Storie originali > Avventura
Ricorda la storia  |      
Autore: Emmastory    08/03/2015    1 recensioni
Jessica è una sedicenne come tante. Assieme al fratello Austin, viene ogni anno mandata a passare l'estate nel ranch degli zii. Durante tale visita, scoprirà una nuova passione, ossia quella per i cavalli. Un'amicizia si trasformerà in amore, e un imprevisto la porterà a vivere una coinvolgente ed entusiasmante avventura dai risvolti inaspettati. Disponibile anche sul mio sito www.emmastory.it
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Compagni-di-sella-mod
Compagni di sella


Capitolo I
Come tutto ha inizio

Sono Jessica Prescott, figlia minore della famiglia Prescott, composta per l’appunto da mia madre Angela, mio padre George, mio fratello Austin, e infine me. Noi quattro conduciamo una vita tranquilla e priva di preoccupazioni in una casa di campagna, non lontano dal centro abitato, e non è raro che io e Austin veniamo mandati a passare l’estate nel ranch appartenente ai nostri zii Dylan e Holly. Loro non hanno figli, eccetto per Cassidy, una ragazza di appena tredici anni, che è quindi più piccola sia di me che di Austin, che, al contrario, ne abbiamo sedici, ossia tre più di lei. Anche quest’estate, come ogni anno del resto, ci siamo preparati per andare a stare dagli zii, che, stando a ciò che dice mia madre, non vedono l’ora di rivederci. Ricordo ancora la prima volta che i miei genitori mi portarono dagli zii. Ero solo una bambina, eppure, a distanza di anni, quel ricordo rimane indelebile e fisso nella mia memoria. Sin dalla prima volta in cui ho avuto l’occasione di visitare il loro ranch, è nata in me una grande passione per gli animali, e in particolare, per i cavalli. Il mio desiderio è infatti, quello di imparare, un giorno o l’altro, ad andare a cavallo. Secondo mio padre, l’annuale visita agli zii, potrebbe essere la migliore delle occasioni per trasformare questo mio sogno, in realtà. Così ho deciso, senza esitare di cogliere al volo quest’occasione.  Quando io e Austin siamo arrivati a casa dei nostri zii, li abbiamo subito salutati, e loro hanno ricambiato, affermando di essere felici di rivederci. Ovviamente io non vedevo l’ora di mettere al corrente mia zia, del fatto che volessi imparare a cavalcare. Ad ogni modo, non glielo dissi subito, ma preferii aspettare qualche giorno. In ogni caso, dopo circa una settimana, mi decisi, e parlai con mia zia del mio desiderio. Quando glielo dissi, lei si mostrò alquanto sorpresa, poiché evidentemente, non si aspettava che glielo dicessi. Nonostante ciò,  lei decise, assieme a mio zio, di appoggiarmi completamente, sostenendo che sarebbero stati loro ad insegnarmi a cavalcare. Com’è ovvio, però, dovemmo procedere a piccoli passi, senza affrettare le cose. Cominciammo dalle basi, difatti, la prima cosa che imparai fu come prendermi cura di un cavallo. Con il tempo, imparai anche la cosa più importante, che può definirsi insegnamento iniziale e basilare dell’ equitazione come attività, ossia, come domare un cavallo. La doma, è uno dei passi più importati nell’addestramento del cavallo stesso, poiché insegna all’animale a non avere nulla da temere, e che può fidarsi del fantino, ossia la persona che lo cavalcherà. Una volta che imparai la teoria, cosa per la quale mi ci vollero all’incirca tre giorni, mia zia disse che era arrivato il momento di passare alla pratica. Per fare pratica, in quel momento, l’unica cosa che mancava, era per l’appunto un cavallo. Perciò, i miei zii decisero di condurmi alle stalle del loro ranch, che non avevo mai visto prima. Visto che era la mia prima volta, e che ero lì con loro per imparare a cavalcare, mi venne concesso di scegliere, fra quelli presenti nei vari box, il cavallo che avessi voluto cavalcare, e che, di conseguenza, sarebbe diventato mio. Ne esaminai cinque, ma quello che mi colpì di più fu un bellissimo stallone nero. Stranamente, veniva tenuto in un box piuttosto lontano dagli altri, e me ne chiesi il perché. Mio zio, mi rispose che lo tenevano lontano dagli altri cavalli, perché aveva avuto un passato difficile. Prima che lo trovassero e lo prendessero con loro, era stato maltrattato dal precedente padrone, al punto da non essere a suo agio, neanche con accanto i suoi simili. Per lungo tempo, entrambi i miei zii avevano cercato di indurlo a fidarsi di loro e degli altri cavalli presenti nel ranch, ma purtroppo senza risultati concreti. A sentirne la storia, provai pena per quel povero stallone, così lo scelsi. La scelta che feci, lasciò stupiti i miei zii, che tentarono di dissuadermi e farmene scegliere uno diverso. Ad ogni modo, rimasi fedele alla mia decisione, così, alla fine, i miei zii condussero il cavallo fuori dal box, portandolo all’interno di un vicino recinto, situato proprio al di fuori della stalla stessa. L’impresa non fu affatto facile, poiché ogni volta che gli venivano mostrati i finimenti, si innervosiva, e finiva per iniziare a scalciare. A quel punto,  mio zio si allontanò da lui per evitare di venire, seppur accidentalmente, ferito. Subito dopo, chiesi se mi era possibile avvicinarmi al cavallo, e ottenni il permesso. Procedevo lentamente, muovendomi in maniera cauta, poiché volevo evitare di spaventarlo ulteriormente. Quando gli fui abbastanza vicina, gli appoggiai delicatamente la mano sul fianco, e il cavallo lasciò fare, calmandosi quasi istantaneamente. Poco dopo, iniziai ad accarezzarlo, e dopodichè, a parlargli. Nel fare ciò, utilizzavo un tono di voce pacato, e notavo che più gli parlavo, più il cavallo si mostrava calmo. Alla vista di ciò che stava accadendo, i miei zii mi chiesero come fossi riuscita a calmarlo, e io risposi asserendo di aver semplicemente messo in atto le mie conoscenze. Ai loro occhi, era ormai chiaro che ero riuscita, con successo, a domare quel cavallo, perciò mi chiesero che nome volessi dargli, e io, dopo averci pensato per qualche minuto, scelsi di volerlo chiamare Eros, parola greca che significa amore. Ho scelto questo nome, per un semplice motivo, ossia perché penso che quello di cui questo cavallo ha bisogno, sia, per l’appunto, affetto, che gli è mancato per tutto quel tempo. Passai la settimana successiva, dedicando quasi tutto il mio tempo libero, a Eros. Di giorno in giorno, sentivo che il nostro legame si rafforzava, e i miei zii erano, a detta loro, orgogliosi dei traguardi da me raggiunti nello spazio di appena una settimana. Non riuscivamo a credere al fatto che io, una fantina alle prime armi, con pochissima esperienza alle spalle, fossi riuscita a domare e conquistare la fiducia di uno stallone selvaggio. Sia i miei zii che mio fratello Austin, che è fra l’altro venuto a sapere della mia abilità da poco tempo, continuano a chiedermi in che modo io sia riuscita a fare ciò che ho fatto, e ogni volta, do la stessa risposta. Ho fatto solo quello che mi è stato insegnato, nulla di più, e il resto è venuto da sé. Ad essere sincera, neanche io mi aspettavo di riuscire a fare una cosa del genere, eppure è la realtà, e io non posso che esserne immensamente felice. Stando a ciò che mi ha detto mia zia, ora che ho conquistato la fiducia di Eros, il prossimo passo, è provare a cavalcarlo. Personalmente, non sono mai salita in groppa ad un cavallo, e ora che so che domattina potrò cavalcare Eros per la prima volta, sono davvero felicissima all’idea e ammetto di non stare nella pelle, poiché ciò che mi separa dal cavalcare Eros è appena un giorno di tempo.
 
 
 

 


