Appoggiando il mazzo di chiavi tintinnanti all'ingresso, Drew si tolse la giacca. Era davvero stanco. Voleva solo levarsi le scarpe, mettere qualcosa di caldo nello stomaco, farsi una doccia rilassante e sdraiarsi sul divano. I desideri comuni di ogni uomo di ritorno dal lavoro, dopotutto. Si bloccò davanti all'entrata della cucina. «Ehi. Ma che combini?»

«Oh, ciao Drew!» Girandosi innocentemente per salutarlo, Vera finì per sfiorare la pentola bollente con la mano senza guanto e gridò, sussultando per lo spavento.

Il ragazzo accorse accanto a lei, che si era messa il dito ferito in bocca per alleviare il bruciore. «Sei sempre la solita» commentò, con una nota di rassegnazione, mentre le prendeva d'impulso il braccio per metterlo sotto il getto d'acqua fredda del lavandino.

Dopo poco la sentì sospirare di sollievo. «Grazie…»

«Ora mi dici che stavi cercando di fare?» le richiese, più scettico, osservando il riso compatto che ancora borbottava nella pentola. Sul tavolo spiccavano una busta di alghe nori e una scatoletta di tonno ancora chiusa – il suo sesto senso e l'apriscatole abbandonato lì accanto gli suggerivano che, goffa com'era, si fosse arresa alla durezza di quel pezzo di ferro.

«Pensavo che sarebbe stato carino preparare degli onigiri per cena…» rispose lei, gettando un'occhiata al vecchio numero di una rivista culinaria vicino agli ingredienti.

«Da quando ti metti a preparare onigiri?» la canzonò l'altro, con un sopracciglio inarcato.

Vera avvicinò pericolosamente il viso al suo, quasi con aria di sfida, come quand'erano ragazzini. «Perché, non posso?»

«Oh, certo» sussurrò il Coordinatore, a un soffio dalle sue labbra. «Allora ti lascio lavorare.» Si allontanò, per aprire l'anta di uno dei mobili. «Ma questo viene di là con me» concluse poi, arraffando un pacchetto di patatine.

«Uomo di poca fede» bofonchiò la ragazza, con le mani sui fianchi, vedendolo uscire dalla stanza. Beh, non poteva biasimarlo: arrivare a casa stanchi e non trovare nemmeno apparecchiato non doveva essere piacevole. Si rimboccò le maniche del maglione, pronta a continuare, stavolta con entrambi i guanti a forma di mani di Mr. Mime per evitare ulteriori incidenti.

A Drew non dispiaceva mangiare patatine per cena. Da quando conviveva con Vera, la maggior parte delle volte ordinavano una pizza o mettevano nel microonde un bicchiere di spaghetti istantanei. Lei amava il cibo; da piccola aiutava la mamma a lavare i piatti la sera e sapeva a grandi linee come sbucciare una mela, ma nulla di più. Per questo gli sembrava strano che tutto d'un tratto le fosse venuto l'impulso di cucinare.

Spense distrattamente la televisione: non riusciva proprio a seguire la partita di football, né aveva voglia di cominciare un film. Voleva solo controllare a che punto fosse Vera. Sperava di non trovare la cucina sottosopra, non troppo almeno; bastava che le pareti fossero intatte, perché l'idea d'imbiancarle di nuovo non era affatto allettante.

«Dreeew, ho finito!» si sentì poi chiamare dolcemente. Trovò la sua bella sulla soglia della sala, con un vassoio in mano, i guanti ancora caldi e il grembiule indosso.

Squadrò il contenuto del vassoio. C'erano cinque onigiri, ma non avevano la solita forma a triangolo, bensì erano tondi come una palla di pelo arruffata e il riso non aveva l'aria di essere molto solido; inoltre, le alghe erano state tagliate un po' storte, come da un bambino delle elementari le prime volte alle prese con carta e forbici. Avrebbero potuto essere una poltiglia informe o di un colore ambiguo, quindi gli era andata più che bene.

Ne addentò uno, mentre Vera attendeva agitata il suo giudizio: ci aveva messo impegno e amore, per prepararli. Dopo aver dato un altro morso, lui fece un verso concessivo. «Non sono niente male» dichiarò infine, a bocca piena.

«Dici sul serio?!» esclamò la castana, mentre gli occhioni blu le s'illuminavano di felicità. «Ah, che bello! Così, quando lui o lei andrà all'asilo, potrò preparargli il pranzo» ammise, sfiorandosi la pancia un po' rigonfia, con un lieve rossore a imporporarle le guance.

«Beh, con tutti i mesi che mancano persino un'imbranata come te dovrebbe imparare.»

«Spiritoso» lo rimbeccò, dandogli un pugnetto sulla spalla, a cui lui di rimando sorrise. Erano piccolezze come quella a fare la differenza, a renderla così speciale. Sarebbe stata anche una mamma speciale e, pur se non avessero avuto l'aspetto migliore del mondo, lui o lei avrebbe di sicuro apprezzato gli onigiri fatti dalle sue mani amorevoli e un po' impacciate.

«Vera?»

«Uhm?»

«Sei sporca di riso… Proprio qui…» Drew colse l'occasione per sorprenderla con un bacio a fior di labbra, che la fece arrossire all'istante, mentre lui ridacchiava, divertito dal suo imbarazzo: nonostante gli anni passati, erano rimasti sempre i soliti.