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Autore: ButterflySeven    03/03/2015    2 recensioni
"La vita gli aveva dimostrato in infiniti modi come la sua felicità avesse un prezzo troppo caro da saldare.
Sin dalla nascita aveva dovuto convivere con la consapevolezza che le persone che ami, prima o poi ti abbandoneranno."
Rumple e il suo passato. Rumple e la paura dell'abbandono. Rumple e le sue paure.... Rumple e l'amore per Belle...
E Belle con il suo dolore e la voglia di ricominciare partendo dagli errori del marito.
Racconto introspettivo narrante alcuni eventi della 4x12.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Battaglia da Combattere


No you don't know what you've got
Until it's gone

 
 
La vita gli aveva dimostrato in infiniti modi come la sua felicità avesse un prezzo troppo caro da saldare.
Sin dalla nascita aveva dovuto convivere con la consapevolezza che le persone che ami, prima o poi ti abbandoneranno.
Sua madre era stata la prima ad abbandonarlo. Papà non perdeva occasione nel rinfacciargli ogni notte come la vita di sua moglie fosse stata spezzata per colpa sua.
- Sei stato tu, piccolo stronzetto- soleva dirgli – è colpa tua se abbiamo questa vita da schifo! Tu l’hai uccisa! Lei ti ha messo al mondo ed è morta subito dopo! Sei un demonio, piccolo stronzetto! Ecco cosa sei!-
Quelle volte Rumpelstilskin si nascondeva sotto le sicure lenzuola del letto in paglia, lasciava che le stoffa ruvide lo avvolgessero e gli dessero quel conforto che non aveva mai ricevuto né dalla madre né dal padre. E in quelle fredde notti d’inverno, lasciava che le lacrime fossero libere di vagare senza meta, sperando che esse, un giorno, potessero tramutarsi e raggiungere le stelle del firmamento, libere di potersi incontrare con la sua mamma. Perché Rumple ne era convinto, la mamma lo stava guardando da lassù e vegliava su di lui per proteggerlo dal male.
Ma papà ogni sera tornava a casa sempre più ubriaco e ogni tanto giungeva a picchiarlo, per poi dimenticarsi dell’accaduto il giorno dopo, o forse fingeva di dimenticarsene, per non dar spiegazioni a quel figlio che lo osservava con occhi gonfi, dopo ore ed ore di insonnia e di pianti silenziosi sotto la protezione delle stelle.
Eppure Rumple gli voleva bene. Era suo padre. Come poteva non amarlo?
Quindi, ogni mattina, si svegliava di buon’ora, gli rinfrescava il volto con un panno imbevuto d’acqua e gli preparava la colazione, mettendo insieme quel poco che potevano permettersi, come una piccola pagnotta e dell’acqua con alloro.
Papà a quel punto gli sorrideva, gli scompigliava i capelli e lo ringraziava con un bellissimo sorriso. E Rumple ogni mattina si illudeva che forse le cose sarebbero potute cambiare, che forse la sera sarebbe tornato a casa non più ubriaco, lamentandosi dei debiti accumulati in gioco d’azzardo.
Ogni mattina gli prometteva tacitamente che tutto si sarebbe risolto, per loro…
Ma ogni volta Rumple si sorprendeva di come la realtà lo smentisse giorno dopo giorno.
La verità era che quelle vuote promesse servivano solo a riempire il cumulo di delusioni che teneva rinchiuso in quell’unico cassetto dove aveva invano riposto le proprie speranze.
Così aveva tentato di farlo ragionare seguendolo ogni sera lungo le strette vie di quei posti malfamati, sicuramente non adatti a un bimbo come lui.
Credeva di aver toccato il fondo, ma le illusioni continuarono solo a crescere a dismisura quando lo portò dalle vecchie signore per essere accudito in sua assenza.
Gli aveva promesso che sarebbe tornato, che sarebbe cambiato, ma tra il caldo conforto di quelle signore, iniziò a capire che per certe persone era impossibile cambiare davvero.
Il piccolo Rumple imparò a filare e filare lo aiutava a dimenticare. Più la ruota girava, più Rumple si adeguava a quel nuovo stile di vita, che tutto sommato aveva iniziato ad amare, grazie soprattutto all’amore delle donne, che gli rivolgevano ogni giorno piccoli gesti d’affetto, come il lavargli i vestiti con cura, o fargli trovare un pasto ogni dì, o riscaldare le lenzuola prima che si mettesse a dormire.
Tutto cambiò nuovamente quando suo padre tornò da lui, promettendogli di cambiare vita, in un mondo tutto loro.
Quella volta Rumple pensò: “Allora le persone possono cambiare davvero! C’è speranza per ognuno di noi!”
Mai parole furono più sbagliate. Perché suo padre lo portò in un’isola misteriosa e  poi lo abbandonò, da solo, come quel pupazzo che gli aveva regalato come simbolo del loro amore.
Il suo amore in gioventù, rimase vuoto, come quel pupazzo inerme e privo d’anima…
 
