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Autore: __Belial__    08/03/2015    2 recensioni
-Eppure è così divertente come la linea sottile tra realtà ed immaginazione possa spezzarsi in te solo quando vieni sfioriato da uno come me..sei così sottile,Frankie-
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, PWP, Triangolo
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Frank non era scappato il più lontano possibile.
Era semplicemente rimasto appoggiato al muro accanto alla porta della stanza a piangere. Non furono molte le lacrime che versò, ormai ci si era abituato a quel tocco salato che gli rigava continuamente il viso. Non aveva la minima idea di cosa fare, doveva fermarsi e pensare alla situazione. Se fosse scappato lo avrebbe abbandonato, non che non se lo meritava, ma non poteva, non in un momento simile. Se invece fosse rimasto, Gerard avrebbe continuato a fregarsene, avrebbe continuato a calpestare i frammenti del suo cristallo che cadevano ad ogni sentimento più oscuro che produceva quella folta chioma rossa. 
Forse il colore dei suoi capelli rappresentavano il sangue che faceva versare ai suoi nemici, a Frank o magari anche a sè stesso.
Gerard in fondo era fatto così, distruttivo, con uno sguardo così tagliente che a volte ti toccava e uccideva l'anima. E a Frank, quelle lame, gli avevano perforato il torace, con un gentile ma violento tocco imprudente. Talmente imprudente che le quegli affilati pezzi di ferro avevano deciso di farci la ruggine rimanendo lì. Ad ogni suo movimento quelle lame impure continuavano a provocargli un intenso dolore amorevole, perchè si, dai, Gerard non lo faceva apposta, a volte si, ma sempre per fare del bene.
Ecco, lui lo feriva perchè voleva proteggerlo.
O forse, Gerard si divertiva a distruggere quel corpicino che si ritrovava il povero Frank.
E si, per Frank era proprio così, non poteva fare a meno di pensare al roscio come una cattiva persona che mirava solo a fare del male.

Gerard, svegliato dal violento sbattere della porta sbarrò gli occhi di colpo e ritrasse la mano sopra quella di Lynz come schifato. Cosa aveva fatto? Per un attimo realizzò e si sedè di scatto incurante della moglie addormentata accanto a lui, che nonostante gli scatti del roscio, era riuscita a non svegliarsi. Aveva il sonno pesante.
C'era un silenzio di tomba, per questo, si sentiva solo il rimbombo dei singhiozzi di Frank.
Gerard al suono si bloccò. L'aveva già visto e sentito piangere, ma non così, stavolta era diverso, per Gerard era una cosa nuova e sconosciuta, era una cosa incontrollabile, un suono che gli frantumava l'udito, anche se, tuttavia era ovattato e soffocato. Non solo perchè il muro che li separava era piuttosto spesso, ma perchè Frank voleva trattenerli ed ingoiarli, tentava di trasformare la sofferenza in rabbia. Una rabbia, che gli si ritorceva contro.

