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Autore: Stella_Del_Mattino    06/03/2015    3 recensioni
25 dicembre 1978. James riceve un regalo da Hagrid: una nuova scopa, in sostituzione di quella che si è schiantata sul Platano Picchiatore. L'entusiasmo del Grifondoro per il dono è tale che Sirius, scherzosamente, lo sfida ad andare a letto con la scopa, però la discussione viene origliata (e fraintesa) da Lily, la quale crede che Potter voglia passare una notte focosa con un'altra ragazza...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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NDA: per esigenze di trama, non ho tenuto conto, nel caso di James, che i Caposcuola avevano diritto a una camera singola. Emmeline Vance e Mulciber sono due studenti realmente esistiti al tempo dei Malandrini. Il titolo è riferito alle commedie classiche, basate su un equivoco, come in questo caso. Buona lettura, se arrivate in fondo lasciate una regensione con il vostro parere, se vi va :) E, sempre se vi va, date un'occhiata anche qui: Lettera alle ragazze, è una cosa a cui tengo particolarmente
Stella    



The Comedy of Errors

25 dicembre 1978
« James! » Sirius afferrò per le spalle il suo migliore amico ancora addormentato e lo scosse vigorosamente. Potter mugugnò qualche imprecazione e, tirandosi le coperte sopra la testa, si voltò dall’altra parte.
« Abbozzala, Felpato. Che ore sono? »
« Le sei e mezzo. Piantatela di berciare, qui c’è qualcuno che vuole dormire. » La risposta arrivò da Remus e fu accompagnata da un cuscino che si schiantò sulla faccia di Black.
« Va bene, la smetto » borbottò Sirius. « A quanto pare James non vuole proprio vedere il suo regalo di Natale... »
« Quale regalo? » James riemerse all’istante dal groviglio di lenzuola che era il suo letto.
« Quello che ti aspetta in Sala Grande, caprone » sghignazzò Sirius.
Ramoso scalciò per liberarsi delle coperte e si fiondò fuori dalla camera. Sfrecciò lungo il corridoio del dormitorio di Grifondoro, attraversò in una lampo la Sala Comune e si lanciò giù per le scale, volando fino alla sua meta.
La Sala Grande era pressoché deserta, fatta eccezione per un manipolo di Corvonero che confabulavano al loro tavolo, e in un angolo si ergeva in tutta la sua maestosità un enorme albero di Natale, sotto il quale Potter intravide un pacchetto dalla forma allungata. Lo sollevò con cautela e staccò dalla carta rossa un biglietto, sul quale erano scritte alcune righe arzigogolate.
 
James mi dispiace che la tua scopa si sia spiaccicata sul Platano. Questa era la mia (ci facei tante ma tante cadute!), è un manico da collezionieri, una Nimbus del 1939, ma per te l’ho risistemata. Un po’ d’olio di questo, cerume di quello ed è come nuova. Ora guai a te se Grifondoro non vince la Coppa di Quidditch!
                                                                                                                                                                                                  Hagrid
P.S.: in origine era fatta in misura per me, spero che l’incantesimo ridimenzionante abbia fungiuto.

 
James sorrise di fronte alla grammatica fantasiosa del suo grande (in tutti i sensi) amico e scartò con entusiasmo la Nimbus. Era un modello ormai superato, tuttavia pareva ugualmente abbastanza aerodinamica e il suo aspetto antiquato le conferiva un certo fascino.
« Con un paio di ritocchini alla parte posteriore e una lucidata al manico funzionerà benissimo. » Sirius e gli altri due Malandrini comparvero alle spalle del Grifondoro, visibilmente assonnati ma incuriositi dal dono recapitato a Ramoso.
« Concordo con Felpato » si intromise Remus. « Inoltre, secondo quanto abbiamo appreso durante l’ultima lezione di Volo, l’ideale per trattare le setole sarebbe l’estratto di eucalipto, perché le sue qualità emmolienti... »
« Remus! » esclamarono all’unisono James e Sirius, mentre Peter ridacchiava sommessamente.
« Cercavo solo di essere utile » si difese Lunastorta.
« Questa scopa è un vero gioiellino, ragazzi » commentò Potter. « È davvero fantastica. »
 
