Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Hotaru_Tomoe    08/03/2015    6 recensioni
Raccolta di oneshot ispirate dalle fanart o prompt che ho trovato in rete su questa bellissima serie. Per lo più Johnlock centriche, con probabile presenza di slash.
Aggiunta la storia I'll be home for Christmas:Sherlock è lontano da casa per una missione, ma durante questo periodo il legame con John si rinforza. John gli chiede di tornare a casa per Natale, riuscirà Sherlock ad accontentarlo?
Questa storia, in versione inglese, partecipa alla H.I.A.T.U.S. Johnlock challenge di dicembre.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se bazzicate su Facebook probabilmente vi sarete imbattuti in alcuni video di ragazzi che si baciano nei modi più svariati (primo bacio, bacio romantico, bacio appassionato, alla Spiderman, ecc…). Potevo evitare di scriverci? Teoricamente sì, visto che ho altre ventoridicimila cose in cantiere, ma l’idea era troppo carina per resistere.

DIRE, FARE, BACIARE

Era tutta colpa di sua sorella.
Come sempre, del resto.
Anche quando erano bambini e rincasavano più tardi del solito, i loro genitori davano la colpa a John, anche quando era stata Harriet a volersi fermare di più al parco (“Ancora un giro sulla giostra, Johnny”, “Spingimi un’altra volta sull’altalena”) o ad aver rallentato per accarezzare tutti i cani che incontravano lungo il tragitto verso casa.
Ed anche adesso, a distanza di anni, era colpa sua.

Perché era stata Harriet a spingerlo a farsi un profilo su Facebook, era stata lei a chiedergli l’amicizia e a inondargli la bacheca di foto di gattini che dormono e gente che combina disastri tagliando gli alberi in giardino (okay, quelli erano divertenti).
Ed era stata lei a mandargli quei malefici video di baci.
“Johnny, guarda quanto sono dolci!” aveva commentato condividendoli sulla sua bacheca.
Il titolo dei video era “diversi tipi di baci” e l’anteprima mostrava una coppia di ragazzi, cosa che gli aveva fatto inarcare un sopracciglio e rispondere alla sorella con una lunga sequenza di punti interrogativi. Perché sua sorella mandava video gay a lui, quarantenne eterosessuale? Per fargli dimenticare il recente divorzio? Non era così disperato.
“Non fare la lagna e guardali!”
Il commento di Harriet era giunto puntuale e stizzito e così, giusto per accontentarla, un pomeriggio che era tranquillo in camera sua, li guardò.
Alcuni erano una parodia di alcuni baci famosi della storia del cinema, altri erano volutamente comici, come quelli del velociraptor, del cane o del delfino e gli fecero applaudire i ragazzi per l’inventiva, mentre alcuni erano… be’, semplicemente baci tra due persone che stavano insieme, erano felici e si volevano bene: in particolare il primo bacio, il bacio romantico e il bacio appassionato erano belli da guardare, e nessuno gli fece arricciare il naso, come aveva pensato sarebbe successo. Anzi, il video dei ragazzi spagnoli gli piacque a tal punto che lo guardò una seconda volta.
“Carini.” commentò, non sapendo che altro dire, e ovviamente la risposta non piacque a sua sorella (ma quando mai erano stati d’accordo su qualcosa loro due?).
“Tutto qui? E menomale che sei uno scrittore, dov’è finita la tua eloquenza?” rispose, aggiungendo una emoticon di un grosso gatto perplesso.
John sbuffò, chiudendo il portatile e si sdraiò sul letto senza sapere cosa fare: mancava ancora parecchio all’ora di cena, sul comodino c’era un giallo tascabile comprato in una edicola (che Sherlock aveva bollato - non a torto - come ridicolo, di fatti non aveva voglia di finirlo) e, parlando del suo coinquilino, era stato rapito subito dopo pranzo da suo fratello per una questione che coinvolgeva i suoi genitori ed un musical indiano al quale volevano essere accompagnati, quindi era solo ed annoiato. Incrociò le braccia dietro la testa, sperando di non addormentarsi, o avrebbe passato la notte in bianco.
“Come sarebbe baciare un uomo?” si chiese, ripensando ai due video appena guardati. Non aveva alcuna esperienza in quel campo, non aveva mai baciato un altro uomo, né per goliardata, né per scommessa, nemmeno quando era ubriaco fradicio il venerdì sera ai tempi dell’università.
