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Autore: Linktroll    12/12/2008    3 recensioni
[Ha partecipato al contest THE PINK BOOK OF WONDERFUL] Tsunade che fa la predica a Naruto? Sarà la solita ramanzina, o qualcosa di più? I morti non parlano e intanto Naruto perde completamente di vista sé stesso: e pare che solo un angelo “rosa” possa salvarlo da quest‘inferno…
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Tsunade
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il punto di vista dell’autore: Queste tematiche mi hanno sempre appassionato… E inoltre una fiction che esprimesse i punti di vista di Naruto mi aveva sempre allettatto… E così nacque questa Fanfiction…

A Hikari, che mi ha “ispirato” e che mi delizia ogni giorno della mia esistenza.

SALVAMI

9 settembre, ore 09: 34

Non posso ancora credere che tutto questo stia succedendo…
“Naruto, esigo una risposta!” Lo sguardo della vecchiaccia era decisamento rosso: probabilmente dalla rabbia, ma non era fuori discussione che magari avesse potuto assaporare una qualche sorta di cibo piccante prima della mia entrata in scena.
“Non io… non da me.” Rispondevo. Non riuscivo a credere che quelle domande fossero proprio rivolte a me.
Non capisco cos’abbiano tutti da fissare.
“Deve ammettere però che…” Lo sguardo del maestro Kakashi mi sembrava perso nel vuoto. Chissà, forse perché nella sua mente stava ancora elaborando una scusa efficiente da propinare alla vecchia Tsunade. Dev’essere anche lui un cultore del prima parla, poi pensa. La sua voce, al contrario, era sempre calma, come se avesse tutto sotto controllo.
Io non ho fatto proprio niente.
“Kakashi, pensi forse ch’io mi diverta a muovere un certo tipo di accuse? Non lo farei, se tutte le prove non portassero a lui, ma…” Tsunade sembrava essere un po’ sbollita adesso. Sembrava, ho detto. E aggiungo anche un po’ tanto per non cambiare le carte in tavola.
“Deve però ammettere che… insomma, c’è sempre la possibilità che…”
“Io sia stato incastrato.” Sboccai. D’altronde era proprio quello che pensavo. Chi meglio di me poteva sapere della mia innocenza?
Perché non lo chiedete direttamente a lui? Ah, già. I morti non parlano.
Tsunade ci diede le spalle, rigirandosi sulla sua comoda sedia girevole. Si era già stufata di parlare. Fece segno con le mani, un gentile cenno di levarci dai piedi, mentre Shizune ci accompagnavo fino alla porta.
Eravamo fuori dallo studio, eravamo “tornati” a Konoha, il mio mondo. Il mio mondo che, beh, stava letteralmente per crollarmi addosso.
Kakashi continuava a parlarmi, a fare supposizioni, discorsi rivolti interamente a me, senza che io però lo degnassi della minima attenzione. Ero troppo disperso, impaurito, nei miei pensieri. Pensavo al mio futuro, a cosa sarebbe potuto derivare da tutta questa storia. Se avessi avuto ancora la possibilità di girovagare per la mia pacifica Konoha, se avessi avuto ancora la possibilità di rivedere il suo angelico viso. Mi sembra quasi un eufemismo parlare di angeli, quando mi ritrovo davvero “un  inferno” addosso. Che sia stato un segno del destino? Che sia lei davvero, l’angelo che mi tirerà fuori di qui? No, devo smetterla di pensare come Neji, è già stato difficile inculcare nella sua testa di non badare al destino, non è il caso che ora io ricada nel suo stesso errore.
