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Autore: Cassidy_Cry    04/03/2015    3 recensioni
-Senta…-
Era evidentemente stufo di tutte quelle domande e mi guardò storto. Io continuai comunque: - Senta mi può dare un nome? So che non la conosco bene ma… Io conosco solo lei. –
Si fermò e mi fissò. Ci fu qualche secondo di silenzio. Provai ad aggiustare la situazione: - Ecco… Se non vuole… Mi basterebbe un consiglio… Non so, conosce una brava strega? Solo… un nome…-
La sua voce fu un gelido sussurro: - Lily. –
Mi piaceva quel nome. – Che bello! Ma chi è Lily? – . Piton ricominciò a camminare e io capii che era meglio non andare oltre.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Non ricordavo nulla… Forse ero lì da ore o forse solo da pochi secondi… Non sentivo nulla… Non sapevo dire se avevo caldo o se avevo freddo… Ma ero consapevole. Consapevole di cosa, poi? Non sapevo neppure se esistevo… Ma percepivo me stessa.  Ero una lei, lo sapevo. Dove mi trovavo? Non sentivo occhi da aprire o bocca per parlare… Non sentivo niente. Non ero niente. E il tempo passava sempre più confuso.

-è una bambina! –

Riuscii a sentire qualcosa, una voce oltre al mio pensare… Non capii cosa diceva. Colsi qualche parola e sentii un rumore fastidioso. Erano… sirene. Non quelle del mare, le sirene di un’ambulanza. L’ambulanza ti viene a prendere quando stai male, lo ricordavo. Era per me? Stavo così tanto male ? Io non sentivo nulla… O meglio sentivo tantissime cose ma non il dolore… Non mi ricordavo il dolore ma sapevo che esisteva. Non ricordavo niente. Eppure conoscevo le parole, l’ambulanza e le sirene, conoscevo la vista ma avevo solo l’udito. Non capivo come usarla… Forse ero cieca? Era buio, questo lo sentivo. Sicuramente nella mia testa, fuori non lo sapevo. Ma era buio. E io avevo tanta paura.
 
-Nessun parente, signore?-

-Nessuno – rispose il poliziotto. Era un uomo grasso e baffuto e camminava lentamente, ondeggiando a destra e a sinistra.  

- Dove andrà la bambina?-

- Questo non è affar suo, dottore. Piuttosto… Non ha ricordato niente?-

Il medico scosse la testa. La bambina non ricordava neppure il suo stesso nome… Doveva avere dieci o undici anni ed era carina, forse un po’ troppo magra, ma carina. I capelli erano liscissimi e neri e gli occhi verdi risaltavano sulla carnagione chiara. Era abbastanza alta, perfetta per la sua età. Era stato davvero un brutto incidente. L’autista affermava che la bambina era apparsa dal nulla in mezzo alla strada e non risultava fosse sotto effetto di alcolici o stupefacenti. Certamente era una storia impossibile ma perché una bambina girovagava sola nel cuore della notte? Una bambina senza famiglia o conoscenze, precisamente. Forse era davvero apparsa quella notte, forse era una situazione… magica.
Il medico rise degli scherzi della sua mente ma restò inquieto. Perché, in cuor suo, non trovava nessun’altra spiegazione.
 


Mi dissero che era stato un incidente stradale e che per lo shock non ricordavo nulla. Avrei raggiunto un orfanatrofio e qualcuno mi avrebbe adottato. Oppure sarei rimasta lì, come mi disse sorridendo con malizia l’assistente sociale. Io non volevo essere adottata. Non volevo restare là. Io sentivo che non era quello il mio posto.

Il New Family di Londra non aveva nulla di una famiglia. Era un edificio spoglio e triste, aveva le sbarre alle finestre e puzzava di sporco. Le stanze  erano condivise ma piccole. Mi sentivo in carcere. Io e gli altri bambini eravamo sempre sorvegliati e severamente puniti se infrangevamo le regole. E ce n’erano davvero tante di regole. Era estate e faceva caldo ma non potevamo mai aprire le finestre senza permesso. Pensavo che sarei morta. Si mangiava male alla mensa. Non volevo stare lì. Ero arrabbiata. E un giorno la combinai grossa.
 
