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Autore: BrokebackGotUsGood    06/03/2015    2 recensioni
Ormai non potevamo più fingere di non esserci resi conto che qualcosa era cambiato, che noi eravamo cambiati e che l'esperienza condivisa sul set di Brokeback aveva lasciato un marchio indelebile sulle nostre pelli.
Entrambi eravamo perfettamente consapevoli che quel legame, quella corda che ci teneva uniti e che ci trascinava inevitabilmente l'uno verso l'altro ogni qualvolta cercassimo di allontanarci, non fosse qualcosa da definirsi esattamente nella norma, almeno non per due colleghi e migliori amici, ma ancora non sapevo dare nomi né una spiegazione logica e plausibile a ciò che mi stava succedendo negli ultimi periodi; sapevo solo che Heath era l'unica cosa a cui pensavo, tutto ciò che vedevo, tutto ciò che
volevo.
E sarei riuscito a fargli ammettere che anche per lui era lo stesso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A love that will never grow old'
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I






Durante le settimane successive cercai di non pensare a tutte le inusuali e inspiegabili sensazioni provate durante e dopo quel bacio, ritenendole pressoché prive di rilevante significato e, una volta terminato Proof, focalizzai completamente la mia attenzione su Kirsten e su com'era sempre stata la mia vita prima di girare Brokeback.
E funzionò, almeno in parte.
Cominciai a riadattarmi al ''mondo normale'' e ripresi le abitudini che, naturalmente, sulle montagne canadesi avevo dovuto abbandonare: corse mattutine, uscite con gli amici, interviste, serate trascorse sul divano davanti ad un film e...beh, inutile negare che non mi era dispiaciuto per niente riprendere anche l'attività sessuale, che con Kirs non era mai mancata ed era sempre stata piuttosto appagante e soddisfacente, ma tralasciamo i dettagli.
Però questo ritorno alla normalità, e non c'era niente che potessi fare al riguardo, col passare dei mesi mi fece inevitabilmente venire un'assurda nostalgia dei monti e della vita da cowboy.
Putroppo alla fine non avevo fatto in tempo a fare un salto sul set per le scene finali di Ennis, ma c'era di buono che Heath almeno lo avevo sentito ogni tanto per telefono, quando sia io che lui non avevamo avuto niente da fare, e ci eravamo visti quando era capitata l'occasione (troppo raramente per i miei gusti), ma non era la stessa cosa: avevo tantissima voglia di vederlo più spesso, di stare con lui per un periodo molto più lungo di qualche ora una o due volte al mese, per questo pregavo che arrivasse il momento del tour promozionale e dei vari eventi a cui avremmo partecipato, sperando che tra questi ci sarebbe stata anche la cerimonia di qualche premio importante.
Brokeback era stato ultimato con successo e con grande soddisfazione da parte di Ang e di tutti i membri del cast, l'uscita nelle sale cinematografiche era prevista per il 9 dicembre e io già ero tremendamente impaziente di vedere cosa eravamo riusciti a creare io e Heath (e anche Michelle, Anne e gli altri, certo): sul fatto che sarebbe stato un successo non avevo dubbi, così come ero sicuro che avrebbe fatto riflettere molte persone sul significato che poteva avere un amore così profondo come quello tra Jack e Ennis, un amore che cercava di lottare e di restare in piedi nonostante le difficoltà e la distanza ma che, purtroppo, era stato messo a tacere dall'ignoranza della società di quei tempi, che non accettava e non voleva credere nell'esistenza di un legame di quel genere tra due persone dello stesso sesso; certo, sapevo benissimo che avrebbe suscitato anche scalpore in molte parti del mondo, ma non si poteva pretendere che tutti capissero e comunque l'importante era che noi ne eravamo estremamente orgogliosi, ci avevamo messo l'anima e ci avevamo creduto fino in fondo.
O almeno, per me era così.
-Amore? Hai finito con i piatti?- mi chiese Kirsten dal salotto, facendomi sobbalzare leggermente: non sapevo perché, ma lavare i piatti mi rendeva insolitamente pensieroso.