Si girò su un fianco, mordicchiandosi l’unghia del pollice.
“In qualche modo sarebbe diverso una ragazza.”
Lui non era molto alto, ma poiché il suo tipo ideale di donna era sempre stata esile e minuta, la cosa non era mai stata un problema: era sempre lui a dover chinare leggermente la testa verso il basso per baciarla, mentre con un uomo sarebbe probabilmente accaduto il contrario. Il suo naso, sfiorando la guancia dell’altro, non avrebbe incontrato pelle liscia e uniforme e l’odore del fondotinta, ma una guancia leggermente ispida e profumo di dopobarba. Le mani sulla sua schiena non sarebbero state piccole e delicate, ma grandi e forti.
Nel momento stesso in cui chiuse gli occhi, questo fantomatico ed immaginario uomo da baciare assunse immediatamente le fattezze di Sherlock e un angolo della sua mente si chiese se fosse il caso di fantasticare sul suo migliore amico, ma si disse che non stava facendo nulla di male: ingannava il tempo prima di cena, e comunque nessun altro uomo che conosceva aveva per lui abbastanza appeal da immaginarsi di baciarlo.
Greg? Sarebbe stato come baciare un fratello.
Mike? Era un gran bravo diavolo e un amico speciale, però no, decisamente no.
Anderson? Nemmeno se avesse pasteggiato a cannabis e crack.
Mycroft? Si insultò solo per averci pensato.
Invece Sherlock... con Sherlock c'era intesa, affinità, una bellissima amicizia, e l'idea di baciarlo (solo nella sua testa, beninteso, solo perché non aveva altro a cui pensare al momento) non era sgradevole.
"Come bacerebbe Sherlock?"
Lui l'aveva visto baciare solo una volta, quando fingeva di stare con Janine, ma se avesse dovuto giudicarlo solo per quello, la valutazione sarebbe stata impietosa: aveva visto ragazzini delle medie fare meglio di così.
Era pur vero che Sherlock non sembrava amare molto il contatto fisico con altre persone e, dato quello che pensava dei sentimenti, non doveva aver baciato molta gente in vita sua.
Quindi un (eventuale e del tutto ipotetico) bacio con Sherlock con molta probabilità sarebbe stato goffo ed esitante.
John si immaginò loro due in salotto al termine di una giornata banale, lui già in pigiama e Sherlock in vestaglia, sul punto di darsi la buonanotte. Ma poi qualcosa sarebbe cambiato rispetto a tutte le altre sere: uno sguardo più prolungato del solito, Sherlock che distoglieva velocemente gli occhi dai suoi, e in un attimo John sarebbe stato lì, all’interno del suo spazio personale, costringendolo a indietreggiare adagio senza nemmeno toccarlo, finché la schiena di Sherlock non avesse incontrato il muro, e allora John avrebbe sollevato il viso, sentendo il respiro dell’altro sulla pelle, avrebbe inclinato la testa verso sinistra, ma Sherlock, spaesato, lo avrebbe semplicemente mimato la sua posizione e, al primo tentativo, i loro nasi si sarebbero scontrati.
Avrebbero riso imbarazzati, proprio come stava ridendo ora John in camera sua, poi lui avrebbe riprovato, questa volta più deciso, appoggiando le labbra su quelle di Sherlock muovendole appena e invitandolo a schiudere le sue, poi si sarebbe impossessato del suo labbro inferiore, così pieno e perfetto, e vi avrebbe affondato appena i denti. Ma forse sarebbe stato un po’ troppo audace come primo bacio.
Questo ammettendo che Sherlock fosse così inesperto come lui pensava. Magari invece sarebbe stato proprio il detective a prendere l’iniziativa, attraversando la stanza con passi decisi, prendendogli il viso tra le mani e sorprendendolo con un bacio appassionato che gli avrebbe fatto trattenere il fiato, poi gli avrebbe risposto aprendo la bocca ed accogliendo la sua lingua.
Oppure sarebbe successo mentre erano seduti entrambi sul divano, Sherlock a insultare qualsiasi cosa passasse sul video e John a ridere delle sue battute, le teste inclinate l’una verso l’altra, John l’avrebbe guardato con affetto, appoggiandogli due dita sulla guancia e l’avrebbe baciato brevemente, poi si sarebbero sorrisi con aria quasi imbarazzata, Sherlock si sarebbe morso il labbro inferiore e John avrebbe pensato che era la cosa più adorabile mai vista.
