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Autore: Internettuale    04/03/2015    3 recensioni
Dal testo: "Nelle ultime settimane si discuteva molto di un saggio, pubblicato sul New York Times, sulla possibilità di creare intimità e senso di vicinanza tra sconosciuti o conoscenti. Questo saggio faceva riferimento ad un esame condotto dal professor Arthur Aron e dai suoi assistenti. Aron aveva intenzione di scoprire se fosse possibile, creando un contesto propedeutico in laboratorio, indurre un rapporto di profonda amicizia o amore fra due completi estranei, o amici superficiali, in meno di un'ora.
Procedeva così: i due volontari entravano in una stanza vuota e si sedevano uno di fronte all’altro, iniziando a porsi reciprocamente una lista di trentasei domande, fornita da Aron. Arrivati in fondo alla lista, i volontari dovevano guardarsi negli occhi per quattro minuti.
Il test divenne popolare perché due dei partecipanti selezionati si sposarono dopo avervi preso parte e soprattutto perché recentemente lo misero in pratica, sostenendo che questa sperimentazione funzionava.
Will era così elettrizzato ed esaltato per questo esperimento, tanto da pensare di metterlo in pratica; ovviamente non puntava a trovare l’amore, voleva solo soddisfare la sua curiosità."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Internettuale
Titolo: Trentasei domande per innamorarsi.
Coppia: Will/Nico
Rating: Giallo
Genere: Romantico, commedia, sentimentale
Note: Ecco a voi la mia prima Solangelo ispirata ad un esperimento sociale, relamente condotto da varie persone, che vi illustrerò precisamente nella storia. I capitoli saranno, almeno per il momento, solo quattro e io spero con tutto il cuore che possa piacervi. 
 
Trentasei domande per innamorarsi.
 
Uno stato di avvilimento, di profondo abbattimento morale, lo travolgeva del tutto, soffocando le trepidazioni che, fino a poco tempo fa, egli aveva ardentemente nutrito.
La sua mente si muoveva a un ritmo frenetico, eppure il suo corpo era immobilizzato da quello che era accaduto in quei quarantacinque minuti: quel ragazzo era riuscito, sorprendentemente, ad anestetizzare l’emisfero sinistro del suo cervello, e questo fu una rivelazione di sentimenti sconosciuti prima di allora.
Trattenuto dalla paura di commettere un errore, rimase fisso nella sua postazione, nel parcheggio di uno di quei bar alternativi dall’esistenza temporanea mentre osservava andar via, forse per sempre, Nico Di Angelo, che lo salutava con un cenno del capo indifferente.
 Il cielo plumbeo e minaccioso aggravava sempre più la sua sensibilità ed egli riusciva a distinguere l’odore pungente e agliaceo dell’acquazzone; una percezione morbida, pacata e umida lo rivestiva ma non lo attraversava.
Will si domandava come fosse stato possibile pensare che tutto sarebbe stato solo un esperimento sociale quando c’era di mezzo l’amore.
 
