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Autore: Shelby_    04/03/2015    0 recensioni
Dalla storia:
«Louis cominciò a pensare, a farsi domande, per esempio dimostrava a Harry tutto ciò che provava? Se lo avesse chiesto ad alta voce in quel momento, Harry avrebbe sorriso avvolgendolo tra le sue braccia per poi dargli un bacio sul capo, rispondendo con un semplice sì, perché era così. La verità era che le cose non erano sempre così tra loro due, erano stanchi, in modi e per motivi diversi, ma quando erano insieme, erano felici»
Una normale giornata nella vita di Harry Styles e Louis Tomlinson, due membri di una delle più grandi boyband di sempre, ma che dietro le quinte sono solo Harry e Lou, due ragazzi con tanto amore da dare.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My way home is through you.

So I could take the back road
Buf your eyes will lead me straight back home
And if you know me like I know you
You should love me, you should know

(Friends - Ed Sheeran)

 
 
La porta d’ingresso si chiuse e dal forte rumore che fece, Harry intuì che non doveva esser stata davvero una bella giornata, ma decise comunque di rimanere lì seduto su quel divano senza muoversi minimamente, a volte era meglio aspettare. Sentì i suoi piedi che sbattevano sul tappeto che Harry aveva messo all’entrata da quando era cominciato a nevicare, per evitare di sporcare di neve il resto della casa; per sicurezza, Louis si tolse anche le scarpe e le mise vicino alla porta, dopo essersi reso conto di avere tutti i calzini bagnati si tolse anche quelli, non era nemmeno stata una sua idea, era stato Harry a convincerlo a metterseli, perché a quanto pare se cammini con i calzini, allora ti ammali meno facilmente, i tuoi piedi hanno più caldo e non puzzano, Louis non credeva in nessuna di quelle cose, specialmente non quando, appena rientrato, la sua meta era la cucina, dove c’era un’intera scatola di fazzoletti ad aspettarlo. La prossima volta che sarebbe uscito al posto dei calzini avrebbe preso l’intera scatola di fazzoletti, e li avrebbe messi in tasca o nello zaino, non ai piedi ovviamente.
Quando passò per il salotto non salutò Harry, ma non lo fece intenzionalmente, semplicemente non ci pensò ed era una cosa che faceva ogni tanto e finiva sempre per pentirsene almeno un po’ perché quando due persone non si salutano allora vuol dire che c’è qualcosa che non va, ed era così, Louis stava odiando ogni secondo di quella giornata ma tutti i secondi che includevano Harry erano i suoi preferiti, in ogni tipo di giornata era così e voleva così tanto dimostrarglielo, voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma un «Ciao» non poteva esprimere tutto ciò e per questo non gli veniva naturale dirglielo, era una parola che gli diceva sempre e saluti una persona quando non la vedi da un po’ di tempo, solitamente lo puoi dire alla stessa persona due volte al giorno, se no non ha più senso, e Harry era sempre con Louis, quindi che senso aveva dirlo ogni volta che si riparlavano dopo cinque minuti di silenzio? Se non erano insieme, si telefonavano, se non potevano parlare, si mandavano messaggi, tutte le altre volte che volevano parlare, erano insieme.
C’era stato un periodo in cui si salutavano sempre, sembravano la coppia dolce e carina sul punto di festeggiare il tredicesimo mesiversario che non erano, poi tutto ha preso un’altra piega e non erano più niente. Louis aveva quest’abitudine di stare lontano dalle cose troppo belle perché vedeva il mondo come un insieme di persone che facevano il girotondo e dopo cose troppo belle ce ne erano di più brutte, senza rendersene conto però questa sua idea l’ha cambiata il giorno stesso in cui ha aperto la porta di quella casa, o il giorno in cui ha deciso che vedere la cosa più bella della sua vita ogni mattina sarebbe stata una scelta giusta.
