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Autore: Marty Andry    06/03/2015    0 recensioni
"Succedeva nei film e succedeva nella vita di tutti i giorni. La gente si prendeva quello che voleva, si aggrappava alle coincidenze e ci tirava su un'esistenza" 
Londra, anni '50 
Pearle Marwson conosce la felicità, l'amore puro, la gioia di diventare madre. Costruisce una famiglia, tutto procede per il verso giusto, fino a quando una visita inaspettata non turberà per sempre la sua esistenza. Riuscirà la donna a non cadere sotto il peso della disperazione? Capirà, quando ormai tutto sembra lontano nello spazio e nel tempo, che tutto scorre sul piano inclinato della vita? 
Londra, 2010 
Alan, Marion, Pablo e Natascia. Quattro ragazzi ed un filo rosso che li unisce, inconsciamente. Frasi non dette ed incongruenze. Intuizioni. Verità.
<< I tuoi occhi non mi hanno tradita, Pearle. >> 
Genere: Angst, Mistero, Thriller, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Tra Tancloy e Laycton non c'è differenza! L'uomo del diario è Zeph Laycton e quello del Tamigi Phez Tancloy. Ho cercato altri articoli, ma nessuno sa di chi si tratta. I loro nomi sono l'uno l'anagramma dell'altro, e chi ha voluto catturare la nostra attenzione ha firmato il biglietto Zeph Tancloy per confonderci; e se >> riprese fiato << l'amico di Pearle Marwson aveva anche lui sedici anni nel 1946, beh...tutto quadra, i due avrebbero la stessa età. >>
Pablo sperava di essere ad un passo dalla verità. Non aveva dormito, quella notte, per cercare di fare ordine, ma mancava ancora qualche tassello.
<< La viola del pensiero...Il drago, il simbolo del casato di Zeph Laycton! Se siamo finiti in questo giro è perché c'entriamo, forse indirettamente. >> 
<< Non dimentichiamo le perle di fiume che oggi ci siamo ritrovati sotto il cuscino. >> ricordò Natascia.
<< E la nazionalità degli amici di Pearle... >> continuò Alan.
Ad un tratto, il lampadario di ceramica bianca sopra le loro teste cominciò ad oscillare come un pendolo. Sulla superficie della spremuta d'arancia nei loro bicchieri comparvero dei cerchi concentrici, e la casa di Pablo venne invasa da un odore di zolfo. 
Nella stanza si materializzò una nuvola nera e densa che prese lentamente la forma di un uomo. La solita figura vestita di nero col cilindro e, solo in quel momento, notarono il bastone con un drago di granito rosso. 
<< Bene bene... >> ghignò, procedendo verso Alan.
Con un rapido movimento del braccio li scaraventò tutti e quattro contro una parete. Natascia, nello schianto, svenne. L'uomo cominciò a frugare nei mobili con le mani coperte dai guanti neri e lucidi che lavoravano svelate, come formiche, buttando tutto in aria. Nel giro di pochi minuti la stanza era completamente sottosopra. Marion cercava di rianimare Natascia, senza smettere di piagnucolare più a causa della paura che per la sorte dell'amica. 
Alan si alzò e gli lanciò un bicchiere mentre lui era girato ad aprire delle scatole. Si voltò e lo inchiodò di nuovo con gli occhi scarlatti, ardenti di rabbia e di vendetta.
<< Sappiamo chi sei. >> sibilò il ragazzo, mentre rivoli di sudore gli imperlavano la fronte e le mani strette in un pugno, con le nocche bianche.
<< Zeph Laycton. >>
Lasciò il libro che aveva in mano e lo fece cadere a terra.
<< Cosa volevi da Pearle? Cosa ti aveva fatto Aaron? >> aggiunse Pablo, ora in piedi accanto all'amico.
<< Io l'amavo >> disse, riducendo ad un mucchio di cenere un altro libro << ma lei amava quell'avvocato. Io l'ho sempre amata, avrei potuto darle tutto ciò che voleva. Stavo conducendo degli esperimenti per allungare la vita, avremmo vissuto insieme per sempre...Invece l'ho persa, non so che fine abbia fatto. >> 
Rimasero tutti colpiti. Quell'uomo provava sentimenti, aveva ancora qualcosa di umano. Sul suo volto invisibile comparvero delle lacrime. 
<< Tu non sei vivo, Zeph. >> disse Marion dall'altra parte della stanza << Sei un demone. Uno spirito. >> 
<< Célestine... >> mormorò la figura prima di svanire di nuovo, dissolvendosi.