Avevo deciso che ero stanca, stanca di tutto. E ho desiderato con tutte le mie forze distruggere quelle finestre e andarmene. Lo desideravo intensamente e le guardavo, piena di rabbia. Erano barriere, barriere insuperabili. Non volevo il nome che mi avevano assegnato, Clarisse, non volevo la zuppa del pranzo. Volevo andare fuori, al mio posto, e decidere per me. Guardavo quelle finestre con odio. E avvenne. Il vetro esplose in mille frammenti ma nessuno di essi mi sfiorò. E le sbarre si piegarono a tal punto che sarebbe stato facile uscire. Ma ora ero spaventata. Non spaventata per la punizione o per il rumore. Ero spaventata perché sapevo di essere stata io. Chiunque fossi non ero come gli altri. Ero diversa, forse unica. Scoppiai a piangere e non fu per la tristezza, ma perché avevo capito. Ora ero sicura: quello non era il mio posto.
 
Nei giorni che seguirono fui sempre felice. Ero segregata in una camera ma ero felice. Me ne sarei andata. Ne avevo la forza. E una mattina mentre riflettevo sulla mia fuga arrivò.

-C’è una lettera per te -.
Era sicuramente un errore ma la donna insistette: - E c’è un uomo a portargliela. –
Ora ero curiosa. Dissi che poteva entrare. Era davvero strano. Capelli neri lunghi e untuosi, carnagione pallida e viso severo. La sua voce non mi piacque.  

-Sono il professor Severus Piton e sono qui al posto del preside Albus Silente per annunciarle che lei è invitata a studiare a Hogwarts, la migliore scuola di stregoneria al mondo. Il preside l’ha già fornita di una borsa di studio per le sue elevate capacità magiche. – Sospirò, evidentemente contrario a quello che stava per dire:- La accompagnerò a comprare il necessario per le lezioni a Diagon Alley.-

Chi era quella gente? Ero confusa. Molto confusa e quell’uomo non sembrava volermi dare altre spiegazioni. Decisi di stare al gioco.

-Va… va bene ma… -

Aggrottò un sopracciglio: - Ma?-

-Può smetterla di darmi del lei?-

Con un’aria lievemente sorpresa uscì dalla stanza. Non mi rimaneva altro da fare. Guardai la porta aperta e la stanza, come un uccellino in gabbia che finalmente sta per prendere il volo. E aprii finalmente le ali.
 
Il sole mi accarezzava la pelle. Ero uscita. – Signor…-

-Professor.-

-Va bene, professor Piton. Quindi sono una strega.-

Lui annuì.

-E andrò ad una scuola di magia.-

-Si. –

Mi fermai e guardai il cielo. La mia fu una risata sonora e senza contegno, la mia prima risata dal mio primo giorno di memoria. Era quella la mia destinazione. Era sempre stata quella: Hogwarts.

-Senta…-

Era evidentemente stufo di tutte quelle domande e mi guardò storto. Io continuai comunque: - Senta mi può dare un nome? So che non la conosco bene ma… Io conosco solo lei. –

Si fermò e mi fissò. Ci fu qualche secondo di silenzio. Provai ad aggiustare la situazione: - Ecco… Se non vuole… Mi basterebbe un consiglio… Non so, conosce una brava strega? Solo… un nome…-

La sua voce fu un gelido sussurro: - Lily. –

Mi piaceva quel nome. – Che bello! Ma chi è Lily? – .  Piton ricominciò a camminare e io capii che era meglio non andare oltre.

Avevo un nome e la libertà. Fu quel giorno d’agosto che cominciò la mia nuova vita. Camminai sicura dietro quell’uomo senza neppure immaginare il mondo che mi attendeva.

Lessi più volte la lettera. – Ehi, professore! – Sfoderai gli occhi più dolci e innocenti sul pianeta: - Posso avere un gufo?- Sbuffò. Sembrava volermi uccidere. Ma il primo negozio magico che abbia mai visto vendeva animali.
 


Angolo dell'autrice: ciao a tutti! Grazie per aver letto questa storia! Non ricordo quando ho scritto questo primo capitolo l'ho ritrovato di recente e ho pensato di pubblicarlo! Vi prego di recensire, anche negativamente ( sono pur sempre critiche costruttive!! ) Grazie ancora!
   
 
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