Capitolo  II

La mia prima cavalcata
Finalmente, dopo una lunga attesa, un nuovo giorno è iniziato. Tutto lascia presagire che oggi sia il giorno perfetto per montare a cavallo. Il sole splende, il cielo è completamente sgombro dalle nuvole, e la luce limpida e tersa della mattinata odierna, fa da cornice a tutto ciò. Oggi, ho intenzione di cavalcare Eros per la prima volta, e visto quanto sono felice ed emozionata all’idea, non sono neanche riuscita a fare colazione. Poco importa, poiché quello che mi interessa realmente, ora come ora, è montare in sella al mio cavallo. Così, senza ulteriori indugi, decisi di raggiungere Eros nella stalla, e assieme a lui  trovai  i miei zii, Cassidy, e Austin. Quando mi videro, mi salutarono, asserendo di stare aspettandomi. Io sorrisi, e ricambiai i saluti, informando mio zio Dylan del fatto che avrei voluto montare in sella ad Eros. Per lui, non c’era assolutamente alcun problema a riguardo, così si avviò verso il box di Eros per lasciarlo uscire, in modo che, una volta fuori, potessi finalmente cavalcarlo. Mentre mio zio lasciava uscire il cavallo dal box, mia zia approfittò del momento per dirmi che anche Austin avrebbe voluto iniziare a cavalcare. Io ne ero felice, perciò sorrisi, e mi voltai verso mio fratello, facendogli l’occhiolino. Lui, al contrario di me, come cavallo aveva scelto una bellissima giumenta bianca come il latte, che decise di chiamare Perla. Tuttavia, aveva scelto di passare subito all’azione, facendo di testa sua e  ignorando scioccamente, i consigli di Cassidy e dei nostri zii. Quella, ovviamente, si rivelò una pessima idea, poiché l’unica cosa che ottenne dopo aver tentato di montarle in sella all’interno del recinto, fu l’essere rovinosamente disarcionato da Perla stessa, che dopo ciò, appariva visibilmente spaventata. Io invece, accarezzai per un pò il muso di Eros prima di salirgli in groppa, e lui mi lasciò pazientemente fare. dopodiché, presi in mano le redini, e lì iniziò la cavalcata vera e propria. Facemmo solo il giro del recinto, ma a me non importava, perché come primo tentativo, era andato piuttosto bene. Dal trotto sciolto e senza esitazioni di Eros, che lo stesso mantenne per l’intera cavalcata, i miei zii notarono, con grande piacere, che ora Eros non aveva preso confidenza solo con me, sua fantina, ma anche con il suo passo. Loro trovarono abbastanza importante mettermi al corrente di ciò, poiché quella, oltre alla mia prima cavalcata, era stata anche la prima uscita di Eros dal suo box. Mio fratello, al contrario degli zii, non sembra affatto essere felice per me, anzi, mi sembra di cominciare a notare una punta di amarezza e gelosia nei miei riguardi. Sin da piccoli, io e lui ci siamo sempre trovati, seppur amichevolmente, in competizione, ed ero sempre io, sua sorella minore, a risultare più brava e migliore di lui su tutti i fronti. Austin è piuttosto bravo a fingere, e a nascondere le sue emozioni, ma nonostante ciò, sono comunque riuscita a rendermi conto della sua latente gelosia. In altre parole, io non ho mai cercato di primeggiare, e se per caso riuscivo a batterlo in qualcosa, non me ne vantavo, cosa che non faccio, per suo rispetto, neanche ora, eppure, ho il sospetto che lui sia realmente geloso di me. Tutto questo, di per sé mi suona strano, poiché non si era, stando a quanto ricordo, mai e poi mai, mostrato geloso prima d’ora. Comunque sia, spero solo che gli passi presto, poiché, per come sono fatta, non gradisco affatto che le persone che conosco, e a cui sono legata, si facciano una cattiva idea di me. Inoltre, spero anche di sbagliarmi sul conto di Austin, perché è mio fratello, e non vorrei mai che una mia semplice passione, rovini il nostro rapporto. Ora come ora, comprendo di dover essere matura e rilassarmi, lasciando lentamente passare questa faccenda, in secondo piano. in fin dei conti, quella che io ho per i cavalli, non è nient’altro che una semplice passione, e so di non poter assolutamente lasciare che da passione qual è, si trasformi in mia unica e sola ragione di vita. In tutta sincerità, sono seriamente preoccupata per Austin, anche perché sentimenti come la gelosia e l’astio non sono affatto parte di lui, perciò, quel che ora devo fare, è appurare, una volta per tutte, se la gelosia che prova nei miei confronti, sia reale o semplicemente frutto della mia fervida immaginazione. Ho deciso che gli parlerò al più presto, appena ne avrò la possibilità, poiché il pensiero che Austin possa essere geloso di me e delle mie abilità di fantina, non è per nulla confortante, anzi, è l’esatto contrario. Ad ogni modo, voglio essere ottimista. Fermandomi a riflettere e pensandoci, forse sto solo ingigantendo il problema. Il mio rapporto con Austin è sempre stato totalmente privo di conflitti, e sapere che da un momento all’altro, potrebbe nascerne uno, mi fa stare molto male. Per ora, credo sia meglio andare a dormire. In molti dicono che la notte porti consiglio, e onestamente, lo penso anch’io. Inoltre, credo che un buon sonno ristoratore possa servire a schiarirmi le idee. Perciò, è deciso. La risoluzione di ogni eventuale problema, è rimandata a domani. Sforzarmi per risolvere le cose con Austin adesso, non servirebbe a nulla, al contrario, credo che peggiorerebbe soltanto la situazione. Ho anche chiesto consiglio riguardo tutto ciò, a mia zia, e lei pensa che dare tempo al tempo, senza tentare di manipolare troppo le cose, sia la cosa migliore da fare, la decisione più giusta da prendere in un momento di questo genere. Dopotutto, la questione riguardante il mio rapporto con Austin è alquante delicata, e agire d’impulso, senza pensare sarebbe solo un’enorme sciocchezza. Ho deciso di ascoltare il consiglio di mia zia, e aspettare un pò di tempo prima di parlare con Austin del pensiero che mi affligge.

Capitolo III


Chiarimenti
Dopo circa una settimana di tempo, oggi, mi sono finalmente decisa a parlare con Austin del problema che mi tormenta da giorni. Avrei dovuto farlo tempo fa, ma ho preferito aspettare e raccogliere le idee circa il da farsi prima di agire, poiché è ormai risaputo che ci si può pentire se si fanno scelte non ragionate. Ad ogni modo, oggi sono riuscita a parlare con Austin, e dalla nostra discussione, è emerso che, avendomi visto cavalcare in quel modo la settimana prima, aveva provato una leggera gelosia, ma nulla che una sana conversazione, non potesse curare. Aver scoperto che Austin non è affatto geloso né arrabbiato con me, mi fa davvero sentire sollevata. Dopo aver discusso della presunta gelosia di Austin nei miei confronti, che alla fine si è rivelata innocente e priva di qualunque fondamento, ci siamo abbracciati, lui si è scusato con me per l’accaduto, e mi ha chiesto consigli su come domare Perla, la giumenta di cui è recentemente, seppur con qualche problema, diventato fantino. Accettando di aiutarlo, ho chiesto ad Austin di condurmi nella stalla, perché volevo capire che tipo di problema avesse Perla. A prima vista, la giumenta non sembrava avere problema di sorta, così chiesi ad Austin di avvicinarlesi, e proprio in quel momento, qualcosa in Perla scattò. Non appena vide mio fratello avanzare verso di lei, di colpo si ritrasse, nitrendo impaurita. Teneva le orecchie basse e tremava, così mi girai verso Austin e gli spiegai cosa c’era che non andava. La scena a cui avevo assistito poco fa, aveva chiarito non poche cose, fra cui una molto importante. Perla aveva chiaramente paura di Austin. Quando glielo dissi, lui rimase letteralmente allibito. Non riusciva a credere che quella giumenta potesse temerlo, eppure era così. Non sapeva cosa fare, così mi chiese di nuovo consiglio. Io non potei fare altro che suggerirgli di essere meno irruento e più calmo con lei, e il resto sarebbe venuto da sé. Felice, Austin mi ringraziò, affermando che senza il mio aiuto, non sarebbe mai riuscito a capire cosa non andava in Perla. Io gli spiegai, mantenendo la calma, che il vero problema non stava affatto nella sua giumenta, ma in lui stesso. A sentire le mie parole, Austin mi guardò, senza capire quello che intendessi. Sospirai, e subito dopo tentai di spiegarmi meglio. Probabilmente lui non ricordava, ma la prima che montò in sella a Perla, la spaventò e venne disarcionato, perciò glielo ricordai, e in seguito aggiunsi che doveva fare in modo che non accadesse più. Più tardi, quel pomeriggio, gli parlai delle tecniche utilizzabili per domare i cavalli. Ne esistono molte, tutte diverse l’una dall’altra, ma personalmente, io ne utilizzo solo una, che consiste nell’avvicinarsi al cavallo che si intende domare, parlargli piano, mantenendo un tono di voce basso e pacato, e dopodichè, iniziare, sempre lentamente, ad accarezzarlo. Utilizzando questo metodo di doma, in poco tempo l’animale capirà di non dover temere il fantino, poiché capirà di ricevere solo ed esclusivamente attenzioni e mai punizioni. Gli consigliai di utilizzare quest’ultima, lui accettò il consiglio ricevuto, e fece subito una prova. Da quel momento in poi, Austin stesso notò con piacere, che Perla non era più intimorita da lui, bensì accettava venire avvicinata, accarezzata, e perfino sellata. Onestamente, sono grata di essere riuscita ad aiutare Austin a migliorare il suo rapporto con Perla, poiché amo gli animali, e dispensare consigli circa come debbano essere trattati, mi fa stare bene. Sono sempre felice, quando so di poter dare una mano a qualcuno in un modo o nell’altro, per cui, cerco sempre di rendermi utile, e di essere a disposizione altrui, senza ovviamente, aspettarmi nulla in cambio. Sono una persona generosa e di poche pretese, perciò, per quanto sta nelle mie possibilità, tendo sempre una mano a chi me lo chiede. L’unica pecca, a detta della mia famiglia, è che al giorno d’oggi, esistono pochissime persone con il mio stesso carattere, e hanno ragione di affermarlo, poiché, a parer mio, è un gran peccato. Sfortunatamente, si può fare ben poco per tentare di cambiare i modi di essere e di fare di una persona, perciò, nella maggioranza dei casi, i tentativi risultano infruttuosi. Ad ogni modo, ogni persona è quella che è, e penso che ogni singolo individuo, per quanto diverso da sé stessi, vada accettato, differenze e difetti compresi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 



