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Autore: Selenite    04/03/2015    6 recensioni
Mahel è un'allegra ragazza di 16 anni, il cui nome le è stato dato dalla madre, una scrittrice di libri per ragazzi, prendendo ispirazione da un personaggio delle sue stesse storie. Nonostante Mahel odi il suo nome, si ritroverà nell'universo delle fiabe di sua madre, per aiutare il co-protagonista Lagharta alla salvezza del mondo. Sembra una storia fantasy come le altre, ma non lo è... Perchè Lagharta non è un eroe come tutti gli altri. E odia Mahel dal più profondo del suo cuore.
Ho messo rating piuttosto alto, in quanto ci sarà la presenza di alcune scene abbastanza crude. Ringrazio in anticipo per la cortesia che chiunque vorrà riservarmi nel leggere ^^
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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*dedicato a Rossana.
Grazie...per le parole, l'affetto, la gentilezza, la dolcezza...grazie per tutto quello che hai scritto e detto e fatto per me. Sei adorabile.
Grazie...solo questo*


CAPITOLO 35

Le Ninfe maledette del Lago del Cielo


-Ripetimi dove stiamo andando- chiese di nuovo Mahel, dopo appena un'ora che erano partiti -Penso di non aver capito bene-
-Al Lago del Cielo, Mahel. Dalle mie maestre- rispose scocciato Lagharta, guardando Mahel che si toccava i nuovi vestiti con un'espressione contrariata dipinta sul volto -Smettila di sgualcire i vestiti. Non diventeranno più larghi di così-
-Mi fa strano- rispose lei, toccandosi di nuovo il dolcevita senza maniche leggero e cangiante -Che stoffa è?-
-Seta stellare- rispose Pixel, prendendo le mani di Mahel con riverenza e posandogliele lungo i fianchi -Non cambierà mai forma e difficilmente si strapperà. Ottimo per una persona...- esitò un attimo, guardando Mahel negli occhi -...come te-
Mahel rise, infilando i pollici nelle tasche dei jeans che, fortunatamente, erano ancora come li ricordava, anche se aggiustati con la magia -Tranquillo Pixel, capisco che cercare una stoffa che io non possa devastare sia stata un'impresa-
-Nessuna impresa- le disse Alvexia voltandosi verso di lei, ammiccando nel suo nuovo vestito rosso -Velleda ha potuto crearla con seta classica e un pizzico di magia-
Mahel guardò verso Velleda, che le restituì un sorriso bonario. Irihe le fu subito accanto, strusciando il musetto sulle guance arrossate -Grazie Velleda...e grazie anche a te, Pixel- riprese Mahel, sorridendo riconoscente -I castoni e le pietre sono frutto della tua alchimia, vero?-
Pixel annuì silenzioso, mentre un sorriso imbarazzato si sviluppava sul suo volto di coniglio umanizzato. Velleda sorrise a sua volta, ricordandosi che mai nella vita era stato mai ringraziato o apprezzato.

-Le Ninfe sono sempre state le tue maestre, Lagharta?- chiese qualche ora più tardi Alvexia, mentre mangiavano qualcosa lungo la via -Non ci hai detto poi molto-
Il volto di Lagharta si contorse in una smorfia, mentre un brivido freddo gli percorreva la schiena.
Dopo tutti quegli anni, ancora non sopportava il ricordo delle sue maestre durante i primi mesi di allenamento. Ne aveva paura.

