo quando Excalibur si avvicinò a lei e sputò qualcosa sul tappeto. La donna si abbassò raccogliendo quella cosa. Si trattava di un dente bianco. Ma non ne aveva già sputato prima uno identico? Riguardò il cucciolo di volpe che la stava guardando a sua volta scodinzolando. Poi si rialzò ma appena si voltò, sobbalzò un po’ dalla paura, quando si trovò di fronte Tremotino.
“Non l’ho sentita rientrare. Ha fatto presto” disse la donna.
“Non sono andato a rinchiuderlo nelle prigioni del castello della Regina. E, ora, se permetti, quello sarebbe mio” disse Tremotino mostrando la mano destra aperta. La donna guardò il dente che teneva in mano. Poi però lo mise nel palmo della mano di Tremotino, che subito richiuse come se fosse stato un tesoro da custodire. Mentre se ne andava verso la tavola, disse: “Non ti avevo detto di andare a preparare la cena? Lo sai che non mi piace ripetere le cose.”
“Ci stavo giusto andando” disse la donna e si avviò verso la porta, ma si fermò quando Tremotino, non guardandola, disse: “E mi raccomando: prepara una bella bistecca grossa per Excalibur”. La donna lo guardò e stupita ripete: “Bistecca?!”
Tremotino la guardò dicendole: “Di solito le faccio mangiare gli avanzi del giorno prima, ma visto che oggi è stata molto brava, voglio premiarla con qualcosa di più sostanzioso. Quindi vedi di sbrigarti. Ah, e porta anche due tazze di tè: una calda per me e una fredda per la mia volpe.” La donna ci rimase male, perché aveva pensato che la seconda tazza fosse per lei. Poi lo guardò. Tremotino la guardò a sua volta, dicendo: “Che cosa stai aspettando? Vuoi vedere se cambio aspetto? Cosa che non avverrà, quindi su, su, vai, prima che ti chieda di preparare anche del formaggio per il nostro ospite nella prigione.”
“Come desidera” disse la donna e, dopo aver sbattuto lo straccio sulla tavola, se ne uscì dal salone. Tremotino la guardò. Poi guardò Excalibur, che nel frattempo era andata nella sua cesta dorata accanto all’arcolaio, dicendole: “Tipetta molto tosta. Mi piace.” E rise. Poi però prese il dente bianco accostandolo all’altro. Entrambi brillarono. Tremotino sorrise e disse: “Mia cara Aniu, ora che posseggo un oggetto della foresta, guardati sempre le spalle. Nessuno trae in inganno il Signore Oscuro.”

Storybrooke
 
Gold sorrise nel ripensare a quel momento. A differenza di altri, lui si ricordava benissimo della sua vita precedente nella Foresta Incantata e quanto pareva, non solo lui e Regina ne erano rimasti illesi: anche Excalibur ne faceva parte. Quella volpe, solo un cucciolo nella Foresta Incantata, sembrava che lo stesse aiutando con il suo piano. Excalibur, nel passato, lo aiutava sempre nel ritrovare oggetti magici. Era formidabile il modo in cui lei gli fosse stata amica per tutto questo tempo. La guardò e le disse: “Tu sei stata la mia prima vera amica, e ti ringrazio per tutto quello che hai fatto e stai facendo ora.” Excalibur lo guardò, drizzando le orecchie e scodinzolando.
In quel momento, Paige riprese i sensi. Si guardò intorno cercando di capire dove si potesse trovare. Poi però fermò lo sguardo su Gold e sussurrò una sola parola: “Tremotino.” Gold rimase senza parole. Come faceva quella bambina a conoscere il suo nome?





Note del'autrice: Altro capitolo finito e, fatemelo dire, Bentornato OUAT. La puntata di domenica è stata eccezionale. Quando Rumple è ritornato..... (ok non faccio spoiler per chi non l'avesse mai vista, ma vi dico feelings al massimo per il nostro amato Rumple e devo dire che mi sn affezionata anche a Crudelia. Un pò meno a Ursula). Comunque passiamo alla fanfict. La famosa donna, non era altri che il lupo bianco che, a quanto pare non solo ha una storia con la madre di Cappuccetto Rosso, ma ha avuto anche un passato con Rumple (e chi non ce l'ha avuto?). E a quanto pare Rumple aveva pianificato tutto, così come anche Excalibur. Che peste questa volpe. E veniamo alla fine: sembra che Paige sappia il nome di Gold. Solo un ricordo del passato o si ricorda anche lei della sua vita precedente nella Foresta Incatata? Ah e per la gioia di noi Rumbelle, sto inserendo sempre più accenni di Belle

Ora passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio, come sempre, tutti coloro che mi seguono e hanno messo la storia tra le seguite e le preferite. Ringrazio anche la mia beta reader Lucia (ora Rumbelle anche lei) e le mie grandi recesori veterane Spaponci e vampiretta98. Grazie di cuore ragazze E ovviamente anche grazie a tutti gli altri Oncers.

Passate una bellissima serata e al prossimo episodio. Stay Tuned. The Magic has coming again

  
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