Serie TV > Orange Is the New Black
Ricorda la storia  |      
Autore: ThePhysicist    06/03/2015    3 recensioni
"Così per tutti ero diventata la temibile Alex Vause con la quale era meglio non scherzare, che andava in giro per i corridoi a spaventare i ragazzini più piccoli, che nascondeva i compiti con insufficienze gravi e che due volte su tre era convocata nell'ufficio del preside per chissà quale misfatto."
Una storia forse poco convenzionale sul passato di Alex, nella quale si scoprirà un lato di lei finora tenuto nascosto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Nuovo personaggio, Piper Chapman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A hidden ambition

“Quindi pensi di potermi aiutare solo perché hai frequentato uno stupido corso di economia di base alla Smith? E cosa vi insegnavano, come contare il resto della rata che papà sborsava ogni anno?”

In una momentanea tregua dal vivo dei traffici internazionali, Alex era stata incaricata da Kubra di analizzare tutti i dati di bilancio del cartello degli ultimi mesi. Così per giorni era stata davanti al suo portatile verificando tutte le entrate e le uscite da veri e propri documenti.
Piper non poteva che essere grata di questa situazione, dato che poteva momentaneamente godersi la propria ragazza senza temere che questa fosse arrestata da un giorno all'altro. Piper era davvero entusiasta, Piper era fin troppo entusiasta. Era così entusiasta che appena Alex sgattaiolava nello studio per avere un po' di pace, lei la seguiva con i “migliori propositi” e, peggio, si proponeva perfino di aiutarla, raccogliendo i cinici commenti della mora.
“Fanculo Alex! Il college permette un corso di studi avanzato e da la possibilità di avere conoscenze vastissime, figurati se non so fare due addizioni! Poi il college è la premessa di un lavoro assicurato! Ok, tranne che per me...” disse Piper ridacchiando.
“Non è il covo di so tutto io figli di papà come dici tu. Se riguarda una passione o un talento può portare a grandi soddisfazioni. Non disprezzarlo così, c'è chi avrebbe fatto carte false pur di poterci andare.” aggiunse la bionda, il tono di voce più serio.
Alex abbassò lo sguardo.

≈≈≈≈≈

Sentii il suono della campanella da lontano. “Cazzo! Sono in ritardo, di nuovo.” pensai.
Stringendo lo zaino sulla spalla sinistra inspirai profondamente ed iniziai a correre più velocemente possibile, ignorando i capelli che ormai mi ostruivano vista e la giacca che ad ogni passo scendeva sempre più dalla spalla libera.
Varcai il portone che era già troppo tardi, a giudicare dall'atrio completamente vuoto. Mi accorsi di avere il respiro affannato, gli occhiali appannati, i vestiti sgualciti. Mi ricomposi lentamente, consapevole che ormai avrei perso la prima ora e avrei ottenuto un richiamo, di nuovo. Improvvisamente mi accorsi del sudore freddo che mi avvolgeva, gli occhi iniziarono a bagnarsi, un nodo mi si bloccò in gola.
“Signorina Vause, cosa stai facendo qui? Le lezioni sono iniziate almeno un quarto d'ora fa!”.
Mi voltai di scatto. Avevo riconosciuto subito l'accento francese del professor Lagrange, ma non riuscii comunque a trattenere un'espressione terribilmente sorpresa.
“Professore io... io sono arrivata in ritardo” ammisi “e credo di aver perso l'ora di biologia.”
“Oh Vause, devi essere in classe, spiegherò tutto io alla professoressa Franklin.” rispose l'anziano insegnante, abbozzando un sorriso verso di me “Ma alla fine delle lezioni voglio che tu attenda nella mia aula, devo parlarti.”
Non sapendo cosa avesse in mente, ma sentendomi sollevata, lo seguii fino alla porta del laboratorio di scienze. Avendo bussato non più di due volte, entrò nella stanza senza aspettare una risposta dall'interno, io subito dietro di lui.
“Oh scusami Rosalind, mi sono permesso di rubarti Vause stamattina, spero non ti dispiaccia. Sai, il laboratorio di fisica è un vero disastro e io avevo bisogno di una forza giovane che mi aiutasse a sistemarlo. Non le avrai mica già fatto il richiamo?”
Incredula per la performance di quel vecchio matto di Lagrange, al quale non potei far altro che essere riconoscente, andai a sedermi al mio posto.