-Quando Laherte cambiò, avevo solo 10 anni. Successe d'improvviso, una notte, senza che nessuno potesse spiegarsi il perché- raccontò Lagharta quella notte, prima di dormire, abbassando lo sguardo nel ricordo di un affetto che mai più sarebbe tornato -Se ne andò dalla casa della Sibilla, dove eravamo cresciuti, mostrò agli abitanti le nostre due forme e proclamò che io sarei stato la causa della distruzione del mondo. Una volta sparito non sentimmo più parlare di lui, se non quando Exitio fu liberata- guardò verso la fatina, che gli si avvicinò e gli sorrise -Quando andammo a controllare, io e la Sibilla, le tre armi non c'erano più. Non solo Exitio, che era stata strappata dal suo incavo nella roccia con la forza, ma neanche Vie o Saluss, che sembravano sparite nel nulla...-
Un sospiro, profondo, e poi un sorriso.
-Rimasi in quel luogo per tre giorni. Senza dormire, senza mangiare, senza muovermi. Ero in preda ad un'apatia e una rabbia incontrollabile. Riuscii a stento a mantenere il mio aspetto umano...e quando mi decisi ad andarmene, conscio che nulla sarebbe cambiato...ecco che una luce potentissima e luminosa illuminò ogni cosa. E Saluss era lì, ad aspettarmi. Fuori della sua essenza, mi corse intorno e mi abbracciò forte, piangendo come una fontana- rise lui ricordando il momento, mentre Saluss arrossiva vistosamente -Le mancava Exitio. Si era svegliata e non l'aveva trovata. E aveva capito che, purtroppo, la Leggenda che aveva sentito durante il suo sonno fino alla nausea si era avverata-
Saluss si avvicinò ai capelli di Lagharta e li afferrò, quasi nascondendosi -Sapevo che sarebbe arrivato quel giorno. Il giorno in cui la pazzia di Exitio a seguito della guerra sarebe diventata troppo, per lei. Aveva scelto Laherte perché lui vuole distruggere il mondo...ed io scelsi Lagharta, perché sapevo che avrebbe fatto di tutto per salvarlo-
-Io volevo davvero, davvero- rise Lagharta, carezzando i capelli di Saluss -Uccidere Laherte. Mostrare la mia forma al villaggio, farmi odiare da tutti palesando che eravamo noi i due della Leggenda...pensai che non sarebbe stato un male uccidere lui e morire a mia volta. Poi la Sibilla mi spedì dalle Ninfe del Lago del Cielo- una risata, mentre Saluss assumeva un'espressione disgustata.
-Quelle sgualdrine...- sibilò acida, mentre Lagharta ancora rideva.
-Suvvia, Saluss. Sono passati anni...-
-Sono pur sempre sgualdrine- sputò lei acida, guardando verso il gruppo stupito e senza parole -Hanno provato a cucinarmi, a strapparmi le ali ed affogarmi nel Lago. E hanno giustificato il tutto dicendo che io rappresentavo, per Lagharta, un...un...-
-...un ostacolo- concluse Lagharta al posto della fatina, che scoppiò per la rabbia nella sua luce rosata, per poi tornare nella sua essenza per sbollire un po' -Hanno sempre avuto un senso dell'umorismo particolare. E sono anche molto sadiche, questo è vero-
-Sono sgualdrine!- urlò Saluss dalla sua essenza, senza però uscirvi -Le odio-
-E loro odiano te Saluss, ma non solo te. Loro sono...fredde. Molto passionali, ma in un senso possessivo, più che affettivo. Sono gelose di ciò che reputano di loro proprietà- si indicò, sospirando -Avendomi allenato per quasi dieci anni, ormai pensano che io gli appartenga. E hanno detto che se mai la Profezia dovesse avverarsi, saranno loro a uccidere la mia sposa-
Mahel provò un certo disgusto sentendo quell'ultima affermazione -Perché pensano che tu non farai niente per fermarle?-
Lagharta la guardò di rimando, con un'espressione tale che Mahel capì immediatamente il perché di quello sguardo: lui, ancora adesso, era convinto che mai si sarebbe presentata la sua sposa.