Tutti si guardarono esterrefatti. Quando Zeph appariva tutto accadeva in così poco tempo che nessuno riusciva a trovare il confine tra sogno e realtà.
<< Devo cercare una cosa. Accompagnami dalla Muffers. >> 
Marion strattonò Pablo per un braccio ed uscirono, mentre Natascia si riprendeva lentamente.

Era tardo pomeriggio, la biblioteca era appena aperta. 
La signora Muffers stava sistemando delle viole su una mensola nel momento in cui i due entrarono facendo tintinnare la campanella sopra la porta. Rimasero atteriti.
<< Signora, >> chiese Pablo << avrei un favore da chiederle. >>
<< Oh, ciao Paul, dimmi tutto. >> 
Sospirò. << Lei è Marion, una mia amica. >>
La salutò con un cenno del capo. 
<< Ed ha un...problema di cuore. >>
<< Sedetevi. Porto qualcosa da mangiare. >>
Quando la signora scomparve nel retro, si accomodarono su delle sedie vicino ad una scrivania.
<< Dici che funzionerà? Faremo un buco nell'acqua, francesina. >> 
<< Ssst! >> lo azzittì.
La ragazza si guardò intorno, ma era tutto buio e riusciva a malapena a distinguere il volto di Pablo. Davanti a lei, oltre il vetro della finestra, la strada era un insieme indistinguibile di punti, a causa della pioggia che non dava tregua alla città.
La donna arrivò, con delle tazze bianche e dei girasoli ad acquerello dipinti sopra. La crostata di fragole sembrava appena sfornata ed emanava un aroma eccessivamente dolce per i suoi gusti.
<< Allora tesoro, che succede? >> chiese sedendosi accanto a loro.
La guardava con occhi sereni, ansiosa di sapere, pronta ad aiutare. Le dispiaceva mentirle, ma i suoi occhi non la ingannavano. E poi notò un particolare: una collana di perle di fiume le adornava il collo. Marion prese la tazza con la camomilla e la strinse con entrambe le mani.
<< Vede signora, ho un amico...Che qualche mese fa mi ha detto di provare dei sentimenti per me, poi si è trasferito. Prima di fare ciò mi ha regalato questa. >> e le mostrò la perla che aveva trovato sotto il cuscino. La donna si mise le mani sul grembo, ascoltandola con maggiore interesse. 
<< Vede, ho conosciuto un ragazzo davvero magnifico e stiamo insieme da due mesi...Ma questo mio amico è tornato e sembra come...impazzito. >> 
La ragazza marcò l'ultima parola e vide la signora portarsi una mano alle labbra, per poi spalancare gli occhi verdi alla vista della viola che spuntava dal taccuino che si era portata appresso.
<< Abbi pazienza, tesoro, vedrai che... >>
<< Ah, e poi- scusi l'interruzione- ma mia cugina si sposerà tra qualche mese e mi ha chiesto un consiglio dell'abito, ma non ho la più pallida idea di come possa essere. Intanto, ho trovato questa foto è questo abito sembra fatto apposta per lei. Che gliene pare? >> e le porse la foto del matrimonio di Olivia. La donna afferrò la foto ed inforcò scioccata gli occhiali. La girò e lesse i nomi.
<< Signora, infine, mi dica...Rose e Luke sono bei nomi? Perché sa, nel caso mia cugina abbia dei figli li vorrebbe chiamare così. >> 
Le parole le erano uscite di bocca e avevano travolto la donna come un fiume straripante. La ragazza non si riconosceva più, non era mai stata tanto audace.
Gli occhi di Marion si erano ridotti a due fessure. Pablo faceva finta di non ascoltare sfogliando il quotidiano. 
<< Ah, siete qui. >> 
Dalla porta entrò Alan e Natascia sbucò alle sue spalle. Marion si sfiorò il naso cosparso di lentiggini con l'indice, segno che era arrivato al momento giusto.
<< Venendo ho incontrato Rose, tua madre, che ti cercava. >> disse Pablo con nonchalance.
Intanto, la signora Muffers piangeva in silenzio, con la foto stretta al petto e le lenti degli occhiali appannati.
<< Grace Muffers, perdoni la mia mancanza di tatto, ma lo sappiamo. >> disse Natascia.
Marion le si avvicinò e lei alzò lo sguardo.
<< I suoi occhi non mi hanno tardita, Pearle. >>
  
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