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Autore: Gobbigliaverde    04/03/2015    2 recensioni
Dal testo:
Tony tamburellava le dita sul tavolo in legno e giocherellava con il barattolo del cibo per pesci rossi vuoto che aveva ricomprato solo da pochi giorni. Nella boccia di vetro di fronte a lui un piccolo esserino arancione nuotava beato, ignaro del turbine di pensieri che invadevano lo sguardo vuoto dell’uomo.
...Le persone alla fine se ne vanno sempre...
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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STORIA DI UN PESCE ROSSO

 

Tony tamburellava le dita sul tavolo in legno e giocherellava con il barattolo del cibo per pesci rossi vuoto che aveva ricomprato solo da pochi giorni. Nella boccia di vetro di fronte a lui un piccolo esserino arancione nuotava beato, ignaro del turbine di pensieri che invadevano lo sguardo vuoto dell’uomo.
    — Kate, avete finito tutto il cibo in così poco tempo… non pensavo che i pesci rossi mangiassero così tanto. — Sorrise amaramente, vedendo comparire anche l’altro pesciolino da dietro l’unica pianta acquatica che popolava la vaschetta spoglia.
    Ziva. Forse era stato troppo stupido a chiamare il pesce con il suo nome. Era una ferita aperta e sanguinante che non si sarebbe mai chiusa. Tony fece rotolare il barattolo colorato sul piano di legno, e lo vide fermarsi al limitare del tavolo. Se solo anche lei si fosse fermata… Se avesse pensato almeno un secondo a quello che avrebbero potuto costruire assieme… Ma non aveva scelto lui. Aveva preferito scappare. Glie lo avrebbe mai perdonato? Forse no. Ma Ziva aveva lasciato così tanto in lui, che dimenticarla e ricominciare sarebbe stato quasi come diventare un’altra persona.
    DiNozzo sospirò. Forse avrebbe dovuto andare contro la regola numero 12 fin da subito. Tanto per una cosa o per l’altra avrebbe comunque sofferto, e la sua situazione ne era la prova. Si alzò dalla sedia di legno facendo ondeggiare pericolosamente l’acqua cristallina della vaschetta, e si diresse a passi infermi verso la camera da letto. Un capogiro. Forse avrebbe dovuto dormire un po’ di più, ma ogni volta che chiudeva gli occhi le vedeva. Vedeva Kate che lo rimprovera per aver lasciato andare Ziva così. Lei era il suo tutto, e ora non ce l’aveva più.
    Tony si accasciò sul letto, sopra una nuvola di fazzoletti usati e lentamente una lacrima gli scese lungo il volto. Le persone alla fine se ne vanno sempre.
   Il telefono squillò facendolo sobbalzare. A tastoni, immerso nella luce soffusa della camera, lo cercava sul comodino. Lo schermo del cellulare gli illuminò il volto di blu.
    Capo. Lo chiamava proprio quando aveva bisogno del suo solito silenzio. DiNozzo fece scivolare il telefonino sulla moquette ignorando anche tutte le chiamate successive.
    Chiuse gli occhi. Il profumo dei suoi capelli mossi invase le sue narici, il suo calore gli scaldava il corpo e poteva quasi sentire le labbra morbide  di lei posarsi sulle sue, ma gli unici sapori che aveva in bocca erano quello salato delle lacrime e quello amaro della solitudine. E se non avesse avuto più intenzione di riaprire gli occhi? Forse sarebbe rimasto per sempre con l’immagine di Ziva David impressa nella mente, senza aver bisogno di altro oltre al suo respiro per sopravvivere. Si, sopravvivere. Senza di lei non poteva permettersi di vivere. Strinse di più le palpebre. L’immagine stava sfumando, stava andando via esattamente come lei.
    — Ti prego, resta…
    No Tony, devo trovare la mia strada… Ma perché non voleva capire che la sua strada era lui?
   Una lacrima bollente scese lungo la guancia ispida di DiNozzo. Quanto tempo era che non si faceva la barba? Giorni? Mesi? Anche se fossero stati anni che cosa importava… Senza di lei il tempo sembrava passare troppo, davvero troppo lentamente.
    Un rumore forte lo fece tremare. Qualcuno stava bussando veementemente alla porta. Tony aprì un occhio. Forse le sue preghiere si erano avverate. Si trascinò fino all’ingresso con le poche forze che aveva e tirò a se la maniglia.
    — Tony… Come ti sei ridotto… — Un viso troppo familiare si era presentato a casa sua.
    — McImpiccione, che ci fai qua? — scherzò lui cercando di nascondere il dolore. Scherzare, quello che gli veniva meglio.
    McGee sorrise di rimando. — Sei il mio migliore amico, sono venuto a vedere come stavi.
    Tony lo fece entrare nell’appartamento buio. Non l’avrebbe lasciato andare, non come aveva fatto con Kate e Ziva. Lo avrebbe protetto a qualunque costo. Aveva trovato una motivazione per andare avanti, il suo migliore amico. Non aveva nessuna intenzione di dover chiamare Tim un terzo pesce rosso.



L'angolo della gobbiglia :)

Probabilmente questa è una delle coppie che in assoluto mi ha fatto più tenerezza...
Spero di essere riuscita a rendere bene i sentimenti di Tony, ed aver toccato i vosti cuori con la sua storia...

Un bacio,
Gobbiglia :)

  
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