-Come sono le Ninfe?- chiese il giorno successivo Mahel, mentre percorrevano un lungo sentiero roccioso che si innalzava lungo un dirupo a strapiombo. Pixel le era al fianco, nel caso fosse scivolata -Oltre che crudeli sono anche mostruose?-
-In realtà no- rispose Lagharta aiutandola in un dislivello, prendendola in braccio e assicurandosi che mettesse i piedi bene in terra -Sono bellissime. Simili nei tratti del viso, ma fisicamente molto diverse. Caratterialmente, invece, molto simili...anche se ognuna gestisce la sua crudeltà con varie sfaccettature-
-Crudeli e bellissime. Insomma, come me?- chiese Alvexia ridendo, mentre Lagharta la ammoniva con lo sguardo -Se la cosa ti può far piacere, tu sei più buona di loro- rispose Lagharta, enfatizzando la parola “buona” -Non credo che loro possano cambiare, neanche conoscendo Mahel. Accettano e “amano” solo il loro piccolo mondo, fatto di egoismi e ripicche. Sono come bambine che mai cresceranno, intrappolate in un eterna infantilità-
-Insomma, delle stupide irrecuperabili- disse Alvexia ridacchiando.
-Si- rispose Lagharta, sorridendo sarcastico -Un po' come te-

Le Ninfe. Mentori di Lagharta, e forse causa del suo carattere.
Mahel non sentiva le sarebbero piaciute, anche se le doleva ammetterlo.
Guardando Lagharta che parlava con Alvexia e Velleda, stringendo i nuovi spallacci lungo il cammino, si guardò i vestiti nuovi e pensò.
Erano già passati altri sette giorni. Una settimana...da quando il vero viaggio era iniziato.
Pixel aveva creato due catalizzatori dell'essenza di Vie e li aveva incastonati a due stivali di pelle robusta e leggera, fatti a mano da un calzolaio del villaggio. I vestiti, fatti da stoffa trattata magicamente, erano stati cuciti dalla Sibilla in persona. I jeans, fatti rigenerare dalla magia, avevano dentro di sé incantesimi protettivi, grazie a Velleda e Pixel.
Mahel non si vedeva più come prima.
La piccola sedicenne imbarazzata e bruttina adesso non aveva più lo stesso aspetto...e lo stesso animo. I suoi occhi si erano schiariti, e avevano piccole luci argentati dentro di loro. I capelli erano diventati più lunghi, più domabili e morbidi, avrebbe detto. Il suo corpo sempre nascosto da abiti larghi e comodi, adesso era coperto da stoffe magiche e pietre preziose. E il suo cuore, ormai, aveva conosciuto l'amore.
Era arrossita davanti al regalo di Alvexia, convinta che non lo avrebbe mai usato...e stupita, che anche lei sperasse in quella conclusione.
Strinse tra le sue mani la piccola pepita di platino, mentre nella sua testa rimbombavano le parole della Lilith, dolci e rassicuranti.
Un regalo anticipato...per il giorno del tuo matrimonio”.

Lagharta iniziava a pensare che non fosse una grandissima idea.
Mahel e le Ninfe...l'avrebbero scuoiata viva. Non prima di averla torturata a morte. Insieme a Saluss. E si sorprese a ridere, di gusto, al pensare che Mahel si sarebbe battuta con tutte le sue forze.
Lei era...speciale, per lui. Non come lei avrebbe voluto, ma abbastanza per sperare non le accadesse niente di male. Sperò che non si arrivasse al punto di dover intervenire personalmente.
E poi si ricordò del loro gruppo di avventurieri, del carattere della Lilith e del potere di Velleda. Sbuffò, sapendo che non sarebbe stato comunque facile.
Ma doveva portarla là, doveva chiedere aiuto alle Ninfe.
Doveva fare in modo che lo aiutassero a allenare Mahel.

Mahel si sorprese ad aver paura.
Guardava spesso Lagharta. E ripensava spesso a ciò che aveva raccontato loro riguardo le sue maestre.
Non sapeva ancora esattamente come lo avessero allenato, ma lo sguardo disgustato del guerriero la esortava dal chiedergli alcunché.
E se loro avessero scrutato il suo amore nascosto...e le avessero voluto fare del male? Non aveva paura del suo sentimento, quanto della reazione del guerriero.
Sperava, in cuor suo, che Lagharta l'avrebbe protetta.