Dopo essersi soffiato il naso, poggiò le sue mani sul lavandino, si guardò un attimo attorno e notò che il forno era acceso e il bollitore era attaccato alla presa, poi ripensò a ogni cosa che era successa e si rese conto che dovrebbe seriamente considerarsi l’uomo più fortunato della terra, se lo sentiva dire ogni giorno, era così pieno di persone che dicevano la frase «Se io avessi ciò che ha lui, non sarei mai triste» così facilmente, a volte sostituivano quel “che ha lui” con un “che ha quello”, ma mai con un “che hai tu”, nessuno infatti glielo diceva in faccia. Le persone che ti parlano direttamente, sono persone che ti conoscono, o che hanno avuto la possibilità di fare la tua conoscenza anche solo per una decina di minuti, cosa che per ovvi motivi gli capitava spesso, e nessuna persona che lo conosceva avrebbe mai osato dirlo, magari a volte si ritrovava davanti intervistatori che lo pensavano ma non osavano dirlo per evitare di essere licenziati, altre persone invece cambiavano idea dopo aver lavorato con lui e gli altri ragazzi per un’ora o poco più. Non si basava tutto sul farsi scrivere da altri delle canzoncine, fare un profumo, un libro, un film, registrare le canzoni, vendere milioni di copie, vincere premi, fare un tour e ripetere il tutto ogni anno.
Certo, era quello che voleva lui, l’aveva scelta lui la sua vita, ma non è così allo stesso tempo, lui voleva scrivere canzoni e registrarle, magari anche la parte in cui vende milioni di copie non gli aveva mai fatto schifo ma tutto ciò che è capitato di conseguenza non se lo sarebbe mai potuto aspettare. A volte era bello correre da un posto all’altro sperando di arrivare in tempo, si divertiva anche a mentire in alcune situazioni ma la parte migliore del dire bugie era la faccia di alcune persone quando qualcuno diceva una piccola verità quando non avrebbe dovuto, non si dimenticherà mai la faccia di Liam quando Harry ha ammesso di avere un segreto in un’intervista, rideva ancora al solo pensarci, però niente avrebbe mai potuto superare l’insieme di sensazioni che si prova nell’andare sul palco e fare ciò per cui pensava di essere nato.
Andava detto però che tutta la sua vita era davvero diventata uno strano circolo vizioso, generalizzare il tutto così poteva essere sbagliato dato che vedere le cose sotto questo punto di vista andava ad eliminare tutte le cose belle o diverse, però il problema dell’essere parte di un circolo vizioso è che, quando nel tempo comincia a creare problemi, devi trovare una soluzione per spezzarlo ma anche quando la trovi devi riuscire a trovare il momento giusto per farlo e aggiungere alla lista di cose un “Risolvi i problemi”, ma per farlo devi spezzare il circolo vizioso.
Per fare ciò che ti servirebbe per spezzarlo, devi prima spezzarlo, non aveva senso.
In quel momento però Louis decise di pensare ad altro, stava solo sprecando il tempo a sua disposizione che avrebbe dovuto passare con Harry per pensare alla soluzione di tutti i suoi problemi sapendo che non l’avrebbe trovata stando lì.
Andò in salotto e sbadigliando si sedette sul divano, o meglio su Harry. C’era spazio su quel gigantesco divano, anche tanto, ci potrebbero stare comodi tutti quelli del gruppo e anche la loro band da quanto era grande, ma Louis non poteva comunque sedersi altrove, non quando aveva il suo divano personale. Faceva così freddo poi, era inverno inoltrato ormai e dopo aver passato così tanto tempo in Australia o a Los Angeles non era stato facile abituarsi al tempo londinese, nonostante ciò, Louis era a casa, in ogni senso possibile, tutti quei posti dove sarebbero potuti essere dove faceva decisamente più caldo per la gente normale non gli interessavano, dopotutto non c’erano posti più freddi dei posti senza Harry, quindi si accontentava di fare da coperta al ragazzo mentre cercava di guardare la televisione, o che finge di guardarla piuttosto, come potrebbe guardare altrove quando ha davanti la cosa più bella di sempre? E no, la cosa più bella di sempre non è quello strano tappeto che lui voleva troppo comprare anche se Louis non ha fatto altro che guardarlo male mentre lo indicava al tipo che lavorava in quel negozio, perché seriamente? Tra tutti, quel tappeto? Louis sapeva di non essere il miglior arredatore della Gran Bretagna ma non ne capiva ancora il senso.