Salutavo con quanto più affetto potessi il maestro Kakashi, e in men che non si dica mi dirigevo verso casa mia. Già questa mattina, troppe parole avevano ferito le mie povere orecchie: tutto quello che volevo era un po’ di riposo in casa mia, l’unico luogo che ormai sentivo un rifugio, l’unico luogo che sembrava fatto apposta ed esclusivamente per me.
I miei amici? Beh, in qualche modo si fidavano di me. Ma chi può dire che lo credessero con tutto il loro cuore? Non posso biasimarli, è facile dubitare di qualcuno, quando quella ti sembra l’unica spiegazione razionale.
Pensavo che la solitudine mi avesse abbandonato da quando fossi diventato un ninja. In qualche misura è vero: prima essa mi cercava spontaneamente, adesso i ruoli si sono invertiti.
Voglio solo stare da solo. Non c’è bisogno che qualcuno mi fissi negli occhi e punti quel dito addosso, carico di disprezzo, urlandomi dietro: tu hai ucciso un ninja! L’unica cosa di cui non ho proprio bisogno al momento sono le false calunnie: perché è proprio questo che sono. Un elenco di falsità, una dietro l’altra.
Una bugia ripetuta mille volte, assume le parvenze della più sacrosanta verità.
Vorrei sapere davvero chi ha inventato queste parole. Vorrei stringergli forte le mani, acclamandolo, e intimandogli infine: hai ragione, tramite l’utilizzo di questa frase, hai già dimostrato apertamente la veridicità del tuo ragionamento.
Ho finito per vedere le bugie dappertutto, adesso. Se mi sforzassi, sono sicuro che riuscirei a vedere l’ombra di una bugia perfino nel fondo del mio water.
Sì, ne sono pienamente consapevole: stare a pensare troppo sta male. Sarebbe bene che trascrivessi su carta questi pensieri e poi andassi a dormire. Farà sicuramente meno male.
E così alla fine hai deciso di mollare, di chiudere gli occhi e far finta che tutto questo non sia mai successo. Bravo. Proprio come quando ti sei lasciato sfuggire da sotto gli occhi Sasuke.
Non riuscivo più a dormire. Questa frase si scagliava violentemente contro le pareti del mio cranio, costringendomi quasi a tenere gli occhi aperti, a non permettermi di “dormire” proprio come feci quella volta. Mi domando se questo non sia un incubo ad occhi aperti.
Tiro qualche pizzicotto, ma il dolore è tangibile. Sarà una dura notte.
Do un’ultima occhiata al cimelio che porto ancora sul comodino, la foto dell’ormai disgregato Team 7. Se dovesse succedere qualche cosa anche a me, sarà davvero la fine del team, a tutti gli effetti.
Mi chiedo se Sakura riuscirebbe a sopportare tutto questo. Le ha già dato tanto dolore il fatto che questa notizia abbia già fatto il giro di tutta Konoha. Sottoporla a un altro dolore del genere, sarebbe troppo per lei.
Vorrei tanto averla tra le mie braccia, prometterle che la difenderò da qualsiasi altro dolore. Ma come potrei, se non riesco nemmeno a difendere me stesso?
Mi distendo sul letto. Fa incredibilmente freddo. Sarà anche perché in questo momento mi manca l’affetto. Nessuna coperta potrà mai riscaldarmi a sufficienza. Intorno a me c’è il caldo. E’ il mio cuore a essere gelido.
Perché continui ancora a sentire freddo, ti chiedi? Non hai il coraggio nemmeno di guardarti allo specchio, perché mai uno come te non dovrebbe sentire freddo?

