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Autore: Clarissa Malfoy    06/03/2015    0 recensioni
Mentre cadevo verso quel nero asfalto, ripensai a tutto quello che stavo lasciando e non avrei trovato mai più...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre cadevo verso quel nero asfalto, ripensai a tutto quello che stavo lasciando e che non avrei ritrovato mai più; mi ricordai di tutti i momenti felici passati con la mia famiglia che ormai si vergognava di me e faceva finta che io non esistessi… infine mi rammentai anche delle mie amiche che, una dopo l’altra, mi avevano abbandonato. Era tutto questo che mi trascinava in una sorta di vortice di continua e sempre più profonda depressione che, alla fine, mi aveva portato ad un gesto estremo: buttarsi giù dal tetto della mia casa, dove, in teoria, vivevo, ma ero come un fantasma vivente che girava e di cui nessuno si accorgeva… Lì tutto era iniziato e tutto sarebbe finito. Ormai stavo per schiantarmi al suolo e chiusi gli occhi solo per un istante, aspettandomi di morire, ma non sentendo niente mi feci coraggio e lì aprii. Stavo atterrando dolcemente su una superficie rocciosa che mi sembrava di aver già visto in un qualche programma televisivo dedicato alla scienza, ma non mi ricordavo il nome. Era forse quello il Paradiso? O era l’Inferno? Sapevo solo che in quell’istante mi pareva di atterrare su un enorme groviera. Poi atterrai, e mi sembrò normale continuare a saltare di qua e di là… come se la gravità non avesse più potere su di me. E a quel pensiero ne seguì un altro, troppo assurdo da essere preso in considerazione, ma …. E se quell’idea così illogica fosse la verità? Era una domanda inutile perché conoscevo già la risposta. Mi trovavo sulla Luna. E così cominciai a chiedermi come fosse possibile che io, una normale ragazza del terzo millennio, mi trovassi sulla Luna se un attimo prima stavo precipitando in una lunga caduta dall’ultimo piano della mia casa, una delle tante progettate per resistere a tutto, ma che alla prima scossa di un terremoto si sbriciolavamo come un castello di sabbia asciutta….Ma tutto ciò non aveva più senso, ora ero lì e non sulla Terra e quindi quello che accadeva laggiù non era più affar mio; mi sentivo finalmente libera di tutti i problemi umani e non ero più costretta a pensare agli altri prima di me stessa, quando loro non lo facevamo mai. Non dovevo alzarmi presto per andare a scuola, non dovevo più fare delle cose solo per non deludere gli altri…. Ora la parola Libertà mi apparteneva come non mai, e di sicuro, non come sulla Terra. Ero libera. Così, con questi pensieri “felici” per la mente, cominciai ad esplorare il satellite. Ben presto mi resi conto che non era così ostile come lo descrivevano tutti i documentari sullo spazio che avevo visto, che lo rappresentavano come un mondo dalle temperature impossibili perché ci fosse la vita e dove non c’era ossigeno… ma allora come potevo respirare? Quel problema mi parve molto importante appena me ne resi conto, ma, dato che continuavo a respirare continuamente, lo dimenticai molto presto. Intanto giravo, giravo e giravo …. Ma il paesaggio era monotono, sempre uguale, una landa desolata di rocce e polvere grigiastre, come se una strana magia avesse tolto tutti i colori del mondo, anzi, dell’universo. E in un certo senso era proprio così, perché i problemi, sono come i colori in un quadro e senza di essi il dipinto sarebbe incompleto, così come sarebbe incompleta la vita senza difficoltà da superare. Camminai per quelle che mi parvero ore e ben presto mi resi conto di provare una sorta di nostalgia per la mia vecchia vita, una cosa da me ritenuta impossibile fino a poco tempo prima. Volevo ritornare a casa, dalla mia famiglia per cercare di rimediare a quello che avevo fatto, alla mia solita vita noiosa, ma che ora mi sembrava perfetta… perché sulla Luna ero si libera, ma ero anche sola. Avrei dato qualsiasi cosa per parlare con qualcuno o anche solo per vedere un'altra persona, perché quel paesaggio sempre uguale, cominciava a far rinascere in me le brutte sensazioni che provavo negli ultimi istanti di vita sulla Terra. Rivedevo i momenti felici che credevo di aver dimenticato e pensare che non ne avrei più potuto vivere mi rattristò ulteriormente. E intanto camminavo, camminavo e camminavo…Driiiiiiiinnnn!!! Driiiiiiiinnnn!!! Mi sveglia di soprassalto: tutta madida di sudore,     aprii gli occhi e riconobbi la mia stanza da letto; a quel punto capii che era stato tutto un sogno, un incubo in cui le mie più grandi paure si erano concentrate. Allora mi alzai e lo feci come non mi accadeva da tempo, con il sorriso. Ciao, questa è la prima storia che scrivo e mi ci sono voluti dei mesi per avere il coraggio di pubblicarla...detto questo, gradirei molto delle recensioni, anche di poche parole, così che io possa rendermi conto di quello che voi lettori pensate di questa storia  
   
 
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