Quando hanno comprato quella casa, era praticamente già arredata, mancavano solo un paio di cose, o almeno per Louis, molto probabilmente per Harry quella casa era a malapena arredata, infatti passò un mese intero a comprare mobili, soprammobili, libri, visto che non ne avevano già abbastanza in giro per casa sparsi ovunque, e tappeti, cioè a dir la verità avevano solo due tappeti ma per Louis erano abbastanza. Harry sembrava così felice nel guardarsi attorno, e Louis per pochi istanti pensò che in un'altra situazione, ci avrebbero messo la metà del tempo per comprare tutte quelle cose, ma le loro vite erano fatte in modo diverso e i tempi si erano raddoppiati, ma aveva smesso di importargli quando notò che Harry era felice.
A volte Louis non capiva come facesse Harry a essere sempre così positivo, e poi si ricordava che nel momento stesso in cui pensava certe cose si trasformava in una persona qualsiasi, lui meglio di molti altri sapeva che non era così, specialmente agli inizi, però Louis non era mai stato la persona più adatta a dare consigli o consolare, nonostante essendo il più grande magari le persone potevano aspettarsi una certa maturità da parte sua, ma in qualche modo Harry era cambiato e cresciuto anche meglio di lui e non era ingenuo o stupido, sapeva bene come stavano le cose e non aveva bisogno che qualcuno glielo ricordasse, aveva semplicemente deciso che la vita era sua e non delle cose che gli succedevano o delle persone che lo circondavano, e le persone che provavano a rovinargli la vita, si limitavano ad influenzarla, non ne facevano parte o non erano la sua vita.
Sotto questo punto di vista i due erano gli opposti, ma anche sotto molti altri punti di vista, per esempio Louis era disordinato e rumoroso, per fortuna Harry non era una di quelle persone che voleva tutto in ordine sempre ma quando Louis superava un certo limite, andava nella stanza in cui si ritrovava e lo fissava, solitamente finivano entrambi per ridere, era anche capitato che Louis uscendo dalla doccia si ritrovò Harry davanti e si prese così tanta paura da rischiare di scivolare e fu Louis a guardarlo male, finché quella situazione non prese tutt’altra strada e il disordine in cucina non fu dimenticato, ma solo momentaneamente.
La madre di Louis lo aveva avvertito, gli aveva detto che avrebbero trovato problemi a tornare a vivere insieme, ed era stato così, ma non poteva fare altrimenti, certo possedeva ancora una casa che tecnicamente era sua ma non pensava che tornare là avrebbe avuto molto senso, preferiva stare lì con Harry. Sapeva che sua madre cercava solo di metterlo in guardia, proteggerlo ma non gli era mai piaciuto stare da solo, era cresciuto con un numero infinito di sorelle che non smetteva più di crescere, era abituato a vedere tante persone attorno al tavolo da pranzo e ancora doveva abituarsi a vederne solo una a volte e non si era mai abituato a stare da solo.