Posai la spugna sul ripiano e mi asciugai le mani con lo straccio lì vicino. -Uhm...sì, perché?- 
-Vieni sul divano con me, mi sento sola!- disse con tono supplicante e io feci una risata sommessa e divertita.
-Va bene, arrivo subito!-.
Spensi la luce e uscii dalla cucina, direttamente collegata con il soggiorno, per poi raggiungere Kirs e sedermi accanto a lei sul divano; lei si sdraiò e appoggiò la testa sulle mie gambe, io le circondai la vita con un braccio e con la mano libera presi ad accarezzarle i capelli, mentre sullo schermo della tv scorrevano le immagini di quello che capii essere un film storico.
-Che film è?-.
Alzò lo sguardo su di me, guardandomi stranita con un sopracciglio inarcato. -Come ''che film è''? Guarda bene!-.
Compresi solo quando entrò in scena Russell Crowe in una grande arena, con il pubblico che gridava entusiasta il soprannome di ''Ispanico''.
-Ah, Il Gladiatore! Mi scusi, signorina, se non l'ho capito dopo un solo minuto che sono arrivato qui- dissi con tono scherzoso, facendola ridere.
-Beh, dai, ci si poteva arrivare-
-Se se, come vuoi-.
Rise un'altra volta e si sollevò un istante per raggiungere le mie labbra, che unii subito alle sue, posandole una mano sulla guancia e l'altra sulla schiena.
Nonostante il breve attimo di scombussolamento vissuto sul set quando avevamo rifatto la scena del bacio, in cui avevo pensato di non voler tornare a casa, mi erano mancati i nostri momenti insieme e con lei stavo davvero bene (non a caso eravamo insieme da più di due anni, ed era la relazione più lunga che avessi mai avuto); non avevo idea di cosa mi fosse preso quella volta, ma continuavo a pensare che si fosse trattato solo del fatto che mi fossi reso davvero conto che avevo terminato definitivamente con il film più importante della mia carriera, anche perché non c'erano altre spiegazioni logiche.
Ma in quel momento riuscii a dimenticarmi di Brokeback per un po' e non c'era nient'altro a cui volessi pensare al di fuori di Kirsten, anche perché aveva un'incredibile capacità di leggermi dentro, proprio come Heath, e se ne sarebbe accorta subito se qualcosa non andava in me.
Senza quasi rendermene conto aumentammo la foga del bacio, lei si sedette a cavallo del mio bacino e il film in tv, che in fondo avevano già fatto cinquantamila volte, perse qualunque importanza; mentre lei cercò a tentoni il telecomando per spegnere, io scesi con entrambe le mani sui suoi fianchi e me la tirai contro ulteriormente, gesto che non disdegnò affatto e che, anzi, assecondò, mettendoci pure del suo e prendendo a sollevarmi lentamente la semplice maglia nera che indossavo.
Anche io cominciai a fare lo stesso con la sua, capendo ormai come avremmo voluto che si concludesse la serata e, quando ci ritrovammo entrambi solo con i pantaloni addosso, ci stendemmo piano per non ammazzarci in uno spazio stretto come il divano, ma qualche secondo dopo il mio cellulare squillò sul tavolino di fianco a noi, facendo sussultare entrambi.
-Mmhh ma che palle!- si lamentò lei, correlandoci uno sbuffo scocciato. -Possibile che la gente ti deve chiamare sempre nei momenti meno opportuni?!-.
Sbuffai anch'io, alzando le sopracciglia e facendole capire di essere perfettamente d'accordo con lei, ma pensai che magari poteva essere importante e allungai un braccio per leggere il nome del seccatore sul display.
Ma non pensavo di leggere quel nome.
Ad un tratto mi dimenticai di tutto ciò che mi circondava e smisi quasi di pensare, fu come se io e Kirs non avessimo mai incominciato a fare niente e un moto di euforia improvvisa mi colpì il petto e lo stomaco, tant'è che mi alzai dal divano sotto lo sguardo interrogativo e per niente contento della mia ragazza.
-Che hai? Si può sapere chi è?- domandò irritata, aggiustandosi una spallina del reggiseno.
