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Autore: NightWatcher96    08/03/2015    2 recensioni
AU. Raph è innamorato di una ragazzina dai corti capelli biondi e gli occhi azzurri che ha la fanciullezza di una bambina. Si chiama Michela Angela. E ha intenzione di farle qualcosa per la Festa delle Donne...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo azzurro era cosparso di bianche nubi che danzavano solitarie sulla brezza ancora gelida di marzo. Molti ragazzi affollavano le strade soleggiate di New York facendo la corte alle ragazze che se la ridevano, mentre altre segretamente sognavano di essere amate e diventare donne felici nel futuro. Una perfetta giornata per uscire e divertirsi, anche.
Peccato che Raphael era l'unico ragazzo che aveva deciso di trascorrere quell'accattivante domenica di marzo a casa e chiuso nella sua cameretta.
I suoi occhi miele fissavano il soffitto e di tanto in tanto soffiava dal viso la ciocca ribelle più lunga della fronte via. I suoi rossi capelli dalle punte rivolte tendenzialmente verso l'alto erano liberi a mo' di criniera sul cuscino.
La sua espressione leggermente corrucciata lo rendeva ancora più carino.
Improvvisamente, alla sua porta bianca bussarono.
Il rosso voltò il volto verso la direzione della distrazione e bofonchiò qualcosa a denti stretti.
-Non voglio essere disturbato!-.
-Raph, dai usciamo! Gli altri ci hanno invitato e non è carino rifiutare!-.
A lamentarsi era stato Donatello, suo fratellino minore. Era un diciassettenne dal fisico asciutto ma tonico; i suoi capelli mossi erano di un castano tenue in tono agli occhi nocciola trasudanti d'intelligenza.
-Guarda che chiedo a Miki di uscire, allora-.
Il focoso spalancò gli occhi e si fiondò alla porta, afferrando selvaggiamente il colletto della camicia bianca sotto al gilet nero del fratello.
-Tu non ti permetterai, hai capito?!- ruggì a poca distanza dal suo viso candido.
Donatello mantenne il contatto fisico per qualche istante ma poi scoppiò a ridere, tirandogli una guancia.
-E adesso? Il troppo studiare ti ha fritto il cervello, forse? Ti sto minacciando, nel caso non lo sapessi e tu che fai? Te la ridi?!- ringhiò Raphael, allentando la presa al colletto.
-Sei proprio facile da manovrare, lo sai? Ammettilo che ti piace Miki!- spiegò Donnie. -E poi non mi permetterei mai di rubarti la ragazza. Era solo uno scherzo per tirarti fuori di lì. Quindi, adesso, mettiti qualcosa di carino e usciamo-.
Raphael lo lasciò andare, finalmente, rimanendo con lo sguardo fisso nel vuoto. Il discorso gli aveva lasciato un segno indelebile e alimentato maggiormente la fiducia che nutriva in suo fratello minore.
-Donnie...- espirò e ghignò, infine, passandosi una mano tra i capelli tirati all'indietro dove solo il ciuffo a mezza fronte cadeva sul setto nasale.
-Piaciuto lo scherzetto?-.
Raph gli mollò ugualmente uno scappellotto sul cranio, scoppiando a ridere con voce cristallina.
-Ehi! Io ti aiuto e tu mi colpisci?!- protestò l'altro.
-Miki non è la mia ragazza, genio. Perché non mi racconti, piuttosto, di te ed April? Non flirtate, per caso?-.
Le gote del viola bruciarono d’imbarazzo e con un lamento da ragazzina si chiuse in bagno, sbattendo rumorosamente la porta. Raph rise nuovamente e si rinchiuse in camera sua, pronto per farsi bello e uscire...
 
