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Autore: Lissa Bryan    05/03/2015    4 recensioni
Ambientato durante il regno di "Maria la Sanguinaria" Tudor. Bella viene catturata da Edward per crescere sua figlia. Lui le promette di liberarla, un giorno, ma lo farà veramente? Intrighi di corte e pericoli dietro ogni angolo. Potranno, loro e il loro nuovo amore, sopravvivere?
Dal cap. 1
«Non aver paura, Selkie. Non ti farò del male.»
Lei emise un piagnucolio e raddoppiò gli sforzi per trovare la sua pelliccia, le mani che grattavano le rocce, come potessero aprirsi per darle la salvezza.
«Ho io la tua pelliccia», annunciò lui.
Lei si sedette, come se le avessero ceduto le ginocchia. «Ti prego», sussurrò. «Ti prego, ridammela.» I suoi enormi occhi scuri lo imploravano.
«No, non credo.» Lui la studiò per un momento.
«Farò qualunque cosa mi chiederai. Ti prego, però, ridammela.»
Lui scosse la testa e gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Ho bisogno di te», disse lui.”
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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“THE SELKIE WIFE” è stato scritto da Lissa Bryan e tradotto in italiano da beate

A questo indirizzo potete trovare la versione originale

https://www.fanfiction.net/s/7598322/5/The-Selkie-Wife

 

 

 

 

Capitolo  5

 

«Devi batterla per questo, Edward», disse Emmett. «Non hai scelta.»

Erano sulla collina dietro la casa e guardavano giù, le due figure sulla spiaggia.

Emmett era arrivato incespicando nell’ufficio di Edward quella mattina, già ubriaco prima che quasi tutti facessero ancora colazione, o ancora intossicato della notte prima. Aveva alzato gli occhi offuscati e aveva detto una sola parola. «Guaio.» Aveva spiegato quale fosse il problema mentre Edward lo seguiva fuori e Edward era esploso in tutta la sua furia. «Le avevo specificamente proibito di farlo!»

«Questo non è qualcosa che puoi far passare con una ramanzina severa», dichiarò Emmett. «Lei ti ha deliberatamente disobbedito e ha messo in pericolo Elizabeth.»

Edward diede un’occhiata intorno e vide che la metà della servitù era sulla cima della collina, a guardare a bocca aperta lo spettacolo in basso. «Tornate al lavoro!» gridò Edward, e loro corsero via. Si passò una mano sulla faccia. Questa era brutta. Questa era molto brutta.

Lui e Emmett scesero giù per il sentiero. Emmett perse l’equilibrio e Edward evitò per poco di essere travolto mettendosi di lato mentre Emmett cadeva. Era seduto in fondo al sentiero, quando Edward gli passò vicino, e cercava di rimettersi in piedi con una parvenza di dignità. Edward gli scoccò uno sguardo disgustato ed Emmett ebbe grazia sufficiente a sembrare imbarazzato di se stesso.

Elizabeth e Bella avevano indosso solo la sottoveste, e si schizzavano e si rincorrevano sulla battigia. I capelli bagnati di Bella pendevano come corde sulla sua schiena e sulla testa portava quella che sembrava una corona di alghe, intrecciata come una corona di margherite da piccole mani impacciate. Stava ridendo e i suoi occhi brillavano come Edward non aveva più visto dal giorno in cui lei e le sue amiche selkie avevano folleggiato sulla spiaggia. Si accorse del suo marito rabbioso e la sua faccia cadde. Elizabeth andò a sbattere nelle sue gambe e alzò lo sguardo confusa su di lei e poi verso suo padre, che marciava verso di loro, la faccia contorta dalla rabbia. Si nascose dietro le gambe di Bella, sbirciandolo con grandi occhi spaventati.

«Bella!» gridò Edward. «Cosa pensi di fare, in nome di Dio?»

«Stiamo giocando», disse Bella con voce piccola.

«Dove sono i tuoi vestiti?»

Bella sbatté gli occhi confusa, guardando giù la sottoveste che pendeva dal suo corpo, così rivelatrice che avrebbe benissimo potuto essere nuda.