Riaprì gli occhi con un leggero sospiro e, guardando la sveglia sul comodino, si stupì del tempo trascorso: aveva passato quasi tutto il pomeriggio a fantasticare di baciare il suo coinquilino; non era eccitato (dopotutto aveva immaginato scenari molto innocenti), ma provava una piacevole sensazione di calore ed era decisamente di buon umore, mentre scendeva in cucina e preparava la cena. E perché non avrebbe dovuto? Baciarsi era una attività piacevole e pensarci lo era altrettanto.
Sherlock rientrò un'ora più tardi.
"Ciao! Come è andata dai tuoi genitori?"
"L'emergenza è rientrata: alla fine li accompagnerà Anthea."
"Come hai fatto a convincere tua mamma? Voleva te a tutti i costi."
"Le ho fatto capire che sarebbe stato imbarazzante se avessi dedotto ad alta voce il pubblico presente allo spettacolo."
"Sei terribile."
"Il musical indiano lo era di più."
John scosse la testa divertito e apparecchiò la tavola.
“A proposito di indiano, stasera abbiamo riso al curry.” annunciò, mettendogli davanti un piatto colmo: era una delle poche cose che Sherlock non avanzava mai, quando era in vena di mangiare.
John si sedette davanti a lui e lo vide aprire e chiudere le labbra mentre portava il riso alla bocca e poi leccare via un chicco che era rimasto in bilico sul suo labbro inferiore.
Ah.
In quel momento pensò che avrebbe dovuto dare ascolto alla vocina nella sua testa che gli suggeriva che passare il pomeriggio ad immaginarsi di baciare Sherlock non fosse poi una grande idea, perché adesso lo aveva di fronte, separato da lui solo dal tavolo, e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, né a pensare ad altro.
Sarebbe bastato sporgersi e afferrarlo per la camicia per baciarlo sul serio e scoprire se fosse inesperto o meno.
Solo che lui non voleva baciarlo per davvero… dannazione! Quella cosa doveva restare solo una sua fantasia, nient’altro.
“Ho ancora del riso sulla faccia?” chiese Sherlock, e John si accorse che lo stava fissando senza mangiare da quando si era seduto.
“No, no - bofonchiò - buon appetito.”
Chinò la testa sul piatto e maledisse silenziosamente la sorella: tutta colpa sua e dei suoi video, se gli venivano in mente certe idee che non aveva mai avuto prima.

John pensava (sperava) che bastasse trascorrere qualche giorno lontano da Internet e iniziare una nuova serie tv per dimenticarsi della faccenda, ma non servì a nulla, perché quella domanda era ormai saldamente piantata nel suo cervello e, come se non bastasse, si era trasformata da “Come sarebbe baciare un uomo?” a “Come sarebbe baciare Sherlock?”
Era diventato un pensiero fisso quando prendeva la metropolitana per andare al lavoro, mentre osservava i panni girare in lavatrice alla lavanderia a gettoni vicino casa, quando era in coda alla cassa del supermercato o mentre era solo in casa, e ogni volta aggiungeva un nuovo scenario nel quale lui e Sherlock si scambiavano il primo bacio.
Era diventato difficile guardarlo senza che il suo sguardo venisse calamitato su quelle labbra, senza domandarsi se fossero morbide come sembravano, o che sapore avesse la sua bocca, e l’immaginazione si trasformava in tentazione, quando Sherlock gli sedeva vicino in taxi, o si sporgeva sopra la sua spalla per vederlo digitare sul blog e correggere la sua grammatica. Avrebbe impiegato un istante a girare la testa, catturare le labbra di Sherlock e zittirlo qualche istante.
Col passare dei giorni quella piccola, folle idea diventava sempre più concreta: non c’era nulla di male in fondo - continuava a ripetersi John - poteva baciarlo una volta, una volta soltanto per capire cosa si provava e togliersi lo sfizio definitivamente. Sarebbe stata una cosa bizzarra, certo, ma anche loro due lo erano, e Sherlock aveva dimostrato più volte di non conoscere i limiti dettati dal pudore o dalla privacy: mai una volta che bussasse prima di entrare in camera sua, e se aveva bisogno del parere di John, lo raggiungeva ovunque, anche in bagno.
A confronto, un singolo, innocente bacio sulle labbra sembrava poca cosa.