Contemporaneamente, in un altro appartamento sulla 40esima, una ragazzina bionda aspettava impazientemente che suo fratello maggiore di circa quattro anni si decidesse a uscire dalla stanza, per uscire.
-Dai, Leo! Ho capito che vuoi essere attraente per Karai, ma ti sei chiesto da quanto tempo sei lì dentro? Sono trenta minuti, amico!- lagnò la biondina.
Miki era stata felice fin da subito di uscire con la cricca. Era una bella giornata e restarsene a casa non era un'opzione giusta. Aveva scelto qualcosa di semplice, poi; una felpa nera con un cuore rosso sul fianco sinistro, una gonnellina pieghettata crema, con quadroni sottili castani che richiamavano un motivetto scozzese, calze nere pesanti infilati in un paio di stivali nocciola e bianchi, fin sotto al ginocchio che risaltavano le sue gambe magre.
Una mollettina arancione con una stella brillante alzava un po' la frangetta arruffata sul lato sinistro della testa e aveva un braccialetto di perle rosse al polso sinistro.
-Non essere impaziente, figlia mia-.
Miki annuì non proprio convinta a suo padre Yoshi. Quest'ultimo era un uomo alto e forte, con capelli corti neri e occhi corvini. Aveva una palestra di arti marziali in Giappone che riapriva durante le vacanze estive e natalizie.
Fece una carezza alla guancia pallida della sua bambina e la guardò dolcemente.
-Assomigli molto alla mamma- mormorò, arricciando un dito in uno dei suoi capelli ribelli.
-Mi manca molto- ammise l'altra, chinando lo sguardo.
Yoshi la strinse in un abbraccio e rimasero in quella posizione fino a quando lo scatto della porta della cameretta di Leo non risuonò e quest'ultimo uscì. Indossava una camicia blu con una giacca nera in tono al jeans e alle scarpe corvine.
Leo aveva corti capelli scuri, tendenti al bluastro e occhi ramati; alto e dal fisico ben scolpito era capitano della squadra di calcio della scuola che frequentava con sua sorella e tutti i loro amici.
L'azzurro abbassò leggermente lo sguardo e Yoshi lo invitò nell'abbraccio, lasciandoli poi liberi di andare.
-Divertitevi, ragazzi- disse, rivolgendosi poi a Leo. -Bada a tua sorella-.
-Hai, Otosan- rispose fieramente l'altro...
 
***
 
Raph era così nervoso e continuava a guardarsi l'abbigliamento scelto. Il tutto consisteva in una maglietta nera aderente con una giacca di pelle nere slacciata, un jeans leggermente strappato e un paio di scarpe rosse e bianche. Una piccola catenina faceva capolino dalla tasca laterale sinistra del jeans, parallelo all'orecchino a cerchio che portava.
-Raph, smettila un po'- protestò Donnie. -Guarda che devi restare calmo-.
Appena usciti, si stavano dirigendo a un carretto ambulante che vendeva mimose.
-Due per favore- ordinò bonario Don, pronto anche per pagare.
Il mulatto annuì ed eseguì, preparando bouquet profumati e sorretti da un fiocco bianco di raso eccezionale.
-Questo lo darai a Miki ed io farò lo stesso con April- spiegò, anche se arrossì alla menzione della ragazza che gli aveva rubato il cuore fin dall'asilo.
-Dov'è il punto d'incontro?- domandò Raph.
-Central Park-.
I due fratelli Splinterson non c'impiegarono molti minuti a raggiungere il polmone di New York, già gremito di molte coppiette che amoreggiavano e di ragazze che baciavano i propri ragazzi come ricompensa per le mimose.
Raph arrossiva a tutte quelle bocche premute insieme; lui non era un tipo romantico e sdolcinato. Era più rude e selvaggio. Inoltre gli era ancora del tutto estraneo il sentimento che aveva cominciato a nutrire per Miki da quando lei e la sua famiglia si erano trasferite a New York. Quei capelli biondi e gli occhi azzurri gli erano rimasti impressi.
"Come farò a dichiararmi?" pensò il rosso, guardando il fascio di mimosa nel pugno. "Io non sono in grado di fare un discorso come si deve. Donnie sì, invece...".
-Eccoli lì!- esclamò improvvisamente Don.
Accanto a una piccola peschiera vi era un gruppetto d'amici che chiacchieravano animatamente. April, Miwa, Casey, Leo e Miki.
Il cuore di Raphael accelerò abnormemente e improvvisamente gli fu più difficile respirare.
"Non posso farmi venire un attacco di panico proprio adesso...!" pensò, cercando di riprendersi il controllo sul corpo in subbuglio.
Fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi e per qualche secondo rimase fermo, ancora piuttosto indietro rispetto al fratello che già vi si era unito alla cricca. Poteva sentire il canto degli uccellini, il frusciare dei rami dei sempreverdi, lo scorrere dell'acqua nella peschiera e il brusio delle persone.
Poteva farlo. Adesso o mai più.
Quando riaprì gli occhi, il suo corpo si raggelò. Un ragazzo poco più alto di lui, palestrato con capelli terra d'ombra e occhi verdi stringeva al petto la sua Miki.
"E quello chi è?" pensò Raphael, stringendo il bouquet con rabbia.
Donatello guardò istintivamente il fratello maggiore che stava già indietreggiando lentamente. Sperava solo che questo nuovo ragazzo non avesse già fatto Miki sua compagna; Raph non l'avrebbe sopportato.
Eppure, Miki baciò la guancia del misterioso ragazzo, poi.
Raphael ringhiò, scagliando il bouquet in terra con collera e corse via a gran velocità, con il cuore che pulsava nella rabbia più intensa.
"Come ho potuto illudermi così?! Miki era una ragazza troppo bella per me e ormai è tardi per dichiararsi!" pensò, mentre una lacrima colava lungo la sua guancia.
La cricca era rimasta scioccata dal comportamento del loro amico focoso ma non ne comprese il motivo.
-RAPH!- gridò inutilmente Don.
La piccola Miki guardò Leonardo, il cui sguardo socchiuso sembrava aver intuito qualcosa.
Va da lui, sembrava voler dire quando la guardò acutamente.
-Scusami, Leatheread. C'è una questione importante di cui devo occuparmi...-...
 