L'ottavo giorno di cammino, erano finalmente arrivati ai piedi del monte che custodiva, sulla sua sommità, il Lago del Cielo.
Percorsero il sentiero che costeggiava il monte in rigoroso silenzio, e Mahel sembrava pensierosa e distante.
Nessuno riusciva a farla parlare.
Quando si trovarono di fronte al Lago, che si stagliava al cielo in tutta la sua magnificenza, non c'era niente ad aspettarli.
Lagharta si avvicinò alle sponde, carezzando silenzioso le acque silenziose e calme -Maestre...sono tornato-

Il silenzio era immenso. La pace era assoluta.
Il Lago era enorme, sconfinato. La montagna era davvero così enorme da poterlo contenere tutto? Sembrava una magia.
Alberi altissimi circondavano il Lago, facendovi affondare le radici all'interno. Ricurvi e nodosi, sembravano volerlo proteggere, richiudendosi sopra le sue acque.
Le fronde toccavano l'acqua, gentilmente, quasi a volerne baciare la superficie.
Poi una crepatura, nelle acque, come un soffio di vento.
Una piccola onda si propagandò per le acque, sempre più grande, sempre più grande, arrivando alle rive. Delicata e silenziosa, come se fosse stata una goccia a far scaturire il tutto.
Ma erano state loro, dalle profondità del Lago, ad annunciare la loro presenza.

Mahel vide un movimento da lontano, ma non capì subito cosa fosse.
Erano tre piccole teste...capelli, ecco. Di un colore indefinito da lontano, che sembrava tutt'uno con le acque...blu? No, anzi, verde. Un verde-azzurrino, delicato e luminoso, che nel mentre si avvicinava ai loro occhi si marcava sempre di più.
Pelli scure...occhi scuri. Mahel si stupì di quanto inusuali fossero quegli essere acquatici.
Uno scatto dalle acque, e qualcosa di piccolo e minuto era già tra le braccia di Lagharta.
-Sei tornato, piccolo Lag!-
Lagharta la allontanò subito, guardandola severo...poi sorrise -Sono tornato, maestra Vahael-
Il piccolo essere acquatico si voltò subito verso il gruppetto accanto a Lagharta e i suoi profondi occhi neri incrociarono quelli di Mahel. E la sua espressione diventò cattiva.

Subito al suo fianco, le altre due giovani Ninfe si stagliarono in tutta la loro bellezza. La più piccola, Vahael l'aveva chiamata Lagharta, era la più formosa e dall'espressione più accigliata. Più bassa di Mahel, aveva lunghi capelli verde acqua, già asciutti nonostante fosse uscita dalle acqua solo da pochi secondi, che le arrivavano fino al sedere. Leggermente mossi sulle punte, le davano un'aria selvaggia e indomabile, come probabilmente era.
Subito accanto vi era una ragazza molto più alta, dai capelli cortissimi, un sorriso enigmatico dipinto sul volto e dal viso simile a Vahael. Teneva le mani in vista, come a voler specificare che non vi era pericolo, ma gli occhi erano accesi, da un sentimento che Mahel non riusciva a spiegarsi.
Poi vi era la terza, poco più bassa della seconda, il viso inespressivo, anche lei dai lineamenti simili alle altre due. I suoi capelli erano acconciati in una treccia che le scendeva lungo il fianco sinistro, chiusa da un laccio fatto di steli di fiori.
-Loro- disse Lagharta, indicando le tre giovani -Sono Kahael, Nahael e Vahael. Le tre Ninfe del Lago del Cielo. Le mie maestre. A loro devo tutto-
-La Leggenda parlava di questo incontro- disse la più alta con voce profonda, avvicinandosi al gruppo -Io sono Nahael, la maggiore tra le mie sorelle, vi do il benvenuto nella nostra casa- di nuovo quel sorriso strano, che Mahel non riusciva a capire -Questa è mia sorella Kahael, la mediana- indicò la ragazza con la treccia, che non si scompose né disse una parola, ma si limitò a guardare davanti a sé -E la più piccola è Vahael-
-La più piccola- esordì Vahael, la voce acuta ma melodiosa -Ma la più carina-
-Si, maestra Vahael- disse Lagharta, ridacchiando -Come sempre-
Vahael guardò verso Lagharta e sorrise quasi imbarazzata, prendendogli il braccio e avvicinandolo a sé -Il mio Lag è tornato, che bello! Posso passare la notte con lui, sorella Nahael, posso?-
-A tempo debito, sorella- la ammonì la più grande, allargando la mano davanti al gruppo -Abbiamo ospiti. Ci presenti, Lagharta?-
-Ma certo- rispose Lagharta, avvicinandosi al gruppo.

