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Autore: Trilly Magica    06/03/2015    0 recensioni
Jane Waters è una ragazza semplice e competitiva; ama vincere e odia ed ha paura dei ragni e degli insetti. E’ arrivata al Bosco Sperduto insieme a Josh e Mary, e lì conosce tre ragazzi molto socievoli e simpatici. Lo stesso è per Mary Valentine, una ragazza esile, vergognosa e riservata. E’ lì che capiscono di essere magici, dei Vampiri esattamente, che appunto fanno parte dei Demoni. Gli angeli rubano l’Anello del Portale Magico, e tocca proprio a Jane, Mary, Josh, Clover, Jason e Jonathan. Ma ci riusciranno? Bè, forse con qualche imprevisto e con qualche scoperta, magari due della “squadra” capisce di essere figlia di un Antico, e la scoperta porterà entrambi ad un destino diverso, fra scelte che cambieranno la loro vita...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Qualche imprevisto ci fa smarrire
POV Jane
Seattle è una delle mie città preferite: fanno dei gelati buonissimi, per non parlare dei Cheeseburger che vendono ai soliti “Burger-Bar”; si affaccia sull’Oceano ed ha tantissimi edifici solo in vetro; e poi attraversarla sopra una nave enorme, insieme ai due migliori amici… bè, rende la cosa più piacevole, anche se è già stupendo, tutto, qui.
—Dai, divertiti invece di leggere!— Esclama Mary mentre si siede pigramente accanto a me. Josh sbuffa non appena mi vede il libro in mano, e si siede altrettanto di fronte a noi due. Mi tolgo una cuffia per sentire meglio.
—Dai, Jane, sai anche tu che una delle mie passioni è leggere. Anzi, una delle principali, ma non vuol dire che quando sto per partire da Seattle per andare a New York, ovvero un’esperienza indimenticabile, leggo e lascio tutte le meraviglie della città dietro le mie spalle.—
—Okay— Dico con tono fermo, leggendo l’ultima riga della pagina. Annuisco mentre Mary sorride soddisfatta. Lei non ama affatto leggere, non la capisco proprio; ma ognuno ha i suoi gusti, non mi ci sono mai fermata a riflettere su, tanto non cambierebbe mai idea, nonostante le innumerevoli conversazioni sui libri che migliorano la scrittura che le ho fatto. Non che sia una paranoica, ma le piace scrivere e non leggere, e mi sembra abbastanza un fatto distaccato dalla realtà, o da come dovrebbe andare.
Alzo lo sguardo chiedendo e infilando delicatamente il libro dentro lo zaino nero che porto ad ogni mio viaggio. Certo, non che ne faccia molti, dopo la morte dei miei genitori, ma non posso dire che sia una sfortunata ragazza che non ha mai potuto sognare di essere una turista. Affatto.
Mary sbuffa.
—Ora che vuoi? Il libro è dentro lo zaino. Mi devo togliere le cuffie?— Sospiro ansimante. Mi viene un conato di vomito, con tutto quel movimento.
—Preferibilmente…— Dice ancora. Ma non le tolgo, sto talmente bene con la brezza che mi arriva in faccia, mentre ascolto Eminem. E nemmeno quello, lei sopporta: il rep.
Sorrido appena, come per dirle che non le toglierò, e faccio un cenno, e lei capisce. A volte basta un sospiro per farle capire ciò che sto dicendo o che sto pensando.
—Attenzione, è possibile fare i tuffi, ma solo quando la sicurezza è presente— Annuncia una voce femminile dal megafono. ‘Sta volta è poco fastidiosa alle orecchie, ovvero non così tanto forte, perciò mi limito a trattenere il respiro invece che tapparmi le orecchie. Non so perché, ma trattenere il respiro mi aiuta. Sempre.
—Bè? Non vi muovete? — Dico impaziente di immergermi nella riva dell’oceano. Entrambi si guardano, e Josh approva, ma non sembra tanto convinto, perciò lascio decidere a Mary.