 
Ma Rumple avrebbe voluto rifarsi una vita e quando sposò Milah credè davvero che le cose sarebbero cambiate per lui.
Non avrebbe mai permesso che gli errori del padre potessero ripercuotersi sulla sua nuova famiglia.
Trattò con amore Milah e quello fu un periodo felice, perché si amavano, perché stavano bene, perché non erano ricchi, ma alle loro vite non mancava nulla. E l’arrivo di Bae, fu l’apice della felicità.
Rumple non poteva dimenticare quanto il cuore pulsò emozionato la prima volta che lo prese in braccio. Gli promise che lo avrebbe protetto e che sarebbe stato un buon padre.
Eppure il Rumple di allora non poteva certo immaginare che la vita lo avrebbe portato a dover assistere all’ennesimo abbandono da parte di chi amava.
Era andato in guerra, pronto a combattere, sebbene non accettasse il doversi sacrificare per una causa che non gli apparteneva.
I soldati lo avevano messo in guardia. C’era imprigionata accanto a sè una creatura mostruosa. Non doveva parlargli. Non doveva avvicinarsi. Eppure lo fece. Si avvicinò. Parlò con lei. E rimase sconvolto da ciò che gli rivelò.
A quel punto si ricordò del dolore che aveva provato per la perdita di suo padre e seppe di non voler riservare lo stesso destino al suo dolce Bae.
Agì in fretta, senza ripensamenti.
Preferì menomarsi piuttosto che lasciare sola la sua famiglia.
Milah, però, non era del suo stesso avviso.
Fu forse la prima volta che iniziò a dubitare dell’amore che la donna provava nei suoi riguardi. Gli disse cose terribili, gli disse che sarebbe dovuto morire in guerra come tutti gli altri uomini. E lei sarebbe dovuta rimanere vedova e piangere sul suo cadavere, ma non essere etichettata come la moglie del codardo, divenuto ormai lo zimbello del villaggio.
Rumple la osservava impotente, aggrappandosi a quel bastone con tutte le sue forze, tentando di comprendere se la sua scelta fosse stata un atto d’amore o uno di codardia. Ma quando il suo sguardo si posava su Bae, capiva che aveva fatto la scelta giusta. Avrebbe potuto lasciar vedova sua moglie, ma non avrebbe mai potuto lasciar suo figlio orfano di padre.
Poi, arrivò come un fulmine a ciel sereno, il giorno in cui Milah li abbandonò.
Era stato uno stupido ingenuo. Aveva creduto alle parole di Hook, aveva creduto che sua moglie fosse stata stuprata dagli uomini del pirata. E lui non aveva avuto il coraggio di prendere la spada e combattere… Perché per cosa avrebbe dovuto combattere? Non c’era nulla da salvare, non c’era nessuna consolazione che potè raccontare al piccolo Bae, che pianse per notti intere la perdita della sua mamma.
Rumple aveva fatto una promessa, ma non era stato capace di mantenerla. Si era promesso che avrebbe cambiato vita, che non sarebbe mai più stato abbandonato, ma puntuale era arrivato il pagamento di quel debito che lo rincorreva sin dalla nascita e lui non potè far altro che accettare il peso di quel dolore che andò a sommarsi con i precedenti.
 
 
Diventare il Dark One, lo fece sentire per la prima volta forte.
Si vendicò contro coloro che obbligavano gli uomini ad andare in guerra, ma poi leggeva tra gli occhi di Bae lo stesso disgusto che provava lui ogni volta che vedeva suo padre ubriacarsi e in quelle occasioni tentò in tutti i modi di far comprendere a Bae che ciò che stavano facendo non era un male. Era solo un metodo alternativo di risolvere le cose…
Bae, però, non la pensava allo stesso modo e il loro rapporto divenne sempre più complicato, finchè un giorno il giovane gli porse la possibilità di abbandonare la magia, di abbandonare l’oscurità e ricominciare una nuova vita finalmente liberi da ogni catena oscura.
Lo spettro della paura impedì a Rumple di afferrare quella mano che lo stava pregando con tutto se stesso. La paura di tornare ad essere il codardo del villaggio, gli impedì di saltare nel vuoto e raggiungere Bae.
Fu una questione di pochi secondi, finchè la paura gli liberasse la mente e gli facesse comprendere la gravità della sua scelta.
Lo spettro della paura, gli aveva fatto perdere il suo unico figlio.
 