-Vedo che non siete cambiate- sibilò acida Saluss guardando verso Vahael, che le rendeva uno sguardo malizioso -Oh, guarda chi c'è. La zanzaretta fastidiosa.
Saluss arrossì per la rabbia, trattenendo dentro di sé gli improperi più volgari -Quanto ti odio-
-Provo la stessa cosa per te-

-Questa è Alvexia. È una Lilith, ed è specializzata nel combattimento ravvicinato con armi velenose. Il vostro aiuto potrebbe essere prezioso per aiutarla a preparare nuovi antidoti- Alvexia fece una specie di inchino e Kahael le si avvicinò, riverente -Noi Ninfe utilizziamo e creiamo tantissimi veleni sconosciuti che potrebbero esserti d'aiuto. Sono a tua disposizione-
-Grazie mille- rispose stupita Alvexia, guardando verso un Lagharta sorpreso quasi quanto lei.
-Questa è Velleda. È la Semidea elementale dell'Acqua e sposa di Pixel- indicò l'uomo coniglio con riverenza -Signore del Tempio di Roccia-
-Benvenuti- disse Nahael, il solito sorriso enigmatico -Spero che il tempo che passerete qua vi sia d'aiuto per ciò che dovete compiere. Velleda, è un onore conoscerla di persona- e anche lei eseguì un rispettoso, e strano, inchino.
-Il piacere è mio, e prego...non c'è bisogno di questa riverenza. Non sono io quella a cui dovreste riservarla...- disse Velleda, guardando prima verso Pixel e poi verso Lagharta, che le rese uno sguardo tirato.
-Oh, dice?- chiese Nahael, guardando severa verso Lagharta -Cosa vuol dire?-
Lagharta si liberò dalla presa di Vahael, che sbuffò contrariata, e si avvicinò a Mahel.
-Maestre...questa ragazza è...- deglutì, tentando di non far crollare la sua maschera di sicurezza -...questa ragazza è Mahel. La prescelta di Vie-

Fu un attimo.
Un sibilo spaventoso fuoriuscì dalle loro bocche, i loro volti bellissimi deformati in qualcosa di mostruoso.
Vahael le fu subito al collo, le unghie adesso lunghe e affilate che colavano veleno nauseante vicinissime alla pelle -Tu...come hai fatto ad arrivare qua?-
-Lagharta!- sussurrò lei, prima che Kahael le tirasse i capelli all'indietro, le mani senza artigli strette però attorno al collo -Lagharta...!-
-Maestre, ferme!- cercò di fermarle il guerriero, sentendosi allontanare però da Nahael, che cercava di parlare sempre con la sua voce calma e profonda -Non ti preoccupare Lagharta, non la faremo soffrire...sarà veloce e indolore, e sai che questo per noi è un grande sforzo- lo ammonì poi, quasi rassegnata di quell'umanità che il loro discepolo sembrava aver assunto negli anni -Anche se non capisco come tu possa sopportare la sua presenza-
-Non è un pericolo, maestra Nahael- cercò di spiegare lui, ma sembrava non avere effetto.
E poi, finalmente, li vide.
Velleda e Pixel bloccarono le braccia di Kahael, che lasciò andare i capelli di Mahel e si allontanò, spaventata da quella spaventosa vibrazione di magia.
Alvexia fu subito al collo di Vahael con un pugnale, che puzzava anch'esso di veleno, mentre un'altra mano già in preda alla trasformazione le aveva afferrato i capelli, per tenerla ben ferma -Ti avverto, un solo movimento sbagliato, una sola parola di troppo e ti affetto così sottile che ti ci vorranno anni prima di rigenerarti del tutto-
-Provaci, piccola stupida, e potresti non svegliarti più dal mio veleno- rispose Vahael senza però muoversi, conscia che le parole della Lilith fossero vere.
-Vediamo-
-Basta!- urlò Mahel, a terra, che respirava affannosamente per lo spavento -Alvexia, allontana quel pugnale. Non mi faranno del male...- guardò verso la maggiore, sicura che se avesse detto di no le altre due si sarebbero fermate -...vero?-
Nahael la guardò. Guardò Lagharta, che le rendeva uno sguardo serio. Guardò la Lilith, che aveva tutte le intenzioni di uccidere sua sorella minore e poi guardò Velleda e Pixel, così pieni di aura magica da poter distruggere in un secondo il corpo fisico di sua sorella Kahael -Non ti vogliamo qui. Vattene via e avrai salva la vita...tornatene a casa-