 
Nel frattempo, fuori dalla Sala Grande
 
« Hai sentito? » Lily afferrò per un braccio Marlene, costringendola a inchiodare prima di varcare la soglia.
« Cosa? »
« James e gli altri stanno parlando » sussurrò la rossa.
« E quindi? » Marlene rivolse uno sguardo divertito alla compagna di Casa. « Questo ti impedisce di fare colazione? »
In tutta risposta Lily cominciò a torturarsi con gli incisivi il labbro inferiore e ad attorcigliare una ciocca di capelli intorno alle dita.    
« Ho capito » annunciò improvvisamente la McKinnon, « vorresti stare qui ad origliare, però lo ritieni moralmente scorretto. »
« In quanto Caposcuola, dovrei dare il buon esempio, ma ho sentito che James diceva, con il suo solito tono da sbruffone, “È davvero fantastica” e... »
« E vuoi sapere se si riferiva a Emmeline Vance. »
La Evans assentì impercettibilmente.
« Ma non avevi detto che non ti importava chi frequenta Potter? »
« Continua a non interessarmi! » ribadì con caparbietà la Caposcuola. « La mia è semplice curiosità. »
« Sì, certo. E io sono il Ministro della Magia in persona » la canzonò Marlene. « La tua è gelosia, cara mia. Adesso provo a sbirciare dentro, così magari evitiamo di stare tutta la mattina qua. »  
La McKinnon si sporse leggermente all’interno della Sala Grande, ma Lily la tirò immediatamente indietro.
« Sta’ferma, Marlene. Peter ha l’occhio lungo e, se dovesse vederti, farebbe subito la spia agli altri. »
« Dunque tu cosa proponi? Di fare le belle statuine dietro la porta, sperando di riuscire a captare qualche parolina? »
La rossa annuì e, mentre l’amica alzava gli occhi al cielo, si posizionò più vicino al muro, alla destra del portone della Sala, da dove si udivano discretamente le chiacchiere della combriccola dei Malandrini.
« James, se continui a fissarla con quella faccia da ebete, prima o poi qualcuno ti chiederà se vuoi andarci a nozze » stava commentando Sirius.
« Guarda che sarebbe una sposa niente male, Black » lo rimbrottò Potter, con una buona dose ironia.
Ironia che, tuttavia, le orecchie gelose di Lily non colsero.
« Che idiota! Sono quattro anni che si dichiara cotto di me e adesso quasi ipotizza di sposarsi con quella » mormorò la ragazza tra i denti, cercando di ignorare la piccola ferita che iniziava ad allargarsi nel suo cuore.
«Sul serio? E te la porteresti anche a letto? » insisté Felpato, calcando la domanda con un pizzico di maliziosità.
Per un attimo la Evans non udì alcuna risposta, ma soltanto la voce pacata di Remus, che invitava i due amici a dire meno sciocchezze. Dopo una decina di secondi, che a Lily sembrarono minuti, James proruppe in una grassa risata e replicò:
« Ovviamente, Sirius. Non vedi che bella silhouette che ha? Per non parlare dei suoi capelli biondi! »
Capelli biondi.
« Allora ti sfido a farlo, Potter » rilanciò Felpato. « Questa sera stessa. »
« Ci sto » accettò Ramoso, con piglio intrepido.
Nel frattempo un macigno si era adagiato sul petto della Evans, che, decisa a non sentire altro, rivolse uno sguardo affranto a Marlene, pigramente appoggiata alla parete opposta, e si allontanò a passo di marcia dalla Sala Grande.
La McKinnon esitò, restia ad abbandonare le gustose ciambelle che la aspettavano al tavolo dei Grifondoro, poi la seguì, ignara del fatto che, se avesse dato ascolto al proprio appetito, avrebbe visto che la “sposa niente male” di Potter altro non era che la sua scopa nuova.
 