-Scusa amore, è Heath, devo rispondere- dissi frettolosamente, rimettendomi la maglia e dirigendomi a passo veloce verso la veranda; la sentii sospirare con fare esasperato e riaccendere la televisione, mentre io, una volta uscito, presi la chiamata.
-Heath, ciao!- dissi allegramente, con un sorriso che andava sempre più crescendo sulle mie labbra. -Finalmente ti fai sentire, è da quasi una settimana che non dai segni di vita!- 
-Ciao, Jake! Dio, scusami, è che ho avuto un sacco da fare, non ne hai idea...- rispose con una mezza risata. -Come te la passi?-
-Benone, ora che non ho più impegni di nessun genere posso concedermi un po' di relax fino al tour-
-Ed era anche ora, tu lavori troppo!-.
Aprii la bocca con finta indignazione, anche se non poteva vedermi. -Oooh, certo, parli proprio tu?-.
Lo sentii ridere e, Dio, mi piaceva troppo sentire la sua risata, anche solo tramite telefono, ed era un pensiero che mi aveva attraversato la mente più volte da quando lo conoscevo. In qualche modo mi faceva sentire a casa, mi trasmetteva calore e...non lo sapevo...voglia di stargli vicino.
-Va bene, colpito...cambiamo argomento-
-Sì, è meglio-
-Hai saputo la data d'uscita di Brokeback?-.
Mi sedetti su una delle piccole poltrone in vimini che circondavano un basso tavolino di legno e accavallai le gambe, prendendo poi a giocherellare distrattamente con un lembo della mia maglietta. -Mhmh, 9 dicembre. Noi però lo vedremo a Venezia a settembre e già non sto più nella pelle-
-A chi lo dici...è stata davvero un'esperienza fantastica girarlo e voglio proprio vedere quello che siamo riusciti a portare sullo schermo-
-E' esattamente quello a cui ho pensato io, e sono sicuro che abbiamo fatto un ottimo lavoro. O almeno, sul fatto che tu sia stato fantastico non ho dubbi-. 
Mi resi conto solo un momento dopo di aver pronunciato l'ultima frase ad alta voce, infatti ne seguì un breve silenzio in cui riuscii a immaginarmelo mentre abbassava lo sguardo e faceva uno dei suoi adorabili mezzi sorrisi, tipici di quando si sentiva in imbarazzo dopo aver ricevuto complimenti che, secondo lui, non meritava per niente.
-Grazie...Ma non sono stato poi così bravo, anzi, mi sopravvaluti- disse infatti, e ormai conoscevo troppo bene quella solfa, così come sapevo che in fatto di autostima era sempre stato a livelli pari all'1%. 
-Se se, ''sono un pessimo attore'', ''non so recitare'' e bla bla bla...- lo presi scherzosamente in giro, facendo una breve risata e sentendolo ridere a sua volta.
-Hey! Sfotti pure, sai?-
-Ma lo sai che mi diverto-
-Beh, io no, quindi piantala, se non ti dispiace-.
Come tutti gli altri momenti, adoravo anche quelli in cui ci stuzzicavamo e ci prendevamo per il culo, cosa che avevamo fatto praticamente dai primi giorni di riprese, data la grande confidenza che già ci davamo allora; ci veniva naturale e spontaneo, a nessuno dei due dava veramente fastidio e, anzi, ci divertivamo a farlo spesso, mentre sapevamo che, con altre persone, ci saremmo irritati parecchio se avessero scherzato con noi come facevamo io e lui.
Tra noi, invece, non era mai successo.
Non c'era ancora stata una volta, non che ricordassi, in cui me la fossi presa per qualcosa che aveva detto lui o viceversa, e questo era uno dei tanti elementi che mi aveva fatto capire che si sarebbe instaurato un'interessante, bellissima, forte amicizia.
-Scherzi a parte- continuai, tornando serio. -Sto solo cercando di farti capire che non sono gli altri a sopravvalutarti, ma sei tu a non voler riconoscere il tuo talento e a non vedere quello che riesci a creare ogni volta che porti un personaggio sullo schermo. Da quando ti conosco sei diventato come un modello per me, una costante ispirazione, e mi fai venir voglia di essere un attore migliore-.