Andare a casa.
Casa.
Aprì la bocca per rispondere, prima di capire che lei una risposta non poteva darla. O, almeno, non quella che le tre ninfe si aspettavano.
Socchiuse gli occhi, senza distogliere lo sguardo da Nahael, sospirando poi profondamente. E sorrise.
-Non posso tornare a casa. Non potrò mai più tornarci. Devo finire ciò che devo...e poi tornare al Tempio di Vie, dove mi aspetta il nulla eterno- si fermò, guardando gli occhi di Nahael illuminarsi per un attimo -Non sono la sposa di Lagharta. Non lo diventerò mai-

Alvexia le stava vicino un fianco, tenendo d'occhio Vahael, che sembrava volesse incenerirla. Pixel e Velleda le stavano al fianco opposto, per essere sicuri che neanche Kahael potesse farle del male.
Lagharta le stava invece lontano, nella speranza che le sue tre maestre non si irritassero ancora di più.
-Perché è qua- esordì dopo un lungo silenzio Vahael, che si era di nuovo appropriata del braccio di Lagharta, mentre Saluss la fulminava con lo sguardo per ciò che aveva provato a fare poco prima -Eh, Lag...?-
-È la Mahel della Leggenda. Mi aiuterà a riportare la pace su Gaia- rispose automatico Lagharta, guardando la sua maestra negli occhi.
-No Lag- riprese lei, guardandolo negli occhi -Perché lei è qua. Con te-
Lagharta si grattò la barba rasa, sorridendo -Con chi altro dovrebbe essere?-
-Con i vermi- rispose lei acida, guardando verso Mahel con disprezzo -Sotto terra-
-Brutta...!- disse Saluss, per poi essere bloccata dalla mano di Lagharta -Saluss, torna nell'essenza. Adesso-
Saluss guardò furiosa Lagharta, ma gli occhi del guerriero non si decidevano a lasciare quelli della sua maestra.
Lei odiava quelle Ninfe. Da sempre.
-Sei uno stupido- disse lei, prima di sparire di nuovo nella spada.
-Si è affezionata a quella lì- disse Vahael indicando con un cenno della testa Mahel, che abbassò lo sguardo infastidita -Eppure anche la zanzaretta dovrebbe odiare quella che, secondo la Profezia, è la tua sposa...-
-Mahel non è la mia sposa, maestra Vahael- ribadì Lagharta, carezzando la guancia della sua maestra -Non avrò mai una sposa. Non mi legherò mai a nessuna donna-
-Bravo il mio Lag- disse lei, avvicinando il suo viso a quello del guerriero -Tu sei solo nostro...per l'eternità!-