«I tuoi vestiti di sopra», disse Edward.

«Siamo uscite prima che le cameriere ci vestissero. Noi …»

Edward le afferrò rudemente il braccio e la trascinò verso il sentiero. «Elizabeth, vieni!» abbaiò Edward.

Elizabeth corse da suo zio Emmett, che era sempre stato giovale e gentile, con lei. Emmett le prese la mano. «Un po’ inzaccherata, eh, tesoro?» Le sorrise e lei immediatamente si sentì al sicuro.

«Edward!» gridò Bella, inciampando, cadendo, solo per essere ruvidamente rimessa in piedi. «Che c’è che non va?»

Lui non rispose. Arrivarono in cima al sentiero e Edward le portò all’entrata posteriore. Rosalie era lì, in attesa, con un’espressione di compiaciuta rettitudine in faccia. Era lei che aveva trovato Emmett e gli aveva detto quello che aveva fatto Bella, portando la bambina a giocare sulla spiaggia all’alba. «Prendi la bambina e falle un bagno, poi mettila a letto con un mattone caldo», ordinò Edward. Elizabeth fece per protestare per il bagno e per dover tornare a letto quando si era appena alzata, ma uno sguardo alla faccia di suo padre bastò a farla tacere. Rosalie ghignò a Bella alle spalle di Edward e si diresse alle scale, la mano di Elizabeth crudelmente stritolata nella sua.

«Non credere che abbia dimenticato la tua parte in tutto questo», disse Edward a Rosalie da sopra la spalla.

«Ma, vostra grazia …»

«Tu non hai provato a fermarla, vero?»

Rosalie assunse un’aria innocente e compassata. «Non è compito mio dire a sua grazie ciò che può fare e ciò che non può fare.»

«Invece che venire direttamente da me, hai allertato mio fratello dopo aver informato la metà della servitù così che potessero andare là e guardarla.» Gli occhi verdi di Edward balenarono. «E discuteremo di questo dopo che avrò parlato con mia moglie.»

Con questo, Edward si voltò e trascinò Bella su per le scale fino alla loro camera. Le cameriere stavano rifacendo il letto e alzarono lo sguardo allarmate. «Fuori!» scattò Edward. Scapparono via, lasciando le lenzuola dov’erano.

«Edward, che c’è che non va?» chiese di nuovo Bella. Si fece piccola arretrando per la paura mentre lui si avvicinava, e una parte di Edward odiava che avesse paura di lui.

«Tu mi hai disobbedito deliberatamente», sbottò. «E hai anche messo in pericolo mia figlia, facendo questo.»

«Ma io non ho disobbedito! Non stavamo nuotando!» protestò Bella. «Stavamo solo sulla battigia, a schizzarci.»

«Tu hai messo in pericolo Elizabeth.»

«No! Non c’era pericolo. Dei e pesci, Edward, pensi che io lascerei che qualcosa le facesse del male, in mare?»

«È bagnata», sibilò Edward. «Potrebbe ammalarsi per questa follia. Lei non è una bambina selkie, Bella. Lei è umana e gli umani si ammalano quando si bagnano. E a parte il pericolo, io ti ho detto che le nostre donne non nuotano.» Lui alzò una mano a fermare le sue proteste prima ancora che cominciassero. «Né giocano tra le onde.» Si passò la mano tra i capelli. Bella fissava il pavimento, l’acqua gocciolava dall’orlo della sua camicia.

«Vai e inginocchiati vicino al letto», ordinò Edward. Aspettò che avesse obbedito e andò al suo baule a prendere una cintura per la spada. Ne scelse una di cuoio piatto bulinato, senza gemme o borchie.

Ritornò , in piedi dietro di lei, spostandole i capelli dalle spalle. Strappò la sua camicia sulla schiena, e lei gridò di paura, nascondendo la faccia tra le braccia contro il lato del letto.

Lui guardò quella schiena di crema, la cintura stretta nella mano. Doveva farlo, disse a se stesso. Doveva farlo per il suo bene e per quello di Elizabeth, anche. Era il suo dovere di marito e capo della famiglia.