 
Cosa può un’anima oscura senza più un misero punto di luce?
Il Dark One divenne una figura bizzarra, ironica, spietata.
Non gli importava chi morisse e chi vivesse.
Ciò che contava, era continuare con i suoi contratti magici, vedere la gente essere disposta a tutto per raggiungere il proprio scopo.
In cuor suo sperava davvero di poter riavere una famiglia e fu per questo che chiese a Cora un figlio.
Non l’amava davvero, ma le voleva bene.
Lei, però, preferì percorrere la strada del potere e l’amore rendeva deboli le persone.
Anche lei andò ad aggiungersi alla lista delle persone che lo avevano abbandonato, ma Rumple per la prima volta non se ne stupì e non provò dolore, solo il rimpianto di non aver potuto avere quel figlio che desiderava.
Fu per questo che strinse il patto con Cenerentola. Lui voleva un figlio e lo avrebbe avuto ad ogni costo.
 
 
Ma questa è un’altra storia, perché il nocciolo della questione è che un giorno, nell’attimo più impensabile, una luce si addentrò nel suo cuore, per non abbandonarlo mai più.
Belle era stata la sua speranza, era stata un tiepido raggio di sole primaverile che pian piano divenne un sole cocente di mezzo Agosto.
Rumple se ne innamorò. Ogni suo gesto lo incantava come nessuna donna era mai stata capace di fare.
Vederla ogni dì gli scatenava dentro un miscuglio di emozioni che gli erano del tutto nuove.
Ma non voleva sporcare quella luce. Belle era pura ed eterea. Lui era un mostro. E i mostri sono impossibili da amare.
Fu per questo che la cacciò malamente quando il bacio del vero amore stava per sciogliere la maledizione.
Lui era un mostro e Belle era una graziosa donzella piena d’intelligenza.
Come poteva una come lei amare un mostro come lui?
Eppure, quando la cacciò, gli occhi di Belle, così fermi e decisi, gli rivelarono la verità.
Il problema non era LEI, il problema era LUI!
Ancora una volta la paura e la codardia di affrontare se stesso, gli avevano impedito di vedere la realtà. Ma Rumple, in gran segreto, sperava che un giorno avesse potuto rincontrare Belle.
Certo, sarebbe bastato usare la magia per spiarla di nascosto, ma Rumple preferiva non osservare il suo viso allegro in compagnia di un altro uomo.
Avrebbe vissuto con il ricordo delle sue labbra morbide e vellutate a sfiorare le sue grezze e spigolose. Se si impegnava, poteva ancora sentire l’aroma dei suoi capelli che sapevano di fruttato.
Regina spazzò via ogni ricordo di lei con due semplici parole: “E’ morta”.
 