Ok, non avevo idea di cosa avessi quella sera, ma era la seconda volta nell'arco di una sola telefonata in cui gli facevo una caterva di complimenti che non avevo mai avuto il coraggio di dirgli, nonostante li avessi sempre pensati e sprizzassero verità da tutti i pori.
E' tutto più facile quando si è dietro una cornetta, eh?
Altro attimo di silenzio, stavolta più lungo, in cui uno strano formicolio mi pervase lo stomaco in attesa della sua risposta.
Fece una breve risata incredula e leggermente nervosa. -Cristo Jake...che diavolo ti è preso, me lo dici? Vuoi farmi morire, per caso?-.
Abbassai timidamente lo sguardo e ringraziai il fatto che non potesse vedermi. -Eddai, ho solo detto ciò che penso...-
-Non sai quanto mi faccia piacere-.
Già, meno male che eravamo al telefono, perché in quell'istante non ce l'avrei mai fatta a reggere il suo sguardo; non era mai capitato che ci sentissimo così in imbarazzo l'uno con l'altro e non capivo come mai stesse accadendo, anche perché non ci ervamo detti nulla che potesse giustificare quelle reazioni, ma da qualche parte dentro di me sentivo che quella non era una telefonata come tutte le altre, c'era qualcosa di non detto tra di noi che, per qualche motivo, non riuscivamo a dire.
E avrei voluto scoprire di cosa si trattava.
-Da te, invece, tutto bene?- chiesi, cambiando discorso dopo essermi schiarito la voce.
- Oh sì, va tutto alla grande, se non fosse che negli ultimi giorni ho avuto i parenti sia miei che di Michelle costantemente attaccati e non sono riuscito a trovare un attimo di respiro-
-Parenti? Perché, che è successo?-
-E' proprio per questo che ti ho chiamato, oltre al fatto che volevo sentirti, ovviamente: ho una grandiosa notizia da darti, ma non voglio dirtela per telefono-
-Ok, ehm...-
-Sei libero domani pomeriggio?-.
Ammutolii per un secondo, sgranando gli occhi e cercando di non badare al battito cardiaco accelerato di punto in bianco, ma poi non esitai un altro istante, sapendo benissimo quale fosse la risposta ogni volta che si trattava di lui. -Certo, quando vuoi-
-Possiamo vederci all'Urth Caffé intorno alle tre?-
-Sì, va benissimo-
-Perfetto. Sii puntuale, perché non vedo l'ora di dirtelo!-
-Sono la puntualità in persona, dovresti saperlo-
-Sì, è vero...Scusa Jake, vorrei restare a parlare ancora per ore, ma è appena arrivata la sorella di Michelle. Guarda te se mi devo ritrovare parenti in casa anche alle dieci di sera...-.
Risi divertito, non invidiandolo per niente, anche perché avevo provato l'esperienza di una visitina serale da parte dei miei o di mia sorella più di una volta. -Ancora? E' successo davvero qualcosa di importante, allora! Cos'è, partite per l'Antartide, per caso?-.
Rise a sua volta. -Noo, domani te lo dico!-
-Ok, ok, d'accordo...a domani-
-Ciao!-.
Spensi la chiamata con la gioia di averlo sentito ma con uno strano groppo in gola allo stesso tempo, con il presentimento infondato (ma preoccupante) che la notizia che Heath doveva comunicarmi avrebbe comportato grandi cambiamenti, e non tutti positivi.





Ero agitato, troppo, molto più delle altre volte, e non riuscivo a spiegarmelo.
Tutto ciò che sapevo era che non vedevo l'ora di vederlo, Dio, e che l'attesa mi stava letteralmente uccidendo: avrei voluto mandare avanti il tempo con la forza del pensiero, farlo comparire davanti a me con uno schiocco di dita e abbracciarlo per non lasciarlo mai andare, e nemmeno davo particolare peso a quel bisogno quasi ossessivo che non avevo mai avuto prima di allora.
Forse, o quasi sicuramente, era dovuto al fatto che non avessimo avuto occasione di incontrarci da due mesi a quella parte, a causa del lavoro o di motivi di famiglia.
Ma ero arrivato con più di venti minuti di anticipo.