—Mmmh…— Pensa Mary, piegando un angolo della bocca. —Se ci andiamo dopo? Che ne dite?— Alzo le spalle, e contemporaneamente Josh fa altrettanto.
—Va bene per me. Ma basta che ci andiamo! E’ una promessa— Dico sorridendo. Loro fanno altrettanto.
—Okay. Una promessa— Dice Josh con un sorriso orecchio a orecchio. Fanno entrambi l’occhiolino, il nostro segno di quando si fa una promessa. In questo segno vedo tutto il nostro passato: ci siamo conosciuto a soli 6 anni, ma io e Josh ci conoscevamo già di vista, perché era amico di mio fratello; e sono ancor più legata al mio amico da quando è morto mio fratello insieme ai miei genitori. Ma fra me e Mary non c’è stata subito quella grande simpatia che vorresti abbracciare la tua amica tutti gli istanti della tua vita: anzi, potrei dire che all’inizio ci odiavamo letteralmente. Per fortuna c’era  Josh, che ci ha fatto conoscere in fondo.
Lì ho capito che essere sua amica, ne valeva la pena.
Il sonno sovrasta i miei pensieri, che lentamente sparivano. Il mio ultimo pensiero è questo: noi due siamo divenute amiche come quando ti addormenti: prima piano piano, poi profondamente.
***
—Jane, andiamo a fare i tuffi?— E’ questa voce che mi sveglia: familiare, assolutamente. Maschile, ma è acuta e fa dei rialzi piuttosto buffi: ovviamente è Josh, anche se non l’ho riconosciuto subito.
Apro gli occhi, inconsapevole di quello che mi sarei ritrovata davanti: la mia amica che teneva in mano ben stretto il mio libro.
—Bello, bello scherzo— Sospiro, ma mi lascio scappare un sorriso; lei ride apertamente e io faccio una risata falsa, ma marchio bene la mia ironia nascosta dentro. Mi porge il libro e io lo afferro violentemente, per paura che ritiri la mano per scherzo. Bè, si, lo fa sempre.
—Ma ora a fare i tuffi ci andiamo. Ci tengo davvero!— Dice Josh correndo verso il rialzo della nave. Lo seguo, e rimango sorpresa: la sicurezza non c’è, e nella nave c’è poca gente, e ciò equivale a dire che non posso fare i tuffi. Sospiro. —Proviamo un’altra volta— Sbuffo, cercando di far capire che la colpa non è esattamente mia, ma di Mary. Ovviamente scherzando, però lei assume un’aria dai sensi di colpa, e sorride maliziosa, proponendomi di andare a prendere un gelato. Ma Josh scuote la testa.
—C’è poca gente, e circa il 90% sta dormendo o leggendo riviste, il rimanente 10% se ne frega altamente di noi e resta a guardare il paesaggio. Potremmo andare di nascosto…— Sorride maliziosamente anche lui. Guardo Mary, ma lei non pare d’accordo, sospira e si guarda intorno. Alza le spalle.
—Sei d’accordo Mary?— Domanda Josh con tono fermo.
—Emh… per la vostra gioia, eh! Mi dovete un favore. Anzi, facciamo due— Resto ferma, ma poi decido di alzare le spalle.
—Dipende. Sentiamo… ti ascolto, tesoro.— Dico con tono piuttosto antipatico, ma tanto entrambi sono abituati, e non gliene importa troppo. Anzi, per niente.
—Sentirai quando mi serviranno! — Esclama; alzo le spalle ancora, tanto non lo farò, ma cerco di non darlo a vedere. Faccio un cenno ed entrambi annuiscono: “andiamo?” volevo dire con il cenno. Va prima Josh, ovviamente. Cerca di essere sempre il primo, ma è il suo carattere e io lo accetto. Bè… si, va bene, lo accetto e basta. Poi mi tuffo. L’attimo passa in un lampo: per un buon lasso di tempo affondo sempre di più in mare, e poi risalgo in superficie. L’impatto con l’acqua gelata e l’aria calda c’è stato eccome, ma non si è sentito all’inizio: ora invece il freddo sembra farmi bruciare la pelle, abbracciarmi. Mary è rimasta lì, nella nave. E’ seduta sul bordo, e ha immerso solamente i piedi nell’acqua, anche se fa smorfie per il freddo. Lentamente si immerge nell’acqua dell’oceano, ma fin troppo lentamente che cade ed emette un gridolino. Io e Josh, d’istinto, andiamo sott’acqua per non farci vedere dalla gente che si trova sopra la nave, ma ho paura che Mary riemerga troppo presto.