Tutto quello che gli avevano insegnato, tutto nella sua cultura, gli diceva che doveva batterla. Il suo dovere come marito e padre era preservare sua moglie e sua figlia dall’errore, correggerle quando uscivano dal sentiero della rettitudine. Si riassumeva nella frase comune “Chi risparmia il bastone, odia suo figlio”. Lo stesso si applicava alle mogli, che erano viste come semplici e infantili. Se un marito non correggeva il comportamento di sua moglie, questa poteva facilmente scivolare nella disapprovazione sociale o perfino rischiare la sua anima immortale.

Padre Jacob consigliava caldamente di picchiare le mogli, che ce ne fosse motivo o no, per mantenerle in un’ appropriata disposizione d’animo sottomessa, ma Edward non aveva mai picchiato la sua prima moglie. Non ne aveva mai avuto bisogno, perché Mary era molto obbediente e sottomessa di natura. Neanche suo padre aveva mai picchiato sua madre, perché era una principessa di sangue reale; aveva invece picchiato la sua cameriera preferita. Edward non aveva nessuna esperienza di questo, ed era nervoso. E se l’avesse battuta troppo forte e l’avesse ferita?

Bella tremava, le lacrime le rigavano il viso. Lui arretrò per darle il primo colpo e gelò. Non poteva farlo. Semplicemente non poteva farlo. Rimproverò se stesso per essere debole, per non adempiere ai propri doveri, ma non poteva costringere se stesso ad abbassare quella cintura sulla sua schiena, sfigurare quella distesa di morbida pelle di crema, sentirla gridare di dolore. Con un mugolio di frustrazione, buttò la cintura in un angolo. Si inginocchiò di fianco a Bella e le prese le mani tra le sue.

«Ascoltami», disse, e attese che i suoi enormi occhi oscuri, umidi di lacrime, incontrassero i suoi. «Bella, tu devi obbedire a quello che ti dico. Non puoi fare cose del genere. La gente perdonerà piccoli errori, perché crede che tu sia di una terra lontana, ma quello che hai fatto oggi sarà visto come scellerato e non cristiano. Ho provato a spiegarti quanto sia importante che tu ti conformi alla nostra religione, ma tu non sembri capire quanto questo sia serio e grave. Se penseranno che sei un’eretica, ti bruceranno, Bella. Lo capisci? Ti metteranno nel fuoco e ti bruceranno finché sarai morta.»

Bella sembrò inorridita, gli occhi enormi di terrore. «Ma … ma tu sei il duca …»

«Io posso proteggerti fino a un certo punto», disse Edward, «ma non se la Regina ordina che tu venga arrestata per eresia. Se ti esamineranno, e con questo intendo che ti faranno molte domande, sapranno che non sei cristiana.»

«Sono battezzata», protestò Bella.

«Questo in realtà peggiora le cose», disse Edward. «Se tu fossi semplicemente ignara della fede, saresti perdonata. Ma tu hai accettato il battesimo, e questo fa di te una cristiana agli occhi della Chiesa. Se non hai un atteggiamento appropriato, allora sei un’eretica e gli eretici sono bruciati vivi in queste terre.»

Bella boccheggiò, un suono tremante e irregolare. Odiava spaventarla così tanto, ma doveva sapere cosa rischiava. Lei si mise le mani sulle braccia e singhiozzò, e lui si sentì come se l’avesse picchiata, dopotutto. Incapace di sopportare il suo pianto, si alzò e uscì dalla stanza, dirigendosi nel suo ufficio, dove trovò Emmett che lo attendeva.

«L’hai fatto?» chiese Emmett.

«No.»

Emmett rimase quieto per un momento. «Vuoi che lo faccia io per te?»

«No.» Edward si sedette alla sua scrivania pesantemente e appoggiò la fronte sulle mani. «No, è mia moglie, e io la disciplinerò come credo giusto.»

«Credo che tu stia commettendo un errore. Il tuo cuore tenero …»

Edward lo interruppe rabbioso. «Non c’è birra da bere o una puttana da scopare da qualche parte?»