10 settembre, ore 01: 33

Stavo pensando che fra un mese sarà il mio compleanno. Non che questo mi aiuti. E’ difficile stare in un letto e credere di potersi addormentare, quando dormire è la sola cosa che hai fatto durante tutto il giorno.
Pensavo che dormendo sarei potuto fuggire da quest’incubo: se durante la veglia mi ritrovo in un incubo, durante il sonno dovrei essere ben sveglio. Un ragionamento che non fa una grinza: peccato che il rivoletto di bava che sta lentamente scendendo dalla mia bocca non sia della stessa opinione. E’ il segno che ho davvero dormito abbastanza quest’oggi.
Voglio uscire.
Voglio urlare.
Voglio vivere.
Come diamine facevo qualche anno fa a tenermi tutto questo dentro?
E’ troppo doloroso.
Mi sento male.
Voglio fuggire.
Voglio ridere.
Voglio vivere.
Se qualcuno mi sta sentendo per favore, che mi risvegli dal mio sonno profondo. Il regno dei morti non è fatto per me, sul serio. Vorrei eclissarmi nel caldo immenso di un abbraccio.
Sakura-chan… Assorbilo tu, ti prego. Assorbi tu, questo mio dolore. In due riusciremo a sopportarlo meglio.
Saresti disposta a fare questo per me?
Chissà, forse mi converrebbe rivolgerle a lei queste parole. E non a un freddo muro di casa.

