Nick: roxy_xyz
Titolo: Rewind
Genere: Oneshot (1202 parole), introspettivo,
What if…?
Introduzione: Nella prima serie, Olivia ci racconta della notte in cui
sparò a suo padre per proteggere la propria famiglia e delle lettere che riceve
dal suo patrigno per i suoi compleanni. La mia storia
nasce dal what if…? ossia dall’idea (molto malsana) del patrigno che torna per
vendicarsi di Olivia e che intende a tutti i costi prendersi la sua rivincita,
riuscendoci e uccidendola. Peter Bishop
non si arrende mai, no? E quindi… rewind!
Non mi resta altro che ringraziare Lights per il fantastico banner e augurarvi una buona lettura!
Rewind
Finché
morte non ci separi.
Quando il prete scandì quelle poche parole non pensai minimamente a come mi sarei comportato;
era il giorno del nostro matrimonio quindi perché mai avrei dovuto pensare a
certe cose? E poi, c’eri
tu: fasciata in quell’abito bianco e con un sorriso che non potrò mai
dimenticare, e in quel momento m’importava solo di averti accanto.
Nessuno sa della follia che sto
per compiere, nemmeno Walter, l’unica persona che non solo capirebbe il mio
gesto, ma che mi accompagnerebbe sino alla tua porta. Perché noi Bishop siamo fatto così: non riusciamo a vivere senza le persona che amiamo, e allora andiamo a prenderla senza
pensare minimamente alle conseguenze.
L’umanità potrebbe finire anche oggi per me,
perché eri tu quella altruista che non faceva altro
che pensare agli altri, anche a discapito di te stessa.
Io sono egoista e ho bisogno del tuo sorriso.
§
Continuo a vedere il sangue nelle mie mani, e
nulla riuscirà a toglierlo. Forse, non era solo Walter ad essere folle, magari sono come lui ed era una cosa che aveva bisogno di tempo per
emergere. Mi scappa da ridere perché da
bambino, sin dal giorno in cui mia madre ci ha lasciati,
ho voluto essere diverso da lui; vedevo quell’uomo strano che faceva piangere e
disperare mia madre invece di starle accanto, e sentivo urla e poi pianti
perché l’amore non era abbastanza per sopportare quell’abbandono. Sono
cresciuto con un padre assente e con una madre che non faceva altro che correre
dietro al vento.
La tempesta è passata e sono riuscito a capire
Walter perché, nonostante tutti i miei sforzi per essere diverso da lui, sono
la sua perfetta copia. E non perché entrambi troviamo più affascinante un
numero primo rispetto a un semplice e banale tramonto,
ma perché non possiamo calmare il fremito delle nostre mani quando veniamo
colpiti da un’idea geniale.
Noi possiamo osare là dove gli altri sono
costretti a fermarsi e a piangere, e io sono così stanco di versare lacrime quando ho tutto qua, nel mio cervello. Ho visto la
soluzione e da quel giorno non ho fatto altro che pensarci e mettere in atto il
mio piano.
Perché tu riuscivi a
fare l’impossibile quando pensavi a me e io non sarò da meno.
Non
posso e non voglio.
Ho letto gli appunti di Walter e credo di aver
capito come fare, anche se una vocina nella mia testa continua a ripetere che
non ho le competenze necessarie, che è impossibile
riuscirci, eppure le mie mani si muovono sempre più veloci, come se sapessero
già ogni mossa. Mi basta sapere che ti
vedrò domani, seduta su quella poltrona a leggere gli appunti di qualche
strampalato caso.
Ti ho perso una volta, perché qualcuno ti aveva
strappata da me, portata in un altro universo, il mio vero universo
a dire il vero, ed è anche buffo a pensarci, perché se Walter non mi avesse
rapito quella notte, ti avrei incontrato lo stesso.
Non posso sopportare di non vederti oggi, domani
o mai. L’universo o qualsiasi maledetta realtà potrebbe esistere senza di me,
senza un Peter Bishop, ma
non senza di te.
Tutto crollerebbe come un castello di carta, o
forse sarò io a distruggere tutto.
Il distruttore di universi
paralleli: sarà questo il mio nome?
Io sono pronto ad accettare qualsiasi conseguenza
del mio gesto, anche perché
in mezzo a tutti i miei scarabocchi non c’è nessun accenno a quello che
potrebbe accadere una volta che ti avrò messa in salvo. Si aprirà una voragine
in mezzo a New York? O
l’oceano invaderà tutte le terre emerse?