 
Credere di aver posto fine alla vita di Belle con la sua codardia, lo motivò a impegnarsi a fondo per poter raggiungere Bae.
Ci volle tanto tempo, tanta pazienza, ma Storybrooke gli portò una serie di novità che lo portarono a cambiare davvero.
Riebbe Belle, riebbe Bae e scoprì di avere anche un nipote.
Fu per questo che quando suo padre si ripresentò nella sua vita non ebbe alcun tentennamento.
In passato non si era voluto sacrificare per una causa che non gli apparteneva, ma adesso era giunto il momento, perché la sua vita, sarebbe equivalsa alla salvezza delle persone che amava e ritenne che quel prezzo fosse più che adeguato.
Non si aspettava certo di venir riportato in vita da suo figlio, per poi vederlo morire a causa sua, o di venire rinchiuso in cella da una pazza, che lo comandava come un burattino grazie al pugnale.
Fu a quel punto che Rumple capì di aver sbagliato tutto. Il Dark One si credeva potente, ma aveva anche lui i suoi punti deboli.
Aveva perso suo figlio, aveva perso la fiducia nel bene, aveva perso la voglia di abbandonare l’oscurità a favore della luce.
Cosa gli aveva portato la luce? Nulla. Solo la morte di suo figlio e tanto, troppo dolore.
Si aggrappò con disperazione all’ultima persona che gli era rimasta: Belle.
Giorno dopo giorno, iniziò a vivere con il timore che anche lei avesse potuto abbandonarlo come gli altri.
Ogni suo gesto, fu dettato dalla paura e… E per la prima volta, da una profonda disperazione.
Non voleva e non DOVEVA permettersi di compiere altri passi falsi.
Avrebbe messo al sicuro Belle e sarebbe diventato più forte, così che nessuno potesse mai più farlo soffrire.
Compì una serie di azioni spregevoli, tutto all’insaputa di Belle.
Il suo piano era perfetto e lei non si sarebbe mai accorta di nulla.
Si affezionò sempre più a quel giovane ragazzino che somigliava così tanto al suo Bae, così decise che avrebbe incluso anche lui nei suoi progetti per New York.
Quella volta sarebbe dovuto andare tutto secondo i piani, ma non aveva previsto un dettaglio: Belle.
Belle, la sua bellissima donna, così forte e determinata in ogni cosa che facesse e sempre così pura in ogni suo gesto.
Quanto gli piaceva fare l’amore con lei, lasciarsi cullare dal suo corpo caldo, da ogni curva che trasudava di femminilità e di amore da donare. Amava intrecciare quei corpi così diversi, che nonostante tutto si completavano a vicenda.
Ogni notte si svegliava tremante, rivivendo quella notte come se fosse stata ieri.
Aveva vissuto per secoli interi, ma quel dolore era paragonabile solo alla morte di Bae.
Era stato abbandonato, di nuovo su quella maledetta strada.
Belle gli aveva voltato le spalle, era rimasta ferita dalle sue bugie ed era riuscito in tutto ciò che si era ripromesso di evitarle. L’aveva distrutta.
I suoi occhi erano pieni di lacrime, ma la sua fermezza le impedì di crollare davanti a lui. Non gli lasciò tempo di spiegare, di dirle che il guanto conduceva alla debolezza, ma Belle era sempre stata la sua forza, era sempre stata quell’appiglio che gli impediva di affogare nel mare d’oscurità.
Aveva perso quell’appiglio, aveva perso quella luce, ma non si sarebbe mai, MAI arreso davvero.
Avrebbe trovato l’autore e gli avrebbe fatto scrivere il suo lieto fine.
Sarebbe tornato a Storybrooke a qualunque costo. La cravatta era ancora lì a indicargli il punto esatto. Bastava solo usare un po’ di furbizia e avrebbe rimediato a ogni cosa.
Rumple era stanco di soffrire e di far soffrire le persone che amava.
Immaginava la sua donna, che piangeva ogni notte nel loro letto, ma che ogni mattina si imponeva una certa dignità e tornava a sorridere come se non fosse mai accaduto niente.
Perché la cosa che più amava in Belle, era la sua forza!
E lui non si sarebbe arreso, lui sarebbe tornato da lei. Perché loro due non erano fatti per perdersi, ma per ritrovarsi…
“I will see you again”….
 
