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Autore: MartinaJ    06/03/2015    2 recensioni
"Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni" è questo quello che diceva quello stupido cartellone che mi ha incastrato. Ovviamente negli ultimi giorni la fortuna, non girava proprio intorno a me e in un aeroporto, con mille persone che ci sono, proprio di quella persona dovevo innamorarmi follemente. Tanto follemente che quando lo vedevo, mi comportavo come una undicenne con le crisi di panico.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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efp Cara Milagros,

Non so come dirti che sono stato davvero un coglione; in tutti i sensi. Quando ti ho baciato ho provato delle sensazioni stupende, sensazioni mai provate prima. Ho avuto molte ragazze, è inutile nascondere questa parte di me, ma nessuna mai mi ha fatto provare le emozioni che mi hai dato tu con un solo bacio. Non so dirti cosa mi abbia spinto a farlo: forse la tua bellezza disarmante, forse per il fatto che, con un solo sguardo, sei riuscita a pietrificarmi; non so. So solo che mi sono comportato da stronzo. Non dovevo trattarti così anche se mi avevi lasciato lì impalato, come un coglione. Se mi ha fatto male vederti andare via? Più di ogni altra cosa. Cercavo di capire dove avessi sbagliato, cercavo di capire il perchè della tua fuga e quando ho visto che non mi rispondevi, mi sono sentito morire. Ho pensato alle peggio cose ed ero arrivato ad una conclusione: dimenticarti. Ma quando ti ho visto lì sulla terrazza, non ce l'ho fatta. E ho sputato tutta la rabbia repressa e ho detto cose che davvero non pensavo. Scusa per tutto, davvero. Non volevo farti del male, ferirti. In poco sei diventata una parte importante. Ora non so se mai leggerai queste parole o se sei già in partenza per Monaco. Ma sappi solo questo: Tu, Milagros Rella, sei una parte importante di me.
                                                                                     
                                                                                       Josh.

Sono solo parole. Parole sprecate, buttate al vento. Non servono a nulla ormai. Sono troppo delusa, amareggiata e sinceramente non ce la faccio neanche a rileggerla. Non voglio rileggerla. Ho mille emozioni che mi balenano dentro e sinceramente non so neanche descriverle. Non so che fare. Non so se gettarla e quindi gettare insieme a lei tutti i ricordi, oppure tenerla e così far in modo di ricordare tutto questo. Ovviamente, nel frattempo, non riesco a trattenere neanche quelle poche lacrime che ormai mi sono rimaste da versare. Non credo di farcela, non voglio lottare ancora contro le mie emozioni.

-Scusi- dico fermando la hostess intenta a passare -Dove posso gettare questo?- chiedo indicandole il foglio che mi rimane nella mano

-Guardi, lì di fianco a lei- risponde lei con il solito sorriso stampato in faccia

-Grazie- dico sorridendo a mia volta

E con quel gesto decido di buttarmi via i mille pensieri, le mille emozioni che mi affliggono. Non voglio più pensarci, non voglio più pensare a lui. Lui è il passato, ora davanti a me c'è solo il presente.


Monaco, la grande e meravigliosa Monaco. La città dove tutti sognano di andare a giocare. La città della birra, del divertimento, dei bei ragazzi. Ma che; qui si sgobba solamente. Ora ditemi, piove a dirotto e noi siamo qui che da due ore corriamo. Non è normale come cosa. Capisco sti pori cristi che ricominciano con la Supercoppa di Germania, ma io che c'entro? Perchè io devo bagnarmi come un pulcino, per poi ritrovarmi a casa con quaranta di febbre? Perchè?

-Forza femminucce! Muovetevi!-

Le urla di mio padre risuonano per tutta la Säbener Strasse ed io sinceramente non ce la faccio più. Non vedo l'ora di ricominciare con il pattinaggio, almeno non mi romperà più le scatole. Le sue parole per tenermi ancora sotto torchio? "No ma sai, ti serve per mantenere l'allenamento. Così rimani sempre in forma." Ma dai, non c'è una scusa più ridicola di questa. Ma mai contraddirlo; potresti davvero finire a lucidare le scarpe della squadra, e Martinez ne è il grande esempio. Non è che abbia fatto chissà cosa, lo ha semplicemente contraddetto e pouf: si è ritrovato a pulire tutte le scarpe piene di fango ed erba. Da allora nessuno apre bocca, e lo stesso Javi sta attento a ciò che dice.

-Rella muovi quelle chiappe!- urla mentre faccio il percorso, appositamente preparato per ammazzarci a fine allenamento -Martinez finiscila di parlare altrimenti fai la fine di pochi giorni fa- continua ad urlare in seguito

Siamo tutti sull'orlo dello sfinimento ma, se non vogliamo un'altra mezz'ora di tortura, ci conviene muovere le chiappe. Continuo a correre come una forsennata e, nello spogliatoio, mi accascio come un sacco di patate.

-Io non lo sopporto più- blatera Müller entrando

-A chi lo dici. Pensa a me che sono la figlia e non c'entro niente- continuo io cercando di afferrare la mia borraccia

-Io non so come fai. Forse ti faranno una statua- continua David entrando

Nel frattempo, accanto a me, squilla il telefono di Mario ed io, da brava compagna di squadra, decido di rispondere mentre lui sta rientrando.