10 settembre ore 09:12

Vaffanculo.
“Naruto, che ci fai qua?!” La vecchia Tsunade aveva la faccia di una che si era appena svegliata. I capelli ancora arruffati risvegliavano in me una qualche idea di mamma. Mi riusciva facile immaginarla sveglia di prima mattina, mentre si avvicinava al mio letto, passandomi una mano fra i capelli, augurandomi il buon giorno. Magari con una bella ciotola di ramen, giusto per restare leggeri a colazione. Non so perché mi venga da pensare una cosa del genere. Evidentemente, tutta questa situazione deve avermi davvero fatto perdere il senno.
Non appena mi vide, in ogni caso, la vecchia si affrettò a far scomparire ogni tipo di dossier dal tavolo al quale era seduta. Non ne ero sicuro, ma dalle sue occhiaie, sembrava fosse rimasta tutta la notte ad analizzare quelle informazioni che ora si affrettava a nascondere.
“Allora?”
Adesso trova alla svelta qualcosa da risponderle, genio.
“Io… non lo so.”
“Beh, se non hai un motivo valido, puoi anche accomodarti fuori. Ho da fare.”
Che acidità. Credo che stia proprio invecchiando, non vedo altra spiegazione.
“Io… voglio sapere.”
“Oh, anch’io vorrei sapere Naruto. Sarebbe più semplice se tu ci aiutassi a ricostruire gli eventi.”
“L’ho già ripetuto mille volte.”
“Facciamo mille e uno, ti va?”
Per la prima volta, in quei giorni, vidi un piccolo sorriso abbozzarsi sulle labbra di Tsunade. Credetti che quella, e solo quella, fosse l’occasione buona. Come potevo non coglierla al volo?
Tsunade comprese i miei pensieri. Fece cenno di accomodarmi sulla sedia. Probabilmente quella sedia aveva ormai aveva addirittura la forma del mio sedere.
“Allora…”
“Da dove dovrei cominciare?”
“Per l’ennesima volta, dimmi che ci faceva il tuo coprifronte nella stanza di Shikamaru.”
Shikamaru… Possibile che sia davvero fuori dal giro, adesso? Se solo ripenso a quante lacrime raggianti ho scavato fuori dai miei occhi, quella mattina.
Shikamaru… Non c’è più. Già è pesante di per sé accettare una situazione del genere. Venire addirittura incolpati della sua scomparsa, beh, questa è addirittura qualcosa che non riesco a sopportare.
“L’avevo dato a lui. Cioè, l’avevo dimenticato, e lui si è preso la briga di custodirlo per me. C’eravamo incontrati, nel pomeriggio. Diceva che aveva voglia di passare con me un altro di quei giorni stupendi, a parlare del più e del meno, magari di fronte a un limpido cielo.”
“Te l’eri dimenticato quel giorno?”
La mia espressione mutò leggermente, stavo tentando di trattenere a stento le lacrime.
“Mi pare di aver già risposto a questa domanda.”
Vedevo Tsunade prendere una sorta di appunti, dopo ogni mia risposta. Avrei avuto maledettamente voglia di sapere cosa stesse scrivendo, se stesse in qualche modo travisando le mie parole. Ormai ero completamente impaurito da quel che potesse pensare la gente.
E’ più facile far finta di non sentire, vero?
“E’ strano che sia stato trovato lacero e ricoperto di sangue, vero?”
“Non tanto.” Stavo valutando nella mia mente le più svariate ipotesi, cercando di scegliere quella migliore. “Ad esempio potrebbe essersi macchiato di sangue e lacerato a causa di una colluttazione. Magari Shikamaru afferrò il primo oggetto che gli capitò sotto mano, per tentare di bloccare l’avversario. O semplicemente l’aveva appoggiato sul tavolo e, miao malgrado, è finito per essere ridotto in brandelli e macchiato.”
“Una colluttazione tra chi?”
Mi guardava come se avessi già la risposta. Eppure, mi pareva di aver usato la locuzione “Ad esempio” proprio per avvalorare il fatto che si trattasse di un’ipotesi. Forse non aveva semplicemente colto questa particolarità, o forse stava solo tentando di farmi sputare il rospo, o forse voleva solo farmi uscire dai gangheri.
“Come faccio a saperlo?!”
Il mio tono di voce era leggermente aumentato. E anche il mio nervosismo.
Quando non sai cosa fare, finisci sempre per abbaiare.
“Mmmm…”
La vecchiaccia continuava a fissarmi con tono inquisitore. Per mille scodelle di ramen, non avrei sopportato il suo sguardo per un millesimo di più!
Ripeto: Vaffanculo.
“Dalla tua espressione, non mi sembri molto propenso a continuare il dialogo.”
Chi lo sarebbe, quando ha un’intera cittadina che senza esitazione gli punta il dito contro, senza fermarsi nemmeno un secondo a riflettere su un’alternativa?
“Insomma, che motivo hai di dubitare così tanto di me? D’altronde nessuno mi ha visto uscire dalla stanza di Shikamaru, quel giorno! Potrebbe essere stato chiunque! Il solo coprifronte, non vuol dire niente!” Lo sguardo di Tsunade era immobile, paralizzato. “Insomma, mi stai ascoltando?”
“…” Da lei continuavo a non ottenere risposta.
“Veramente…” Lo sapevo, nascondeva qualcosa. Pendevo praticamente dalle sue labbra.
“Qualcuno ci sarebbe, Naruto. Non andrei ad accusarti così, senza lo straccio di un motivo.”
Gli occhi mi si sbiancarono completamente in quel momento, divenendo probabilmente simili a quelli di Hinata. “Cosa?!”
Tsunade abbassò il capo, annuendo. “E’ così.”
“Dimmelo. Dimmelo!”
Smettila di abbaiare, smettila. Smettila.
“Ha espressamente richiesto di restare anonimo. Aveva paura di una tua possibile reazione.”
“Ma allora anche tu, Tsunade…” Ora più che mai, non riuscivo a trattenere le lacrime. Dopotutto, i miei sospetti erano fondati. Ho perso qualcosa di molto importante.
“Anche tu, Tsunade, hai perso la fiducia in me.”
Mi allontanai da quello studio infernale più velocemente che potevo.
Adesso il freddo è reale. E’ passato alle ossa, uscendo per forza dal cuore.