***
Lily inclinò la testa all’indietro e  i contorni dei mobili che arredavano la sua stanza divennero nitidi, ma, dopo appena qualche minuto, le lacrime tornarono ad appannare tutto quanto.
Nel dormitorio di Grifondoro regnava una calma quasi surreale, poiché gli studenti si erano recati in massa al campo di Quidditch, dove si stava giocando l’atteso match Grifondoro-Serpeverde.
Chissà se James ha già avvistato il Boccino.
« Dannazione. » La Evans chiuse gli occhi e premette le dita sulle palpebre, nel vano tentativo di cancellare l’immagine di Potter dalla sua testa, però non servì a niente: ogni oggetto, profumo, piccolo rumore le ricordava lui. Persino il pelo fulvo e disordinato del gatto di Alice, che, per un motivo noto solo a lui, era più spesso nella camera di Lily che in quella della sua padrona e in quel momento era beatamente acciambellato ai piedi del letto, le faceva venire in mente i capelli perennemente spettinati del ragazzo. Quei capelli la irritavano ed erano un promemoria del fatto che James, ne era sempre stata certa, non era assolutamente il suo tipo: era arrogante, infantile, egocentrico e narcisista, ovvero l’incarnazione dei difetti che la mandavano su tutte le furie. In tutto ciò, però, l’antico disprezzo che provava per lui era scomparso, annegato nel guazzabuglio disordinato dei suoi pensieri. Ad abbondare era piuttosto una sensazione opprimente, ben più difficile da contrastare, un mix micidiale di frustrazione, delusione e dolore.
Ma era quello l’amore, il sentimento stupendo di cui Alice parlava con occhi sognanti e che faceva arrossire persino Marlene, nonostante tentasse di fare la dura? Le sue amiche si sentivano come lei — angosciata, sopraffata, sofferente — quando pensavano a Frank e a Sirius? Ed era amore quello che James provava per la Vance? Nel profondo del cuore, Lily sperava di no. Aveva cercato con tutte le sue forze di rimanere impassibile, si era ripetuta fino allo sfinimento che non le importava chi frequentava il Grifondoro, che poteva uscire con ogni ragazza del castello, se lo desiderava, eppure la gelosia continuava ad infestarle l’animo, come un’erbaccia difficilissima da debellare. Era assurdo, eppure l’idea che la notte precedente lui potesse essere stato con Emmeline la faceva impazzire.
« Adesso basta, Lily. Basta. » La Evans si rimise in pozione eretta, risistemò il letto sfatto, si asciugò gli occhi e diede una sistemata ai capelli. Non poteva continuare a piangersi addosso, piuttosto doveva reagire e, mentre rifletteva sul da farsi, il suo inconscio riesumò un brandello della conversazione che, durante il pranzo, aveva avuto con Marlene ed Alice, le quali, pur con opinioni contrastanti, si erano espresse sulla sua situazione e avevano cercato di aiutarla.
« Lascia che vada da Sirius, gli punti la bacchetta alla gola, lo sottoponga alla terribile minaccia “niente sesso per due mesi” e vedrai che saprai in un lampo se James ha seriamente portato a termine la sfida » aveva proposto Marlene.
Il consiglio di Alice, invece, era stato più mite e ragionevole. « Dovresti parlare con James, Lily, e chiarire le cose » le aveva detto. « Se Emmeline gli piace, devi lasciarlo andare. In fondo lo hai respinto per anni, non hai molto da recriminare. »
Purtroppo doveva riconoscere che la Paciock aveva ragione e, per quanto odiasse ammetterlo, non le restava altro da fare.
Lily Evans era sempre stata una persona responsabile, leale e coraggiosa, perciò non avrebbe più cercato di scappare, evitando James come aveva fatto il giorno precedente e quel pomeriggio, disertando la partita, anzi lo avrebbe affrontato quella sera stessa, durante la ronda.
 