Probabilmente ne avrebbero riso insieme, lui si sarebbe tolto dalla testa quel pensiero e la cosa sarebbe finita lì.
L’occasione gli si presentò su un piatto d’argento un paio di giorni più tardi. John era andato a fare la spesa e rientrò trovando Sherlock sdraiato sul divano, nella sua classica posa meditativa, il che voleva dire che era perso nel suo Mind Palace. Aveva gli occhi chiusi, le mani giunte sotto al mento e la testa era appoggiata a uno dei braccioli, leggermente reclinata all’indietro.
Il momento era perfetto, pensò John mentre deponeva le buste della spesa vicino alla porta d’ingresso: forse Sherlock non si sarebbe nemmeno accorto di qualcosa. Si portò alle sue spalle e si inginocchiò, gli occhi fissi su quelle labbra rosate: dio, se desiderava baciarle.
“Bacio alla Spiderman.” delirò la sua mente, mentre portava le mani ai lati della testa di Sherlock.
Quindi stava per farlo per davvero.
“Solo questa volta e mai più - continuava a giustificarsi - solo per togliermi la curiosità.” Poi smise di pensare del tutto, nel momento in cui le sue labbra toccarono quelle dell'altro.
Dalla bocca di Sherlock si levò un mugolio di pura sorpresa e John sentì il corpo dell’altro irrigidirsi all’istante, ma non gli diede modo di spostarsi, circondandogli il viso con le mani.
Sherlock aprì la bocca, forse per chiamare il suo nome, ma questo diede modo a John di accarezzargli la lingua con la propria e qualunque cosa l'altro volesse dire, morì sul nascere.
Era strano, l'angolazione dei loro visi era del tutto sbagliata, ma non era per nulla spiacevole, perché la posizione gli permetteva di dedicare tutta la sua attenzione al labbro inferiore di Sherlock, che tanto aveva occupato i suoi pensieri nei giorni precedenti. Lo trattenne tra le sue labbra, lo mordicchiò con delicatezza per poi leccarlo, ed era molto meglio che nelle sue fantasie solitarie.
Si staccò da lui solo per girare leggermente la testa e poter riprendere a baciarlo con ancora più entusiasmo, anche perché Sherlock sembrava aver superato lo shock iniziale e muoveva le labbra in sintonia con le sue, inseguendo la sua lingua e leccandogli adagio le labbra.
“Ancora un attimo, solo un istante.” pensava John, continuando a catturare le labbra di Sherlock tra le proprie, ma le ginocchia iniziavano a protestare ed era in carenza di ossigeno, quindi, a malincuore, si staccò da lui per riprendere fiato.
Non appena lo lasciò andare, Sherlock si divincolò e si mise a sedere, guardandolo come se non lo conoscesse.
A questo punto, nella brillante fantasia di John, entrambi dovevano ridacchiare e rilassarsi, ma Sherlock sembrava tutt’altro che divertito e lui stesso non era preparato all’ondata di sentimenti che quel bacio aveva scatenato.
“Perché lo hai fatto, John?” domandò Sherlock. Il suo tono non era arrabbiato né accusatorio, ma i suoi occhi erano mortalmente seri e in essi vide palpitare per un istante una luce brillante, come se John avesse fatto qualcosa a lungo sognato, ma che non aveva mai osato sperare.
Sherlock desiderava essere baciato da lui, realizzò.
Era qualcosa di immenso, che schiacciò John, terrorizzandolo. Non era pronto per essere il destinatario di quello sguardo e di tutto ciò che silenziosamente si portava dietro. Gli serviva tempo per elaborare e capire e fu colto dal panico, mentre Sherlock ancora lo incalzava.
"John, perché?"
"Io... volevo capire se era diverso... non ho mai, cioè con uomo... ero curioso, e..."
"Ed è tutta colpa di Harry." voleva aggiungere, ma Sherlock balzò in piedi e strinse forte i pugni.
"Era solo un esperimento." lo accusò.
"Io..." mormorò John, senza sapere come continuare. All'inizio credeva lo fosse, ma ora non ne era per niente sicuro.
"Fammi un favore - disse Sherlock con voce gelida, mentre lo superava per lasciare la stanza - la prossima volta cerca un altro soggetto per soddisfare le tue fregole."
John lo trattenne per un polso sussultando quando sentì quanto veloci erano le sue pulsazioni.