10 settembre ore 22:14

Continuare a tirar pugni contro il muro non serve a nulla, genio. Vuoi già gettare la spugna?
Mi chiedo quando finirà quest’agonia. Ogni secondo che passa mi distrugge sempre di più. Sono in mezzo ad una tempesta e non ho un’ancora, chi verrà mai a salvarmi?
Forse dovrei solo cercare di distendermi. Mangiare qualcosa magari. Finora il ramen non mi ha mai tradito. Potrebbe funzionare anche stavolta.
Piglio un paio di bacchette, ma il mio stomaco già rifiuta in partenza l’idea.
Anche questa volta resterò a stomaco vuoto.
Per un attimo, ho avuto l’impressione che qualcuno bussasse alla porta. Devo avere perfino le “allucinazioni uditive” adesso. Sto davvero degenerando.
Il rumore è piuttosto insistente. Forse sarebbe il caso che andassi ad aprire la porta.
Con mia grande sorpresa, non appena apro la porta si palesa di fronte a me Sakura-chan.
Forse non sono ancora del tutto solo…
“Naruto…” Parla piano, sembra quasi che sia sull’orlo di una crisi di nervi.
“Sì?”
“Che fine hai fatto?” Me lo chiede? Possibile non ne sappia niente?
“Pensavo che…”
“Non ci credo.” Aveva già intuito quello che stavo per affermare. Pensavo che lo sapessi.
“Non dovresti stare qui.” Chissà che a qualcuno non venga in mente l’idea che l’assassino possa aver avuto un complice. Non mi stupirei più di tanto.”
Stavo quasi per chiuderle la porta in faccia. Lei fu decisamente più veloce di me, frapponendo il suo piede fra la porta e l’uscio.
“Perché?!”
Avevo detto che non l’avrei più fatta soffrire. Effettivamente, tenerla fuori di qui sarebbe da insensibili.
“Non lo so il perché, Sakura-chan. Fosse l’unica cosa, di cui non sono a conoscenza al momento!”
Mi strinsi un po’ nelle spalle, farmi vedere così debole mi irritava. Non so perché, ma credo che nonostante le mie lacrime, Sakura abbia sempre avuto l’impressione ch’io sia una persona abbastanza forte. Non mi sono mai tirato indietro quando si trattava di lottare, per lei o per chiunque altro fosse. E allora perché proprio adesso che dovrei lottare per me stesso, non ci riesco?
“Forse se ne parlassimo insieme…” Dolcemente faceva forza sulla porta, un chiaro invito ad entrare.
Non avevo né la forza, né la volontà di resisterle. Ero inchiodato dal suo sorriso.
E’ entrata, bella com’era arrivata. Seguivo attentamente i suoi movimenti. Ad ogni suo passo, vedevo il suo culo danzare, lo vedevo oscillare per tutta la mia stanza, in cerca di un posto in cui approdare, che infine fu il mio letto.
Si sedette lì, invitandomi a fare lo stesso. La visione di Sakura-chan semplicemente seduta sul mio letto mi aveva completamente mandato in tilt. Sono assolutamente sicuro che lei non immagina neanche quanto possa essere sensuale ai miei occhi. Probabilmente ne è completamente all’oscuro.
Presi qualcosa da bere, prima di sedermi anch’io: immaginavo che questa sarebbe stata una lunga chiacchierata e non volevo rimanere a secco di voce.
“Naruto…” Sembrava non riuscisse a spiccicare altro che queste parole. Mi chiedevo se questa realmente non fosse stata Hinata travestita da Sakura.
“Sì?”
“Io…”
Non tenermi sulle spine. Non provocarmi altro dolore.
“Io ti credo, Naruto.”
“A cos’è che credi?!” Mi ero alzato di botto, senza nemmeno accorgermene. La situazione di quei giorni mi aveva reso parecchio diffidente.
“Io…”
“Smettila Sakura-chan, l’ultima cosa di cui ho bisogno è di qualcuno che non sappia nemmeno mettere in piedi una frase!”
Il mio respiro si era fatto più pesante, avevo allargato le narici, e il mio nervosismo era cresciuto ancora di più.
“Ma non lo capisci, Naruto, che sto male a vederti così? Se mi viene difficile esprimere qualcosa è proprio perché sei tu a mettermi a disagio!”
Ecco, adesso si era rinchiusa in se stessa, rannicchiandosi e portandosi le ginocchia al volto. Mi sembrava una fortezza impenetrabile.
Sei il solito genio.
“Scu-scusa, Sakura-chan… questi giorni per me sono stati…”
“Un vero inferno.”
Aveva anticipato le mie parole, ma il suo comportamento non era cambiato. Mi chiedevo dove volesse arrivare.
“Come fai a…”
“Te l’ho detto, Naruto. Vederti così mi fa stare male. E’ per questo che so come ti senti. Anch’io sto provando le tue stesse emozioni in questo momento.”