Capitolo IV


Quel che non ti aspetti


Anche oggi, il sole splende alto nel cielo, che è, fortunatamente azzurro e limpido come ci si aspetterebbe in ogni mattina d’estate. Questa mattina, io e Austin ci siamo svegliati di buon’ora, date le nostre abitudini di ragazzi mattinieri quali siamo. Sin dal risveglio, ha lentamente inizio la nostra routine quotidiana, consistente principalmente nello svegliarci, lavarci, vestirci, e subito dopo andare ad aiutare gli zii svolgendo degli utili lavoretti connessi alla manutenzione del ranch, della stalla, e dei cavalli stessi. Tutto ciò, agli occhi di chi non ci è abituato, può sembrare solo e soltanto una serie di mansioni gravose e noiose, ma per come sia io che Austin la pensiamo, non è affatto così. Durante lo svolgimento di quelle mansioni, infatti, si ha l’occasione di passare del tempo all’aria aperta, a contatto con la natura e le bellezze che essa stessa ha da offrire, cosa nettamente migliore, sempre secondo il nostro pensiero, di rimanere al chiuso, da soli, e quasi sicuramente con gli occhi incollati ad uno schermo televisivo e la mente vuota, priva di alcun pensiero costruttivo. Io credo che chiunque dovrebbe, almeno per una volta, fermarsi a riflettere e pensare attentamente a come si sta spendendo la propria vita, il proprio prezioso e limitato tempo. Al giorno d’oggi, è largamente risaputo, che l’ozio, sia il padre di tutti i vizi, e onestamente, sono ben felice di non essere una persona pigra. Sono, al contrario, una ragazza molto attiva, che cerca sempre di impiegare il suo tempo nel migliore dei modi, e che, per abitudine, fa tesoro di tutto quello che le accade, di ogni evento, aspettato o meno, che caratterizza, e fa quindi conseguentemente parte della sua vita. Parlando per l’appunto, di eventi inaspettati, stamattina, mentre io e Austin stavamo dando, assieme ai nostri zii, da mangiare alle galline, è successo qualcosa che ci ha davvero spaventato. Eravamo tutti concentrati sulle galline, e ad un certo punto, iniziammo entrambi a sentire degli strani rumori provenire dalla stalla. Sorpresi e preoccupati, decidemmo di sospendere la precedente attività, per andare subito a controllare. Una volta arrivati, ci accorgemmo subito che qualcosa non andava. Trovammo entrambi i nostri cavalli tremanti, ciascuno nel proprio box, che nitrivano e scalciavano impauriti e letteralmente madidi di sudore. Inizialmente, sembrava che all’interno della stalla fosse tutto a posto, ma sapevamo che doveva essere una ragione precisa circa la paura mostrata dai cavalli. Continuammo a ispezionare la stalla, e all’improvviso, notai che da un buco nel muro, era venuto fuori un orribile topo. Alla vista di quell’orrendo, seppur piccolo animale, mi allarmai, e corsi subito, assieme ad Austin, fuori dalla stalla stessa, in modo da avvisare mia zia di ciò che avevo appena visto. A quella notizia, lei sbiancò, e si precipitò all’interno della stalla con in mano una scopa, con l’intenzione di eliminare, una volta per tutte, il minuscolo invasore. Il topo però, diede parecchio filo da torcere a mia zia, poiché, piccolo com’era, riusciva a sfuggirle e nascondersi, ogni volta che lei cercava di colpirlo. La situazione cambiò qualche minuto dopo, quando finalmente, con un singolo colpo di scopa, mia zia riuscì finalmente a liberarsi di quel dannato topo, che tra l’altro, ci aveva solo arrecato fastidio, e seminato scompiglio nell’intera stalla. Subito dopo esserci liberati di quel fastidiosissimo topo, io e Austin ci avvicinammo subito io e a Eros, e lui a Perla, nel tentativo di calmarli e far passare loro la paura. Fortunatamente, ci riuscimmo. Difatti, i cavalli si calmarono subito dopo averci visti entrare nei loro box. Anche se ad averli impauriti, era stato un semplice topo, che per noi non è nulla di spaventoso, evidentemente lo è stato per loro. L’importante è che tutto si sia risolto per il meglio, e che entrambi i cavalli ne siano usciti completamente illesi. Il topo, volendo, avrei potuto benissimo morderli, e visto che di solito, il morso di un topo, non lascia cicatrici, graffi o segni di evidenza alcuna, io e Austin, dopo aver calmato a dovere i cavalli, li abbiamo esaminati attentamente dalla testa alla coda, per scongiurare eventuali morsi in qualche punto del loro corpo  da parte del topo stesso. Ci siamo subito preoccupati di controllare scrupolosamente il corpo dei cavalli, così da poter intervenire tempestivamente, nel caso in cui avessimo trovato qualunque tipo di ferita. Per nostra fortuna, i cavalli non erano feriti, e questo ci ha davvero risollevato. In ogni caso, nessuno di noi è ancora riuscito a capire come mai un topo sia riuscito a entrare nella stalla. Pensandoci, mi è ritornato in mente il fatto di aver visto un buco nel muro della stalla stessa, pertanto, decisi di mettere mia zia al corrente della cosa. Ovviamente, sapevamo di non poter assolutamente lasciare che animali così piccoli, fastidiosi e pericolosi per i cavalli, come i topi, continuassero a rimanere indisturbati all’interno della stalla, così ci tornammo, e decidemmo di controllare, in modo da renderci conto dell’eventuale presenza di ulteriori topi nella stalla. Fortunatamente, scoprimmo che quello di cui ci eravamo liberati poco prima, era l’unico presente. Quando si vive in un ranch come i miei zii, animali piccoli e fastidiosi quali topi, zanzare e locuste, possono dimostrarsi un serio problema, poiché peggiorano la qualità della vita, essendo molto spesso, questi apparentemente innocui e minuscoli animali, portatori di gravi malattie, fra cui rabbia e malaria. Imprevisti del genere vanno, se possibile, evitati, poiché a volte, un piccolo problema, che inizialmente si riesce a gestire, rischia seriamente di ingigantirsi, o peggio, di crearne altri più seri. Di questo, i miei zii, sono completamente consapevoli, quindi, non c’è affatto da meravigliarsi se li si vede passare la maggior parte delle loro giornate, badando sia ai cavalli, che al resto dei loro animali da cortile. Stranamente, nostra cugina Cassidy, loro figlia, non sembra interessarsi minimamente al duro lavoro svolto quotidianamente dai genitori, né prova ad aiutarli, così da diminuire, almeno in parte l’enorme mole di lavoro che, il più delle volte, costretti ad affrontare da soli. Per essere in grado di svolgere efficientemente il loro lavoro, hanno bisogno di tempo ed energia, che hanno, ma che non basta. Per questo motivo, ora che passiamo l’estate da loro, sia io che Austin cerchiamo sempre, in ogni occasione, e molte volte anche spontaneamente, di dar loro una mano. A nessuno di noi due piace vederli stanchi e spossati, perciò per evitare che si stanchino troppo, siamo io e Austin a farci carico di parte del lavoro, dividendocelo in parti uguali. Gli zii apprezzano i nostri sforzi, infatti, non smettono mai di farcelo sapere, ringraziandoci ogni volta che possono. Ogni persona ha bisogno di aiuto una volta o l’altra, perciò, offrire il proprio ogni volta che si può, non è mai sbagliato, e questa, è una cosa da ricordare.
 
 
 