"Tu fai sempre esperimenti su di me."
“Non su questo. Mai su questo.” Sherlock strattonò il braccio e si chiuse in camera sua.
L'aveva ferito.
Profondamente.
"John Hamish Watson, che casino hai combinato?"

John passò la notte a rigirarsi tra le coperte, tenuto sveglio dal senso di colpa. Alla fine rinunciò ad addormentarsi e pensò piuttosto a come uscire da quella situazione. Si passò un dito sulle labbra, dove era rimasto impresso il calore di Sherlock, che sembrava non volerlo più abbandonare. Gli bastava chiudere gli occhi per rivivere tutte le sensazioni e desiderare di poterlo rifare ancora, altro che "una volta sola e mai più ".
Dannazione, era tutta colpa di...
No, non era affatto colpa di sua sorella, realizzò con un sospiro pesante.
Non era stata Harry ad immaginarsi lui e Sherlock a pomiciare sul divano, non era colpa sua il batticuore che provava ogni volta che il suo sguardo si soffermava su quelle labbra, o le farfalle nello stomaco quando sulla scena di un crimine, Sherlock chinava la testa verso di lui per sussurragli qualcosa.
Quei sentimenti erano dentro di lui da ben prima dell’incidente della sera precedente.
E quel bacio non aveva saziato una curiosità estemporanea, aveva solo alimentato la sete di altri baci, solo da quella bocca, la sete di poter sentire le labbra di Sherlock sulle sue come ultima cosa prima di addormentarsi e la prima al suo risveglio, voleva entrare in cucina e distogliere l’attenzione di Sherlock dal microscopio giusto il tempo di baciarlo ed augurargli buona giornata, voleva che Sherlock baciasse via la fatica di una estenuante giornata all’ambulatorio durante il periodo dell’influenza.
Ecco cosa voleva per davvero.
Ed era abbastanza cresciuto da dover smetterla di nascondersi dietro a un dito.
Aspettò che la sveglia segnasse un orario cristiano, drizzò le spalle, scese le scale e bussò alla porta di Sherlock: aveva passato la notte in bianco e non aveva sentito alcun rumore provenire dal piano inferiore, quindi l’altro era ancora chiuso in camera sua.
“Sherlock, apri.”
“Vai via.”
“No. Voglio parlarti, Sherlock, e non mi va di farlo urlando attraverso una porta chiusa.”
Il consulente investigativo non rispose, nemmeno quando John bussò più forte e lo pregò di nuovo di aprirgli. Sapeva essere esasperante e cocciuto, ma questa volta John sapeva di esserselo meritato. Non era però disposto a lasciar perdere: voleva scusarsi e ci sarebbe riuscito, che a Sherlock piacesse o meno.
Uscì di casa con passo risoluto e fece il giro del palazzo, abbassando la scala antincendio e trovò ironica l'idea di intrufolarsi in camera sua usando lo stesso metodo di Irene Adler, la prima ad avergli rinfacciato apertamente la sua attrazione per Sherlock.
Le tende erano tirate e la finestra era chiusa, ma il telaio era piuttosto vecchio e logoro, e bastava premere nei punti giusti per farla sollevare.
Stava giusto per forzarla, quando una voce maschile gli intimò di fermarsi.
"Si allontani immediatamente da quella finestra e tenga le mani bene in vista."
Un poliziotto era fermo ai piedi della scala antincendio, una mano sul manganello e l'espressione di chi è sicuro di aver capito tutto.
In effetti la posizione di John era assai compromettente e l'ex soldato cercò di rassicurare l'agente.
"Non è come sembra."
"Oh, certo: adesso mi racconterà che lei abita qui e ha solo dimenticato le chiavi di casa."
"Sì, abito qui e ho litigato con il mio..."
Coinquilino? Potenziale ragazzo? Migliore amico per cui ho perso la testa?"
"Non perdiamo tempo - lo interruppe il poliziotto - o scende con le buone o vengo a prenderla io."
“Posso spiegarle tutto, ho i documenti qui in casa e… - bussò sul vetro della finestra - Sherlock, andiamo, so che hai sentito tutto, vieni a darmi una mano, per favore!”
“Signore, glielo chiederò un’ultima volta: si allontani da quella finestra.” minacciò il poliziotto salendo sulla scaletta metallica.
A quel punto Sherlock aprì la finestra e si rivolse a entrambi in malo modo.