***
James rivolse uno sguardo fugace a Lily, intenta a controllare che nessuna coppietta si fosse accampata nell’aula di Trasfigurazione. Era stranamente quieta, troppo per i suoi standard, e non aveva ancora citato il regolamento di Hogwarts, il che era decisamente anormale. Non lo aveva neppure sgridato quando aveva rifilato una fattura al gatto del Guardiano e a quel punto il ragazzo aveva capito che qualcosa non andava.
« Non ti ho visto oggi alla partita » disse, per spezzare il silenzio che gravava su di loro. « Perché non sei venuta? »
« Non mi sentivo molto bene » mugugnò lei con voce piatta, arricciando le labbra come se fosse impaziente di aggiungere qualcosa, però allo stesso tempo non si convincesse a lasciar uscire la fatidica frase.
« Ma ho saputo che la compagnia non ti è mancata, avete vinto e la tua nuova fiamma ha fatto faville » borbottò dopo una manciata di secondi. Teneva lo sguardo fisso davanti a sè, sul muro, e i nervi del collo erano tesi come corde di violino, però Potter, Grifondoro schietto e incapace di notare i segnali del corpo, non se ne accorse, né colse alcuna allusione a Emmeline, così rispose con leggerezza, credendo che Lily avesse saputo che Hagrid gli aveva donato una vecchia scopa e che questa, contro ogni pronostico, aveva sfoderato un’agilità formidabile e aveva lasciato di stucco i Serpeverde. « È stata fantastica, non avrei potuto desiderare nulla di meglio. »
« Oh » sospirò la Evans, « quindi suppongo che tu voglia passare altri pomeriggi con lei. »
Ti prego, di’ di no.
« Ovviamente! Se fosse per me, trascorrerei con lei ogni minuto della giornata » rincarò James, sorridendo. « Credo di essermene innamorato. »
No, non può essere così.
« Ci sei andato a letto? » la voce di Lily si incrinò e la sua domanda arrivò a bruciapelo, ma Potter ancora non capì l’incomprensione, semplicemente pensò che Sirius avesse vuotato il sacco riguardo alla loro sfida e la sua risata cristallina rimbombò nel corridoio.
« Sì, ieri sera Felpato mi ha sfidato a farlo e non potevo tirarmi indietro, altrimenti ci sarebbe andato di mezzo il mio onore » spiegò. « Adesso, però, parlando seriamente, hai già un accompagnatore per l’uscita di domani a Hogsmeade? »
Nessuna replica.
« Lily? » James si voltò, ma al suo fianco non c’era più nessuno.
 
***
Lily si chiuse la porta alle spalle e, per un attimo, restò attaccata al legno duro, ansimante per la corsa, poi si lasciò scivolare lungo il muro. Il freddo pungente che dal pavimento risaliva le sue gambe non la scalfiva, anzi alimentava la sensazione di torpore e immobilità che l’aveva avvolta.
Sapeva che avrebbe dovuto provare i sentimenti più disparati, come delusione — per essere fuggita da James quando, invece, si era ripromessa di affrontarlo a testa alta — oppure  rabbia — con che coraggio Potter le aveva confidato le sue tresche con la Vance, dopo averla corteggiata ininterrottamente per più di quattro anni? —, eppure non sentiva nulla. Solo il vuoto, un dolore amorfo che era in tutto il suo corpo senza però manifestarsi in alcun sintomo.
Solo in un secondo momento il suo cervello iniziò a metabolizzare la confessione di James e allora la sofferenza gradualmente mutò, diventando una fitta lancinante, un malessere incorporeo all’altezza del cuore, lo stesso di cui blaterava Alice quando litigava con Frank.
« Bello schifo, l’amore » biascicò la rossa, stupendosi delle sue stesse parole. Aveva davvero detto amore, riferendosi a quello che c’era tra lei e il Cercatore? Doveva essere impazzita, non c’era altra spiegazione, perché tra loro non era mai esistito il sentimento romantico che univa Alice e Frank, e nemmeno quello passionale, quasi irruento, che teneva insieme Sirius e Marlene. Eppure, per la prima volta, Lily si rese conto che avevano condiviso un altro tipo di amore, fatto di battibecchi, litigate furiose, sgurdi torvi, bocche cucite, pasticci enormi e incomprensioni a non finire. Un amore che di ordinario aveva ben poco, ma che le sarebbe piaciuto continuare a vivere.     
« E quello cos’è? » Un piccolo bigliettino, fino ad allora rimasto inconsiderato, entrò nel campo visivo della ragazza. Era un foglietto di dimensioni modiche, piegato in quattro e adagiato sul cuscino, che conteneva niente di meno che un invito galante.
 
Domani, davanti al portone, alle tre. Andiamo a Hogsmeade, ci beviamo una Burrobirra e ci godiamo il pomeriggio. Ci stai?
                                                                                                              Mulciber.
 