Era lì, appoggiato con la schiena contro il muro, strizzava gli occhi, ma lasciava passare le lacrime come se nulla fosse. Era totalmente disperato stavolta. 
Si stava chiedendo cosa fosse il caso di fare, quando vide la porta aprirsi di poco, giusto per creare uno spiraglio. Era nel panico. Voleva correre via in quel momento, aveva capito cosa era giusto fare, ma sapeva che non era proprio giusto. Per quest le sue gambe glielo impedirono, bloccandosi. Si maledì per questo. Iniziò a darsi dei forti pugni sulla testa attutiti dalle lunghe maniche della felpa. Non doveva andare così quella giornata.
Il bellissimo viso di Gerard per un attimo volle delicatamente farsi strada in quel piccolo spazio che aveva creato per vedere il suo Frankie. Ma da quando Gerard era delicato? Infatti, non lo era. Ci provava almeno.
Con fare stanco barcollò e per un attimo gli si annebbiò la vista, ma giusto il tempo di risentirsi le gambe e buttarsi di peso sulla porta. Frank corse da lui immediatamente, credendo che stesse per svenire, ma Gerard continuava a guardarsi i piedi e a sorreggersi alla maniglia, che presto, se continuava così, si sarebbe staccata. 
Il respiro di Gerard era affaticato e debole. Frank si sentì un mostro.
Quando Gerard alzò lo sguardo non potè fare a meno di incontrare quello di Frank. Diavolo, erano così vicini. Frank doveva cominciare a prendere delle misure di sicurezza, ora era troppo tardi, ma magari per il futuro gli sarebbe servito, e anche molto.
Gli occhi di Gerard erano come non li aveva mai visti, tristi, spenti e...sorpresi? O spaventati? Si, certo come no, o magari anche preoccupati, pft, la doveva smettere di fantasticare e guardare in faccia la feroce realtà.
Si, feroce, selvaggia. Perchè la sua realtà era indomabile. La sua realtà era Gerard.
Frank realizzò di avere gli occhi ancora bagnati, rossi e gonfi. Ma tanto, che importava? Lo aveva già sentito piangere, non era una novità, Gerard aveva visto Frank nei suoi stati più pietosi e viceversa. 
Facevano l'uno parte dell'altro senza neanche accorgersene.
Si stavano ancora una volta appartenendo, si, i loro tragici sguardi, nonostante fossero entrambi in uno stato pietoso, stavano, se possibile, facendo l'amore.
Le pupille si stavano come scambiando o fondendo, stavano provando entrambi dei sentimenti confusi ed instabili. Stava succedendo un casino nelle loro teste, tuttavia il posto lì fuori, nel mondo reale ed apparente, c'era molta quiete e silenzio. Erano vicini, e si stavano guardando così intensamente senza dire una parola che tra poco si sarebbero baciati di sicuro. Ma Frank non voleva, o meglio, non poteva. Voleva con tutto sè stesso afferrarlo, staccargli quella cazzo di flebo e farsi sbattere a sangue. Ma no.
Doveva fargli capire che non era davvero così debole maleabile davanti a Gerard, anche se era così. 
Decise semplicemente di interrompere il contatto visivo abbassando lo sguardo. Sentì Gerard deglutire pesantemente, le lacrime volevano continuare a scorrere. Cosa aveva fatto deglutire Gerard? Era forse segno che c'era qualcosa che non andava, o qualcosa che gli doveva dire, o era teso? Era il momento di finirla di farsi domande a cui non sapeva rispondere, doveva parlare. In fondo non c'era da dimenticarsi della scenetta romantica con quella troia a cui ha dovuto assistere. Doveva essere fermo e deciso.
-Ti senti bene?- la suà voce uscì come strozzata. Missione fallita.
-Si, è la prima volta che mi alzo dopo circa due giorni, penso sia normale, sto bene.- annuì.
-Okay.- il pensiero delle loro mani unite sovrastrava ogni pensiero o sentimento di Frank.
Voleva andarsene.
-Già vai via?- la voce triste di Gerard raggiunse l'orecchio di Frank, era così malinconica.
-Credo di si, ho bisogno di un altro po' di tempo per pensare.-
-Pensare a cosa?-
-A te.-
-Capisco..-
-Già.-
-Senti..io e Lynz..-
-Vi amate, lo so.-
-No! Io, davvero, non so come sia successo quello che è successo, ma- tentava di difendersi ma Frank stavolta era riuscito a rimanere in una posizione stabile. Non sarebbe stato al suo gioco. 
-Devo. Andare.- mise in chiaro.
In quell'istante Frank sentì come se al rumore di ogni singolo passo di lui che andava via, e si lasciava Gerard alle spalle, era un cerotto, un cerotto per tutte quelle ferite, quei graffi, quei tagli, incisi sul suo cuore.
Ma no, lui doveva sempre rovinare tutto. Ogni volta che Frank iniziava a sentirsi meglio, lui doveva cercare di amplificare quella poca beatitudine, fino a trasformarla in sofferenza. 
Corse nel bel mezzo del corridoio, con la flebo alla mano e il camice che gli lasciava scoperto il fondoschiena.
-Il soffitto era vuoto, si, insomma, era bianco, Frank.- gridava leggermente a causa della distanza tra i due.
Frank si girò per guardarlo. Era ridicolo e meraviglioso allo stesso tempo.
-Cosa stai farfugliando?-
-Quando eravamo insieme, abbracciati, sul letto d'ospedale, guardavo il soffitto ed era così vivo, lo vedevo pieno zeppo di cose e colore, era una fonte di ispirazione, era come arte! E poi quando tu non c'eri, quando è entrata Lynz, ho rivolto lo sguardo al soffito..-
-e?-
-Era bianco e vuoto, come ho già detto.-
Frank si sentì travolto da mille sensazioni ed emozioni, il suo cristallo si stava rimarginando proprio grazie a Gerard. E gli era bastato semplicemente descrivere un soffitto.
-Anche io.-
-Anche tu cosa?- il roscio parve confuso.
-Senza di te il mio soffitto era bianco e vuoto.- fece un passo verso l'ammasso di capelli rossi in lontananza. Si avvicinavano lentamente l'uno all'altro, come in un film. Ma stavolta senza colpi di scena, era un fantastico polpettone rosa.
Proprio quando erano ad un centimetro di distanza Frank sorrise. E pensare che un momento prima si trovava all'estremità del corridoio, lontano da lui.
-Senza di te io sono bianco e vuoto.- l'aria sul suo viso era ancora malinconica e allo stesso tempo profonda.
Ma non importava.
Erano loro due.
Nel bel mezzo del corridoio di un ospedale, un nano da giardino ed un paziente col culo di fuori si stavano baciando, come non avevano mai fatto. Si stavano davvero amando, come non avevano mai fatto. 








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Frank entrò con furia nella sua stanza.
-Allora era questo che dovevi dirmi!-
-Non voglio parlarne.- il roscio sembrava davvero incazzato, pure lui.
-Gerard.- Frank provò a calmarsi e a farlo ragionare.
-No.- ma Gerard rimaneva sulle sue, e stavolta non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
-Mi stai prendendo per il culo?!-
-Ho.Detto.Di.No.-
-Gerard!-
-Decido io cosa farne della mia vita!-
-Non se rischi di non averne più una!-
-Intanto quella che vivrò voglio viverla a modo mio!-
-Oh, santo cielo! Gerard sei impazzito?!-
-No. Sto benissimo. Questa è una mia decisione.-
-Gerard, porco dio!-
-Sh, non bestemmiare. Idiota, siamo in un ospedale.-
Frank sentì mancarsi l'aria. Come poteva assumere tale atteggiamento.
-Cazzo, tu la farai.-
-No.-
-Si.-
-No.-
-Per forza, invece.-
-No.-
-Gerard..TU.FARAI.LA.CHEMIO. Che ti piaccia o no!-
-N.O. ENNE O, Frank.-
   
 
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