Emmett strinse la mascella e lasciò la stanza, sbattendo la porta dietro di sé. Edward sospirò. Si pentì delle sue dure parole non appena dette. Emmett stava solo provando ad aiutarlo, e aveva ragione a dire che Edward era trattenuto dal suo cuore tenero. Sperava solo che non fosse Bella a soffrire per questo.

 

 

Bella non scese per pranzo e per cena e Edward fu troppo occupato con gli affari della proprietà per andare da lei a controllare. Aveva dato a Rosalie una lavata di capo tale da lasciarla in lacrime e le aveva detto che al prossimo incidente simile sarebbe stata licenziata.

Poi fece per andare a vedere di Bella, quando arrivò un messaggero. E poi un altro. Poi il capo delle scuderie dovette parlare con lui di una nuova cavalla arrivata dal continente che si era ammalata.

Edward fermò una delle cameriere che passavano dalla sua porta aperta e chiese dove fosse sua moglie. «A letto, vostra grazia. Forse non si sente bene per via del suo bagno in mare.»

Non apparve per la cena, e neanche Emmett. Dopo lui salì di sopra e la trovò stesa nel letto, lo sguardo distante. «Bella?»

Lei non disse nulla, ma spostò gli occhi verso di lui.

«La tua cameriera dice che di nuovo non hai mangiato.» Edward appoggiò la coppa che aveva in mano sul comodino vicino al letto. «Voglio che tu beva questo.» Era una zuppa che aveva ordinato dalle cucine, un brodo vegetale. Lei obbediente si mise seduta e ingoiò tutto il contenuto della coppa prima di stendersi di nuovo. Lui si sentì un po’ meglio, sapendo che si era nutrita un po’. Avrebbe preferito darle un robusto brodo di manzo, ma sapeva che non l’avrebbe accettato.

«Bella, ti prego, non essere triste», la implorò. Diede un’occhiata ai domestici in piedi vicino alla parete e abbassò la voce. «Mi dispiace di essere stato così freddo con te, questo pomeriggio, ma ero … arrabbiato, ma era dovuto alla preoccupazione per te e per la mia bambina.»

Lei non disse niente.

«Sembra che Elizabeth stia bene», disse lui. «Mi sono fermato da lei prima di venire qui. Vuole che tu le racconti un’altra storia.»

Bella scosse la testa.

Edward sospirò e si alzò. «Svestitemi», ordinò. E i domestici si avvicinarono per togliergli i vestiti. Strisciò nel letto con Bella, chiudendo le cortine dietro di sé. Lei non fece resistenza quando la tirò contro il suo corpo. «Bella, ci ho pensato», disse. «Forse dovremmo avere un figlio.»

Aveva preso la decisione quel pomeriggio. Era una cosa che sapeva che lei voleva, e forse avere un figlio insieme l’avrebbe legata a lui in qualche modo. In tutte le vecchie storie, le mogli selkie abbandonavano la loro famiglia sulla terraferma una volta riavuta la loro pelliccia, ma non poteva immaginare Bella fare una cosa del genere. Di certo, lei sarebbe voluta restare. Se se ne andava dopo aver riavuto la sua pelliccia, avvertivano le storie, non sarebbe potuta tornare per sette anni. Come madre, non poteva lasciare suo figlio così a lungo, decise lui, non importa quanto desiderio avesse del mare.

Lei non aveva risposto nulla alla sua offerta. «Ti piacerebbe un bambino?» la blandì lui. «Potremmo cominciare stanotte, se vuoi.»

Lei rimase in silenzio. Frustrato, lui si chinò e la baciò, mettendole con gentilezza il palmo sul seno e accarezzandole il capezzolo come sapeva che a lei piaceva. Ci volle un po’ prima che cominciasse a scaldarsi alla passione di lui. Cominciò ad emettere quei morbidi, ansimanti gemiti dopo che lui era scivolato giù sul suo corpo a leccare e succhiare le sue pieghe. Lui scivolò di nuovo su e lentamente, con gentilezza, entrò nel suo morbido e umido calore.

