Don’t touch my tea

 
 
 
Francis osservava attonito e terrorizzato il macello ai suoi piedi. E sì che sapeva di dover fare attenzione a quella  cosa, Arthur aveva perfino deciso di usare un barattolo color rosa shocking, così che il francese potesse riconoscerlo immediatamente e starne alla larga. Molto alla larga.
Francis lo sapeva bene, molto bene, quello che succedeva quando si toccavano le foglie di te preferite del suo inglese, figuriamoci farle cadere sparpagliandole per tutta la cucina… L’ultima volta quell’isterico gli aveva scatenato contro una guerra di cent’anni.
Per questo urgeva una soluzione. Una brillante soluzione.
 
Per Arthur era stata una giornata di lavoro piuttosto pesante, un meeting col Primo Ministro per discutere di economia era sempre qualcosa di pesante. Soltanto l’idea di riuscire a tornare a casa per le cinque per potersi godere un buon te pomeridiano lo aveva fatto resistere, sperava solo che Francis avesse trovato nel frattempo qualcos’altro da fare, tipo una missione suicida in Russia insieme agli altri due imbecilli.
Un buon te in tutta calma era esattamente quello di cui aveva bisogno in quel momento.
 
Quando l’inglese aprì la porta di casa la prima cosa che vide fu un francese. Un francese nudo. O meglio, nudo, se non si considerava lo striminzito grembiulino rosa che copriva davvero ben poco.
Decise che in quanto persona matura e composta non sarebbe stato al gioco di quella rana perversa, qualsiasi cosa avesse in mente quella volta, così, come se non si fosse minimamente accorto di lui, si chiuse la porta alle spalle, si tolse le scarpe ed entrò, sorpassando Francis senza batter ciglio e avviandosi verso il bagno per darsi una rinfrescata. Ma quando tornò indietro, diretto in cucina verso il bollitore e il suo barattolo rosa preferito, trovò di nuovo lui a sbarrargli la strada, un gomito appoggiato allo stipite della porta, l’altra mano sul fianco.
«Francis…» fu l’avvertimento dell’inglese.
«Mon amour!» rispose impassibile l’altro.
«Nel caso tu non lo sapessi ho passato una giornata davvero stressante».
«Ma certo chenille, per questo mi sono agghindato così per te!»
Un brutto presentimento cominciò a farsi strada nella mente di Arthur, che con una spinta scansò l’altro, ignorando il suo grido poco virile, e si precipitò in cucina afferrando il suo barattolo rosa shocking: vuoto.
«Francis…» e stavolta il tono non era più d’avvertimento.
 
Forse per quella volta non sarebbe scoppiata una guerra dei cent’anni, ma di certo Francis avrebbe impiegato davvero parecchio tempo per riuscire a dimenticare le cinque ore di fila passate con la faccia spalmata sul suo cuscino… Così come avrebbe impiegato parecchio tempo prima di riuscire a sedersi di nuovo normalmente senza squittire dal dolore.
 
 
 
 
Quando ho iniziato a scrivere questa… cosa… giuro che avevo tutta l’intenzione di creare una storia seria, magari a capitoli, ma bo, non so come mi sia uscita, sarà per la prossima volta  <.<’