***
 
Raph era arrivato dall'altra parte del Central Park e stremato si era appoggiato a un palo della luce, respirando affannosamente. Non c'era nessuno intorno a lui, se non alberi e cestini per i rifiuti. Le panchine erano scarabocchiate da bombolette spray e alcuni rifiuti capeggiavano sullo spazio erboso laterale all'asfalto.
-Sono un povero illuso...- mormorò, appoggiando la fronte contro il freddo metallo del palo. -Io non ho saputo dichiararmi prima e ne pago le conseguenze-.
Che cosa avrebbe dovuto fare, ora? Dimenticare, forse ma non sarebbe stato semplice.
Forse ignorare la piccola Miki.
No. In fondo lei non aveva colpa in questa faccenda; anzi, forse non si era mai resa conto dei suoi sentimenti.
-Non so che fare... mi sembra di essere in un posto sbagliato!- ringhiò.
-Ed è esattamente quello che pensiamo- sghignazzò una voce alle sue spalle.
Raphael spalancò gli occhi e si voltò in direzione del timbro acido. Improvvisamente, dal fogliame sbucarono quattro alti e possenti ragazzi tatuati con un dragone violaceo sul volto e pieni di piercing fra orecchie e naso. Quello che sembrava il loro capo aveva un paio di occhiali da sole e un giubbotto di pelle nero.
-I Purple Dragon...!- espirò Raph, cercando di mostrarsi aggressivo.
-Siamo famosi, allora!- sghignazzò il più basso a sinistra.
-Tu non dovresti essere qui- tagliò corto il capo, sguainando un coltellino a serramanico. -E' zona privata, questa e per punirti, ti sbudelleremo-.
-Non mi fanno paura quattro clown- replicò Raphael.
Il capo modificò il ghigno in un'espressione infuriata e gli si fiondò addosso, pronto per infilzarlo con la lama lucente sotto ad alcuni raggi incerti di sole, nascosto dietro a grosse nubi temporalesche.
Raphael si spostò immediatamente a sinistra e gli afferrò il polso incriminato, tirandolo l'avversario a sé per stordirlo con una serie di ginocchiate nello stomaco.
-Il ragazzo sa combattere!- espirò il più basso del gruppo.
-Zitto, idiota e vieni a darmi una mano!- ringhiò il capo.
Raphael era troppo veloce e abile per i quattro teppisti e mantenne la sua superiorità nel combattimento anche contro tutti loro messi assieme. La rabbia per ciò aveva assistito gli dava la forza per lottare e contemporaneamente si sfogava.
Al più corto toccò una gomitata al naso: Raph lo adoperò come scudo per proteggersi da una spranga alla schiena. Infatti, il nemico la ricevette in pieno stomaco, cadendo privo di sensi in terra.
Il secondo, più alto e dalla strana acconciatura a punk, cercò di rifarsi con la spranga ma Raph lo eluse eseguendo una verticale e lo stese con un calcio a spaccata dritto al mento.
Rimessosi in piedi, il rosso piroettò per evitare quello più imponente e lento che tentò di stritolarlo nelle sue possenti braccia. Raph, incredibilmente, gli salì sul groppone e lo stordì con un colpo unisono delle mani sul collo.
Al capo dei Purple cascarono addirittura gli occhiali nel vedere una tale furia. Forse avevano sbagliato proprio loro a cercare di dargli una lezioncina.
-E adesso rimani solo tu- ringhiò Raph, ansimando un po'.
Il capo sogghignò e spostò, senza farsi vedere, una mano verso la schiena, per stringere la guancetta della sua Revolver di contrabbando. Raph non sarebbe stato certamente veloce a scansare un proiettile e per giunta a bruciapelo.
-Raphie!-.
Il focoso s’irrigidì, avendo riconosciuto il timbro cristallino di voce.
"Miki..." pensò. "Pessimo tempismo!".