Mi sembrava di sentirla singhiozzare, ma non volevo approfondire quest’argomento per ora. Dovevo ancora scaricare la rabbia e la tensione, prima di poter fermare le sue lacrime.
“Allora…” Non sapevo più che dire. Penso l’avesse capito anche lei che ero rimasto completamente spiazzato da quest’ultima affermazione.
“Ti ringrazio, Sakura.”
Il suo corpo finalmente si distese, i suoi occhi tornarono a vedere la luce.
“Sei la prima, a venirmi a cercare a casa. Era un paio di giorni che non ricevevo una visita.”
“Immagino siano stati tutti troppo occupati a rimpiangere Shikamaru.”
“Non solo per quello.”
“Oh, andiamo Naruto!” Mi saltò completamente addosso, distendendomi sopra il letto, portando le sue mani sulle mie spalle, scrollandole selvaggiamente, “nessuno crederebbe che sia stato tu, nessuno!”
“I fatti parlano da sé.” Adesso mi fissava dall’alto, impietosita, gli occhi sempre più lucidi.
“Io non ci credo.”
“Dovrai pur credere in qualcosa, Sakura-chan.”
“Sì, effettivamente qualcosa in cui credo c’è.”
La guardavo incuriosito, impaziente di conoscere la risposta.
Io credo in te.
Sono sicuro di aver sentito il mio cuore fermarsi, per un attimo.
“Tu…”
“Sì, Naruto. Ti ho visto troppe volte. Ho visto dentro di te. Io so come sei fatto, Naruto. Non faresti mai una cosa del genere. Per questo io…”
Non riusciva a continuare, i singhiozzi si facevano sempre più forti, e le lacrime non accennavano a fermarsi. Era come una pioggerellina che si infrangeva delicatamente sul mio corpo. Mi passai la lingua svariate volte sulle labbra: che sapore magnifico avevano le sue lacrime.
Lo vedi che non sei il solo a soffrire?
“L’ho desiderato a lungo, Sakura-chan.” Presi un attimo di respiro e continuai.
“Ho desiderato a lungo che tu mi abbracciassi e lenissi il mio dolore. Che anche tu te ne facessi carico. Che tu mi aiutassi a capire che io non sono quello che qualcun altro vorrebbe farmi credere.”
“Naruto, fammi un favore.”
Il suo sguardo era diventato intensamente serio, non capivo il perché.
“Uhm?”
“La prossima volta che devi dirmi cose del genere, non aspettare l’ultimo momento.” Adesso la sua espressione era divertita, ridacchiava anche se non lo dava a vedere.
“Io, ormai che te le ho dette… Non credo di poter resistere Sakura-chan.”
Dovevo essere impazzito. Ero davvero consapevole di star dicendo quelle cose?”
“Resistere?!” Mi guardava con lo sguardo innocente, come se non si aspettasse minimamente quello che stavo per chiederle.
Guardala… Non puoi davvero farlo.
Qualcosa si agitava nei miei pantaloni. Merda, ero sul punto di esplodere. Se non mi fossi liberato in qualche modo…
“Io, Sakura-chan, io… Vorrei…”
No, è troppo azzardato. E’ venuta a consolarti, e tu la vorresti ringraziare così?
“Parla, Naruto.”
No.
“Vorrei solo darti un bacio.”
“Tutto questo casino per così poco? Ma potevi anche dirlo subito!”
Si mise a ridere animatamente, dopo di che mi offrì la sua guancia, dicendo qualcosa come: “to‘, è tutta tua!”
Ancora non riesco a credere di aver detto una tale idiozia. Capisco bene perché sia scoppiata a ridere in quel modo. Aveva già capito le mie intenzioni, e udendo quell’idiozia posso capire facilmente come si sia sentita. Chissà, forse questa era davvero l’occasione migliore per farla mia.
“Ora va meglio, Naruto?” Proprio una piccola stronza. Ma come potrei non amarla?
“Diciamo di sì.”
“Se ti va, potrei anche restare qui per la notte. Ti farà sentire un po’ meno solo.”
“C’è da chiederlo?”
“Okay, siamo d’accordo. Naturalmente, tu puoi anche andare sul divano. Un posto così scomodo non si addice a una bella ragazza come me.”
“Ti pareva…”
Mi spostai mal volentieri sul divano, per accontentare quell’arpia. Lei si avvicinò prontamente, stampandomi un caldo bacio sulle labbra come buonanotte. Provai a entrare la lingua, ma un sonoro ceffone mi percosse il volto. Forse doveva ancora conservare l’apparenza di essere una ragazza poco impulsiva quando probabilmente anche lei stava scalpitando a causa dei suoi ormoni.
Nonostante tutto, la serata si era conclusa nel migliore dei modi. Avevo avuto il mio bacio, e avevo riacquistato la fiducia in me stesso. Avevo deciso che l’indomani avrei portato Sakura a fare una passeggiata e avremmo pranzato assieme, magari davanti a una bella ciotola di ramen.

