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Autore: Mel_mel98    04/03/2015    1 recensioni
Prima che sia troppo tardi, lasciami raccontare tutto quello che ancora non è stato detto.
Prima che tu te ne vada, lasciami sfogare ancora un po', resta qui con me.
Prima che tutto finisca, che tutto venga dimenticato, fermati a riflettere.
Prima che la Morte venga a prenderci, concedimi di vivere tutta la vita ancora una volta.
~ ~ ~
Per chi, come me, in quelle poche righe dedicate alla morte di Finnick non ha trovato le risposte che cercava.
Per chi pretende un addio come si deve, dalla persona a lui più cara.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La prima festa


È la sera della festa di Prima Estate, quella di una decina di anni prima.
Finnick vede le luci, gli addobbi di conchiglie alle porte delle casette del distretto, sente il profumo del pesce cotto alla perfezione, il dolce suono della musica soffusa.
Ma manca qualcosa, o forse qualcuno.
Si guarda intorno, cercando di capire. E poi si accorge della sua assenza.
Annie non c'è.
Non c'è in piazza a ballare, non c'è seduta in disparte con il vestito buono di un bianco immacolato. Finnick si allontana, comincia a camminare, prima lentamente, poi sempre più veloce.
Dovevano andarci insieme, ma nel posto fissato per il ritrovo della ragazza non c'è traccia.
Dove sei Annie?”
Allora comincia correre, verso l'unico posto che rimane.
Corre contro la folla di gente che si dirige allegra verso il centro del distretto.
Corre ignorando tutti che quelli che lo chiamano, che lo fermano, che lo toccano.
Perché se lei non c'è, qualcosa deve essere successo.


Quando lo vidi arrivare verso di me quella sera, avrei preferito sprofondare.
Mi dispiaceva così tanto di avergli dato buca.
Mi vergognavo come una ladra.
Sapevo di aver appena buttato al vento la mia occasione di passare la serata con Finnick Odair, occasione che molte ragazze cercavano di ottenere da mesi.
Ma proprio quella sera non ero dell'umore giusto per ballare e divertirmi.
“Ehi Annie...”- mi disse quando fu abbastanza vicino.
“Scusami, ti prego.”- ho risposto immediatamente, nascondendo la faccia tra le ginocchia.
Lui si è seduto accanto a me e mi ha sussurrato con tono dolce: “Tutto a posto?”- ed è stato come se la mia mente improvvisamente smettesse di pensare.
Quelle tre parole e... bam! Tutto vuoto.
Come faceva a sapere, lui? Come faceva a sapere che non era tutto a posto?
Perché questa è una di quelle domande che fai solo quando pensi che qualcosa non vada. Quindi lui sapeva, o perlomeno sospettava. Perché?
Avrebbe potuto semplicemente pensare che fossi una sciocca bambina presuntuosa, che non fossi andata con lui per ripicca per dispetto. Avrebbe potuto fregarsene di me, sarebbe riuscito a trovare un'altra compagna in un battito di ciglia se solo avesse voluto.
Ed invece era lì, da me.

Non gli risposi, mi limitai ad alzare la faccia, e a guardarlo negli occhi, con i capelli che mi ricadevano in malo modo su una parte del volto.
“Non è tutto a posto, vero?”- mi ha detto dopo un po', preoccupato- “Puoi dirlo a me se qualcosa non va.”
Ho scosso la testa, anche volendo, non avrei saputo da che parte cominciare a raccontare.
“Non importa, non... non è niente.”- ho mormorato- “Scusami tanto Finnick, non volevo farti preoccupare.”
“Non ti fidi di me?”- ha chiesto allora.
“No, non è questo...”- ho balbettato io, sull'orlo di una crisi di pianto. Non ce la facevo più a reggere la tensione. “È che non ce la faccio a parlare, in questo momento”- ho concluso, con un groppo alla gola.
“Va bene, non importa. Vorrà dire che me ne starò qui con te, finché non avrai trovato le parole.”
Rimasi stordita da quella risposta.
Non riuscivo a crederci, per quanto mi sforzassi.
A quel punto ho cominciato a tremare, il vento si era alzato ed io ero senza maglione.
Finnick si è stretto più vicino a me, si è tolto il suo e me lo ha messo sulle spalle, poi mi ha cinto la vita con il braccio.
“Non devi aver paura, Annie. Te lo giuro, di me puoi fidarti. Magari non sarò perfetto, mi lascio facilmente influenzare dagli altri, forse qualche volta faccio un po' il superficiale. Ma te lo assicuro, non sono cattivo.”