La biondina si fermò, sconcertata, nel vedere la scena. Da quella posizione riconobbe il manico dell'arma del capo dei Purple Dragon e intuì immediatamente.
-No!- urlò, correndo velocissima per impedire le intenzioni del nemico che mostrò la Revolver, puntandolo contro il cuore di Raph.
-Bene, bene, bene- sogghignò. -E adesso farai ancora il gradasso?-.
Il tizio avvolse il braccio intorno al collo di Raph, puntandogli la canna alla tempia, proprio sotto gli occhi spaventati di Miki.
-Ehi, ragazzina, dì addio al tuo ragazzo!-.
Il cuore di Raph pulsò di dolore alla menzione di "ragazzo"; purtroppo non lo era e dal momento che il suo destino era stato segnato, mai più ci avrebbe potuto sperare.
-Lascia andare il mio Raphie, hai capito?!- ringhiò Miki.
Il capo nemico scoppiò in una fragorosa risata, senza mai allentare la presa. Questa era bella; adesso era una ragazzina di quasi quattordici anni a cercare di intimidirlo?
Il sedicenne Raph spalancò gli occhi annebbiati dalla tristezza; Miki lo aveva definito "mio"? Aveva sentito bene o era stata un'illusione?
-Altrimenti che mi fai? Prendi a calci il mio culo?-.
Miki socchiuse gli occhi e da sotto la sua felpa tirò fuori una kusarigama autentica, con la piccola falce e la lunga catena. Al che, il capo della banda si ammutolì, incredulo.
-Non mi sottovalutare perché sono una ragazza- disse freddamente la bionda, scattando in una corsa.
L'uomo fu colto alla sprovvista e nel tentativo di non farsi colpire dalla falce che Miki stava utilizzando solo per intimidire, liberò Raph. Quest'ultimo crollò in ginocchio, tossendo a causa della stretta possessiva che aveva arrossato il suo collo.
La giovane kunoichi sogghignò e scagliò la kusarigama, avvolgendola intorno al braccio del nemico per strattonargli via la pericolosa Revolver dal carico tamburo.
Eppure l'uomo era troppo forte per lei.
Raphael si riprese dalla nebbia di stordimento dell'adrenalina tornata a livelli accettabili nel suo sangue e guardò la scena. D'un tratto, si ritrovò a correre verso il nemico, avendo intercettato un dito farsi strada verso il grilletto.
-Maledetto! Non osare fare stronzate, hai capito?!- urlò il focoso, scaraventandolo in terra.
Miki ritirò la kusarigama e in modalità nunchaku colpì pesantemente la mano incriminata, scagliando la pistola verso un tombino aperto, dimenticato da tutti a causa di quella zona malfamata.
-No!- ringhiò il capo nemico, mentre Raph gli si era seduto addotto e lo teneva fermo con il braccio premuto sul collo.
Miki rinfoderò la kusarigama e gli si fece vicino, sorridendo timidamente. Le gote di Raph si sfumarono di rosso e i due si fecero un cenno con il capo.
-Buonanotte- sogghignarono all'unisono.
L'ultima cosa che il nemico seppe fu un doppio pugno in pieno viso e l'incoscienza.
Raphael si scrocchiò le dita e si rialzò felice, ma improvvisamente gli tornò in mente la scena di Leatheread con Miki. Allora il suo sguardo si oscurò e infilate le mani in tasca fece per andarsene quando un gemito della biondina lo gelò.
-Miki!- gridò.
La piccola si teneva il fianco destro.
-Ti ha fatto male?-.
Miki scosse leggermente il capo, tossendo un po' e lo abbracciò teneramente. Raph rimase ancora più stordito.
-Perché sei scappato, prima?- chiese in un sussurro.
-Io ecco...-.
-Hai pensato che io e Leatheread eravamo fidanzati, forse?- anticipò, guardandolo negli occhi.
Raph distolse lo sguardo ma annuì timidamente.