Essendomi fatto prendere dall'euforia e dall'impazienza, avevo deciso di uscire di casa un po' prima dell'orario previsto, anche perché sapevo che altrimenti avrei trascorso il tempo a fissare inesorabilmente l'orologio e in quel modo sarebbe passato ancora più lentamente, mentre avevo pensato che, se fossi stato già sul posto, il momento dell'incontro mi sarebbe sembrato più vicino; invece ora non sapevo cosa fare, stavo camminando avanti e indietro come un'anima in pena di fronte all'Urth Caffé e mi guardavo intorno ogni due per tre nella speranza di avvistare Heath.
Sì, insomma...speravo che anche lui avesse tanta voglia di vedermi quanta ne avevo io, dato che l'ultima volta era stata quasi due mesi addietro, riempiti solo con le telefonate.
E le mie speranze si avverarono del tutto inaspettatamente: dopo dieci buoni minuti passati a percorrere lo stesso tratto di marciapiede, lo vidi arrivare dall'altra parte della strada e un grande sorriso spuntò inevitabilmente sul mio volto, mentre un piacevole calore mi invase il petto e lo stomaco, come succedeva ogni volta che lo vedevo (anche se non ci facevo nemmeno caso).
Sorrise anche lui non appena mi vide e alzò un braccio per salutarmi, come feci a mia volta, poi guardò un po' a destra e un po' a sinistra per assicurarsi di poter attraversare e mi raggiunse correndo leggermente, trovando subito le mie braccia ad accoglierlo, e fu allora che tutto ciò che mi circondava perse ogni importanza.
-Ciao, Jay...- sussurrò contro la mia felpa, stringendomi. -Ho corso come un matto per arrivare più in fretta che potevo...*-.
Sorrisi appoggiandomi alla sua spalla, e nulla avrebbe potuto farmi piacere come quella frase. -Hey, ciao...Non ce n'era bisogno, non sono ancora le tre-
-Beh, non ne potevo più di aspettare e, a dire la verità, speravo proprio di trovarti già qui-.
Ok, ora potevo ritenermi del tutto felice e soddisfatto, anche perché così avevo evitato di apparire come quello smanioso ed impaziente, mentre avevo appena avuto modo di constatare che entrambi avevamo bisogno di quell'incontro allo stesso modo.
Cristo, se mi era mancato.
Fu a dir poco meraviglioso sentire di nuovo la sua stretta attorno a me e mi piacque un sacco il fatto che restammo abbracciati a lungo, come se volessimo recuperare in una volta tutto il tempo che avevamo passato lontani.
Ma dopo un po', con mio grande dispiacere, fummo costretti a separarci per sicurezza, perché sapevamo benissimo che quella era una zona parecchio frequentata dai paparazzi ed era meglio non dar loro qualcosa di cui parlare o che comunque avrebbero potuto travisare, come facevano sempre, d'altronde.
-Forza, entriamo, noi due abbiamo un bel po' di cose da raccontarci!- disse, dandomi un'ultima pacca sulla spalla, e io annuii con fare ovvio.
-Puoi dirlo forte!-.
Mi fece l'occhiolino e mi circondò amichevolmente le spalle con un braccio, poi salimmo i pochi e ampi gradini che portavano a uno spiazzo delimitato da una recinzione bianca, dove erano sistemati degli ombrelloni che riparavano i tavoli dal sole, e ci sedemmo non appena trovammo un angolo libero.
Mi avvicinai al tavolo con la sedia e mi lasciai andare col peso sullo schienale, per poi tirare fuori un attimo il cellulare e rispondere a un messaggio di Kirs, mentre Heath si assicurava di avere il portafogli e le chiavi della macchina; il cameriere, che ormai mi considerava un cliente abituale, arrivò subito dopo averci riconosciuto e ci portò la lista con un sorriso affabile, poi, dopo che fu tornato all'interno, mi concentrai totalmente sul mio migliore amico, ancora terribilmente euforico e incredulo per il fatto che ce lo avessi di fronte.
-Allora, come va? Kirsten? Famiglia?- chiese aprendo il menu.