La cosa buffa era che Harry sapeva tutte queste cose, quando se le sentiva dire era solito sdraiarsi o sedersi tenendo le mani sotto il mento o tenendone una sulla guancia per appoggiarsi, guardava le labbra di Louis che si muovevano velocemente mentre parlava, e Louis un giorno gli avrebbe anche potuto dire che non gli era piaciuto per niente il pranzo del pomeriggio prima che Harry avrebbe comunque tenuto sul volto quell’espressione che accennava un piccolo sorriso. Harry si sentiva fortunato a sapere che Louis gli diceva tutte quelle cose senza problemi, c’era stato un periodo in cui Louis non parlava, non gli diceva niente e gli stava lontano, quindi ora Harry apprezzava ogni parola e ogni gesto perché sapeva che senza quelle cose non poteva vivere, quando non aveva Louis non aveva niente.
Per questo si limitò a mettergli una mano sul fianco quando Louis poggiò la sua testa sulla sua spalla. «No, we’re not» cominciò ad un certo punto Harry, attirando l’attenzione di Louis che pensò che il ragazzo volesse dire qualcosa. «We’re not friends, nor have we ever been» ci mise un po’ ma alla fine Louis capì: stava semplicemente cantando.
Louis sorrise, ma Harry non riuscì a notarlo perché dopo avergli lasciato un bacio sul collo, Louis decise di spostare il capo sul petto dell’altro, e tra tutti i capelli che si ritrovò davanti, sia suoi che di Harry - quella mattina infatti Louis non aveva avuto il permesso di giocarci facendogli strane trecce o nodi, come era solito chiamarli Zayn, perché dovevano fare un servizio fotografico - e il cappuccio che aveva ancora sul capo, la sua testolina era ben nascosta.
«And if you know me like I know you, you should love me, you should know» Harry nel frattempo stava andando avanti con la canzone e Louis non se ne perse una singola parola.
Louis prese la sua mano, quella delle due che non era occupata ad accarezzargli la schiena ovviamente, e cominciò a giocarci, un po’ come fanno i bambini piccoli, girò tutti gli anelli, uno ad uno, senza toglierli, non aveva intenzione di farlo arrabbiare, l’ha fatto una volta e gli era bastata. Osservò ogni dettaglio, rigirandola tra le sue mani come se fosse la cosa più importante di sempre, e si soffermò poi su un anello preciso, ricordava ancora quando gliel’aveva visto indosso per la prima volta. Harry aveva sempre amato gli anelli, ma quando era ancora un piccolo sedicenne aveva altro per la testa, poi cominciò ad indossarne uno ogni tanto, fino ad arrivare ad averne quasi uno per ogni dito, e Louis aveva il suo preferito tra tutti, era quello che indossava più spesso e sapeva che gli sarebbe stato bene quando gliel’ha comprato.
«And I know that there’s a limit to everything, but my friends won’t love me like you» la canzone stava per finire, e Louis cominciò a pensare, a farsi domande, per esempio dimostrava a Harry tutto ciò che provava? Se lo avesse chiesto ad alta voce in quel momento, Harry avrebbe sorriso avvolgendolo tra le sue braccia per poi dargli un bacio sul capo, rispondendo con un semplice sì, perché era così.
La verità era che le cose non erano sempre così tra loro due, erano stanchi, in modi e per motivi diversi, ma quando erano insieme, erano felici, anche se era difficile da ammettere a volte per Louis.
Quando finì di cantare, Louis gli diede un bacio sulla mano e si spostò leggermente, facendo in modo che il suo naso toccasse il collo dell’altro. Aprì bocca per parlare, ma entrambi alzarono il capo non appena sentirono un rumore provenire dalla cucina, Harry si alzò, facendo attenzione a non far cadere Louis e gli sorrise prima di andare nell’altra stanza e Louis capì che molto probabilmente si trattava di un timer, decise quindi di rimanere con la sua amata coperta sdraiato sul divano, si alzò di scatto solamente quando sentì il rumore di qualcosa cadere. Quando entrò in cucina vide Harry con un dito in bocca, i capelli legati e il bollitore nel lavandino. «Ops» disse alzando le spalle, senza togliere prima il dito.