-Pronto?- dico aprendo la chiamata

-Mario sei tu?- chiede una voce maschile dall'altro capo del telefono

-No, Mario non c'è. E' impegnato a fare altro- rispondo in tono malizioso cercando di fermare Mario che, a fine chiamata, come minimo mi ammazzerà

-Mila molla il telefono- dice cercando di prenderlo

-Eh no bel fustacchione- dico provocando delle risate generali ma, distraendomi, mi faccio sfilare inevitabilmente il telefono dalle mani

-Ehilà Mario, non pensavo ti dessi da fare a quest'ora- dice il ragazzo al telefono

-Ma lascia perdere- risponde lui, poggiando il telefono in vivavoce sul tavolo

-Guarda, hai interrotto proprio l'apice del piacere- urlo cercando di soffocare una risata, cosa che non fanno gli altri nello spogliatoio

-Ahahahahaha ma ti fai prendere per il culo?- lo beffeggia il ragazzo

-No sai com'è, dopo un'allenamento da suicidio la figlia del mister ha voglia di scherzare- continua Mario cercando di smentire le parole dell'amico

-Si Mario e io devo anche crederti- continua ridendo l'altro -Comunque devo dirti una cosa-

-Si, aspetta però che tolgo il vivavoce. Altrimenti continuano all'infinito- conclude portandosi il telefono all'orecchio e sparendo al di là della porta

-Mila ma come ti viene in mente?- chiede ridendo Robben

-Ah boh, sarà la stanchezza- concludo dirigendomi nel mio spogliatoio per farmi la doccia

Esco dalla doccia e cerco di asciugarmi il più velocemente possibile. Mio padre rimarrà ancora un po' qui per decidere ancora le mosse da fare nella partita di domani contro il Borussia Dortmund. Il Borussia, squadra che negli ultimi tempi si è fatta notare tantissimo arrivando al suo apice con la finale di Champions, vinta da noi per 2a1. Esco nel parcheggio e la prima persona che vedo è Mario. Perfetto, devo cercare di adularlo per strappare un passaggio.

-Mario!- dico con la voce più dolce possibile

-Eh no è? Ora che c'è- chiede quasi esasperato

-Ti volevo chiedere se....- ma lui mi precede

-Se ti riportavo a casa. Ora dovrei fare lo stronzo però- afferma alludendo alle mie uscite nello spogliatoio

-E dai, io scherzavo! E poi non era mica Ann- dico alzando le braccia

-No certo, era solo il mio migliore amico- afferma lui convinto

-E allora. Dai Mario ti prego, per favore-

-Ti devi mettere in ginocchio e chiedere perdono-

-Mai!-

-E allora incomincia ad incamminarti- afferma spalancando la portiera della macchina

-Dai Mario, per favore-

-In ginocchio- continua ridendo

-Mi dispiace- dico facendo la faccia da cucciolo

-E va bene- dice rassegnato dopo un po' -Sali- continua aprendo la portiera

-Allora, mi porti a casa?-

-Io non ho detto che ti porto a casa-

-E allora....-

-A casa mia. Ecco la risposta-

-Mario!-

-Eh no, non ti sei messa in ginocchio e ora ti prendi la penitenza-

-Oddio, la tua pessima cucina no!- dico quasi disperata

Cominciamo a parlare grazie a un suo "Pensi ancora al ragazzo americano?" Che tempestivo il ragazzo. Nessuno sa che mi aveva scritto una lettera, a parte Thiago che ha visto Connor consegnarmela. Connor, se solo non fosse venuto lì con quella lettera io ora non starei pensando a lui. Si, lo so. E' assurdo ma ci penso ancora. Penso a cosa sarebbe potuto succedere se non fossi scappata. Mille se, mille domande cominciano di nuovo ad affollarmi la mente. Ma si può essere più scemi? Perchè ho buttato la lettera? Credevo fosse la cosa migliore ed invece è peggio di un'incubo. Mi limito a fare cenno di no, anche se so che sto mentendo. Perchè mento? Si scatenerebbero troppe domande, troppi se e non voglio. Cerco di spostare l'argomento alludendo all'amico che lo ha chiamato nello spogliatoio e, fortunatamente, ci riesco.

-Ah Marco, nulla. Voleva solo ricordarmi della sfida di domani-

-Gioca nel Borussia?-

-E me lo chiedi pure?- afferma scioccato -Secondo te Reus dove vuole giocare?- conclude ridendo

-No aspetta, io ho parlato con Marco Reus?- chiedo elettrizzata

-Si- e a quell'affermazione me ne esco con un'urlo

Marco Reus, Marco Reus. Ah! Ancora non ci credo! Mi sembra impossibile. Da sempre lo seguo e da sempre lo ammiro. E' uno dei calciatori più giovani e talentuosi della storia. E io, Milagros Rella, domani lo vedrò. Autografo e foto immediatamente. Già devo prepararmi.