Dall'allegria perfettamente percettibile nella sua voce si capiva che moriva dalla voglia di darmi la fatidica notizia, ma per qualche ragione non ero sicuro di volerla sapere tanto presto e quindi mi fece piacere il fatto che prima volesse fare un po' di conversazione, anche perché, in fondo, lo scopo principale di quel ritrovo era quello di passare del tempo insieme e parlare di tutto ciò che non eravamo riusciti a dirci per telefono.
Tutto il resto, volendo, avrebbe potuto passare in secondo piano.
-Tutto regolare- risposi, scrollando leggermente le spalle. -Tra me e Kirs procede tutto a gonfie vele, se mia madre non mi chiama ogni giorno il mondo non può continuare a girare, mio padre invece chi lo sente più, mia sorella è sempre la solita rompiballe...Insomma, niente che tu non sappia già-.
Rise sommessamente, e adoravo sempre di più quando lo faceva. -Benissimo, allora-
-Tu, invece?-
-Io? Beh, non potrei essere più felice di quanto lo sia ora: Michelle è fantastica, la convivenza va alla grande e stiamo passando dei momenti bellissimi insieme. Era da tempo che non mi sentivo così sereno, senza pensieri, soddisfatto della mia vita. E' stata una vera e propria manna dal cielo-. Si passò una mano tra i capelli, continuando a sfogliare il menu, mentre io avevo abbassato lo sguardo e mi stavo inconsciamente torturando il labbro inferiore. -Per quanto riguarda i miei genitori...in questi periodi non si sono fatti sentire, se non per qualche telefonata in cui mi hanno chiesto com'è stato girare Brokeback-
-E tu cos'hai risposto...?-.
Mi era uscita spontanea, quella domanda. Volevo sapere anch'io come si era trovato sul set, anche perché era un argomento di cui non parlavamo spesso, anzi, non ci eravamo mai soffermati a discutere nello specifico di quello che avevamo provato a girare quel film e questo, sinceramente, non me lo spiegavo.
Lui ci rimase un istante, non aspettandoselo, ed esitò qualche secondo. -Ho risposto che...che è stata un'estate fantastica, che Ang è uno dei migliori registi con cui abbia mai avuto a che fare e...beh, che non avrei potuto trovare un collega migliore di te-.
Non era molto nemmeno in quel caso, ma a quell'ultima frase non riuscii a trattenere un sorrisino soddisfatto.
Ammettilo, volevi solo sentirti dire qualcosa di carino su di te.
Ma per favore!
-Grazie...- risposi, sentendo un lieve calore alle guance e, poiché avevo tenuto lo sguardo abbassato sul tavolo, non vidi che lui lo aveva spostato su di me e mi persi il suo sorrisino addolcito.





Il viale alberato era calmo e silenzioso, se non per qualche macchina che ogni tanto ci passava accanto mentre camminavamo lentamente lungo il marciapiede; un lieve e fresco venticello lambiva le ampie foglie delle palme, il cielo era completamente privo di nuvole e il sole rendeva il clima ancora più gradevole, ma ciò che mi faceva stare veramente bene era il semplice fatto di trovarmi insieme a Heath, a parlare di tutto ciò che mi passava per la testa e a ridere come riuscivo a fare solo con lui.
Ora stavo davvero bene, mentre i due mesi precedenti erano stati vuoti e quasi insignificanti senza le nostre chiacchierate, i nostri scherzi e le nostre uscite, che speravo ardentemente saremmo riusciti a riprendere regolarmente. Quello era un altro motivo (quello principale, ad essere sincero) per cui rimpiangevo i mesi passati in Canada: sul set ci vedevamo ogni giorno e trascorrevamo insieme ogni minuto libero che ci veniva concesso, senza scadenze, solo noi due in mezzo all'immensità intimidatoria della natura, mentre ora che eravamo tornati a fare i conti con la vita di tutti i giorni era diventato decisamente più complicato trovare del tempo da dedicare a noi, e sapevo che non era colpa di nessuno, ma mi dispiaceva tantissimo.