Mise la mano sotto l’acqua fredda del lavandino e Louis si avvicino. «Ciao» gli sussurrò abbracciandolo da dietro. Nel giro di quei pochi minuti, Harry aveva intuito che molto probabilmente quello era uno di quei giorni in cui Louis non voleva far altro se non stargli attaccato, non che Harry avesse lamentele da porre a riguardo, gli andava più che bene, era però preoccupato, faceva così solamente quando era estremamente felice o in situazioni opposte.
Si girò poggiando i fianchi sul lavandino che era ora dietro di lui e mise le mani ai lati del volto di Louis, facendo attenzione a non appoggiare il dito che si era molto intelligentemente appena bruciato, gli spostò i capelli che non sembravano voler smettere di crescere dal volto e poggiò la fronte sulla sua. Gli occhi di Louis erano stupendi, avrebbe potuto passare ore ad osservarli e a scrivere a riguardo, avrebbe potuto basare la sua carriera su canzoni scritte su di lui e ne avrebbe avute abbastanza da fare tutti gli album che voleva, a volte però non scriveva pensando a lui, doveva ammetterlo, aveva evitato di farlo in alcuni momenti perché nella sua mente riusciva ad immaginarsi accanto ad un Louis cinquantenne, e quando pensava a quel momento, vedeva questi Harry e Louis del futuro intenti a riascoltare vecchie loro canzoni, magari i loro figli nemmeno useranno più dei CD, ci saranno altri strumenti a loro sconosciuti, ma avranno comunque tenuto uno stereo o un qualcosa e non sarà pieno di polvere come se fosse una sorta di soprammobile inutilizzato, un pezzo d’antiquariato, infatti sarà come nuovo, e quando quel momento arriverà non vorrà doversi ricordare dei brutti momenti, con il tempo magari alcuni ricordi svaniscono dalla memoria delle persone e in alcune canzoni ci sono piccoli particolari che un giorno non si ricorderanno più come in quel momento, e Harry voleva fare il possibile per evitare di dover dire «Oh, ti ricordi quando abbiamo litigato per questo motivo?» dopo aver ascoltato una determinata canzone, per questo provava a metterci sempre un po’ di speranza nelle sue canzoni, così da poter allungare quella frase aggiungendoci un «E ricordi come siamo riusciti a far pace?».
A Harry sembrava naturale immaginarsi un futuro con Louis, a volte parlandone con Ed, che era l’unico a sapere di questo suo mondo immaginario nella sua testa, si era sentito dire che non sempre quando conosci e t’innamori di qualcuno a sedici anni, finirai per avere il tuo lieto fine con quella persona ed era capitato che Harry rispondesse dicendo che ogni finale sarebbe stato un lieto fine nel momento stesso in cui per anni ha avuto la possibilità di vivere quella favola. Harry sapeva che Ed e anche Niall, Liam o Nick a volte volevano solo fargli capire che le favole non esistono ma Harry era un ragazzo con i piedi per terra, caratteristica che veniva considerata rara nei ragazzi a malapena ventenni che sono multimilionari, ed era stanco di sentirsi dire che la sua storia con Louis sarebbe finita, perché lo sapeva già e ripeterglielo non avrebbe cambiato niente. Odiava anche sentire i discorsi della gente in cui, senza farlo di proposito e magari senza nemmeno rendersene conto, dipingevano Louis come il cattivo della situazione, quando era un gattino indifeso.
«Volevo fare del tè, dartelo appena saresti tornato per poi finire di preparare insieme la cena» lo informò Harry sorridendogli.
Louis voleva suonare offeso nel dirlo, voleva allontanarsi, voleva divertirsi un po’ ma non riuscì a spostarsi di un centimetro. «Se vuoi posso tornare fuori, morire di freddo e rientrare quando vuoi tu, ovviamente poi ti farò sentire in colpa quando mi ammalerò» lo disse con un tono troppo dolce per essere una minaccia.