Capitolo V


Tutti a cavallo

Quella odierna, si prospetta essere una giornata alquanto fiacca, per un semplice motivo. Visto quanto ci siamo impegnati nell’aiutarli, i nostri zii ci hanno concesso un intero giorno di pausa. Sia io che Austin, siamo ovviamente felici della cosa, ma ad ogni modo, non impiegando il nostro tempo nei consueti lavoretti che svolgiamo assieme agli zii, non sappiamo proprio cosa fare. Abbiamo cercato di pensare a qualcosa da fare, ad un’attività divertente per ingannare il tempo, ma a nessuno di noi è venuta alcuna idea. Sono tranquillamente appoggiata al recinto dove, solitamente, vengono tenuti i cavalli quando non sono chiusi nei loro box, e ad un certo punto, sento Eros che nitrisce. Quasi rispondendo a quella sorta di richiamo, mi volto verso di lui, che inizia, lentamente, ad avvicinarsi a me. Dopo poco tempo, era così vicino da poter essere toccato, perciò, allungai la mano, e gli accarezzai dolcemente il muso per qualche minuto. Poco dopo, Eros fece indietreggiò nitrendo lievemente, dopodichè, diede inizio ad un galoppo veloce ma gentile, con me che continuavo a guardarlo dall’esterno del recinto. Mentre ammiravo lo splendido galoppo di Eros, venni raggiunta da mio zio, che, scherzosamente, mi chiese come stesse andando il mio “giorno libero”. Prima di rispondere, risi di gusto alla sua battuta, poi dissi che stava andando bene, sorridendo. Ad un certo punto, anche mio zio si appoggiò al recinto, con gli occhi fissi su Eros, che ancora galoppava fiero. Poco dopo, mio zio tornò a guardarmi, asserendo di volermi mostrare qualcosa. Lo guardai senza parlare, nel tentativo di indurlo a spiegarsi meglio. Comprendendo che io non avessi idea di ciò che aveva intenzione di mostrarmi, mio zio si voltò per la seconda volta verso il recinto, e subito dopo, emise un fischio ben modulato. Notai, con grande sorpresa, che, a sentire quel fischio, Eros aveva interrotto il suo galoppo, e che stava trottando verso il recinto stesso, in modo tale da avvicinarsi a me e mio zio. Quando il cavallo fu abbastanza vicino, mio zio prese ad accarezzargli la criniera. Eros sembrava gradire la cosa, poiché notai che lasciava pazientemente fare, senza protestare o ritrarsi. Poco dopo, Eros nitrì per la contentezza,mio zio mi propose di andare a fare una galoppata in prateria, nel tentativo di combattere la noia. Accettai la sua proposta, e, dopo averlo debitamente ringraziato abbracciandolo, corsi a chiamare Austin, che era dentro casa con la zia, intenta a svolgere le faccende domestiche. Lo invitai a venire con a cavallo assieme a me, e lui, dopo aver chiesto e ottenuto il permesso della zia, decise di accettare, ma propose di invitare anche Cassidy. A quella proposta, io mi strini nelle spalle, poiché per me non c’era problema. Così avvertimmo anche la stessa Cassidy, che accettò di buon grado. Abbiamo entrambi pento di invitare anche Cassidy a venire con noi, perché non volevamo farla sentire esclusa. Dopotutto, a causa del tempo che l’aiutare gli zii con il lavoro al ranch, ci occupa, ne passiamo davvero poco assieme a lei. Per cui, non c’è niente di meglio di una bella cavalcata tutti insieme per divertirci, e passare il tempo in maniera diversa dal solito. Prima che partissimo, Cassidy ci ha confessato che quella sarebbe stata la sua prima volta a cavallo. Questo, perché sebbene ha avuto a che fare con animali come i cavalli, ne ha sempre avuto paura, perciò ha accettato il nostro invito nel tentativo di affrontare e sconfiggere tutti i suoi timori una volta per tutte, così da lasciarseli finalmente alle spalle. Inoltre, ne ha anche approfittato per mostrarci Storm, il cavallo che i nostri zii, suoi genitori, le avevano regalato per il suo decimo compleanno. Era uno stallone dal manto color cioccolato, con degli occhi scurissimi, che non solo ti guardano ma ti scrutano dentro. Nonostante fosse fiera del rapporto che aveva con il cavallo, e a cui era legata, Cassidy era ancora alquanto riluttante a salirgli in groppa. Per quanto strano e inusuale possa apparire, sembrava che Storm avesse, in qualche modo, percepito la paura provata da Cassidy in quel momento, così, emise un nitrito, si spostò leggermente di lato, e le diede un colpetto sulla schiena con il muso, come per invitarla a salire, e iniziare a cavalcare. Sorpresa e stranita dal gesto compiuto dal cavallo, Cassidy esitò per un attimo, salvo poi , qualche minuto dopo, convincersi e montare in sella. Quando finalmente Cassidy fu pronta, io e Austin salimmo subito in groppa ai nostri destrieri, e partimmo. Cavalcavamo verso la vicina prateria, che Cassidy affermava di conoscere, così ci affidammo a lei per evitare di perdere la strada di casa. La nostra cavalcata, proseguiva fluida, e durante la stessa, tutti approfittammo per fare pratica con i salti e il controllo del passo, spronando, per mezzo delle redini, dolcemente i cavalli, ad aumentare e diminuire progressivamente la loro velocità, oppure saltando ostacoli che trovavamo sul nostro cammino, fra cui tronchi e alberi abbattuti ormai caduti al suolo. La pace e la tranquillità che ci circondavano, vennero però, presto sostituite da paura e preoccupazione, per un motivo, agli occhi miei e di Austin, allarmante. Lui e Cassidy, stavano entrambi per accingersi a saltare oltre un tronco, ma proprio mentre la stessa Cassidy, era ormai in procinto di farlo, si ritrovò a perdere l’equilibrio a causa di una staffa allentata, per poi cadere da cavallo e svenire. A vederla in quello stato, in terra, esanime e priva di conoscenza, ci preoccupammo tutti, cavalli compresi. Fra i tre, quello che sembrava essere più provato dalla situazione, era Storm, che, alla vista della fantina svenuta, reagì nitrendo e scalciando disperato. In quel momento, io avrei voluto avvicinarmi al cavallo, per tentare di calmarlo, ma notai che, ad ogni mio passo, Storm si innervosiva sempre di più, non permettendo, né a me né ad Austin, di avvicinarci a Cassidy. La situazione non era delle migliori, così chiesi ad Austin di tornare subito al ranch per avvertire i nostri zii, mentre io sarei rimasta con Cassidy e i cavalli, aspettando che la prima si svegliasse, e i secondi si calmassero. Sulle prime, lui non volle darmi retta, ma io sapevo che quella era l’unica cosa da fare, perciò lo fulminai con lo sguardo, e dopodichè, obbedì. Visto quel che era appena successo a Cassidy, ero nervosa e agitatissima, ma feci del mio meglio per mantenere la calma e restarle accanto. Dopo un pò, volsi lo sguardo al sentiero poco distante, e notai che Austin e gli zii, tardavano ad arrivare. Questo, non fece altro che scuotermi i nervi in maniera ancora peggiore, ma decisi, ancora una volta, di provare a calmarmi. Mentre aspettavo che Austin e gli zii arrivassero, ci sono stati momenti in cui avrei voluto montare in sella a Eros e andare a cercarli, ma non l’ho fatto, poiché sapevo di dover restare al fianco di Cassidy finché non si fosse ripresa. Dopo un’attesa che mi parve interminabile, finalmente Austin e i miei zii arrivarono in soccorso della povera Cassidy, che fino a quel momento non era ancora rinvenuta. Con molta cautela, la riportammo al ranch. Quando finalmente, dopo circa un’ora, rinvenne, chiese dell’accaduto e io, le spiegai tutto, senza tralasciare nemmeno il più piccolo dei dettagli. Quando le dissi di essere rimasta al suo fianco per tutto il tempo, mi abbracciò, apprezzando il gesto e ringraziandomi di tanta gentilezza. Cassidy era felicissima del fatto che io l’avessi aiutata a riprendersi, e non smetteva di ringraziarmi. Essendo Cassidy figlia unica, io e Austin siamo come fratelli maggiori per lei, e ci è davvero grata per ciò che entrambi abbiamo fatto per lei. Ci vuole davvero molto bene, e noi ne vogliamo a lei, ma ne è già consapevole, perciò ripeterlo è futile. Inoltre, Cassidy continua a chiederci come siamo stati capaci di un gesto simile. Ogni volta che ci pone questa domanda, io e Austin rispondiamo sempre allo stesso modo, asserendo con  grande onestà, che le uniche  cose che ci ha spinto a compiere quel gesto, sono stati il fatto che le vogliamo bene, unito ai nostri nervi saldi e ad un ottimo lavoro di squadra. L’affetto che ci lega a Cassidy, è frutto di un legame che siamo sicuri nessuno, in nessuna circostanza, riuscirà mai a spezzare. Questa piccola disavventura, ha contribuito a rafforzare il nostro legame, e quest’intera vicenda, è sicuramente qualcosa che nessuno di noi tre dimenticherà mai.
 
 
 
 
 