Fu uno spettacolo disgustoso. Ingiusto. Crudele.
Lagharta chiuse gli occhi, come rassegnato, per poi lasciare che le labbra della sua maestra toccassero le sue.
Mahel sentì il cuore andare in pezzi. Era un semplice bacio sulle labbra, ma ai suoi occhi equivaleva a mille pugnalate al cuore, una più a fondo della precedente. Un dolore insopportabile, che la portò al voltare lo sguardo, in preda ai conati.
-Perché volti lo sguardo, bambina...?- la schernì Nahael, con quella voce profonda e suadente che adesso cozzava incredibilmente con la sua espressione -Ti disturba ciò che vedi...?- ridacchiò, avvicinandosi a Lagharta e baciandolo a sua volta, carezzandogli poi i capelli -Lui è nostro. Possiamo fare con lui tutto ciò che vogliamo-
-Vero, sorella- si unì Kahael, che baciò a sua volta Lagharta e poi voltò lo sguardo verso Mahel, che tratteneva a stento un'espressione di dolore -Lagharta è stato cresciuto e allenato da noi. Lo abbiamo visto crescere e lo abbiamo scelto. Nessuna donna lo avrà mai...se noi non possiamo averlo-
Mahel guardò verso Lagharta, che aveva riaperto gli occhi e la guardava.
Colpevole.
-Ah...se solo potessi baciarti come vorrei!- scherzò Vahael, baciandolo di nuovo sulle labbra e poi stringendolo forte a sé -Ma non posso, o ti ucciderei...-
-Lo...uccideresti...?- chiese Alvexia furiosa, mentre guardava Lagharta -Che vuol dire?-
-Il nostro corpo è puro veleno. È la nostra unica arma, ma è la più potente del mondo. La nostra lingua ne contiene in dosi così elevate che rischiamo di poterlo uccidere anche solo sfiorando la sua pelle, figuriamoci baciandolo come si dovrebbe- spiegò Nahael, come se il loro esimersi dal baciarlo come un compagno fosse prova di una sorta di perverso affetto verso di lui.
-Quindi non è proprio del tutto vostro, il bel guerriero...- le sfidò Alvexia, sentendo però lo sguardo di Lagharta farsi cattivo -Che c'è?-
-Io non sono di nessuno. Non possiedo una compagna, o una sposa, possiedo solo la mia spada. Ed è tutto ciò di cui ho bisogno...- aggiunse il guerriero, guardando verso le sue maestre quasi con aria di preghiera -...e adesso ho bisogno che voi alleniate Mahel. E aiutiate i miei compagni per la sfida che ci aspetta...per favore...-
Vahael annuì subito, contenta di vedere quell'espressione inusuale sul volto di Lagharta. Kahael guardò la maggiore e questa esitò, prima di rispondere. Poi vide l'espressione di Mahel, sorrise e annuì a sua volta -Possiamo aiutarti...ma credi che lei possa resistere, vedendo come già perde le forze alla vista di un innocuo bacio...?-
Lagharta si voltò verso Mahel e si sentì stringere il cuore.
Era pallida, si teneva in piedi a stento. Aveva la mano davanti alla bocca, come se stesse per esplodere, e cercava di allontanarsi invano da Alvexia, che la teneva stretta al suo fianco -Mahel...?- chiese però il guerriero in preda ad una sincera preoccupazione, avvicinandosi a lei lentamente -Mahel...tutto bene...?-
Mahel alzò gli occhi. Vitrei e stanchi.
Sentì gli ultimi pezzi del suo cuore rompersi e riuscì finalmente a staccarsi da Alvexia e allontanarsi, abbastanza per accasciarsi a terra e rimettere, tenendosi lo stomaco con forza.

Nessuno ebbe la forza di muoversi, alla vista di quel dolore così pungente.
Nessuno...tranne Lagharta.