 
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Quella sera Belle si sentì più distrutta del solito.
-Sei sicura di non voler venire a mangiare da Granny?- le chiese Hook per l’ennesima volta, mentre fissava il loro “muro del compianto” (così lo aveva definito Hook) dove erano state riposte tutte le informazioni sul cappello e sulla gente scomparsa in seguito alle azioni di Rumple.
- Ti ringrazio, ma devo mandare delle mail e so già farò molto tardi. Ci vediamo domani mattina alle 9, va bene?-
- Ok, ma non star sveglia fino a tardi-
- Promesso…-
Hook le sorrise un’ultima volta prima di uscire dalla biblioteca.
Quel rapporto era un po’ strano, ma Belle aveva deciso di mettere una pietra sopra e dimenticare il passato.
Hook era stata la prima persona che aveva rivisto dopo aver cacciato Rumple.
La trovò nascosta dietro un albero, nel pieno della foresta, troppo distrutta per poter tornare in città a piedi.
Aveva pianto per ore, poi aveva smesso e si era addormentata per qualche ora. Si era svegliata nel cuore della notte, sentendo un gran freddo. Fissò la luna nel cielo e non ebbe il coraggio di distogliere lo sguardo. Era talmente immersa nel suo dolore, che non si accorse nemmeno di essere afferrata da due braccia che saldamente tentavano di rimetterla in piedi.
-Belle! Devi reagire! Ti prego… Belle…. So come ti senti, so che è come se avessi perso tutto. Hai perso l’uomo che ami… Anch’io ho perso tempo fa la donna che amavo… -
Belle si voltò e lo osservò per la prima volta dopo quelle che parvero ore.
- Hook…?- disse soltanto.
- Sì, Belle… Sono io e… E so che sarei l’ultima persona che vorresti vedere, ma non puoi rimanere qui per sempre…-
- Tu hai perso Milah- mormorò – così come l’ha persa anche lui…. Ma tu adesso hai trovato Emma e lui aveva me… Perché non si è fidato di me?-
-Belle, io….-
Ma Belle non potè aggiungere altro, perché il peso del dolore tornò a impedirle di respirare. Si trattenne dall’urlare dalla disperazione, ma le lacrime sgorgarono come fiume e le scavarono il viso come l’acqua che logora il terreno incolto.
Hook la abbracciò e la cullò e Belle non potè che continuare a piangere.
- Perdonami Belle, perdonami… Perdonami per ciò che ho detto…-
Belle non capì cosa stesse dicendo il ragazzo, ma gli fu grata per avergli offerto una spalla su cui piangere.
Da quel momento decisero di ripartire da zero. Hook si scusò per ciò che gli aveva fatto in passato e si scusò anche per averla ritenuta debole quando non si rese conto delle vere intenzioni del Dark One.
Belle non era mai stata quel tipo di persona che porta rancore, così non ci pensò due volte e concesse una seconda opportunità a Hook.
Iniziò così quel periodo di ricerche intense.
Ogni giorno si incontravano in biblioteca e ogni giorno raccoglievano materiale utile per capire qualcosa in più sul cappello.
Belle capì subito che Hook era un tipo poco paziente, ma nei suoi libri aveva letto molto spesso questa particolare indole dei pirati.
- Ehi, rilassati, le ricerche vanno avanti da poche settimane, ci serve solo un po’ di tempo…- gli ricordava ogni volta che il giovane si faceva prevalere dal nervosismo.
Quello era il volto della Belle forte che tutti conoscevano, ma appena Hook abbandonava la biblioteca, Belle si lasciava cadere sulla sedia e permetteva alle lacrime di rigarle il viso, per poi morire tra le pagine del libro su cui stava lavorando.
In quei casi Belle si imponeva di continuare a leggere nonostante la vista fosse appannata, così che prima o poi gli occhi la smettessero di lavarle il viso contro la sua volontà.



Quella sera, dopo che Hook uscì dal negozio, per la prima volta dopo settimane Belle non si lasciò andare al pianto, ma andò a sedersi nella postazione pc e iniziò una lunga ricerca di professori di lingua in tutto il mondo.
 
 
Egregio professore,
 
Le scrivo dalla Biblioteca comunale di Storybrooke.
Desideravamo una sua consulenza per effettuare una traduzione di un nostro testo antico.
E’ importante per noi poter garantire un servizio accurato per i nostri cittadini e il testo riportato in allegato, contiene una leggenda che sarà tema di un dibattito che vedrà coinvolti noti storici della città, nonché il nostro sindaco Regina Mills.
Ci teniamo a poter raccontare approfonditamente ogni dettaglio racchiuso in tale testo.
Le sarei enormemente grata se volesse aiutarci.
 
 
Attendo risposta.
 
Distinti saluti,
Belle French

 
 
Rilesse il messaggio più volte e inviò alle caselle di posta elettronica di alcuni docenti delle varie università.
Per non sbagliare inserì degli annunci su vari siti internet e affittò un inserto sul New York Times e altre testate giornalistiche americane.
- E questa è fatta…- disse tra sé.
Spense il pc, chiuse le luci e tornò a casa.
Consumò un pasto veloce e guardò un episodio di Gotham (una delle ultime serie tv che aveva scoperto le piacesse), si concesse una doccia rilassante e si lasciò avvolgere dalle calde lenzuola.
Ma come ogni giorno, quello era il momento che più odiava. Perché il suo pensiero non poteva che andare a Rumple, a cosa stesse facendo là fuori tutto solo, alla possibile sistemazione che si fosse trovato…
Poi, però, tornava vivido il ricordo di ciò che le aveva fatto, così la rabbia aveva il sopravvento e cadeva in un sonno fatto di incubi, di ricordi che non esistevano più… E puntualmente si svegliava tremante nel cuore della notte, invocando un nome che avrebbe dovuto dimenticare, ma che in realtà non l’aveva mai abbandonata.
Era facile mentire davanti agli altri, ma come si può mentire a se stessi?
La verità era che lo amava ancora e questo rendeva il suo dolore ancora più atroce.
Il peggio, però, era in notti come quella.
Si rigirò tra le lenzuola sentendo un calore diffondersi lungo tutto il corpo.
Le sue mani vagavano lungo tutto il corpo, vogliose di scoprire ogni parte di pelle e saggiarle con labbra bramose del suo sapore.
- Rumple…- sussurrò Belle.
Cercò il suo corpo, ma lui si ritrasse.
Continuava a toccarla, le scese una bretella della sottana e iniziò a torturarle ogni lembo scoperto, salendo poi a baciare voglioso il collo, l’orecchio, le guance, la bocca…
Eppure qualcosa non andava, perché nonostante la passione di Rumple era quella di sempre, le sue labbra erano insapore, così come i suoi occhi erano privi della solita luce che poteva scrutare anche nel pieno dell’oscurità.
-Rumple…- tornò a chiamarlo Belle.
Ma lui si fece da parte, scese dal letto e la abbandonò….
 