-Ahhh quello sguardo. Non me lo uccidere- afferma ridendo

-Autografo e foto subito!- dico con gli occhi che brillano dall'emozione

-Allora è meglio che mi sto zitto- continua ridendo

-Perchè che ha detto? Che ha detto? Mario parla!- dico quasi sull'orlo di una crisi

-Ehi, ehi calmina. Ha detto che sei una bella ragazza-

-Oh mio Dio, oh mio Dio!-

-Non mi svenire in macchina ti prego-

-No devo rimanere viva, rimanere viva per vederlo-


Eccolì li i vincitori. 4a2, umiliazione peggiore non ci poteva essere. Bella merda. Contro il Dortmund poi, battuto in Champions. Hanno avuto la loro bella rivincita a questo punto. Alzano la coppa avidamente, sotto il nostro affranto e pieno di rammarico. Mio padre non parla proprio. Diciamo che del suo l'ha già messo. Speriamo solo di battere il Chelsea nello scontro per il mondiale per club. Altrimenti mio padre credo che se li mangi vivi. Subito dopo il triplice fischio finale, sono corsa in campo insieme agli altri per consolarli. Le loro espressioni erano indescrivibili e il mio umore era calato visibilmente. Ci speravamo, ci credevamo e invece. E invece è finita così. Due goal di stacco, due fottuti goal di stacco. Vedere loro lì che festeggiano mi fa salire un'amarezza tale, che vorrei strappargli la coppa dalle mani. Ma, daltronde, lo sport è così. C'è chi vince e chi perde, e bisogna accettare le sconfitte. Mario mi chiama, lo vedo parlare con un ragazzo biondo molto più alto di lui. Mi addentro dentro al campo, cercando di non sprofondare con i tacchi, e mi affianco a lui. Marco Reus è davanti a me sorridente. Allora per me è sempre stato un bel ragazzo ma dal vivo, mamma mia.

-Milagros Marco, Marco Milagros- dice predentandomi al biondone

-Piacere- dico sorridendo e stringendogli la mano

-Piacere mio- risponde, stringendomi la mano a sua volta

-Götze vieni qui!- gli urla Bastian da un lato del campo

E così mi lascia qui da sola, infame. Si allontana sorridendo e a me viene spontaneo tirar fuori il dito medio. Lui continua a sorridere allontanandosi ed io non so che fare. I suoi occhi verdi, possiamo dire di un colore che balena tra l'azzurro ed il verde, mi guardano e mi disarmano come nessuno ha mai fatto. O forse c'è stato, Josh. Merda, non devo pensarci. Comincio a sudare freddo, senza controllo, e cerco di trovare una via di fuga. Ma non posso fuggire, non di nuovo.

-Allora, ieri eri tu al telefono giusto?- mi chiede non perdendo quel bellissimo sorriso

-Ehm si. Lo so, sono stata infantile ma...-

-Ma che anzi- mi interrompe -Sei una grande. Sai da quando non ridevo così?- continua ridendo

-Ah addirittura?- chiedo sorridendo

-Si. Sono sempre stato io a prenderlo in giro per dispetto ma ehy, tu ieri hai superato il maestro- conclude facendo un gesto da auto elogio

-Ahahahah ne sono onorata allora- dico ridendo

Continuamo a parlare molto tranquillamente, e tutta l'agitazione che avevo è svanita nel nulla. E' veramente un ragazzo simpatico e non montato. All'inizio, di solito, non rido facilmente o cose così. Invece con lui mi viene naturale. E' come un vortice che mi risucchia e non riesco ad uscirne. Ma in questo caso non è in senso negativo, anzi. Ora capisco perchè è così amico con Mario. E' quasi l'opposto e mi piace. In questi pochi minuti sono riuscita a dimenticarmi completamente tutto, persino delle mille domande che mi affliggono da un bel po'.

-Allora, ora devo andare. Ma se ti va, dopo potremmo andare a mangiare una pizza- mi chiede a bordo campo

-Io e...-

-Si, io e te. Se per te non è un problema- continua sorridendo

-No no, assolutamente. Non c'è nessun problema- affermo sorridendo

-Perfetto. Allora ci vediamo per le otto. Poi chiedo a Mario per il resto-

-Perfetto-

E così ci salutiamo e lui, inaspettatamente, mi lascia un caldo e favoloso bacio sulla guancia.


NOTA AUTRICE:
Vi autorizzo ad ammazzarmi! Allora, da dove iniziare. Mi scuso moltissimo per la tanta attesa. Scusate davvero ma ho avuto mille impegni e non sono riuscita a scrivere neanche una riga. Rigrazio ancora una volta i mille lettori e i recensori. Siete come sempre fantastici. Vi risponderò al più presto!
Beh, cosa dire? Il capitolo è un po' sciatto, lo so. Ma è solo di passaggio. Mi serviva per chiudere e riaprire un'ipotetica porta. Non dico nulla, vi lascio all'imaginazione. Un bacione a tutti e di nuovo grazie mille! Aggiornerò preto e, come sempre, accetto tutte le recensioni e anzi vi prego di recensire per farmi sapere cosa ne pensate. Un bacione!!
  
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