Capitolo VI

Un talento nascosto

È passato all’incirca un mese dal giorno dell’incidente a cavallo di mia cugina Cassidy, che ora, a distanza di un mese dall’accaduto, si è completamente ripresa. Oltre allo svenimento, infatti, ha sofferto anche di fastidiosi dolori alle gambe e alle spalle, ma ora afferma di sentirsi decisamente meglio. Quell’incidente è parte del passato, ed entrambe ci auguriamo che una cosa del genere non si ripeta mai più. Cassidy ricorda bene che spavento io mi sia presa a causa dell’incidente stesso, ma ora come ora, è acqua passata, per cui, sia io che lei, siamo più che pronte a lasciarcelo alle spalle. Quest’oggi, una nuova giornata, è in procinto di iniziare. Il sole si è già levato, e fa capolino tra le nuvole bianche come la crema. Come d’abitudine, mi sono svegliata di buon’ora, e da quando l’ho fatto, ho l’impressione che ci sia qualcosa che non quadra. Ho iniziato a destare non pochi sospetti, perciò ho deciso, nel tentativo di vederci chiaro di parlare con mio zio Dylan. Dopo aver palesemente finto che non ci fosse alcun problema e che tutto fosse tranquillo, ha deciso di dirmi finalmente la verità. Disse di essere seriamente preoccupato, poiché Perla, la giumenta di mio fratello, gli stava dando problemi. Continuava a ripetere che Perla dava spesso segni di nervosismo e dolore, e non sopportava venire toccata, per cui aveva chiesto il mio aiuto, nella speranza che io potessi scoprire cosa c’era che non andava in quella giumenta. Né lui né mia zia Holly, erano riusciti a venire a capo di niente, perciò si sono rivolti a me. Così, senza la minima esitazione, ho accettato di aiutarli, e ho lasciato, pazientemente, che mi conducessero nella stalla. Quando arrivammo, decisi di avviarmi lentamente verso il box di Perla, che era visibilmente nervosa. Nel tentativo di calmarla, cominciai ad accarezzarle il fianco, e poco dopo, la sentii emettere un lungo nitrito di dolore. Pensando di averle fatto male, le tolsi la mano dal fianco, e iniziai ad allontanarmi. Entrambi i miei zii erano lì assieme a me, e rimasero letteralmente stupefatti dal comportamento di Perla, anche perché non l’aveva mai mostrato prima. Avvilita, tornai dai miei zii, e risposi che non sapevo cosa stesse succedendo alla giumenta. Loro mi confortarono, asserendo che perlomeno avevo tentato di capire il suo problema, e che se non ci ero riuscita, a loro non importava. Ero triste per aver fallito nel mio intento, e sapevo di dover aiutare i miei zii, poiché non avrei mai voluto deluderli. Qualche ora dopo, decisi di tornare nella stalla, così da far mangiare i cavalli. Mentre davo da mangiare a Eros, notai che Perla, che era nel box accanto, continuava a gemere e nitrire di dolore. Uscii in tutta fretta dal box di Eros, e mi precipitai nel suo, per controllare cosa potesse essere stato a causarle quel dolore improvviso. All’interno del box, non c’era assolutamente nulla di pericoloso per la sua salute, quindi compresi che doveva essere qualcosa di strano nella giumenta stessa. Poco dopo procedetti nel darle da mangiare, e facendolo, notai un insolito rigonfiamento nella pancia e nell’addome di Perla. La scoperta che feci, mi scosse leggermente, per cui, raggiunsi subito i miei zii per avvertirli di ciò che avevo appena visto. Qualche minuto dopo, tornai nella stalla insieme ai miei zii, con la precisa intenzione di mostrar loro la mia inaspettata scoperta. Quando anche mio zio, si rese conto di quello strano gonfiore presente sia sull’addome, che sulla pancia della giumenta, si affrettò a chiamare subito il suo veterinario. Dopo avergli telefonato, disse che c’era soltanto da aspettare che raggiungesse il ranch. Al veterinario, ci volle all’incirca un’ora per raggiungerci e visitare la povera Perla, che intanto, continuava a gemere e nitrire di dolore. La visita durò una decina di minuti, e quando uscì dalla stalla, il veterinario ci diede, per nostra fortuna, delle buone notizie. Difatti, ci disse che il rigonfiamento dell’addome e della pancia di Perla, erano causati da una sua gravidanza. La notizia, per quanto inaspettata potesse essere, ci rese davvero molto felici, poiché sapere che Perla era in attesa di un puledro, era senz’altro positivo. Sfortunatamente, e con grande sconforto di mio fratello, suo fantino, Perla non potrà essere cavalcata né montata per l’intera durata della gestazione, che, a detta del veterinario, durerà circa un anno, alla fine del quale, darà alla luce il suo puledro. Il lato positivo dell’intera faccenda, sta nel fatto che ci siamo accorti per tempo della condizione di Perla, avvalendoci prontamente, del parere e dell’ausilio del veterinario. Mio zio Dylan, è davvero orgoglioso di me. Questo perché, se io non mi fossi accorta di quel sospetto rigonfiamento presente sulla pancia e sull’addome di Perla, non avremmo mai potuto renderci conto della sua dolce attesa, né avremmo potuto prepararci a dovere. Entrambi i miei zii, sostengono che io possieda una qualche specie di talento nascosto, una naturale empatia con il mondo animale, del quale affermano che debba andare fiera. Personalmente, trovo piacevole stare in compagnia degli animali in genere, siano essi domestici o selvatici. Inoltre essere consapevole di possedere questo talento, che mi rende capace di stabilire forti legami con loro, e di rendermi conto dei loro eventuali problemi e delle loro eventuali sofferenze, mi fa sentire importante e orgogliosa di me stessa. Il mondo animale è vastissimo, pieno di meraviglie e sorprese, e come tale, va rispettato e salvaguardato. Ognuno di noi, tramite piccoli gesti quotidiani, può efficacemente garantire la salvaguardia di questo meraviglioso mondo, perciò credo che, per quanto stia nelle possibilità di ogni individuo, quest’ultimo dovrebbe compiere dei piccoli sforzi per far sì che la natura e gli animali, continuino ad esistere, in modo tale da non svanire, un giorno, come fumo. Ogni essere vivente sulla Terra, vive per un periodo di tempo stabilito, secondo la specie, e  prolungare la speranza, e migliorare la qualità di vita, anche solo di un animale, per mezzo di abitudini più salutari, può servire come primo passo, e con volontà e anche un pizzico di fortuna, innescare una reazione a catena formata da eventi positivi , atti e volti a migliorare ancor più di prima, la qualità della vita del regno animale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo VII

Equilibri spezzati

Abbiamo recentemente scoperto che Perla, la giumenta di mio fratello Austin, è in dolce attesa, e da allora, sono già passati tre mesi. inoltre oggi, è il giorno del nostro diciassettesimo compleanno, ma vista la piega che stanno prendendo le cose, non credo affatto che io e Austin riusciremo a festeggiare. Questo perché Austin ha litigato con nostra cugina Cassidy per un motivo alquanto futile. Da quando abbiamo scoperto la felice condizione di Perla, Cassidy ha sempre asserito di volersi prendere cura del futuro puledro una volta nato, e diventare sua fantina quando lo stesso sarà abbastanza grande e maturo da essere cavalcato. Com’era ovvio, Austin non era per niente d’accordo con lei, né condivideva la sua idea, perciò hanno entrambi finito per litigare. Per quanto ho potuto, ho cercato di intervenire, in modo da calmare i loro bollenti spiriti, e fortunatamente, con molta calma, chiarezza, e una buona dose di dialettica, ci sono riuscita, invitandoli, successivamente, a scendere ad un compromesso, i cui termini, da loro accettati senza esitazione alcuna, stabilivano chiaramente che Austin e Cassidy si sarebbero divisi equamente le mansioni da svolgere per la cura del puledro, e quando questo fosse diventato abbastanza grande da essere cavalcato, entrambi ne sarebbero divenuti fantini. Non sopporto vedere due persone litigare, e la cosa mi piace ancor meno, quando la lite è fra due persone a me care. Pertanto, sono felice di essere riuscita ad evitare che quella fra Austin e Cassidy degenerasse in maniera irrimediabile, al punto tale da diventare ingestibile. Loro si vogliono bene, per cui, nelle rare occasioni in cui litigano, qualunque sia il motivo, nessuno dei due riesce a tenere il broncio all’altro per lungo tempo. anche io voglio bene a Cassidy, e personalmente, vedere che lei e Austin vanno così d’accordo, nonostante i rari litigi, mi rende felice. Sin da quando erano bambini, si sono sempre voluti molto bene, e a dispetto del passare del tempo, la cosa non sembra essere affatto cambiata. Difatti, quel sentimento di amicizia che li lega, esiste ancora, e onestamente parlando, non credo che si spezzerà mai. Sfortunatamente, ora come ora, a detta di mia zia, abbiamo dei problemi davvero seri da risolvere. Lei è infatti, appena venuta a sapere di non pochi debiti in arretrato, non ancora pagati né saldati, e questo l’ha fatta preoccupare non poco, poiché con questi chiari di luna, non sa davvero dove trovare il denaro sufficiente per estinguere il debito. La notizia appena ricevuta, lasciò me, Austin, e Cassidy, attoniti. Nessuno di noi riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. I nostri zii, non si erano mai messi nei guai con la legge, eppure ora, di punto in bianco, con grande stupore ed incredulità di tutti, era così. Mio zio volle subito tentare di mettere le cose in chiaro, così ci invitò a sederci dentro casa, in modo da discutere meglio l’intera questione. Mentre parlava, nella sua voce avvertivo molta tristezza, che si rifletteva in quello che diceva. Continuava a ripetere di essere rovinato, di essere ormai giunto alla fine, e di dover dire addio al ranch, al terreno posseduto e ai cavalli. Si sforzava di non mostrare tristezza, ma ad ogni modo, a sua completa insaputa, le sue emozioni riuscivano a trasparire chiaramente dai suoi sguardi, dal tono della sua voce, e dalle sue parole. Mia zia, essendo sua moglie, cercava di confortarlo, ma quel che ottenne da quel misero tentativo fu l’intristire e innervosire il marito ancora di più. Io, Austin e Cassidy eravamo tutti e tre seduti intorno al tavolo della cucina e lo guardavamo senza dire una parola, per timore di peggiorare ulteriormente la situazione. È davvero difficile vedere qualcuno che ami soffrire in questo modo, ma i problemi fanno parte della vita di ognuno di noi, e il più delle volte, le persone non possono fare assolutamente nulla per evitarli. I problemi sono sfide che si affrontano giorno dopo giorno, e diventano via via, sempre più complessi, ma come dice mia madre, “se la strada è in salita, è solo perché si è destinati ad arrivare in alto”. Più volte mi sono chiesta cosa significhino davvero queste parole, e solo oggi, dopo quello che è successo, credo di averlo finalmente capito. Per quanto un problema, a un primo impatto, possa sembrare difficile da risolvere, non ci si deve mai dimenticare che, arrivare alla risoluzione dello stesso non è impossibile, ma solo arduo. Onestamente parlando, detesto vedere mio zio così avvilito, perciò ho deciso di voler davvero provare a fare qualcosa per evitare di perdere il ranch, i cavalli, o il suo sorriso. Inoltre, mio zio non si è mai, in nessuna occasione, mostrato così abbattuto, il che mi porta a capire che la faccenda è davvero seria. Sia lui che zia Holly, dedicano giornalmente anima e corpo alla cura dei cavalli e alla manutenzione del ranch, e capisco quindi, che perderlo sarebbe per loro un duro colpo da incassare e un amaro boccone da mandare giù. Tuttavia, sono fiduciosa del fatto che deve esserci un modo per uscire da questa situazione, e sono decisa a trovarlo. Non importa quanto mi ci vorrà, poiché, ora come ora, ho una sola certezza. La felicità dei miei zii, conta più di tutto. In fin dei conti, hanno lavorato sodo per costruirsi la vita che oggi stanno vivendo, e so di non poter permettere a nessuno di rovinargliela. Questo perché i miei zii sono persone oneste,  e si sono guadagnati tutto quello che hanno per mezzo di sacrifici e volontà ferree, perciò, per quanto sta in me, lotterò affinché ritrovino la felicità perduta, e, in un modo o nell’altro, ristabilirò l’equilibrio familiare attualmente precario. Sono pronta a compiere questo gesto, e voglio che i miei zii siano a conoscenza della precisa ragione per cui ho intenzione di agire, ossia perché voglio bene ad entrambi, e questo non cambierà mai.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo VIII