11 settembre ora 09:18

Vorrei tanto sapere chi possa mai bussare a un orario così scomodo. Fosse per me lascerei perdere, ma Sakura mi sta letteralmente urlando contro, affinchè faccia smettere questo rumore alla porta.
Non avrei mai immaginato di rivedere lui, qui a casa mia.
“Naruto! Ho delle importanti notizie!”
“C’era bisogno di venire a quest’ora, Maestro Kakashi?”
“Pensavo volessi saperle al più presto!”
“Che intende?”
Mi voltai un attimo: Sakura si stava ricomponendo, aveva ancora l’aria abbastanza sonnecchiata.
“Abbiamo trovato un pacchetto di patatine e delle briciole nella stanza di Shikamaru.”
“Avrà avuto fame, no?”
“Sono le patatine preferite di Choji.”
“Quindi era lui il testimone oculare?”
“Così pensavamo.”
“Non farti levare le parole con le pinze, Maestro Kakashi. Dimmi tutto quello che sai.”
“Choji ha confessato il suo crimine.”
“Che?”
Mi voltai verso Sakura: era atterrita quanto me. Corse velocemente fino al portone, per capire meglio la situazione.
“Oh, ciao Sakura. Ehm, voi due, cioè…”
“Non si faccia strane idee, maestro. Sono venuta a trovare Naruto stamattina presto, tutto qua.”
“Okay, okay. Allora, come vi stavo dicendo, abbiamo interrogato Choji. Pare che abbia confessato.”
“Ma com’è possibile?”
“Un eccesso d’ira. Pare che Shikamaru l’avesse sfidato, mangiandogli l’ultima patatina. Quello che doveva essere un semplice scherzo è diventata una tragedia.”
Dev’essere uno scherzo. Cose del genere non possono succedere.
“Si è trattato di un attimo. Sappiamo tutti che non lo voleva.”
Non mi interessa, puoi parlare quanto vuoi. Io…
“Io non ci credo.”
“Ma, Naruto…”
“Finiscono tutti per allontanarsi via via da me. Che ne farete adesso di lui? Non gli rivolgerete più lo sguardo? Lo caccerete da Konoha? Gli farete pesare questa colpa per tutta la sua misera vita, vero?”
“Misera?” Lo sguardo di Kakashi era… Torbido. Non trovo altre parole per descriverlo. Veramente non so se torbido sia la parola giusta. Ma tanto, non credo abbia poi tutta questa importanza.
“Naruto! Modera i termini!” Anche Sakura era scattata, a causa della mia ultima affermazione. Di nuovo. Quella maledetta sensazione: occhi fissati su di me. Non la sopporto.
“La vostra indifferenza ci farà schiattare tutti quanti prima o poi. Invece di preoccuparvi dei miei termini, dovreste accertarvi di qualcosa di più importante.”
Odio quando non riesco a trattenere le lacrime.
E’… E’… Più forte di me. Dev’essere a causa della mia infanzia. Devo aver preso una cattiva abitudine.
Pensavo che scappare sarebbe stata una buona idea, in quel momento. Già… Continuare a sfuggire sempre la realtà. Sembrava la cosa più semplice. Mi voltai: ero dentro casa mia, dove sarei dovuto scappare? Diedi uno spintone a Kakashi, fuggendo da casa mia.
Davvero patetico. Fuggire dalla propria casa. Spero di non commettere più atti del genere.