“Volete finirla con questa ridicola sceneggiata? I miei neuroni stanno morendo a causa della stupidità di entrambi.”
“Moderi i termini, signore - lo rimbeccò l’agente - per quel che ne so, lei potrebbe essere complice di quest’uomo.”
Sul serio, il malinteso si sarebbe potuto chiarire in pochi minuti: bastava recuperare le carte di identità di entrambi e verificare che abitavano lì, ma Sherlock optò per la strada più tortuosa e continuò ad apostrofare il poliziotto dandogli dell’imbecille: era evidente che fosse casa sua, oppure pensava che tutti i ladri della città andassero a rapinare appartamenti in pigiama? Se lo pensava davvero, doveva restituire il distintivo e andare a lavorare per la nettezza urbana.
Stranamente l’uomo non gradì il consiglio disinteressato e, chiamata una pattuglia a rinforzo, trascinò entrambi in centrale per accertamenti, lasciandoli andare solo dopo che John riuscì a parlare al telefono con un esasperato Lestrade che, almeno all’inizio, sembrava intenzionato a far passar loro la giornata in carcere.
“Siete peggio di due bambini - borbottò l’ispettore all’altro capo dell’apparecchio - E’ chiedervi troppo di evitare di infrangere la legge per un giorno?”
“Ehm… tecnicamente questa volta non abbiamo fatto nulla di male.”
“Ma perché diavolo stavi entrando in camera di Sherlock dalla finestra?”
“E’ un po’ lunga da spiegare… ecco, in sostanza…”
“No, sai cosa? - sospirò Lestrade - Non voglio sapere. Passami l’agente che vi ha arrestati, ci parlo io.”
“Grazie, Greg.”
Così, grazie all'intervento dell'amico i due poterono lasciare la stazione di polizia con la fedina penale intatta.
Sherlock si incamminò velocemente, senza preoccuparsi se John lo stesse seguendo o meno, sembrava intenzionato a ritornare a cada e chiudersi di nuovo in camera.
"Sherlock, aspetta!"
John lo raggiunse, gli afferrò il gomito e lo trattenne: non era il luogo ideale per discutere, ma se avessero rimandato ancora, l'occasione di chiarirsi sarebbe sfumata e questo non era accettabile.
"Cosa c'è, hai qualche altro esperimento da fare?"
John fece scivolare la mano lungo il suo braccio fino al polso, sperando di attirare la sua attenzione, ma Sherlock guardava ostinatamente il marciapiede, facendo del suo meglio per ignorarlo.
“All’inizio pensavo fosse solo un esperimento, è vero. Harry mi ha mandato dei video dove c'era della gente che si baciava... degli uomini. Io pensavo di essere curioso di scoprire com’è baciare un uomo, ma non era così.”
Sherlock si rilassò impercettibilmente sotto le sue dita, ma ancora non lo guardava negli occhi.
John abbassò la voce e si fece più vicino a lui, non voleva che qualche passante troppo curioso origliasse, perché quello che stava per dire era solo per Sherlock.
"La verità è che volevo baciare te, e nessun altro."
Sherlock sollevò la testa di scatto e lo scrutò a lungo e attentamente, cercando nel linguaggio del corpo di John una conferma alle sue parole,perché ancora non riusciva a crederci.
Il dottore lo lasciò fare senza biasimarlo: gli aveva mandato segnali ambigui ed era normale che l'altro fosse confuso.
"Perché non l'hai detto subito?"
"Ho avuto paura - confessò non senza una punta di vergogna - ti ho guardato negli occhi e ho visto che tu..." Si strinse nelle spalle, senza sapere come proseguire.
"che tu mi ami"?
Poteva davvero sperare tanto? "Sì." rispose semplicemente Sherlock, afferrandogli il polsino della camicia tra le dita.
Il peso di quell'unica sillaba gli mozzò il respiro, ma questa volta John non si ritrasse, perché non c'era cosa che più desiderasse al mondo.
Liberò con delicatezza il polso dalla presa di Sherlock, gli passò la mano dietro il collo e si alzò sulla punta dei piedi per incontrare le sue labbra in un bacio finalmente privo di incertezze o ambiguità.
Non era un primo bacio, non era un bacio da film, non assomigliava né ai baci di quei video, né ad altri baci.
Era il bacio di John e Sherlock, ed era perfetto.

   
 
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