Il resto delle lezioni proseguì come di consueto, eccetto i bisbiglii dei miei compagni che trovavano assurdo di come una studentessa scadente come me possa essere stata scelta per mettere le mani sulle costose e fragili attrezzature del laboratorio. Non che effettivamente fosse una totale novità.
Fin da piccolissima avevo sempre cercato di essere la migliore della classe. Non che fosse cambiato qualcosa da allora, ma nel tempo avevo dovuto imparare a fingere di essere una persona completamente diversa, dopo essere stata costantemente chiamata “secchiona”, isolata e picchiata per anni. Così per tutti ero diventata la temibile Alex Vause con la quale era meglio non scherzare, che andava in giro per i corridoi a spaventare i ragazzini più piccoli, che nascondeva i compiti con insufficienze gravi e che due volte su tre era convocata nell'ufficio del preside per chissà quale misfatto. 
Nessuno avrebbe mai immaginato che prendessi tutte A, nessuno che ero stata sempre premiata con la borsa di studio annuale, nessuno che l'istruzione era tutto ciò che avessi per poter uscire da uno stato di minorità, per dare a me e mia madre un futuro migliore, senza problemi economici, senza preoccupazioni.

Mi resi conto di essere stata sovrappensiero più del dovuto quando sentii il suono della campanella sovrapposta alla voce del professor Lagrange e allo stridere dei banchi e delle sedie dei miei compagni. Riempii il mio zaino lentamente, aspettando che tutti fossero usciti e che la porta fosse chiusa. Mi avvicinai alla cattedra.
“Grazie per oggi, insomma, non saprei proprio come sdebit...”
“Vause non ho trasgredito una regola scolastica per sentire delle scuse. Siediti.” rispose serio l'insegnante indicandomi la sedia del primo banco. “Vedi, so che stai passando un brutto momento. Due richiami in una settimana e non te ne avevo mai visto prendere uno in quattro anni. È il tuo ultimo anno e ogni passo falso potrebbe esserti fatale. Sei la mia più brillante studentessa, e credo che tutti gli altri professori converrebbero con me che sei la migliore che questa scuola abbia mai avuto, ma devi pensare al futuro adesso. Non ci riuscirai mai se ogni giorno arrivi per il rotto della cuffia con il volto stanco e sconvolto.”
Guardai in basso, la gola completamente secca. Aprii la bocca ma nulla ne venne fuori. Da ormai un mese mia madre era stata licenziata e, per sopperire alla mancanza di uno dei suoi stipendi, avevo iniziato a lavorare in un bar. Studiavo di notte. Quasi non dormivo. Ma non pensavo fosse evidente, non pensavo qualcuno potesse notare alcunché.
“Non colpevolizzarti, so che le cose andranno meglio, ti aiuterò di nuovo se necessario. Quello che volevo sapere piuttosto è... hai scelto un college a cui andare? Perché io ti avrei da consigliar...”
“Harvard!” esclamai risollevata dal pensiero, facendo spaventare a morte il povero vecchio Lagrange, che sobbalzò per il mio repentino cambio di umore. “Insomma si... ho scelto Harvard, ho già mandato il curriculum. Vorrei frequentare il corso di economia.”
“Oh beh, scelta ambiziosa, molto... molto Vause.” mi sorrise, come sentendosi sollevato da tanto mio ottimismo “Ma sai bene che è l'università più prestigiosa del paese e che anche una mente come la tua potrebbe non farcela. Dovresti considerare delle alternative. A cos'altro avresti pensato?”
“In realtà non ci avevo pensato, non credo mi possa piacere un altro college. Sa... dopo tutto quello che ho fatto in questi anni... mi sentirei sottovalutata.”
Fu imbarazzante rispondere, doloroso mentire. In realtà Harvard era l'unica università che avrebbe coperto completamente i costi degli studi, dalla rata annuale al vitto e alloggio. Altrove mi avrebbero dato una borsa di studio ma i prezzi sarebbero stati comunque insostenibili.