Miki sorrise, invece e si alzò di poco la felpa. Sul fianco sinistro capeggiava un leggero gonfiore violaceo che dava tutta l'aria di essere doloroso.
-Lui è il figlio del nostro medico e mi ha portato le analisi che ho fatto l'altro ieri, perché papà non ha avuto il tempo di andare a ritirarle. Inoltre, lui è già fidanzato, sai? Si chiama Slash-.
-La bruta della classe di Leo? Accidenti, che gusti!- esclamò Raph, scoppiando a ridere insieme a Miki.
Slash era una ragazza massiccia, dal fisico invidiato, con seno prosperoso e curve all'ultimo grido. I suoi capelli corvini erano lunghi e con i suoi occhi onice ammaliava chiunque. Aveva, inoltre, la reputazione di essere manesca, bruta ma sexy.
-Come avrà avuto una chance con quella lì?- formulò stranito Raph.
-Slash ha ceduto al lato dolce e intelligente di Leaddy- spiegò Miki.
Raphael le tolse timidamente un po' di polvere dalla mano sinistra, non potendo fare a meno di sentirsi un grosso stupido. Era saltato a conclusione affrettate...
-Miki, come mai hai quel gonfiore?- chiese, poi.
-Sono nata con una malformazione al fegato e sono in attesa di un trapianto. Da qualche mese sono peggiorata ma la morte è ancora lontana- spiegò la bionda, abbassando la felpa.
Il focoso spalancò gli occhi, scioccato e la strinse in un abbraccio, affondando il viso nei morbidi capelli biondi. Miki si rilassò al tocco e lentamente tirò fuori dal marsupio nero che portava sul fondoschiena qualcosa.
-Questo è...- espirò il focoso.
Il bouquet di mimosa che aveva gettato in terra.
-Sono per me?- fece Miki.
Raph annuì, arrossendo.
-Io... ecco... vedi, Miki... dalla prima volta che ti ho visto mi sei rimasta scolpita nella mente e non ti ho più dimenticato. Averti nella mia stessa scuola mi ha portato a trasformare l'amicizia in un sentimento che non sono per niente bravo a esprimere...- rispose Raph, prendendo un respiro profondo. -Io ti amo...-.
Miki spalancò gli occhi e li abbassò al bouquet un po' ammaccato, ancora un po' stupita che un ragazzo divorato con gli occhi da molte ragazze più belle di lei le avesse fatto una dichiarazione magnifica.
Raph le sollevò delicatamente il viso pallido e si chinò esitante per baciarla. Miki non si sottrasse e chiuse il divario.
La magia pura.
La dolcezza più intensa.
Il paradiso divenuto realtà per i mortali.
Le piume più bianche in un oceano di fiori.
Per i due era l'8 marzo più bello in assoluto.
E anche per i numerosi occhi che avevano deciso di accorrere. Don era felice che quello di prima era stato solo un malinteso. Leo era orgoglioso della sua sorellina.
Quando si staccarono i due avevano il fiato pesante ma erano radiosi come il sole tornato a splendere nel cielo cristallino.
-Ti amo- ripeté Miki, con una lacrima lungo la guancia.
Raph sorrise, cancellandogliela e la abbracciò ancora una volta. Ora era così entusiasta che stentava a credere che quella che stava vivendo era la realtà.
-Buona Festa della Donna, Miki- sussurrò nel suo orecchio.
Miki arrossì... adesso era finalmente completa...
 
The End



Angolo dell'Autrice

Buona Festa delle Donne! Ho finalmente scritto una storia che avevo in mente da un po', ma non con questa trama. Un Au sentimentalista!
Inoltre, ho trascritto il nome dell quarto Hamato in Miki che si pronuncia esattamente come lo scriviamo, differentemente da Mikey (Maiky, in inglese)
Vi abbraccio tutti e vi auguro anche una buona domenica!

 
  
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