Nelle ultime settimane si discuteva molto di un saggio, pubblicato sul New York Times, sulla possibilità di creare intimità e senso di vicinanza tra sconosciuti o conoscenti. Questo saggio faceva riferimento a un esame condotto dal professor Arthur Aron e dai suoi assistenti. Aron aveva intenzione di scoprire se fosse possibile, creando un contesto propedeutico in laboratorio, indurre un rapporto di profonda amicizia o amore fra due completi estranei, o amici superficiali, in meno di un'ora.
Procedeva così: i due volontari entravano in una stanza vuota e si sedevano uno di fronte all’altro, iniziando a porsi reciprocamente una lista di trentasei domande, fornita da Aron. Arrivati in fondo alla lista, i volontari dovevano guardarsi negli occhi per quattro minuti.
Il test divenne popolare perché due dei partecipanti selezionati si sposarono dopo avervi preso parte e soprattutto perché recentemente lo misero in pratica, sostenendo che questa sperimentazione funzionava.
Will era così elettrizzato ed esaltato per questo esperimento, tanto da pensare di metterlo in pratica; ovviamente non puntava a trovare l’amore, voleva solo soddisfare la sua curiosità.
Cosicché iniziò la caccia al volontario, impresa ardua da realizzare, che gli costò qualche accusa di molestia.
Dapprima incominciò a girovagare per il Campo Mezzosangue alla ricerca di qualche volontario, ma i suoi amici lo osservavano straniti e contrariati per questa sua idea abbastanza folle, ignorando volutamente ogni sua parola e richiesta. Inoltre l’esperimento aveva esito positivo solo con gli sconosciuti o con conoscenti, perciò era inutile domandare ai suoi amici.
 Così decise di bussare a ogni cabina del Campo che, secondo il suo accorto parere, potesse essere minimamente interessata al test, iniziando da quella di Afrodite.
Scoprì abbastanza tardi che la sua non era stata un’idea geniale: cercare di coinvolgere i figli di Afrodite in un esperimento d’intimità non era vantaggioso né per la sua autostima né per il suo viso, che finì con l’essere imbrattato di make-up scadente per le restanti sei ore.
Puntò allora ai figli di Atena, sperando di trovare menti affini alla sua, ma si sbagliava: inizialmente si mostrarono tutti interessati, eppure Will oltrepassò l’uscio della Cabina di Atena con tanti libri sullo studio della Psicologia e nessun volontario.
Così tentò un nuovo approccio la sera, quando annunciò al falò la sua idea anche ai semidei che potrebbero non sembrare interessati ad argomenti del genere e che frequentava sporadicamente, nella speranza di trovare qualcuno che non lo prendesse per un folle.
«Ragazzi! Ragazzi, vi prego, ascoltatemi. C’è qualcuno disposto ad aiutarmi in un esperimento sociale sull’intimità? Prediligo i ragazzi biondi, con i capelli neri, macri, bellissimi, sex *. Okay, sto delirando, chiedo venia. », il figlio di Apollo spiegò con entusiasmo l’esperimento ai semidei. «Allora, qualcuno è interessato?»
Le scarsissime aspettative di Will furono confermate dall’evidente disinteressamento dei ragazzi e pertanto, seppure a malincuore, decise di abbandonare questo esperimento che tanto lo aveva incuriosito.
Dopo un paio di canzoni, tutti iniziarono ad avviarsi verso le loro cabine e il ragazzo rimase a osservare deluso il fuco che lentamente si estingueva, quando una voce interruppe il corso dei suoi pensieri.
«Mi offro come volontario.»
L’affermazione proveniva da un angolino non rischiarato e inizialmente egli si allarmò, giacché pensava di esser solo e poiché quel debole sussurro, seppur carico d’imbarazzo, lo aveva colto alla sprovvista; tuttavia Will poté tirare un sospiro di sollievo quando il ragazzo svelò il suo volto accostandosi al figlio di Apollo, diffondendo luce sulla sua figura con il tenue bagliore del fuoco.
Puntò il suo sguardo agghiacciante negli occhi di Will, che gli tese la mano senza timore.
«Will Solace.», gli disse il figlio di Apollo con un sorriso.
«Nico Di Angelo.», rispose il ragazzo stringendo con forza la mano di Will.
Le sue mani erano gelide e di un bianco spettrale, ed egli pareva la persona meno adatta per un esperimento del genere. Ciò non fece altro se non alimentare l’interesse del ragazzo.
Gli rispiegò in cosa consisteva precisamente l’esperimento e lo informò sul luogo e l’ora del loro incontro, Nico non obbiettò.
«Ti aspetto, a domani. Buonanotte, Nico.»
Il figlio di Ade accennò un debole sorriso, molto simile a una smorfia dolorosa. «Buonanotte, Solace.»
 
*Citazione di Enrico Pasquale Pratticò. Perdonatemi, ma non potevo non farlo.
 
  
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