Harry si spostò per abbracciarlo e scosse la testa. «Non importa, cioè se vuoi fai pure, ma mi saresti più utile qua in cucina» approfittò della posizione per baciare Louis sul collo, un vero bacio e non come aveva fatto prima Louis che aveva semplicemente messo le sue labbra lì.
Louis lo strinse ancora più forte e gli venne naturale alzare la spalla, quasi come se gli stesse facendo il solletico. «E quindi mi vuoi solo per questo, eh? Vuoi usarmi come servo in cucina» questa volta riuscì a fingersi offeso e incrociò le braccia per poi alzare il sopracciglio come solo lui poteva fare, lo fece perché sapeva che se non l’avesse fatto, sarebbe potuto rimanere lì per sempre e Harry non si sarebbe mosso nemmeno quando qualsiasi cosa ci fosse dentro il forno si sarebbe bruciata, quindi lo fece per il cibo e perché aveva fame.
«Di sicuro non mi sarai utile se stai lì impalato» disse Harry mentre si dirigeva verso il frigorifero. Non sentendo alcuna risposta, alzò lo sguardo e lo guardò da sopra lo sportello, Louis continuò a sorridergli finché Harry non fece lo stesso.
Prese fuori il necessario e lo poggiò sul bancone. «Cosa devo fare?» chiese Louis mettendo in un angolo della cucina la coperta che non aveva mollato.
«Lava queste cose» gli rispose senza guardarlo e gli indicò alcune delle verdure che aveva tirato fuori. Questo lo so fare, pensò Louis contento.
Entrambi si diressero verso il lavandino, Harry riprese il bollitore e cominciò a preparare il tè mentre Louis cercò di lavare le verdure senza combinare disastri, non che fosse anche solo possibile fallire in un compito così semplice, ma quando Louis doveva fare qualcosa in cucina era capace di sbagliare anche nelle cose più semplici, per fortuna per certe cose c’era Harry, e quando non c’era Harry c’era il cibo d’asporto o il servizio in camera.
Con gli anni, Louis aveva capito che la cucina lo odiava, sapeva fare tre cose decentemente: la pasta, la mousse al cioccolato, ma solo se usava i preparati dentro le scatole, il purè e il pollo, quello era la sua specialità, presto lo avrebbe rifatto per il compleanno di Harry. «Sai dov’è finito Zayn?» chiese Harry dopo un paio di minuti in silenzio.
Louis passò le verdure a Harry che cominciò a tagliarle solo dopo avergli dato il suo tè. «Mh, è con i suoi amici, si è visto con Liam settimana scorsa però, e si è tagliato i capelli» rispose. Harry e Zayn erano molto vicini, come tutti gli altri lo erano tra di loro del resto, però Niall era forse l’unico che aveva lo stesso rapporto con tutti, forse era un po’ diverso con Harry, ma tutti gli altri avevano qualcuno nel gruppo con cui andava più d’accordo per così dire ed era normale. C’erano Zayn e Louis, Harry e Niall, e infine c’era Liam che faceva un po’ da arbitro, era quello che sapeva essere più obiettivo, anche se spesso faceva preferenze nei confronti di Zayn, il quale ne era pienamente consapevole e ne approfittava ogni tanto. Secondo Louis, Zayn e Harry davano l’impressione di essere due persone completamente diverse ma entrambe nascondevano un lato strano e buffo che li accomunava, e in più in comune avevano Louis.
Harry alzò lo sguardo da quello che stava facendo. «Sì, lo so» disse, quasi deluso. «Sta bene, dopotutto è di Zayn che parliamo, però poteva almeno avvertirmi» andò avanti con la sua verdura tenendo il broncio. «Riesci a spegnere il forno e prendere fuori la teglia che c’è dentro?» chiese indicando il forno con il coltello.
Louis andò a prendere i guanti che erano appesi al muro. «E quindi secondo te Zayn sta bene con tutto?» chiese cercando di sembrare geloso.