Sforzi e cambiamenti

Il tempo, è conosciuto per non avere alcun confine, e per avere la capacità di non fermarsi mai. Così, lo stesso continua, inevitabilmente a passare. Il lento e pacato scorrere del tempo, non sembra letteralmente avere mai fine, e ogni persona, padrona indiscussa della propria vita, sceglie come passarla. Lentamente, altri tre mesi si sono fatti strada all’interno della nostra vita, finendo e lasciando che la natura facesse il suo corso. Durante questo lasso di tempo, io, mio fratello, e i miei zii, ne abbiamo passate tante, ma nonostante questo, continuiamo a vivere la nostra vita in maniera piuttosto gioiosa. Tuttavia, la cosa sta divenendo alquanto difficile, visto che gli zii, in questi tre mesi, nonostante avendo profuso un impegno notevole, ed essersi impegnati davvero molto, non sono ancora, sfortunatamente, riusciti a riportare alla normalità, la loro precaria situazione economica. La cosa, demoralizza non poco ognuno di noi, compresa me, loro affezionata nipote. Anche se i miei zii credono che tutto ciò non mi competa, sono ormai settimane che penso ad un modo per aiutarli. Ho già avuto svariate idee, che  purtroppo, finito per dover forzatamente scartare, poiché sciocche o irrealizzabili. Stamattina, ero intenta a leggere alcune pagine della mia rivista preferita, che tratta, ovviamente di equitazione. Scorrevo lentamente e in maniera calma gli occhi sulle pagine, quando, un articolo al fondo di una, ha catturato improvvisamente la mia attenzione. L’articolo attestava a chiare lettere che una competizione equestre stava per essere organizzata. Dopo averlo letto a fondo, e molto attentamente, sentii un vero e proprio lampo di genio, attraversarmi la mente. Era chiaro come il sole. Avrei potuto partecipare, sperando di vincere, e utilizzare i soldi del primo premio della gara, per riscattare il ranch dei miei zii, che, ora come ora, rischia di essere tolto loro da parte della banca. Ho deciso quindi, di prendere parte alla competizione, completamente  consapevole del fatto che prima devo mettere i miei zii al corrente della cosa. Perciò, ho evitato inutili perdite di tempo, e sono subito corsa da loro, ancora stringendo in mano la rivista, con la chiara e ferma intenzione di farglielo leggere. Una volta che ebbero letto quell’articolo, entrambi i miei zii sorrisero, e mi abbracciarono. Si complimentarono con me per la splendida idea avuta, ed io sorrisi, affermando che era tutto merito dell’articolo presente in quella rivista. Ovviamente non esitai a chiedere loro il permesso per partecipare alla gara, permesso che, inizialmente, mi venne negato. Non acconsentirono, asserendo che la questione riguardante il ranch era un problema loro e non mio, e che per questo motivo, nonostante la bella idea che avevo avuto, secondo loro non dovevo compiere un’azione del genere. Ciò che dissero era più che giusto, ma ad ogni modo mi deluse. Tuttavia, decisi di non demordere, e spiegai loro, senza tralasciare alcun dettaglio, il mio punto di vista circa la mia partecipazione alla gara. Avendo visto in che maniera ragionevole mi ero posta, e in che modo avevo messo le cose, i miei zii non poterono fare altro che cedere e accettare, conservando il loro iniziale orgoglio nei miei riguardi. Sono davvero molto felice che i miei zii, nonostante la loro notevole titubanza, abbiamo deciso di lasciarmi prendere parte alla competizione equestre, alla quale desidero ardentemente partecipare. Ho avuto cura di mettere le cose in chiaro, quando ne ho parlato con i miei zii, specificando che parteciperò sia nel tentativo di aiutarli con i problemi al ranch, sia per fare una nuova esperienza. In fin dei conti, ho imparato a cavalcare appena un anno fa, e non ho, mai prima d’ora, partecipato a gare a livello agonistico. Ad essere sincera, il pensiero mi rendere leggermente nervosa, anche perché non mi sono mai trovato in una situazione come questa, a contatto con un ambiente del genere. Per mia fortuna, la gara alla quale presto parteciperò, si terrà proprio nei pressi di Sydney, in Australia, ossia proprio dove viviamo. Al giorno della competizione vera e propria, mancano circa due mesi, e i miei zii hanno promesso che, in vista dell’evento, mi daranno una mano con gli allenamenti. La competizione è riservata esclusivamente ai principianti, e questo è un bene, ma i miei zii sostengono che un pò di sana pratica, unita ad un mirato allenamento, non potrà farmi altro che bene. Gli zii sanno già di non poter investire molto tempo nell’aiutarmi con gli allenamenti prima della gara, e me ne dispiaccio, ma fortuna vuole, che mio zio conosca una persona che fa proprio al mio caso. Si tratta di un uomo di nome Brian, che mio zio conosce da anni, e dal quale ha imparato tutto ciò che sa sull’equitazione. Mio zio ha promesso di farmelo conoscere fra qualche giorno, e intanto, sia la curiosità che il nervosismo a causa della gara, si fanno sentire. A detta di mia zia, farei meglio a rilassarmi e darmi una calmata, poiché altrimenti, tutto il mio nervosismo e la mia paura, verranno conseguentemente trasferiti, anche a mia insaputa, a Eros, il mio cavallo. Ho deciso di darle retta, perché anche spendo che la competizione alla quale parteciperò fra due mesi, sarà per me, la prima in assoluto, voglio conservare l’entusiasmo, ed essere ottimista. Pensandoci meglio, se non dovessi vincere, sarebbe comunque un ottimo modo per fare esperienza, e inoltre, potrei concedermi del tempo per riposarmi, per poi rifarmi, in futuro, con la prossima. La cosa migliore, è che anche mio fratello Austin e mia cugina Cassidy sono a conoscenza della mia partecipazione alla gara, e ovviamente, fanno il tifo per me. Fra i due, posso affermare che quello più felice per me riguardo alla gara stessa, è Austin, che ha ammesso, in tutta sincerità, che non avrebbe mai pensato che una semplice passione per i cavalli e gli animali come la mia, avesse potuto portarmi così lontano. In tutta onestà, neanch’io sono mai stata di questa idea, eppure è così, e sono felice che la mia passione mi stia aprendo nuovi e a me inesplorati orizzonti. Inoltre, se già all’età di diciassette anni, sono arrivata a questo punto, mi chiedo davvero cosa mi riserva il futuro. Ad ogni modo, la cosa importante è godersi la vita e le gioie che concede, mantenendo un’attitudine positiva verso la stessa.
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
Capitolo IX