 
-RUMPLE!- urlò a quel punto, svegliandosi di soprassalto.
Si guardò intorno e vide i vestiti dove li aveva riposti la sera prima, il letto ancora quasi intatto nella parte di Rumple e davanti a lei la tv ancora accesa.
Era stato un sogno. Solo un sogno…
Belle pianse ancora una volta, perché nonostante la sua volontà fosse quella di dimenticarlo, il suo volto e il suo corpo tornavano a fargli visita ripetutamente. E ogni volta, per Belle era come morire.
 
 
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Rumple aveva da poco trovato sistemazione in un rifugio per senza tetto.
Non era una sistemazione confortevole, ma era pur sempre un posto dove dormire.
Non amava la vita che si conduceva in quel posto, ma era ciò che di meglio aveva trovato.
Fu in un giorno come tanti che finalmente arrivò il momento di tornare a sperare.
Un uomo che gli faceva spesso compagnia nelle ore dei pasti, gli portava sempre un giornale. L’uomo non vedeva più molto bene, ma voleva tenersi informati sui fatti del mondo. Così stipularono un tacito accordo: ogni sera l’uomo portava a Rumple il giornale e lui glielo avrebbe letto.
- Leggi gli annunci, magari è la volta buona che trovo moglie!- gli disse quella volta. Perché sì, era una sua mania leggere anche gli annunci, per trovare anche solo un briciolo di speranza di ottenere un posto che lo accogliesse .
All’ennesimo annuncio, Rumple si bloccò.
- Cosa c’è? Perché non continui a leggere?- gli chiese l’uomo.
Ma Rumple rilesse l’annuncio più e più volte.
Belle cercava aiuto. E lui gliel’avrebbe dato.


 
Abbandonò il rifugio, scovò Ursula, si impose come nuovo coinquilino, si finse un professore universitario e scrisse a Belle French.
 
 
Carissima Belle French,
 
Sono il professor  Rush dell’università di Oxford. Insegno lingue antiche nella mia università e sarei lieto di aiutarla nella sua causa.
Apprezzo le persone che cercano con audacia un aiuto negli altri, per poter godere di un piccolo tassello di conoscenza da aggiungere al grande puzzle che fa parte della storia dell’umanità.
Mi invii pure il suo allegato, prometto di restituirglielo appena possibile.


Distinti saluti,
prof. Rush

 
 
Rilesse più volte prima di premere invio.
Da quel momento, divenne un’anima vagante in quel piccolo appartamento newyorkese. Non si prese cura del suo aspetto: ogni giorno girovagava per casa in pigiama e accappatoio. Rubava una confezione di Ramen dalla dispensa di Ursula e non si curava nemmeno di chiudere il microonde.
Si sedeva in quella piccola scrivania e attendeva una sua risposta.
Smetteva di mangiare, ma non si alzava, continuava a fissare il monitor aspettando impaziente una sua risposta.
Desiderava leggere le sue parole, capire se stesse bene, se le mancasse…. Qualsiasi cosa…
Fu quasi colto da infarto quando nel monitor comparve una piccola finestra.
Gli aveva risposto!
Aprì il file con dita tremanti e lesse quelle poche parole con il cuore in gola.
 
 
Carissimo professore,
 
Le sono grata di aver accolto la nostra causa con tanto entusiasmo!
Invio in allegato il file che ci servirebbe tradurre. E’ un testo molto antico, spero la scansione sia abbastanza chiara. Se avesse problemi può chiamare al seguente numero: 00000674321.
Se potesse inviarci il file in tempi brevi sarebbe perfetto, il sindaco ha anticipato alla prossima settimana la data della convention.
Le sono debitrice a vita e mi piacerebbe sdebitarmi di questo suo grandissimo favore.
 