In qualche modo, che Harry non riuscì a comprendere perché era occupato in quello che stava facendo e che nemmeno Louis capì anche se era colpa sua, rischiò di far cadere la teglia mentre cercava di metterla sul bancone. Harry andò verso di lui chiudendo prima il forno evitando ulteriori disastri e quando capì che non si era fatto del male, sorrise. «Okay, se fai queste cose però mi sei più utile in salotto sul divano, dove non puoi fare del male a qualcuno» gli prese le mani per assicurarsi che stesse bene.
Louis decise di prendere la sua coperta, sedersi su uno degli sgabelli e guardare Harry mentre pensava a tutto il resto. «Comunque sì, Zayn è sempre stupendo» disse poi Harry sapendo che almeno un po’ lo avrebbe fatto ingelosire.
Louis preferì non rispondere e lo osservò mentre girava avanti e indietro, mentre metteva insieme le cose, le mescolava, e mentre si sporcava le mani o il volto. Andarono avanti così per un po’ nonostante Harry si sentisse esageratamente osservato, cercò comunque di andare avanti senza farsi distrarre. «Sei bellissimo» sussurrò Louis, che nel frattempo si era messo comodo come meglio poteva.
Harry si fermò completamente, e inizialmente non lo guardò. Se lo sentiva dire spesso, e gli capitava di leggere tweet o commenti agli articoli che dicevano “Harry Styles è perfetto”, e a volte sentiva l’opposto, il suo aspetto era sempre oggetto di critiche, sia positive che negative e una parte di lui odiava tutto ciò, era un cantante, non un modello, ma presto si abituò a quella parte del suo lavoro. Essere un adolescente e sotto i riflettori in quel modo non era facile, l’adolescenza è quel periodo in cui devi esplorare, capire chi sei e spesso per farlo finisci per odiare ciò che pensi di essere, invece per riuscire a sopravvivere in quel tipo di ambiente devi essere sicuro di te soprattutto quando hai troppe persone pronte a dire la loro opinione su un qualcosa che hai fatto anche se la loro opinione non era un qualcosa di cui avevi bisogno o che avevi chiesto, però è proprio la loro opinione quella che finisce per interessarti di più e ti dimentichi come ci si sente ad essere normali.
Quando Harry aveva sedici anni, Louis era perso, non sapeva cosa fare e si ritrovava con così tante responsabilità all’improvviso, ma entrambi erano piccoli e ingenui quindi, nonostante tutto, avevano così tanti bei ricordi legati a quel periodo.
Harry cominciò a capire quando aveva diciassette anni, e arrivato ai diciotto si era ormai arreso, ma nel senso positivo del termine, semplicemente aveva capito che quella era la sua vita e non poteva fare molto a riguardo.
Quando Harry arrivò ai diciannove anni, capì che si era completamente sbagliato perché quelle cose non erano la sua vita e cominciò a passare le sue mattine a pensare a quanto strano fosse aver passato diverse delle sue mattine nei passati tre anni accanto alle stesse persone, era strano pensare di aver avuto Louis nello stesso letto per una gran parte delle sue notti. Per tutto quel tempo aveva vissuto ogni cosa senza darci il dovuto peso e riprese a scrivere nel suo diario per riuscire a mettere in ordine i suoi pensieri. Così eccolo, a vent’anni con un diario e con ancora quell’orsacchiotto che gli era stato regalato anni prima, si sentiva più bambino che mai e ne era così felice. Una cosa che Liam un giorno gli fece notare era che più andava avanti e più si comportava come un bambino, quando era ancora un adolescente faceva il possibile per sembrare adulto, perché gli sembrava la cosa giusta da fare, quindi nel momento in cui sarebbe dovuto essere adulto decise di essere un bambino, non era esattamente una sua decisione, gli venne naturale e semplicemente non fece nulla per smettere.