Ma da sotto l’acqua vedo che nessuno si è sporto dal rialzo della nave, e risalgo lentamente, sempre ansimante che qualcuno venga proprio quando sono risalita.
Per fortuna non accade ciò. Non accade perché qualcosa è sotto di noi. Qualcosa si muove sotto i nostri piedi, peccato che l’abbia visto troppo tardi: mi sta venendo incontro, sono due. Ho paura che il secondo attacchi uno dei miei amici: sono due squali.
Non mi importa tanto di me, perciò cerco di nuotare verso Mary, vedendo che il secondo squalo sta proprio andando verso di lei. Ma non riuscirò mai a salvarla, perciò cerco di gridare, dicendole di scappare.
—Scappa Mary! Scappate!— Entrambi nuotano velocemente verso la riva, e altrettanto faccio io; ma ovviamente non ho tante probabilità di vincere contro uno squalo. Insomma, potrebbe essere qualunque specie di squalo, anche uno squalo bianco, e lì sì che sarei davvero in pericolo.
Mi aggrappo ad una roccia, la stessa in cui i miei amici sono già saliti: sono sicura di non farcela. Qualcosa mi addenta la caviglia, e cerca di trascinarmi a fondo, ma riesco a prendere la mano di Josh, mentre Mary grida aiuto. Non ce la faremo mai, sono sicura; che possibilità abbiamo con dei squali?
—Non ti lascio, non ti lascerò anche a costo di affogare. Tu non preoccuparti di me, la cosa importante è rimanere uniti, okay?— Dice d’un fiato Josh, mentre una lacrima le percorre la guancia rossa per la fatica. Scuoto la testa. Come potrei rispondergli? Non posso. Devo solamente lottare. Lo devo fare anche per Josh.
Non c’è nulla da fare, ma devo trovare il modo per farmi lasciare la mano da Josh. Mary si butta in acqua e gli squali vanno verso di lei, mentre io salgo sopra lo scoglio, aiutata da Josh. La caviglia mi brucia, ma mi importa di ben altro, in questo momento: Mary è riuscita ad aggrapparsi di nuovo allo scoglio, ma no riesce bene a salire: la aiuto, anche se la ferita sanguina sempre di più.
E ci riesce. Riesce anche lei a salvarsi.
—Okay, non se ne andranno mai. Dobbiamo rischiare.— Dice Mary. Josh la guarda stupido, come se avesse commesso un crimine. La guardo anche io: non avrei mai pensato che Mary, proprio Mary, dicesse davanti a me e Josh che avremmo dovuto rischiare.
—Potresti andare tu, no? Come fa lei, se uno squalo le ha quasi staccato un piede?—
—Per salvarmi potrei anche andare, peccato ci sia di mezzo quella promessa, no? Quella promessa che saremmo sempre stati uniti. Non la ricordi? Non mi stupisco, perché non mi pare che tu ti sia sacrificato per la nostra amicizia.— Dice arrabbiata Mary, mentre io osservo la nave allontanarsi. Ormai è come un pallino nella lontananza in mezzo all’oceano. Ma mi giro immediatamente.
—Mary, non mi pare che lui non si sia mai sacrificato per la nostra amicizia. Cosa ti ricordano le cavolate come… le scarpe nuove? Oh, non ho i soldi, come me le comprerò ora?—
—Ti sembrano sacrifici? —
—Non c’è mai stata un’emergenza da sacrificio, mi sembra. Ma se te la ricordi qualcuna come questa, dimmi pure. Ti ascolto. E poi ora mi ha aiutato, e quello che ha detto, non sembra un sacrificio? — Dico, e lei rimane sconvolta. Presumibilmente non ci aveva pensato. Abbasso gli occhi. D’altro canto in queste situazioni nessuno riuscirebbe a pensare letteralmente bene. Nemmeno io, non so come mi siano uscite queste parole dalla bocca: è strano.