Distinti saluti,
 
Belle French

 
 
Rumple lesse “Belle French” parecchie volte nella sua mente. Non si era firmata con il suo cognome da sposata e non aveva inserito il titolo di “signora” prima del nome, ma non aveva inserito nemmeno quello di “signorina”. Si considerava ancora sposata? O per lei era ormai una storia passata e sepolta?
La sua felicità traspariva chiaramente dalla mail.
Rilesse tutto immaginando che fosse lei a parlare ad alta voce.
Un sorriso si aprì sul suo volto.
Era fatta.
Sarebbe tornato a Storybrooke.
 
 
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Ricevette la risposta del professore in piena mattinata.
Era stata una manna dal cielo, perché quella mattina, dopo sei settimane, aveva permesso alla tristezza di farsi spazio in presenza d’altri.
Dopo sei settimane, aveva mostrato a Hook quella crepa che ancora era visibile nel castello di vetro che a fatica aveva costruito come protezione della sua anima.
- Hei- l’aveva chiamata lui – anche se è stato un bastardo, lui ti ha amata davvero-
Quelle parole la colpirono nel profondo, specie perché a pronunciarle era stato proprio Hook, da sempre suo acerrimo nemico.
In quel momento Belle gli fu grata, perché aveva tenuto per troppo tempo quella maschera di felicità che si era imposta.
La verità era che era distrutta sin nel profondo.
Ma la mail del professore le aveva dato una nuova speranza.
Avrebbe finalmente risolto i guai commessi da Rumple e finalmente avrebbe potuto mettere da parte il dolore che l’aveva resa una donna distrutta in ogni parte di se.
 
 
Carissima signora French,
 
Le invio in allegato la traduzione. Come vede non ha richiesto molta fatica.
Inoltre la ringrazio per la sua gentile offerta, ma è stato un grande piacere poterle essere utile nella sua causa.
 
A risentirci,
prof Rush

 
 
-Hook! Ci siamo! Il professore mi ha mandato la traduzione!-
- Davvero? Dobbiamo correre da Emma e Regina!-
Non si curarono di spegnere le luci della biblioteca, chiusero a chiave e corsero tra le strade di Storybrooke.
 
 
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Era fatta.
Regina aveva abboccato. Crudelia e Ursula erano entrate a Storybrooke.
La vera domanda era se sarebbero tornate a riprenderlo…
Avrebbe tanto voluto nascondersi nel bagagliaio, ma la Swan era da sempre un’insopportabile ficcanaso e non poteva rischiare di venire scoperto al nascere della sua missione.
Aspettare là fuori era una vera tortura.
Ogni cosa gli ricordava il dolore di venir cacciato da Storybrooke, ma soprattutto vedere Belle così convinta di ciò che diceva.
Quella notte, gli aveva detto che un tempo aveva visto l’uomo dietro la bestia, ma adesso vedeva solo la bestia.
Era vero. Lui era una bestia e Belle non si meritava di essere trattata a quel modo.
Ma di una cosa si era sbagliata: i suoi sentimenti erano e saranno per sempre sinceri.
Lui la ama e così sarà per sempre.
Ma il terrore di essere nuovamente abbandonato là fuori, lo stava consumando lentamente, come fosse il cero di una candela.
Fu quando capì che era inutile sperare ancora, che sentì un piccolo tonfo alle sue spalle.
SI voltò, prese la pergamena tra le mani e le vide.
Crudelia e Ursula erano tornate a riprenderlo.
Camminò zoppicante, facendosi forza su quel bastone mal concio.
Gliel’avrebbe dimostrato. Sì. La sua missione era trovare l’autore, avere il suo lieto fine, ma soprattutto riconquistare Belle.
Passò il confine e si sentì nuovamente rinvigorito.
Era tornato. Era finalmente tornato.
Passo dopo passo, sentiva il cuore scalpitare in petto.
Respirava aria di Storybrooke, ma soprattutto respirava la stessa aria che in quel momento stava respirando Belle.
 

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Belle tornò a casa con il cuore più leggero. Avevano salvato le fate e anche il mostro era ormai sparito per sempre.
Aveva compiuto la sua missione, eppure sentiva ancora quel macigno allo stomaco impedirle di respirare normalmente.
Evitò di cenare, perché sentiva le lacrime offuscarle la vista.
Andò in camera da letto, accese la lampada del comodino e si tolse il cappotto.
Stette seduta a letto per un tempo indefinito prima di trovare il coraggio di alzarsi per togliersi il resto degli indumenti.
Ma appena si alzò, sentì il respiro mancarle all’improvviso e nonostante ci fosse un gran freddo, sentì il bisogno di aprire la finestra e lasciare che l’aria filtrasse tra le tende.
Accese la tv. Oggi era il turno della serie tv Flash.
Si rilassò osservando le avventure del ragazzo super veloce e pian piano riprese a spogliarsi, finchè rimase con la biancheria inferiore. Aprì il cassetto ed estrasse una vestaglia.
La osservò per qualche minuto, quella era la preferita di Rumple.
Fece una smorfia e la ricacciò nel cassetto, per indossarne una blu notte che invece odiava, in quanto era difficile da togliere nei momenti in cui serviva farla sparire velocemente.
Quel piccolo dispetto la fece sentire subito meglio.
Così scostò le coperte e si infilò a letto, godendosi la visione di quella nuova puntata.
Avrebbe ricominciato. Doveva solo aver pazienza.
 