11 settembre ore 09:55

Ora c’è Sakura-chan, qui con me. Mi ha riportato a casa in un modo nell’altro. Dice che non mi si addice piangere e fuggire. Che questo non è da Naruto.
Mi chiedo cosa si aspetti veramente da me.
Cosa si dovrebbe aspettare da un fallito?
Penso che dovrei sfruttare a mio vantaggio quest’occasione, magari. Se quello che ho intuito ieri notte fosse vero, forse questo potrebbe essere il mio momento migliore.
“Sakura-chan?”
Mentre lo dico, mi sto già spogliando. Lei è voltata di spalle, sta guardando una foto. Spero non quella foto.
Non parla, si volta.
“Naruto… Che stai facendo?”
Porc… Cosa dico?
“Sentivo caldo.”
“Uhm…”
Meglio deviare fin da subito tutti i sospetti. Avanti, Naruto! Dì qualcosa di intelligente!
“Insomma… Cos’è questa sensazione di calore che pervade tutto il mio corpo?”
“Non so… Potremmo chiamarla amore.
Si fece ancora sfuggire una risata. Non sapevo se si stava maledettamente prendendo gioco di me perché ormai ci aveva preso gusto.
Beh, non c’era modo migliore per scoprirlo, adesso.
“Ehm, tu non senti caldo?”
“Dipende. Pensi che anch’io possa provare amore, Naruto?”
Appoggiò una mano sul cuore. Lo sapevo. Pensa ancora a Sasuke.
“Dipende verso chi.”
Mi stavo facendo schivo, era ovvio. Il solo pensiero mi faceva imprecare, nella testa.
“Sei un idiota.”
Si avvicinò a me, mi prese le mani. Se ho tanto desiderato questo momento perché adesso vorrei fuggire?
“Naruto… in questi giorni non ti capisco. E’ come se non ti conoscessi. Mi sembri… Diverso. Io… Voglio che tutto questo cessi. Voglio…”
“Non parlarmi di cessi, Sakura-chan. E’ da ieri che non riesco ad andare in bagno…”
Sì, credo di essermelo proprio meritato lo schiaffo che mi diede.
Si voltò, sbuffando.
Io di risposta la presi per il braccio stringendola da dietro.
Potevo sentire benissimo il suo fresco profumo. Non mi sarei mai staccato da lei, se avessi potuto.
“Naruto, che fai?” Stava arrossendo un pochettino. Bah, era ormai inutile.
Sei mia.
“Aspetta. Lasciami fare ancora un po’. Lasciami respirare questa pura boccata di profumo… Che mi fa tanto pensare alla libertà.”
“Libertà?”
“In questi giorni sono sempre stato dentro casa mia. Sempre lo stesso malinconico odore. Questo è nuovo, forte, intenso… Dolce.”
“Va bene. Ma limitati ad annusare.”
“Mpf.”
Non puoi fermare il predatore dopo che ha già annusato la preda.
“Uh?” Potevo scorgere un segno di incertezza nei suoi occhi.
“Non puoi resistermi.”
Non so da dove mi venne quella sagacia. Forse, mi resi semplicemente conto che il momento era quello giusto, tutto qui.
Posso solo dire che i miei sforzi e desideri furono ampiamente ripagati.
Ce l’avevo fatta. Finalmente avevo coronato il mio sogno d’amore.
E’ quasi paradossale, data la composizione dei miei ultimi giorni.
Potremmo dire che si trattò dell’ironia della sorte.
Quando infine lei sfilò via dalle coperte di quelle lenzuola, e si rivestì, mi porse la fatidica domanda:
“Naruto? Non sarebbe meglio cambiarle quelle coperte adesso?”
“E perché Sakura-chan? Lasciale lì. Imbevute da quel fresco odore di libertà.”
Un sorriso mi illuminò la faccia, mentre sprofondavo nelle sue iridi verdi. Magari ci fossi annegato dentro.
“Beh, almeno apri le finestre. Non vorrei che ci morissi, dentro questo odore di libertà.
“Oh, no, tranquilla , Sakura-chan. Adesso che ho assaporato la libertà, non ho certo il tempo di morire! Ho bisogno di assaggiarne ancora.”
Mi avvicinai a lei premendo le mie labbra contro le sue, morbidissime.
Lo sapevo. Quella mattinata sarebbe stata ancora lunga.
Fortunatamente.

***

Questa fiction ha partecipato al contest "THE PINK OF WONDERFUL" su http://anime.manga.gdr.adventures.forumcommunity.net/?t=21814947&st=0
   
 
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