—Potremmo andare, però. Manca poco alla riva, dopo gli scogli siamo quasi arrivati al punto in cui potrebbero arenarsi. E morirebbero, oppure si rifiuteranno semplicemente. — Ripenso.
—Potremmo provarci. Tanto siamo in trappola, dove altro potremmo andare? — Aggiunge Mary, e Josh afferma annuendo. Borbotta qualcosa, chiudendo gli occhi.
Prova prima lui a scendere, mentre per seconda va Mary, ma ci vogliono un po’ d’istanti prima che scenda. Quando lo fa, chiude gli occhi e risale subito, per paura che gli squali vengano subito. Ma essi non si vedono, perciò scendo velocemente e cominciamo a nuotare; mi fermo in alcuni tratti, mentre la caviglia comincia a bruciare per il sale.
—Sono lì, se ci sbrighiamo possiamo arrivare a riva.— Dice Josh indicando un punto dell’acqua, che non voglio guardare: perderò solo tempo. Così facciamo, e nei tratti in cui mi fermo, stendo le gambe per vedere se riesco a toccare la sabbia, e il cuore smette di battere per la gioia nel momento in cui i miei piedi, compreso quello ferito, sprofondano nella morbida sabbia.
—E’ qui! Si tocca— Dico, tanto sono solamente più alta di qualche centimetro di Mary, mentre Josh è più alto, perciò tocchiamo tutti e tre sicuramente. Entrambi sorridono apertamente.
—Ma avanziamo ancora un po’, ho paura che non si arenino comunque...— Conviene Josh alzando un po’ il tono della voce, non più fermo. Ha paura. Non ha paura che non si arenino, ha paura di tutto. Perché ci siamo persi, e tutti lo sappiamo benissimo.
—Hai ragione— Mormoro, mentre lui mi sorride. Gli sorrido anche io, mentre Mary già sta nuotando verso la riva. Sì, è facile nuotare, lo so, ma per me è un bel problema, con una caviglia morsa da uno squalo.
E nuotiamo, e quando mi fermo ho sempre un colpo di gioia al cuore: sempre più bassa. Mi butto praticamente sulla sabbia appena posso, la caviglia si è gonfiata tantissimo.
Aspettiamo la notte, mentre Josh accende il fuoco. Una volta ci ho provato ad un corso, ma non ci sono riuscita, perciò senza di lui sarebbe stato inutile tentare, perché Mary nemmeno ne era capace. E nonostante questo sapevo che era facile.
***
La notte è arrivata. Mary è sdraiata accanto al fuoco, mentre io e Josh siamo ancora svegli. Ma non dormiamo ancora, non perché non abbiamo sonno, ma perché dei rumori si fanno vivi in mezzo alle foglie della radura e dei cespugli.
—Dovremmo preoccuparci a questo punto.— Mormora con un sorriso impercettibile: presumibilmente, come me, non ha mai avuto a che fare con una foresta, e ora dovrei calmarlo dicendogli che nelle foreste è normale che qualche animale si infili fra il suo ambiente, ma non ci riesco. Non sono calma nemmeno io, cosa potrei fare se non altro ascoltare?
—Oppure potremmo andare a vedere.— Alzo le spalle assumendo un’aria di non-convinzione.
—Magari dopo, se non si calmano i rumori andremo.— Dico assente. Lui annuisce. E poi mi ricordo di una cosa, di una cosa importantissima, ma non so come dirla. Mi schiaro la voce e tiro su con il naso, accarezzandomi la caviglia.
—Grazie—. Lui alza lo sguardo, incredulo, ed io mi giro. Lo faccio sempre, è un’abitudine: non mi piace guardare dritto negli occhi qualcuno; potrebbe fraintendere, tipo.