Deliri, sono solo deliri
di un uomo innamorato. E solo.
Ecco, basta mettere quel maledetto bullone lì.
Come non ho fatto a pensarci?
Sarà che non dormo da due giorni, o tre? Ricordo di aver messo questi vestiti per rubare i pezzi che mi
servivano e poi, il buio. Ho mangiato?
La mia lingua accarezza i denti e capisco che sì,
l’ho fatto. Il sapore di qualcosa di agrodolce mi
colpisce, un panino con cetrioli, pomodori e senape, Astrid?
Anche quella sera ero rimasto il laboratorio fino
tardi, c’era un caso da risolvere e tu non avevi la minima intenzione di
festeggiare il tuo compleanno senza prima aver
arrestato l’assassino. Volevo fare le cose in grande stile,
sai? Avevo prenotato un tavolo nel tuo ristorante preferito, quello in cui non sei mai andata, ma da cui passavi sempre davanti e ti
fermavi a leggere il menù. Dovevamo essere là alle otto, sederci in fondo alla
sala, proprio vicino alle finestre che danno sulla stradina interna, così
avresti potuto guardare i passanti e controllare tutto, perché non riesci mai a stare tranquilla. Hai bisogno di controllare e
pianificare ogni cosa. Scommetto che avrebbe chiamato Broyles e che non avremmo finito neanche di bere
l’aperitivo.
Invece, avevo dovuto posticipare il tutto; ero
seduto qui, quando mi avevi salutato. “Torno subito” ,
mi avevi detto. E io mi ero limitato a sorriderti,
perché ero sicuro di rivederti a breve, perché non avevo visto quella maledetta
lettera.
§
Ricordo quando mi parlasti di
lui e di quello che ti aveva fatto. Ti immaginai
in quella casa, così piccola e indifesa, ma con in mano una pistola e
consapevole di quanto fosse pericoloso quell’uomo per la tua famiglia. Avevi
sparato, prendendolo di sorpresa e proteggendo tutti dalla sua furia.
Eri andata avanti, crescendo forte e tenace, e
finendo per proteggere anche tutti gli altri. Persino me. Sono un uomo, tuo
marito e avrei dovuto farlo io, mentre non sono stato mai capace di fare
qualcosa di buono nella mia vita.
Non aveva mai smesso di inviarti quelle lettere e
tu le avevi conservate tutte dentro una scatola, per non dimenticare e perché
non volevi che quell’uomo ti spaventasse ancora. Quella bambina era cresciuta e
non avrebbe abbassato lo sguardo sotto quelle continue
minacce. No, lei avrebbe letto quelle lettere e affrontato le sue paure a testa
alta.
Non avevi letto l’ultima, rimasta sul pavimento
di casa, in attesa del tuo ritorno. Era diversa dalle
altre, per un particolare che tu avresti subito notato.
Lui era tornato per riprendersi quella rivincita,
perché non poteva permettere che tu potessi continuare la vita di sempre quando lui si era dovuto fermare per colpa tua.
Mi avevi salutato e informato che saresti andata
a casa per prendere dei fascicoli che avevi dimenticato sulla tua scrivania, ti
sarebbero bastati venti minuti e invece, non eri più
tornata.
Avevi aperto la porta e raccolto la posta da
terra prima di vederla, prima di sentire il tuo cuore perdere un battito, e
prima di poter agire in qualche modo eri finita distesa sul pavimento. Lui ti
aveva osservato all'ombra e, codardo com'era, aveva
agito subito perché non avrebbe sottovalutato quella bambina una seconda volta.
E tu
non avevi potuto fare nulla, non c'era stato il tempo. Quegli attimi che
avremmo potuto vivere insieme ci sono stati rubati da
un vigliacco, ma non ho intenzione di stare qui e di continuare a piangere.
Non sarò quell'uomo dalla mentalità ristretta di
cui mio padre si lamenta sempre, sarò quello che non ha esitato a ripresentarsi
e a lottare per la propria identità quando ogni ricordo di sé era stato
cancellato.
Le mie mani tremano mentre inserisco l'ultimo pezzo. Non è paura di non essere abbastanza intelligente per compiere l'impresa, non m'importa di nulla se non di rivederti al mio fianco. Tornerò indietro nel tempo e proteggerò la mia donna a tutti i costi e so per certo che, quando lo vedrò, smetteranno di tremare.