Vedere Harry crescere e cambiare in quel modo metteva gioia anche agli altri, era il piccolo del gruppo e tutti volevano il meglio per lui anche perché a tutti, specialmente a quelli più grandi, dispiaceva anche solo pensare che non avrebbe mai potuto sperimentare determinate cose. Harry capiva il loro punto di vista ma allo stesso tempo non vedeva perché si preoccupassero tanto, del resto è difficile sentire la mancanza di un qualcosa che non hai mai avuto o che non puoi nemmeno immaginare, apprezzava però la loro preoccupazione, come sempre del resto.
Harry apprezzava ogni piccola cosa, dalla piccola briciola di pane sul tavolo che gli ricordava il suo vecchio lavoro e il senso di soddisfazione che provò al tempo, alle parole delle persone che gli raccontavano le loro storie e come all’improvviso lui o altri del gruppo fossero riusciti a cambiare le cose senza nemmeno provarci. Questa, e altre, erano quelle piccole caratteristiche che facevano sorridere Louis al solo pensarci.
Louis e Harry erano due persone molto diverse sotto determinati punti di vista, ma avevano alcune caratteristiche identiche, per esempio entrambi non riuscivano ad accettare i complimenti, non sapendo mai cosa dire o fare specialmente quando spesso sentivano complimenti non accompagnati da un pensiero sincero, ma con il tempo Harry aveva imparato a credere a ogni parola di Louis, anche se non era stato facile. «Grazie» disse solamente pensando però mille altre parole con le quali avrebbe potuto riempire i muri della loro stanza che però finì per esprimere con uno sguardo.
Passarono la loro serata in modo semplice: cenarono e uscirono dalla cucina sani e salvi, per poi andare in camera loro a guardare un film.
Louis era seduto con la schiena poggiata contro la testata del letto, e giocava con i capelli di Harry che era sdraiato tra le sue gambe, cominciò a fare delle trecce e Harry lo lasciò fare, dopotutto era cresciuto in una casa piena di ragazzine dai lunghi capelli e si era ritrovato spesso con le mani nei capelli di qualcuno, ma in ogni caso Harry non lo avrebbe fermato.
A essere sinceri, Louis alla fine del film non sarebbe stato in grado di raccontare la trama nei minimi dettagli, ma avrebbe potuto parlare per ore dell’odore inconfondibile di Harry, e dei suoi capelli, e di come funzionasse quasi da coperta. Nessuno dei due amava le cose in grande, ogni tanto, per le occasioni speciali, Louis comprava ad Harry cose costose ma era l’unica cosa che poteva fare, dopotutto non avrebbe potuto portarlo fuori a cena in un ristorante qualunque, quindi spesso finivano per fare cose normali, nel loro piccolo mondo costituito riuscivano a ritrovare quella normalità di cui avevano bisogno.
Il loro concetto di normalità era di sicuro cambiato, ogni piccola cosa che prima vedevano in un modo, la vedevano da una prospettiva diversa ormai, era cambiato anche il loro concetto del termine amore da quando entrambi collegavano al termine la presenza e l’essere dell’altro. Erano quindi felici, stanchi ma contenti, e con un sorriso si addormentarono sapendo che sarebbe mancato solo un mese, un mese e le cose sarebbero cambiate, un mese e tre giorni e Louis avrebbe portato Harry in quel ristorante che avevano visto mentre camminavano per le strade di Londra e sarebbero tornati a casa insieme, magari mano nella mano.
 

NdA
Era da molto che non scrivevo qualcosa e non mi è mai capitato di scrivere una Larry e ho deciso di farlo in quanto una mia cara amica me ne chiedeva una da troppo tempo, anche se devo ammettere che il mondo di fanfiction Larry è pieno di storie davvero ben scritte e sono leggermente intimorita.
Comunque, spero vi sia piaciuta, ditemi cosa ne pensate se vi va! :)
A presto,
S. 

 
 
 
 
 
 
 

 

   
 
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