Per questo, prima di aspettare le prossime due o tre settimane prima di vederlo di nuovo, volevo godermi appieno quel pomeriggio e cercare di farlo terminare il più tardi possibile, magari inviando qualche messaggio alla mia ragazza ogni tanto giusto per non farla preoccupare. 
Dopo quasi un'ora passata a camminare in giro per la città, decidemmo di fermarci un po' in un parco lì vicino, dove passavo solitamente durante le mie corse mattutine: non era mai troppo affollato ed era un ambiente rilassante, ombreggiato da faggi e betulle, l'ideale per chiudere in bellezza la giornata. 
-Com'è che non ho mai saputo dell'esistenza di questo posto?- chiese Heath con un mezzo sorriso, sedendosi accanto a me su una panchina vicino a una piccola fontana.
-Beh, sei qui da decisamente meno tempo rispetto a me- 
-Non hai tutti i torti-
-Possiamo venirci più spesso, se ti va-
-Cos'è, un appuntamento?-.
Improvvisamente divenni serio.
Deglutii, il mio stomaco venne come avvolto in una bolla di calore e per un attimo non fui più in grado di percepire i suoni e i rumori attorno a me, né di proferire parola; Dio, che cazzo avevo? Era solo una battuta!
-Jake, stavo scherzando- disse Heath con tono incerto, stranito dalla mia reazione.
Sbattei le palpebre un paio di volte, cercando di tornare in me. -S-si, lo so, è che...-. Tentai di pensare a una spiegazione convincente che non mi facesse apparire come un idiota totale, ma senza risultati. -...Lascia stare. Piuttosto, qual è la grande notizia che dovevi darmi, dato che in un intero pomeriggio non ci siamo ancora arrivati?-.
Idiota. Idiotaidiotaidiota.
Dissi le paroline magiche, perché sembrò dimenticarsi immediatamente di quell'attimo imbarazzante e un'espressione sorniona si disegnò subito sul suo viso, a cui correlò un lungo sospiro, quasi volesse creare un po' di suspance (e ci riuscì, dato che io ero già in ansia); si sistemò meglio sulla panchina, inizialmente guardando la ghiaia sotto i nostri piedi, poi piantò gli occhi nei miei e mi diede il grande annuncio con un sorriso orgoglioso ed euforico.
-Michelle è incinta-.













*Battuta rubata a Brokeback, nel caso non ve la ricordaste :P (So che nel film la dice Jake, ma in questo caso ci stava nella frase di Heath :P)

Questo capitolo è stato un vero e proprio parto D: Anche se non mi sembra di aver scritto un cavolo di vagamente interessante, ma...anyway.
Tra la scuola (ho avuto verifiche più o meno ogni giorno), vari problemi in famiglia e puntate di Shameless da recuperare (lol) ho avuto pochissimo tempo, e mi dispiace informarvi che sarà così la maggior parte delle volte, quindi vi ringrazio infinitamente per la vostra pazienza :c
Jake, non pensi che ci sia qualcosa che non va in te? :P Il fatto che tu abbia rinunciato al tuo...ehm...momento intimo con la tua ragazza per parlare con Heath è già un primo segnale (unito a tutti gli altri, naturalmente, come il fatto che arrossisci con niente :P). 
Volevo fare un paio di precisazioni:
-anche questo capitolo ha il pov di Jake, perché l'idea iniziale era quella di scrivere tutta la storia unicamente dal suo punto di vista, ma non ne sono ancora del tutto convinta. E' probabile che dividerò la storia in parti, ogni parte composta da tot capitoli con un solo pov, quindi la seconda parte sarà di Heath. 
-non fateci caso se i periodi di riprese dei vari film sia di Heath che di Jake saranno inesatti, sto adattando tutto in base alle mie esigenze.
-Come avrete notato, Heath è totalmente innamorato e preso da Michelle, perciò all'inizio è solo Jake a rendersi conto di provare ''strane sensazioni''. Come cambieranno le cose? Mah! :D 
Un'ultima cosina: per l'abbraccio del capitolo precedente, quello in cui Heath consola Jake prima di girare l'ultima scena, ho preso spunto da queste dolzi fotine <3

 
A presto (o forse non così tanto presto...)
Melissa
   
 
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