«Un bambino, Bella», sussurrò. «Un bambino tutto nostro.» Le sue gambe si intrecciarono con quelle di lui e si mossero insieme, ma lui vedeva ancora la distanza nei suoi occhi. Gli ci volle qualche sforzo per portarla al climax, ma sapeva che era necessario perché potesse rilasciare il suo seme femminile per incontrare il suo.

«È successo?» chiese subito dopo, mentre steso vicino a lei cercava di riprendere fiato.

Lei scosse la testa.

«Perché no?»

«Non c’è vita nel tuo seme.»

Edward era sbalordito. «Cosa?»

Lei lo guardò intimorita e lui si sforzò di calmarsi. «Cosa intendi, Bella?»

«Lo sento. Ho aperto me stessa al concepimento, ma non è possibile. Il tuo seme non può formare un bambino.»

Lui scosse lentamente la testa. «Ma, Bella, io ho Elizabeth. Mia moglie è stata incinta molte volte.»

Lei lo guardò pensierosa. «Ti sei ferito o ammalato da quando lei è nata?»

«No, mai.»

Lei scosse la testa. «Allora non so spiegarlo. So solo che adesso non c’è vita nel tuo seme. Non ci sarà nessun bambino.» Rotolò dal suo lato e fissò le cortine del letto con quella orribile distanza nei suoi occhi ancora una volta.

Edward fissava il soffitto, la sua mente un ingorgo di pensieri. Come poteva essere? Bella si sbagliava? Non aveva mai sentito che un uomo potesse essere infertile. Solo le donne erano sterili. Poteva essere colpa sua che Mary avesse avuto tanti problemi a concepire? E tutti i bambini che aveva perso? Era stato perché c’era qualche tipo di debolezza o squilibrio nei suoi umori? Voleva consultare un dottore, ma cosa poteva dire? «La mia moglie selkie vede che non c’è vita nel mio seme. Si può rigenerare?»

Se lei aveva ragione e non c’era riparo, Emmett sarebbe stato il suo unico erede, il che significava che doveva trovargli una moglie, e in fretta.

La mattina successiva mandò a chiamare Emmett. Ci volle un po’ prima che arrivasse, puzzando di profumo stantio e alcool forte. Rimase in piedi di fronte alla scrivania di Edward, invece che buttarsi distrattamente su una sedia come faceva di solito, e non incontrò lo sguardo di Edward.

«Emmett, siedi, per favore», disse Edward. Si alzò e andò di fronte alla scrivania, appoggiandosi sul bordo. Emmett fece quello che gli era stato detto, ma continuava a non guardare Edward.

«Per prima cosa voglio chiedere scusa», disse Edward. «Ho sbagliato a dirti quello che ho detto, e me ne dispiace.»

Emmett annuì, lo sguardo fisso al pavimento.

Edward andò alla porta e la chiuse prima di sedersi vicino a Emmett. «C’è un’altra cosa che voglio discutere con te», disse. «Bella mi ha detto … lei ha detto che il mio …» Edward combatteva per trovare le parole. «Non posso avere figli», disse alla fine.

Emmett impallidì. I suoi occhi incontrarono quelli di Edward, sgranati, qualcosa di vicino al panico nelle loro profondità.

«Vedo che sei consapevole delle implicazioni. Tu sarai il mio erede, a quanto pare. So che hai detto che non desideri sposarti, ma se Bella ha ragione, è ora imperativo che tu lo faccia.»

L’espressione di Emmett era strana. C’era un accenno di … sollievo?

«Dobbiamo cominciare i negoziati il prima possibile», continuò Edward. «Hai delle preferenze? Io avevo pensato a una delle figlie del conte di Hale …»

Emmett abbaiò una risata senza allegria. «No, non ho preferenze. L’unica donna che avrei desiderato sposare è morta.»

Edward lo fissò. «Emmett, io non ho mai saputo …» All’improvviso vide il bere e l’andare a puttane di Emmett sotto un’altra luce, come le azioni di un uomo che prova a perdersi nell’oblio, l’autodistruttività di un cuore spezzato.

«Emmett, perché non me lo hai detto?» lo rimproverò con gentilezza. «Io so cosa significa perdere l’unica che ami.»