-Mahel, qualcosa non va...?- chiese con voce quasi rotta, ormai conscio che quella era stata tutto fuorchè una buona idea -Ce la fai a rialzarti...?-
-Vattene via...- cercava di allontanarlo Mahel, sentendo i conati risalire di nuovo in gola -Stammi lontano, forse mi sentirò meglio...-
Lagharta non riusciva a starla a sentire.
Si odiava.
Sapeva che non avrebbe dovuto intromettersi in una possibile discussione, per non contrariare le sue maestre più di quello che già erano al solo sentire il suo nome. Sapeva che Mahel avrebbe dovuto affrontare anche quella prova. Ma non riusciva a capacitarsi che alla vista di un un solo bacio potesse reagire in quel modo così violento.
Si accucciò accanto a lei, carezzandole la schiena. Anche se le sue mani avevano poco del potere di Saluss, se lei non era presente, fu abbastanza da alleviarle il dolore ancora un po' -Mi dispiace...- sussurrò lui a bassa voce, in modo che le Ninfe non potessero sentirlo -Mi dispiace tanto...-
-Non mi interessa se mi odi, per il mio sentimento. Non mi interessa se non lo accetti, o se non lo fanno loro, non mi interessa niente. Ma abbi rispetto...solo rispetto, per i sentimenti che provo. Qualsiasi essi siano...-
-Mahel...era solo un bacio...- disse lui come a giustificarsi, vedendo gli occhi della ragazza farsi lucidi -Non era altro che un bacio...-
-Vale tanto poco per te, un bacio...? Nonostante ciò che provo io, che mai potrò dartelo...?- urlò di rimandò -Se la pensi così, sei proprio come loro!-
Le Ninfe sentirono quella frase e capirono. Capirono tutto.
E sorrisero maligne, mentre tra di loro nasceva una complicità pericolosa e spaventosa, di cui gli altri si accorsero immediatamente.
-Siamo nei guai...- sussurrò Alvexia, guardando verso Pixel e Velleda con preoccupazione -Cosa facciamo...?-
-Aspettiamo- disse Pixel, socchiudendo gli occhi -Interverremo quando sarà opportuno-
-Non vorrei essere nei panni di Saluss, che è costretta al silenzio e alla prigionia nella sua essenza...- sussurrò comprensiva Velleda, guardando Lagharta e la spada, che brillava di una luce debole e indifesa -Spero solo che Lagharta faccia la cosa giusta...-

-Sentito sorelle...?- chiese Vahael, leccandosi le labbra -Lei lo ama!-
-Ho sentito, sorella- annuì inespressiva Kahael, guardando verso la maggiore con aria rispettosa -La uccidiamo?-
Nahael guardò Lagharta, che sembrava affezionato a Mahel. Troppo affezionato. Poteva evolversi, quel sentimento di affetto, poteva diventare amore. Poteva fare di lei la sua sposa...e non potevano permetterlo. Lagharta era di loro proprietà.
-Al tempo, sorelle, al tempo...per adesso giochiamo con lei. Facciamole una proposta gentile. E se non cede...- ghignò, mentre le sue sorelle ridacchiavano con lei -...sarà un piacere porre fine alla sua vita. Nei modi che reputeremo più opportuni-



***



Io le odio queste tre s*****e. Ed ho detto tutto.
Ho cercato di scrivere in tempo record...poi sono stata presa da altre cose...eeeeee però ci ho messo solo due mesi. SOLO. Mi dispiace.
Ho una tabella di marcia, però, adesso. Cercherò di scrivere due capitoli alla volta, durante il mio giorno libero settimanale da lavoro, così potrò tranquillamente postare almeno una volta ogni due settimane almeno. Il prossimo capitolo è già in scrittura <3 spero di riuscire a postarlo almeno domenica. Lavora Cristina (si, è il mio vero nome!) lavora!!!
Mi fa piacere che qualcuno continui a leggere questa piccola storia, e la ami, tanto quanto la amo io. So già la persona a cui dedicare il prossimo capitolo.......chi sarà mai? <3
Grazie a chiunque abbia messo la storia fra le preferite, le seguite o quelle da ricordare. A chi legge senza commentare, e a chi commenta. A chi aspetta un aggiornamento, o chi si è arreso. A tutte le splendide persone che hanno recensito e seguito questa storia in passato...grazie a tutti.
Vi amo e vi rispetto tutti, dal più profondo del mio cuore. Vi abbraccio con tutta me stessa.
Con amore e devozione
Selenite
  
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