Duro lavoro


Due giorni fa, in vista di un’importante competizione equestre alla quale parteciperò, mio zio mi ha promesso che mi avrebbe fatto conoscere un suo caro amico, in modo che avessi qualcuno pronto a monitorare i miei progressi nell’equitazione, facendomi da allenatore. La scelta è caduta sul signor Brian, vecchio conoscente di mio zio, appassionato di equitazione proprio come me. Mio zio gli ha parlato della gara alla quale intendo prendere parte il mese prossimo, e lui ha accettato, di buon grado, di aiutarmi con gli allenamenti. Finalmente oggi, lo incontrerò, e potrò, grazie al suo aiuto e alla sua disponibilità, iniziare le mie sessioni di allenamento, vitali per il buon piazzamento, se non la vittoria della gara. Parlando con mio zio degli allenamenti, nel tentativo di capire come avrebbero funzionato, ho capito che quel che conta, prima dell’inizio degli allenamenti stesi, è fare una buona impressione sul signor Brian, che, dal canto di mio zio, sarà il mio futuro allenatore. Sostiene che mostrargli le mie capacità, prima di iniziare a lavorare, sia un ottimo modo per far sì che si renda conto dei miei punti di fora e delle mie debolezze, cosa da poter limare alcuni lati delle mie prestazioni. Ci sono volute ben tre ore di attesa, perché il signor Brian raggiungesse il ranch dei miei zii, ed io lo conoscessi, ma fortunatamente, il gioco valse decisamente la candela. Quando finalmente arrivò, io mi presentai, e dopodiché, lui asserì di voler vedere come me la cavavo in sella. Disse che era un modo come un altro, per avere prova delle mie capacità. In fondo, mio zio e il signor Brian si conoscono letteralmente da una vita, perciò hanno entrambi avuto modo di parlare di me, della competizione, e delle mie abilità, anche prima di questa cortese visita, per cui ora, il signor Brian sembrava davvero curioso di vedermi cavalcare. Ovviamente, decisi di accontentarlo, e senza perdere neanche un attimo di tempo, corsi nella stalla a prendere Eros, il mio cavallo, con la precisa intenzione di portarlo all’interno del recinto davanti casa dei miei zii, e montargli in sella. Ebbi appena il tempo di mettere in atto il mio piano, che subito il signor Brian si complimentò con me per le splendide condizioni del manto di Eros, lucido e sano come sempre. Lo ringraziai del complimento, e subito dopo salii in groppa al cavallo. A dir la verità, non mi andava di strafare, né di mostrarmi esibizionista agli occhi di mio zio e dello stesso signor Brian, perciò mi limitai a galoppare intorno al recinto. Prima di iniziare a cavalcare, spronai leggermente Eros per invitarlo a muovere qualche passo, e di lì a poco, il cavallo si lasciò andare ad un galoppo privo di esitazioni. La cavalcata durò solo pochi minuti, ma quel lasso di tempo bastò al signor Brian per rendersi conto della mia bravura come fantina. Quando finalmente scesi dalla groppa di Eros, il signor Brian mi fece ancora una volta i complimenti, mi sorrise, e ci stringemmo la mano. Subito dopo avermela stretta, affermò che sarebbe stato ben felice di prendermi sotto la sua ala come allieva, aggiungendo che, in tal modo, avrei anche potuto accrescere le mie capacità in vista dell’importante competizione equestre a cui parteciperò. Il signor Brian mi ritiene una fantina provetta, sostenendo fermamente che, fra tutti i fantini che ha avuto il piacere di allenare, non ce n’era mai stato uno come me. A suo dire, io ero ben diversa dagli altri, che in genere, tendevano a essere alquanto egoisti, e a pensare solo ed esclusivamente ai propri interessi e al proprio benessere, anziché prestare attenzione anche ai propri cavalli. Egli stesso, è anche orgoglioso del fatto che io non sia per niente simile ai suoi precedenti allievi, e continua a ripetere che la cosa mi fa davvero onore. Ricevere tutti questi complimenti da parte di una persona tanto onesta, gentile, e di buon cuore come il signor Brian, mi rende davvero felice, poiché gli stessi sono una vera e propria testimonianza del mio talento. Inoltre, devo confessare che sono veramente felice di aver fatto una così buona impressione, su questo vecchio amico di mio zio, perché, alla fin fine, quando si fa la conoscenza di una nuova persona, la cosa che conta di più, è il primo impatto che si ha con la stessa. Mio zio, ha avuto un’altra occasione per parlare con il signor Brian, e quel che è ancora meglio, gli ha permesso di restare al ranch, in modo tale che possa efficacemente aiutarmi con gli allenamenti, fino al giorno della gara. L’intera faccenda ha, per ognuno di noi, valore positivo, e inoltre, visto come stanno attualmente le cose, non vedo davvero l’ora di iniziare ad allenarmi. Mia zia Holly dice che non c’è nessuna fretta, dato che, al fatidico giorno, manca ancora un mese. Pensandoci meglio, ho deciso di darle retta, ed evitare di affrettare le cose, ma ad ogni modo, il mio entusiasmo rimane immutato. Infatti, oggi, dopo giorni di lunga attesa, inizierò finalmente un programma di allenamento preparato da mio zio e dal signor Brian, appositamente per me. La competizione equestre, è stata pubblicizzata anche sul giornale locale, e leggendo un articolo che la riguardava, mio zio ha avuto modo di scoprire che la gara sarà articolata in tre diverse fasi, ossia cross country, salto e corsa, tre discipline ippiche alla base delle competizioni in genere. Per ognuna delle tre specialità che dovrò affrontare il giorno della gara, mio zio e il signor Brian hanno preparato tre diversi percorsi all’interno del recinto davanti casa. Fortunatamente, ho avuto l’opportunità di scegliere da quale iniziare, e ho subito optato per il cross country, attività meglio conosciuta come corsa libera, nella quale, gli ostacoli da superare, sono all’interno dell’ambiente naturale entro cui la gara si svolge, e costituiti perciò da grossi tronchi, arbusti, o lunghi rami presenti sul terreno di gara. Vista la mia scelta, però, abbiamo dovuto spostare la sessione d’allenamento dal recinto, alla vicina prateria. Per quasi tutta la sua durata, l’allenamento andò bene, infatti, dei dodici tronchi che mi era stato detto di superare saltando, sono riuscita a passare oltre undici, ma sia io che Eros, per nostra sfortuna, abbiamo avuto qualche problema con l’ultimo. Difatti, non appena eravamo in procinto di avvicinarci e superare con un salto l’ultimo tronco sulla nostra strada, Eros, per qualche strana ragione, ha deciso di fermarsi di colpo, e iniziare ad indietreggiare impaurito. Io, che in quel preciso momento non capivo affatto cosa gli stesse succedendo, strinsi forte in mano le redini per convincerlo ad andare avanti, ma ottenni, come unico risultato, un morso da parte del cavallo. Il morso in sé, non fu per nulla doloroso, ma mio zio e il signor Brian, che erano lì con me al momento dell’accaduto, si preoccuparono, e decisero di farmi scendere subito da cavallo. Io obbedii senza dire una parola, ma in quel momento, un dubbio mi sorgeva. Nonostante mi sforzassi, non riuscivo proprio a capire per quale ragione Eros mi avesse morso. Ad ogni modo, io, mio zio, e il signor Brian, decidemmo di comune accordo, di sospendere per un giorno gli allenamenti. A essere onesta, avrei di gran lunga preferito non interromperli, poiché sapevo bene che, per quanto strano, un motivo collegato al morso ricevuto dal mio cavallo doveva esistere, anche se non ne ero minimamente a conoscenza. Mi sono posta quella domanda, varie volte in tutto il pomeriggio, ma purtroppo, la stessa non ha ancora trovato risposta. Così, nel tentativo di distendermi i nervi, ed evitare di pensarci, ho deciso di farmi una chiacchierata con Austin. Io e lui stavamo discutendo del più e del meno, quando ad un tratto, Austin notò, sorpreso, la ferita sulla mia mano, segno del morso ricevuto da parte di Eros. Mi chiese se facesse male, ed io risposi di no, e dopodiché asserì, con grande sicurezza, che secondo lui, dopo un gesto del genere, il mio cavallo avrebbe dovuto essere frustato. A quelle parole, mi arrabbiai molto, ma decisi di non rispondere, per evitare inutili diverbi. Personalmente, non frusterei mai Eros, anche perché credo che mordendomi, abbia, a modo suo, cercato di dirmi qualcosa. Ho tentato di dare un senso al suo gesto, pensandoci per lungo tempo, e poi, all’improvviso, ho capito. In effetti, la prateria dove avevo deciso di allenarmi, era la stessa dove aveva avuto luogo l’incidente di mia cugina Cassidy, a causa del quale anche Eros, si era molto innervosito. Onestamente, non posso biasimarlo, poiché evidentemente, ha voluto semplicemente evitare che la stessa cosa, accadesse a me. Ai miei occhi, è davvero sorprendente, quanto io e Eros siamo riusciti a legare in appena un anno. Anche mio zio e il signor Brian, hanno notato quanto forte sia riuscito a diventare il mio legame con Eros, e devo dire, di andarne davvero fiera. Comunque sia, il lavoro non è ancora finito. A breve riprenderò gli allenamenti, e presto parteciperò alla tanto sospirata gara, che, a dirla tutta, spero davvero di vincere.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo X