Mi ritrovai a metà strada tra il liceo e casa mia, come se fossi stata in trance da quando avevo chiuso alle mie spalle la porta dell'aula di matematica fino a quel momento. Le parole di Lagrange e le mie mi risuonavano in testa caoticamente, non permettendomi di pensare con un filo logico. Di nuovo inconsciamente, arrivai dentro il mio monolocale, senza ricordarmi di aver neanche preso la chiave dalla tasca.
“Alex amore ben tornata!” mi accolse mia madre, sorridendo a trentadue denti come sempre. “Scusami per stamattina, se arrivata molto tardi andando a piedi?”
Decisi che non fosse il caso di farla preoccupare, né raccontandole della messinscena del mio insegnante, né della conversazione alla fine delle lezioni.
“No mamma, tranquilla. Sono arrivata in orario, anche se un po' affannata!” sghignazzai.
Mi diressi verso la mia camera, con l'intenzione di iniziare a studiare qualcosa prima di pranzo.
“Alex aspetta. C'è una cosa per te... non ho voluto aprirla io.”
Mi diede una lettera. Riconobbi subito lo stemma cremisi. “Harvard University - Cambridge, MA 02138 – United States of America” recitava la scritta.
Smisi di respirare per quello che mi sembrò un interminabile minuto, diventai pallida. Stavo per svenire, mia madre se ne accorse.
“Alex tesoro, voglio che tu sappia che qualsiasi sia la risposta tu sarai sempre eccezionale. E non solo per me. Se quei topi di biblioteca non vorranno prendere la mia fantastica figlia allora vadano a farsi fottere, diamine! Tu saprai rifarti in un altro modo, non hai bisogno di loro.” disse abbracciandomi “E ora vai a vedere cosa hanno da farneticare!”
Presi un po' di sicurezza, anche se tutti i dubbi e le paure sul mio futuro, che avevo evitato per anni, mi stavano colpendo tutti in una volta. Andai in camera. Mi feci coraggio e aprii la busta. Sfilai il foglio e iniziai a leggere.

Cara Sig.ra Vause,
  
con sincero dispiacere le comunico che le ammissioni disponibili per il corso di Economia del prossimo anno sono esaurite, per questo motivo non ci è stato possibile offrirle un posto.
   
Le siamo grati...

Il foglio si riempì di gocce che ne rovinavano la filigrana, scolorivano l'inchiostro. Con la schiena appoggiata al muro mi lasciai andare, piegate le ginocchia sotto un peso insostenibile. In un mare di lacrime non vedevo più ancora di salvezza.
Avevo fallito.

≈≈≈≈≈

...c'è chi avrebbe fatto carte false pur di poterci andare.”
Alex abbassò lo sguardo.
Un antico e dimenticato dolore le avvolse i sensi. Cercando di nascondere a se stessa quella sofferenza chiuse per un attimo gli occhi. Li riaprì, guardò Piper dritta nei suoi.
“Si, lo so...” rispose.

______


Note dell'autore:
*Joseph-Luis Lagrange è il vero nome di un famoso matematico francese, ideatore dell'omonimo teorema.
*Rosalind Franklin è il vero nome di una famosa chimica inglese, la prima ad isolare il DNA.

Scritta tutta d'un fiato, ammetto di essermi molto affezionata a questa storia. Mi ha preso completamente, spero che possa piacere anche a voi lettori.
Ogni recensione è ben accetta, segnalatemi qualsiasi errore. :)

Piper Chapman e Alex Vause appartengono a  Piper Kerman e Jenji Kohan, io li ho solo presi in prestito. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Orange Is the New Black / Vai alla pagina dell'autore: ThePhysicist