                                                                                                                                                           
Lily arricciò il naso. Mulciber era un Serpeverde del sesto anno, non particolarmente sveglio, ma molto intraprendente in campo amoroso e, a dire la verità, piuttosto attraente fisicamente. Nell’ultimo mese si era fissato con le studentesse più grandi di lui e aspettava ansiosamente ogni uscita a Hogsmeade per invitarne una a uscire (non importava di che Casa fosse, per lui era sufficiente che respirasse) e provarci con lei: a detta di Marlene, che lo aveva sentito dire da Mary McDonald, che a sua volta doveva averlo saputo da qualcun altro, aggrediva la prescelta con la lingua più viscida del normale dopo mediamente quarantacinque minuti e cercava di andare oltre nel giro di qualche ora. Non a caso a Hogwarts era conosciuto come “Il Pitone”.
La Evans rimuginò per qualche minuto su quelle righe — il “ci godiamo il pomeriggio” aveva tutta l’aria di contenere un macabro doppio senso —, poi afferrò la prima penna che le capitò a tiro e scarabocchiò un laconico “Va bene” sulla pergamena. Non appena sollevò la piuma, il biglietto, evidentemente abilmente incantato, fluttuò nell’aria, poi acquistò velocità, si gettò in picchiata verso il pavimento e si infilò nella fessura sotto la porta.
Era fatta, non poteva più cambiare idea. Sapeva che Mulciber era una specie di maniaco, che certamente non era interessato alle sue riflessoni metafisiche e che Marlene, quando avrebbe scoperto che aveva accettato la proposta del Serpeverde, avrebbe dato in escandescenza, ma lei aveva un’assoluta, urgente necessità di ricominciare. Doveva voltare pagina il più in fretta possibile, dimostrare a tutti — e soprattutto a se stessa — che davvero non si sarebbe lasciata abbattere dall’ennesima dimostrazione di immaturità di James Potter e, affinché potesse riuscirci, per quanto potesse essere infantile, aveva bisogno di ripagarlo con la sua stessa moneta.
 
***
« Quando mi sono voltato, lei era sparita! » esclamò James, aprendo le braccia in segno di resa. « Ho dovuto finire la ronda da solo e il mio invito è rimasto senza risposta. »
I Malandrini, barricati nel dormitorio di Grifondoro per un riunione d’emergenza convocata da Potter, si scambiarono un paio di sguardi perplessi, ma nessuno prese la parola.
« Allora? Perché non dite niente? » insisté Ramoso. « C’è qualcosa che non so, vero? Sputate il rospo. »
A quel punto Peter emise un gemito simile al verso di un roditore, Remus rifilò una gomitata a Sirius e quest’ultimo bofonchiò:
« Grazie tante, ragazzi. »
« Ambasciator non porta pena, Ramoso » aggiunse, rivolto a James. « Lily ha accettato un altro invito, me lo ha detto Marlene a pranzo. »
« Scommetto che il fortunato sarà qualche secchione Corvonero » sbuffò Potter, evidentemente deluso.
Black scosse la testa. « Mi dispiace deluderti, amico, ma si tratta di qualcuno di meno innocuo e più... viscido. »
« Non starai parlando... » Gli occhi di Ramoso si dilatarono per la sorpresa e lo sdegno e parevano non solo voler uscire dalle orbite, ma schiantare anche gli occhiali.
Sirius annuì. « Del Pitone? Sì, è proprio a lui che mi riferivo. »
« Per la barba di Merlino! La Evans deve essere ammattita! Ha recitato la parte dell’intellettuale superiore a tutto e tutti per sette anni, ha ostinatamente rifiutato un bravo ragazzo come me per quattro di questi e ora che fa? Esce con uno che ha del testosterone al posto dei neuroni! »
« Sul “bravo ragazzo” ho qualche dubbio » ridacchiò Remus.
« Non è il momento dei dubbi, Rem! » sbraitò James, afferrando al volo la sciarpa e il mantello e uscendo di corsa.
« Potter, ti sei bevuto il cervello? » gli urlò dietro Black. « Dove scappi? Non riuscirai a impedire il loro appuntamento, ormai saranno già a Hogsmeade. »
La risposta non fu udita dai tre Malandrini restanti, perché il loro compare era già fuori dal dormitorio, lanciato verso l’uscita del castello e la strada per Hogsmeade.
Non sarai di quel porco, Lily. Lui non ti merita. Non ti ama.
E poi, modestamente, io sono più bello.
 