Ho appoggiato la testa sulla sua spalla per un secondo.
Stavo davvero scoppiando. Mi sono passata la mano sugli occhi e ho accomodato i capelli dietro l'orecchio.
Errore. Avevo scoperto troppo la guancia destra.
Nonostante fosse ormai quasi buio era impossibile non notare che qualcosa non andava.
“Annie, che hai fatto alla faccia?!”- ha esclamato Finnick, con un misto di preoccupazione e sgomento nel tono di voce.
E a quel punto le lacrime hanno cominciato a scendere giù, veloci, inarrestabili.
“Mi sono beccata un ceffone da mio padre. Forse più di uno a dir la verità. Lui e la mamma hanno cominciato a litigare, non so neppure io bene per quale motivo. È una cosa che capita, ma oggi era diverso. Mio padre pareva più arrabbiato di sempre, era rosso in faccia, e mia madre invece era sempre più pallida. Sembrava che tanto più lui diventasse colorito, lei diventasse più bianca. Dopo una ventina di minuti, anche se avevo una paura folle, sono entrata nella discussione, per cercare di fermarli. Ma, te l'ho detto, non sono mai stata brava con le parole.”
Parlai senza mai fermarmi, stringendomi sempre di più contro Finnick, cercando di controllare le lacrime, cercando di spiegarmi come meglio potevo.
Alla fine del mio breve racconto, non lo so che reazione mi aspettassi da parte sua.
Ma in ogni caso, come sempre d'altronde, lui riuscì a stupirmi.
Si avvicinò alla mia guancia e la baciò dolcemente. “Vedrai, passerà. Passerà il livido, passerà la paura, passerà l'arrabbiatura di tuo padre. Ne sono certo. Perché la vita è così. Tutto passa, prima o poi.”

E in quel momento ho pensato che ero stata una stupida a giudicarlo senza neppure conoscerlo. Avevo sbagliato su tutti i fronti.
Finnick Odair si mostrava a me per il ragazzo comprensivo, dolce, sensibile, saggio qual era.
La superficialità, la frivolezza, l'arroganza non facevano veramente parte di lui.
E ne fui felice.
“Grazie Finnick”- ho sussurrato, socchiudendo gli occhi.
“Di niente Annie. Ricordati, su di me puoi contare. Siamo amici, ed è questo che gli amici fanno: si fidano l'uno dell'altro”
“Non ne ho tanti di amici, io”- ho mormorato.
“Felice di essere uno dei primi”- ha detto allora lui, sorridendo. E così, ho sorriso anche io.

Finnck sorride, o almeno ci prova.
Ricorda bene quel giorno, lo vede davanti ai suoi occhi.
Vede la bambina dai capelli rossi, così piccola, così fragile.
Sente il suo cuore stringersi in una morsa di dolore per poi riaprirsi e riempirsi di un sentimento nuovo, vero.
Finnick sorride, e non può farne a meno.
Non può fare a meno di pensare che quella notte avrebbe potuto spaccare il mondo intero per lei.
Sarebbe voluto andare dal padre e cantargliene quattro, mostrargli quanto la figlia stesse soffrendo.
Tanto da non essere più capace di capire lei stessa i suoi sentimenti.
Ma aveva appena quattordici anni, cosa avrebbe potuto fare?
Finnick stringe quell'esile figura a sé, e dentro sa che non vorrebbe più lasciarla andare.
Ma la notte arriva veloce, la luna compare alta nel cielo ed arriva l'ora di tornare a casa.
Per tutta la sera non hanno aperto bocca, ma ne è certo, il silenzio di Annie è uno dei più belli e preziosi che abbia mai ascoltato.
Ci ho pensato sai? E ho capito che non è il tuo silenzio, ma sei tu ad essere speciale. Grazie per avermi permesso di restare con te.”- dice, muove le labbra con una certa emozione.
Grazie a te, per essere restato. Allora... amici?”
Certo, amici.”- ripete convinto.
Chi trova un amico trova un tesoro, gli avevano sempre detto.
Ma Annie, Annie era molto più di un tesoro.
La vede sparire dietro la porta di casa sua, le lancia un ultimo sguardo e poi si gira.
Comincia ad avviarsi verso la strada principale, poi tutto si fa meno nitido, poco chiaro.
Allora Finnick chiude gli occhi, e non vede più niente.




Angolo dell'autrice
Ma buona sera! Che bello rivederci (si fa per dire...), dopo tutto questo tempo!
Chiedo davvero perdono per avervi abbandonato durante le ultime due settimane: sono stata davvero molto impegnata con lo scambio culturale, tanto che erano giorni che non mettevo le mani sul mio adorato computer!
Comincio subito col ringraziare coloro che hanno recensito i precedenti capitoli, ho apprezzato davvero tanto le vostre parole.
Su questo aggiornamento non ho molto da dire, tranne che da questo capitolo in poi, verrà introdotto come avrete potuto notare durante la lettura, anche il punto di vista di Finnick, che non sarà quello principale, ma che certamente mi aiuterà ad inquadrare meglio la situazione.
Diciamo che dovete interpretarlo come una specie di sogno, ciò che lui vede e sente mentre è ipoteticamente sotto i ferri nell'ospedale del tredici.

Detto questo, credo di essere a posto, questa volta sono stata abbastanza breve, anche perché il capitolo stesso è piuttosto corto.
Che altro se non,
ci vediamo nelle recensioni? Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate di questo episodio... Spero vi sia piaciuto almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverlo!
A presto,

Mel

   
 
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