—Emh… figurati—. Ci avviciniamo uno all’altro, fino a toccarci con la fronte, ma qualcosa ci distrae; non so cosa stavo facendo, ma non era quello il problema: un urlo acuto, da dietro il cespuglio, fece capolinea nelle nostre orecchie. Vedo Josh sbuffare, ma io sorrido appena, perché non avrei mai voluto qualcosa fra noi. Mi alzo e faccio quello che posso per correre verso il punto in cui proveniva l’urlo.
—E’ una trappola?— Domanda una voce femminile simpatica ma incredula.
—Potevi anche non urlare, è nostra.— Dice invece un ragazzo. Mi avvicino al cespuglio, ma non prima che lo faccia Mary, e mi meraviglio, perché lei non si è mai svegliata presto nemmeno quella volta che le sono caduta addosso. Vedo due ragazzi accovacciati a terra, mentre una ragazza è ricoperta da una rete bianca.
—Erano loro?— Mi lascio scappare dalla bocca. —Davvero? Tre sfigati che fanno trappole e ci cadono da soli, davvero?— Sbuffo, e mi siedo a terra. Mary alza le spalle, concentrata in qualcosa.
—Però se fanno trappole avranno qualcosa da mangiare, no?— Domanda rivolta a loro Mary, speranzosa.
—Spero— Dice uno dei ragazzi. Mi sorprendo, sicuramente siamo ancor più spacciati ora che conosciamo loro. Nemmeno sanno se hanno nutrimento. Sospiro mentre i miei occhi si abituano al buio totale, senza il fuoco. E proprio al pensiero, il fuoco si spegne.
—Fantastico— Dice Mary. Serro la mascella.
—Ah!— Esclamo: la caviglia. Sto per cadere, ma qualcosa mi tiene per un braccio, o meglio qualcuno: Josh. Mi innervosisco, avrei preferito cadere, dopo quel momento.
—Cos’è?— Domanda uno dei ragazzi. —Ti ha ferito un mostro? Allora già sai che esistono. —
—Sì, ovviamente esistono. Le ha morso uno squalo, e magari potresti aiutarla?— Dice Josh nervoso per la preoccupazione del ragazzo. Si avvicina a loro, e guarda se hanno qualche zaino o cose del genere.
—Avrei potuto dirlo anche io, grazie.— Mi da sui nervi, e il motivo è chiaro anche a lui, ma non gli importa così tanto. Mi accorgo che ho alzato abbastanza la voce.
—Il tuo nome?— Chiedo. —I vostri nomi?— Mi correggo.
—Il vostro qual è? Dipende, siete Demoni o Angeli?— Tutti e tre scoppiamo a ridere, ma loro rimangono seri e si guardano. —Sul serio, i vostri nomi?— Aggiungo.
—Non lo sanno, genio. Mi chiamo Jonathan.— Dice uno dei due ragazzi; capelli neri, occhi verdi e un sorriso buffo, non si può dire che sia male, soprattutto per Mary, che porge subito la mano. —Mary Valentine— Si presenta. Il ragazzo sorride e aggiunge: —Jonathan Gray—
—Jonathan è l’intelligentone del gruppo, eh! Non osate contraddirlo— Scherza l’unica ragazza.
Sorrido, ma solo per darle soddisfazione.
—Tu saresti la sua ragazza?— Fa un piccolo verso, aggiungendo un sorriso falso, il suo solito sorriso falso di gelosia, e un tono preoccupato e ansioso.
—Sì— Risponde fiera la ragazza, e bacia il ragazzo, e Mary sorride maliziosa: era l’altro ragazzo. Sono contenta per lei, ma dovrei dirle di smetterla di pensare ai ragazzi quando ancora non li conosce.
—Jason Miller, lei è…— Il ragazzo “fidanzato” viene interrotto dalla ragazza: —Clover Hale. Mi chiamo Clover—
—Josh O’Brien— Dice Josh.
—Jane Waters.— Dico con fermezza.
 
   
 
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