***
Lily allontanò con una pedata una manciata di sassolini, mentre un alito di vento gelido si  insinuava nei suoi capelli, facendola rabbrividire. Si strinse di più nel mantello e affondò le mani nelle tasche della divisa, poi riprese il cammino verso Hogwarts, lasciandosi alle spalle l’insegna cigolante de I Tre Manici di Scopa.
I suoi passi lasciavano tante impronte morbide sulla neve ancora fresca, un po’come avevano fatto le delusioni che, nelle precedenti ventiquattro ore, si erano impresse nel suo cuore, ultima in ordine di tempo la sua inettitudine a voltare pagina: l’appuntamento era stato un fiasco e non appena Mulciber aveva allungato le mani verso le sue natiche, era sgusciata via.
In quel momento una figura familiare apparve all’orizzonte e si diresse verso di lei a grandi falcate.
La vista di James risvegliò nella ragazza l’antico astio e la indusse ad aspettarlo immobile, a testa alta.
Da come corre, Emmeline lo starà aspettando da un pezzo alla Testa di Porco.
« Lily » ansimò James, appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
« Potter » lo liquidò lei, serrando la mascella.
« Dimmi che Mulciber... che  voi non... insomma... »
La ragazza esitò, incerta sul da farsi: doveva dirgli la verità, ammettere di non essere riuscita a fare niente con Mulciber perché il suo volto si sostituiva continuamente a quello del Serpeverde, oppure fingere di essere andata oltre la loro storia mai cominciata davvero? L’orgoglio le fece scegliere la seconda opzione.
« Il nostro incontro è già finito e devo dire che è stato superiore alle aspettative. »
« Che cosa?!?! » Il volto del Grifondoro, già rosso per la corsa, divenne paonazzo. « Ma perché? »
« Questi non sono affari tuoi, Potter » ribatté incollerita Lily. « Non mi pare di averti chiesto spiegazioni delle tue avventure notturne con Emmeline Vance, quindi sei pregato di fare lo stesso. »
« Le mie... ma di cosa diamine stai parlando? » James si passò una mano tra i capelli, sbigottito.
« Non fingere di non sapere a cosa mi sto riferendo » continuò la Evans. « Tu stesso, ieri sera, hai confessato di essere andato a letto con lei perché Sirius ti aveva sfidato a farlo, e hai blaterato addirittura di matrimonio! »
« Lily, io stavo parlando della scopa che mi ha regalato Hagrid » annunciò il ragazzo. « Felpato mi ha sfidato a passare la notte con la scopa. »
« Oh. » La Evans tacque e un enorme sollievo dilagò nel suo petto, misto a un senso di incredulità. Possibile che fosse stato solo un enorme equivoco?
James, però, non pareva altrettanto lieto. « Tu, invece, sei stata con un ragazzo in carne e ossa » borbottò, scuro in volto. « Ma hai ragione, non devo immischiarmi. »
« Aspetta » lo fermò lei, prima che lui se ne andasse, « non è così. »
« Ah no? »
« No. » Lily fece un passo in avanti e fisso le iridi marroni di James. « Io volevo voltare pagina perché credevo che tu fossi stato con Emmeline, ma non ce l’ho fatta. La verità è che sono fuggita appena Mulciber ha provato a toccarmi. »
A quelle parole qualcosa parve sciogliersi negli occhi di Potter e, prima che la Grifondoro se ne rendesse conto, le loro labbra si incollarono.
« Dunque hai finalmente deciso di uscire con me, Evans » commentò lui quando si separarono, sfoderando un sorriso malandrino.
« Vedremo, Potter. » Lei rise e gli sfilò velocemente la sciarpa, poi indietreggiò e iniziò a correre.
« Dammi la sciarpa, Evans! » James la raggiunse in fretta, la afferrò per vita e la trascinò a terra, disfacendo la coltre intonsa di neve che giaceva ai lati del sentiero. Lily rise ancora, mentre un paio di labbra calde si perdevano sulla sua nuca. Quello sì che era Amore.     
 
 
 
 
 
   
                                                                      
 
  
 

 
  
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