«Non volevo che lo sapessi», disse Emmett.

Edward annuì. «Pax, fratello. Rispetterò la tua privacy e non ti farò più domande in proposito. Ma questo non cambia la nostra situazione. Se io non posso avere un erede, devi farlo tu.»

Emmett si alzò. «Redigi il contratto di fidanzamento col conte. Prenderò la più grande, Kathryn. È avvenente e di temperamento tranquillo. Ha una giovane cugina, Alice, che può servire come dama di compagnia per Bella.»

Edward annuì. «Così sia. Fratello, io …»

«Ti prego, non esprimermi simpatia», disse Emmett. «Non posso sopportarlo.» E con questo, Emmett lasciò la stanza, chiudendo la porta dietro di sé con un soffice clic.

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Bella stava morendo.

Edward era seduto al suo fianco. Lei era stesa nel letto, pallida e consumata, e si agitava e mormorava come se avesse le allucinazioni o fosse in un sogno febbrile. Erano passati tre giorni da quando era riuscita a bere un po’ di brodo e oltre una settimana da quando si era alzata l’ultima volta. Si stava dissolvendo di fronte ai suoi occhi e nessun potere terreno poteva impedirlo. Il dottore le aveva fatto un salasso la mattina, ma sembrava che non ne avesse tratto alcun giovamento. Se possibile, era ancora più debole.

Era tardi, e tutti i domestici erano a letto. Lui non dormiva da due giorni, temendo di svegliarsi trovandola morta, scivolata via mentre lui era incosciente.

«Ti prego, Bella», sussurrò. «Ti prego … non lasciarmi.»

Si vergognava di essere dovuto arrivare quasi al punto di perderla per capire quanto era arrivata a significare per lui. Non riusciva più a immaginare un futuro senza di lei. Non poteva mettere il suo corpo nella tomba fredda dove giacevano la sua prima moglie e i suoi antenati. Non poteva farlo e tornare alla sua vita.

«Ho bisogno di te», le disse. «Non me ne ero reso conto. Non avevo visto quanto fosse vuota la mia vita prima che arrivassi tu. Bella, so che ti ho presa in moglie contro la tua volontà, ma so che possiamo essere felici, insieme. Penso che potrai amarmi, col tempo. Forse mi ami già, un pochino. I miei sentimenti per te …» Fece una pausa, cercando le parole. «Il mio cuore fa così male all’idea di perderti che so che dev’essere amore. Altrimenti, perderti non mi sembrerebbe come avere una ferita aperta nel petto.»

Si alzò in piedi e la sollevò dal letto, allarmato di come fosse leggera e inconsistente tra le sue braccia. Aveva intenzione di tentare l’unica cosa che pensava avrebbe potuto salvarla.

La portò fuori della camera da letto e giù per le scale. Uno dei valletti russava sulla sua branda vicino alla porta. Edward lo scavalcò e aprì la porta, uscendo nella notte illuminata dalla luna. Con cautela, scese per il sentiero che portava alla spiaggia. Procedette faticosamente tra le onde finché l’acqua gli arrivò ai fianchi e poi abbassò Bella nell’acqua. Lei boccheggiò e dell’acqua di mare le entrò nella bocca. I suoi occhi si aprirono. «E-Edward?»

«Sì, amore.» Fece scivolare via le sue braccia da sotto di lei e lasciò che galleggiasse. Lei si guardò intorno confusa.

«Nuota», disse lui. «Nuota, Bella.» Lui tornò piano alla spiaggia e si mise seduto sulla sabbia a guardare.

Lei lo fece, lentamente, all’inizio, debole per la malattia e la fame, e poi con più vigore, come se il tocco delle acque, da solo, la stesse risanando, come lui aveva sperato. Guardò la testa scura fare su e giù tra le onde, osservando con ansia lampi della sua pelle pallida tra le onde scure. Lei si tuffò sotto e lui trattenne il fiato quando non riemerse per un po’, pur sapendo che per lei era impossibile annegare. Riemerse con una pianta tra le mani, che divorò, prima di rituffarsi a prenderne ancora.