 
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Fu più forte di lui.
Andò ad osservarla di nascosto non appena si liberò di Ursula e Crudelia.
Era in camera da letto, seduta nel letto, intenta a fissare un punto indefinito del pavimento.
Poi si alzò e andò ad aprire la finestra. Si nascose tra gli alberi per non farsi vedere (perché sì, era stato talmente matto da teletrasportarsi sull’albero che si affacciava sulla loro camera da letto).
La vide barcollare ancora un po’ e poi…
Il cuore di Rumple fece un balzo. Il respiro morì in gola.
Si guardò intorno, per accertarsi che la SUA donna non stesse dando spettacolo davanti a tutti, ma quando si rese conto si essere totalmente solo, tornò a guardarla mentre si spogliava con tutta calma, regalando uno spettacolo che non sapeva di star offrendo al suo marito affamato di lei.
Era bella come sempre, forse un po’ più magra, ma era bella e lui la desiderava come non mai…
Le sarebbe piaciuto percorrere quel piccolo tratto e far irruzione nella loro camera da letto, ma sapeva non fosse propriamente una buona idea.
Così si limitò a spiarla come un ladro e sorrise quando la vide cacciare con prepotenza la vestaglia che lui amava tanto, per indossare poi quella che lui più odiava.
Impiegava davvero troppo tempo a togliere quella fastidiosa sottana blu notte.
La luce soffusa rendeva trasparente la stoffa e Rumple ne fu internamente molto felice.
Si godette quella visione angelica ancora un po’, poi la vide addormentarsi e solo quando fu notte fonda si decise a teletrasportarsi accanto a lei.
Nell’aria c’era il suo inconfondibile profumo.
Si avvicinò e la sentì mugugnare nel sonno parole prive di senso.
Non voleva svegliarla, ma non potè impedirsi di farle una piccola carezza e a quello si rasserenò.
Rumple sorrise appena. Era ancora capace di farla star bene, nonostante tutto…
Si voltò e spense la tv e la lampada, poi si avvicinò alla finestra e la chiuse tentando di non far rumore.
Voleva andar via senza toccarla più, ma davvero, le sue labbra distese erano troppo invitanti.
Così socchiuse gli occhi e permise alle labbra di sfiorarsi per pochi secondi, giusto quel che serviva per imprimersi a marchio il suo sapore e la sua delicatezza.
Si scostò rapidamente quando la vide muoversi nel sonno.
Si materializzò velocemente nel suo negozio e solo allora si permise di respirare.
Le mani tremanti andarono a sfiorare le labbra, che pulsavano e scottavano come mai gli era capitato.
L’avrebbe riconquistata, avrebbe combattuto quella battaglia, perché lei era la sua unica luce, ma soprattutto era il dono più bello che la vita potesse mai riservargli.
 
 
It's your battle to be fought
No you don't know what you've got
'Til it's gone
 

 

FINE


.... Eccomi qui XD
Lo so, non vi aspettavate questo immediato ritorno. Che vi devo dire? L'ho scritta in un pomeriggio, perchè avevo questi pensieri che mi frullavano per la testa e avevo bisogno di tentare di mettere qualcosa per iscritto.
Il risultato lo lascio giudicare a voi, dico solo che è stato liberatorio, perchè avevo bisogno di analizzare ancora una volta la psiche di Rumple, ma al tempo stesso notare le sfumature del dolore Rumbelle che abbiamo percepito nella 4x12.
Ovviamente la scintilla l'ha generata Rumple in accappatoio versione prof. di Oxford! Che figo! *ç*
Ho anche voluto dare una mia possibile versione dei fatti al duo Hook/Belle.
E poi... Dai, ci voleva quella scena a casa sua!

Spero abbiate apprezzato!
Il testo delal canzone è "Until It's Gone" dei Linkin Park.

Alla prossima!
  
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