Avrebbe voluto che Faye lo dimenticasse.

Non voleva essere nient'altro che un dettaglio in quel quadro confuso che era la sua vita,
non avrebbe avuto senso fare altrimenti.
Nonostante questo, sapeva perfettamente che se non fosse tornato indietro,
tutto quel tempo passato insieme, lui
cercando di dimenticare il passato e lei di ricordarselo, avrebbe lasciato a entrambi un retrogusto di favola incompleta.

Nel preciso momento in cui Julia era morta
Spike Spiegel aveva deciso di non avere rimpianti almeno in quel piccolo arco di tempo che gli restava da vivere,
infatti aveva abbandonato completamente l'attaccamento a cose come l'onore o il contegno, che in quel momento non contavano più nulla.
Per questo motivo ritornò un'ultima volta sui suoi passi.

Faye lo teneva stretto a sé e Spike pensò a quanto vuoto avrebbe sentito se lui non fosse tornato.
Pensò a lei, la pistola puntata sulla porta e gli occhi privi di luce.

«Non andare, Spike»

disse, la voce spezzata dal pianto.

Lui non rispose, si limitò a baciarla. Non era un bacio stantìo, era più che altro molto malinconico, quasi come se stesse pensando ad altro.
Ma non importava, non importava nulla. Il loro passato, i loro peccati e le loro vergogne.
Nessuno dei due era bravo con le parole e quello era senz'altro un bel modo per salutarsi: per Spike contava solo questo.

Dopotutto era solo un lungo addio e Faye l'aveva capito.
Sembrava così patetica mentre cercava di opporsi con tutte le sue forze al destino.

Perchè Spike era molto più di un dettaglio nel suo quadro e l'idea di non poter più litigarci,
di non poter più vederlo fumare una sigaretta guardando un punto indefinito e il fatto che, prima o poi, le sue labbra avrebbero dovuto staccarsi dalle sue
e poi avrebbe dovuto guardarlo negli occhi e ricominciare a sopravvivere nella vita reale le lasciava un orribile senso di impotenza.

Però non poteva continuare a reggersi a lui, 
a tenerselo stretto per non farlo andare via,
non poteva più sopportare quel senso di ansia.

Per questo lo lasciò andare. Si staccò da lui quasi spingendolo e Spike capì che non poteva più restare.
Erano pronti entrambi, non avevano più nulla da dirsi; 

«Addio, Faye»

Aveva i capelli scompigliati come al solito e si era dimenticato il suo cappotto.

«Spike… Quel giorno, al casinò…
I tuoi occhi sono stati la prima cosa che ho notato. Mi ricordo bene quel momento: adesso che ci penso, da allora non sei mai cambiato.»

Lui stava sorridendo, quando uscì.

Era così ironico vedere quanto quanto sarebbero stati felici insieme se la sua vita prima di incontrarla non fosse mai esistita.
Lui andava a fare i conti con il suo passato e lei se ne costruirà certamente uno; sarà felice, si innamorerà, si sposerà e sfornerà qualche marmocchio.
E vivrà per sempre con il ricordo di quando faceva la cacciatrice di taglie in una nave mezza rotta
in compagnia di un ex poliziotto, una mocciosa, una cane e un altro bastardo che le rubava sempre le sigarette.
Il fatto che uno Spike Spiegel, un giorno, farà parte del passato di Faye Valentine lo rese felice per la prima volta dopo tanto tempo.
Non gli bastava più essere un dettaglio nel suo quadro. Voleva essere il dipinto raschiato via dalla tela.
Quindi dipingi, Faye. Dipingi il più possibile.












Note dell'autrice:

Ciao! 
Questa è la mia prima storia,spero vi sia piaciuta anche se riconosco che non è un granchè;
però per favore recensitela in molti (e siate spietati)


Ah, potreste dirmi se la punteggiatura va bene oppure se il testo dev'essere un po' più fluido?
Grazie mille a tutti!