Aveva dovuto rischiare. Era una scelta tra affrontare delle possibili accuse o perderla di morte certa per il languore. Non poteva vederla morire davanti ai suoi occhi. Non quando poteva fare qualcosa. Imprecò contro se stesso per la sua testardaggine, per averla fatta arrivare a questo punto. Avrebbe dovuto immaginare un modo per darle quello di cui aveva bisogno invece che provare a costringerla ad essere ciò che non era. Era come se avesse legato un falco a un posatoio e si fosse rifiutato di fargli usare le ali, negando la sua natura. Era forse strano che non potesse vivere così?

Aveva sbagliato con lei. Speravo solo che potesse perdonarlo.

Quando il cielo fu accarezzato dalle dita pallide dell’aurora, lei riemerse dalle onde, la camicia incollata alla carne. Camminò verso di lui e si inginocchiò nella sabbia al suo fianco. Era ancora pallida e tesa, ma aveva un aspetto molto migliore, come se la sua forza vitale fosse stata ringiovanita dalla sua nuotata. «Grazie», sussurrò lei.

«Non ringraziarmi, Bella», disse. «Non lo merito.»

«Vieni», disse lei tendendogli la mano. «Torniamo a casa prima che ci vedano.»

Casa. L’aveva chiamata casa. Il suo cuore pesante si alleggerì un poco.

Camminarono con le mani unite verso la casa. Scavalcarono il valletto che ancora russava, e Edward pensò ironicamente che era una buona cosa avere una protezione così diligente nella sua casa.

Salirono nella loro camera da letto e Bella si tolse la sottoveste fradicia, drappeggiandola sulla spalliera di una sedia ad asciugare, e Edward si strappò via i suoi vestiti, incurante di rovinare il fine tessuto. L’unica cosa di cui gli importava in questo momento era la donna che gli aveva messo le braccia al collo. «Mi dispiace tanto, Bella», disse. «Ti prego, perdonami.»

«Sì», disse lei. «Semplicemente non avevi capito.»

Lo baciò e lo portò sul letto, tirando le cortine intorno a loro, creando così il loro piccolo mondo privato. Lei si accoccolò contro di lui e sbadigliò, i capelli umidi sciolti e fluenti sul materasso di piume.

«Bella?»

«Hmm?»

«Pensi … pensi che potrai mai … amarmi?»

«Solo se tu potrai aprirmi il tuo cuore in cambio», replicò lei.

Lui capì. E seppe che il suo cuore si stava aprendo. I cardini erano arrugginiti e scricchiolavano per protesta, e la porta era pesante, ma era riuscito ad aprirla un po’. E in qualche modo, Bella era riuscita ad infilarsi dentro.

 

 

 

 

 

Note storiche

-          Prevalentemente, a quei tempi, era accettata dal punto di vista medico, la teoria di Galeno secondo cui il “seme” femminile era necessario al concepimento. Da una comune guida medica del periodo: “I semi sono mantenuti e chiusi nel ventre, ma il seme dell’uomo dispone e prepara il seme della donna a ricevere la forma, perfezione o anima …” E si credeva che il sangue mestruale della donna fosse il ‘materiale’ del corpo del bambino. L’inconveniente di questa credenza era che una donna che restava incinta per uno stupro doveva aver avuto un orgasmo, e quindi aver partecipato con la sua volontà. L’idea di Aristotele che gli uomini fossero gli unici coinvolti nel concepimento era così diffusa a quei tempi da essere inclusa anche nel ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di Shakespeare.

-          La parola ‘fuck’ (scopare) veniva usata da molto prima dei tempi di questa storia. Probabilmente è una variante della parola tedesca ‘ficken’ o della parola olandese ‘fokken’. Il primo uso registrato nel senso moderno data 1535. “Bischops … may fuck thair fill and be vnmaryit(“I Vescovi … possono scopare a sazietà ed essere non sposati”) da “A Satire of Three Estates” di Sir David Lindesay. Appare anche in un dizionario Italiano-Inglese del 1598. “Fottere: to jape, to sard, to fucke, to swive, to occupy.”

 

  
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