Il concorso


Giorno dopo giorno, un’altra settimana è lentamente trascorsa, lasciando inevitabilmente il posto all’inizio di una nuova. Ora come ora, a conti fatti, mancano soltanto tre settimane al giorno in cui, finalmente, prenderò parte al rinomato concorso ippico di Sydney, al quale ho deciso di iscrivermi circa tre mesi fa. Gli allenamenti sono e saranno duri, ma so che se desidero davvero dare il meglio di me, gli stessi sono una cosa seria, che non va assolutamente presa sotto gamba. Sfortunatamente, e con mia grande tristezza, poco tempo fa, sono stata costretta a interrompere gli allenamenti per un’intera settimana, a causa di un morso ricevuto dal mio cavallo Eros. Il morso in sé, non è stato sicuramente intenzionale, difatti non credo che il mio cavallo volesse ferirmi, anche se in realtà l’ha fatto. Quando sono stata morsa alla mano destra, ho provato dolore, e la ferita che ne è risultata, ha anche finito per sanguinare, facendo preoccupare non poco, sia mio zio Dylan, che il signor Brian, presenti al momento dell’incidente. Per fortuna, ora è tutto passato. Il dolore è svanito, la ferita è guarita, rimarginandosi completamente, senza lasciare tracce, salvo una piccola cicatrice sul dorso della mano. Attualmente, sono tornata in forze, e ho la ferma intenzione di trascorrere queste ultime tre preziose settimane di tempo, dedicandomi interamente agli allenamenti prima della gara, facendo della stessa, una mia priorità. La sessione di oggi, dedicata stavolta, al salto ostacoli vero e proprio, con gli stesso costituiti da sbarre di legno, è andata davvero bene, anche meglio della volta scorsa, essendo stata priva di incidenti di sorta, né tantomeno errori da parte mia o del cavallo. Tutto questo, a detta del signor Brian, che durante gli allenamenti, mi osserva sempre, pronto a dispensare utili consigli in caso di esitazioni, gioca a mio favore, poiché l’aver evitato imprevisti, dimostra un migliorato controllo sia del cavallo che delle mie emozioni. La scorsa volta, infatti, c’è da ammettere che mi sono leggermente spaventata e innervosita, per cui reputo, il fallimento nel salto dell’ultimo ostacolo, in parte colpa mia, anziché del mio stallone. Eros, si fida ciecamente di me, e come io stessa, sto piacevolmente notando, il nostro rapporto, a dispetto dei nostri trascorsi, non sembra essersi affatto logorato. Al contrario, credo che il giorno dell’incidente, lui stesso si sia realmente reso conto di avermi ferito, e questo è stato un errore da parte sua. Dal canto di mio fratello, Eros avrebbe dovuto essere severamente punito, considerata la gravità del gesto ai suoi occhi. Ad ogni modo io, non credendo all’efficacia e alla fama di cui godono le punizioni utilizzate nell’addestramento degli animali,ho preferito perdonare il mio stallone, suscitando, conseguentemente, l’orgoglio di mio zio, che è, peraltro, delle mie stessa idea. Per quanto riguarda la gara, come ripeto, manca ormai poco tempo alla fatidica data, perciò penso che la cosa migliore da fare, sia profondere il massimo impegno durante le ultime sessioni di allenamento che posso concedermi. Com’è ovvio, non ho esitato a fare delle pause brevi, ma frequenti, dato che, dopo quasi tre mesi di intensa pratica, la stanchezza cominciava a farsi sentire. Sfortunatamente, il tempo per riposare scarseggia, quindi, anche a detta di mio fratello, devo continuare ad allenarmi, senza lasciare che la spossatezza e il nervosismo prima della competizione, abbiano la meglio su di me. In questo caso, devo ammettere che Austin, ha ragione da vendere, poiché il consiglio che mi ha dato, è stato sapiente, e inoltre, io mi fido di lui, ragion per cui, ho deciso di seguirlo. Lentamente, ho cominciato a prendere consapevolezza del tempo attualmente a mia disposizione, procedendo poi, a dividerlo equamente, in modo da poter sfruttare al meglio ogni attimo. Il tempo scorre, e stiamo, lentamente ma inevitabilmente, arrivando alla conclusione di altre due settimane. Ultimamente, visto il mio da fare, e la mente completamente occupata dal costante pensiero della buona riuscita dei miei allenamenti a cavallo, il tempo sembra essere letteralmente volato, scivolandomi dalle mani, come una saponetta. Ogni persona della mia famiglia, è a conoscenza della mia partecipazione al concorso, compresi i miei genitori, che hanno promesso di andare a Sydney, nell’attesa di vedermi gareggiare. Nell’intero ranch, ognuno di noi, cominciando da me e finendo ai miei poveri zii, è ansioso. Inoltre, in tutta sincerità, posso affermare di avere i nervi letteralmente a pezzi. Anche se mi sono impegnata, ho fallito nell’intento di mantenere la calma. A breve, i miei zii, a cui si aggiungeranno mio fratello Austin, mia cugina Cassidy, e immancabilmente il signor Brian, mi accompagneranno allo stadio ippico di Sydney, in Australia. Durante il viaggio, tento con ogni mezzo di calmarmi, ma, a quanto pare, ogni singolo tentativo in merito, sembra essere vano. Data la lunghezza del viaggio stesso, mia zia mi ha suggerito di provare ad addormentarmi, ma anche questo stratagemma, non è servito a nulla. Intanto, mi rendo conto di stare avvicinandomi sempre di più alla mia meta, e nel frattempo, il mio nervosismo non sembra essere calato. Finalmente, dopo quasi un’ora di viaggio, siamo tutti arrivati, sani e salvi, nella vicina Sydney. Appena scesa dal camioncino di mio zio, mi sono avvicinata al rimorchio all’interno del quale, il mio cavallo Eros aveva viaggiato. Incapace di farlo, chiesi a mia zia Holly di aiutare Eros a scendere dallo stesso, e sorridendo, lei agì. Una volta che fu fuori dal rimorchio, Eros cominciò a scuotere la testa e nitrire, segno inequivocabile di paura e stress in un cavallo come lui. Essendo sua fantina, non volevo assolutamente che si innervosisse prima della gara, così mi avvicinai cauta, ed iniziai ad accarezzarlo. Poco dopo, quando Eros si fu calmato, cu avviamo verso l’entrata dello stadio. Una volta entrati, un uomo, che scoprii solo più tardi, essere il direttore di gara, mi mostrò l’ubicazione del percorso di gara, e dei box, unico posto a cui Eros poteva avere accesso oltre alla pista. La prima cosa che feci, fu per l’appunto rimanere nei box con Eros, in modo da avere un pò di tempo per calmarmi, tanto era il mio nervosismo. Rimasi lì con il cavallo, per circa cinque minuti, dopodiché uscii, e raggiunsi mio zio, che assieme agli altri, mi aspettava al di fuori degli stessi. Stavo camminando accanto a lui, e ad un tratto, mi venne in mente che all’inizio della gara, mancavano, approssimativamente, dieci minuti. Mi affrettai nel comunicarlo a mio zio, che mi disse, per l’ennesima volta, di calmarmi, affermando di dover farmi prima una persona. Subito chiesi di chi si trattasse, e lui rispose che era qualcuno di speciale, aggiungendo che dovevo seguirlo. Muta come un pesce, annuii e continuai a camminare. Prima che me ne accorgessi, sia io che mio zio, eravamo di nuovo davanti all’entrata dello stadio. Non ho parole per descrivere quanto fossi sorpresa in quel momento. Per un attimo mi strofinai gli occhi, incredula, poi guardai dritto davanti a me. Proprio accanto a mio fratello Austin, c’era mia madre. Erano mesi che non la vedevo, e anche se sapevo che avrebbe assistito alla mia performance in gara, pensavo di avere occasione di vederla e salutarla, solo alla fine della stessa. Non appena la vidi, le corsi incontro e l’abbracciai. Anche lei era felice di vedermi, e la cosa mi faceva piacere. L’unica pecca, è che qualche minuto dopo, sentii una voce provenire da un altoparlante. Attestava che la gara stava per iniziare, e che tutti i fantini avrebbero dovuto prepararsi. Per mia fortuna, sono un tipo previdente, e infatti, ero già pronta. L’unica cosa che mancava, era Eros, il mio cavallo. Così, veloce come un fulmine, corsi nei box, per sellarlo e raggiungere la pista assieme a lui. Secondo le regole, ogni partecipante gareggiava individualmente, poiché il piazzamento, era determinato dalla rapidità con la quale veniva completato il percorso di gara. Prima che venisse chiamato il mio nome, e quindi entrassi in pista per gareggiare, dovettero passare ben venti minuti. Allo scadere degli stessi, feci il mio ingresso in pista assieme ad Eros, che manteneva un passo calmo e composto. Al segnale di partenza, datomi dal direttore di gara, una manciata di secondi dopo il mio arrivo, strinsi le redini del cavallo, che subito iniziò a galoppare spedito. Superammo tutti gli ostacoli presenti sul percorso con gran maestria, eccetto per l’ultimo, che riuscimmo a superare commettendo però, un errore. Per colpa di una mia distrazione, Eros toccò, abbattendola, una delle sbarre metalliche che costituivano gli ostacoli. Nonostante ciò, completammo il percorso con un tempo, a detta dei giudici, magistrale per una principiante come me, ossia venticinque secondi e dieci. Ero davvero orgogliosa di me e del mio ottimo risultato, ma ad ogni modo, scontenta per l’errore stupidamente commesso e la penalità che ne conseguì. Comunque, decisi di non dare troppo peso alla cosa, uscendo con eleganza dalla pista, in modo da lasciarla libera, e a completa disposizione, del prossimo, nonché ultimo, fantino in gara. Il signor Brian, leggenda delle corse ippiche prima del suo ritiro, si complimentò con me per la magnifica prestazione, e dopodiché mi informò della possibilità per ogni fantino, di prendersi una pausa fra una prova e l’altra, a patto che gli stessi, ripresentino in pista in tempo per la successiva. Senza farmelo ripetere, colsi al volo quell’occasione, conducendo Eros, nel box a lui riservato, in modo tale da lasciarlo riposare. Prima di lasciarlo da solo, decisi di avvicinarmi in maniera tale da controllargli tutti e quattro gli zoccoli. Sapendo che aveva involontariamente colpito un ostacolo con una delle zampe posteriori, non avrei mai voluto che continuasse a gareggiare da ferito, così gliela sollevai lentamente, e la sua reazione mi spaventò tanto che mollai subito la presa. Difatti, ebbi a malapena il tempo di toccargli la zampa, che subito Eros iniziò a emettere lunghi nitriti di dolore. Non sapendo cosa fare, chiamai subito mia zia, che, accertatasi anche lei della condizione di sofferenza in cui il mio stallone si trovava, andò subito ad avvisare il veterinario della competizione. Subito dopo, Eros venne esaminato attentamente, e per fortuna, scoprii che il dolore che provava, era causato dall’eccessiva pressione che avevo esercitato sulla zampa stringendola. In quel momento, mi sentivo molto sollevata. D’altronde, se il mio cavallo si fosse in qualunque modo ferito durante la competizione, questo avrebbe comportato una sconfitta, e vista la situazione nella quale mi trovo, venire squalificata, sarebbe stato orribile. Circa una mezz’ora dopo la visita del veterinario, arrivò di nuovo il mio turno di scendere in pista per la seconda delle tre prove di cui si componeva il concorso. La seconda prova, consisteva in una gara di cross country, leggermente diversa dal salto ostacoli, poiché gli stessi, sono stavolta costituiti da elementi naturali, come tronchi, rami, o anche piccole fosse appositamente scavate nel terreno. A essere sincera, visto i miei trascorsi durante gli allenamenti, non ho alcuna dimestichezza con questa prova, per cui c’è da ammettere che sono un pò nervosa, ma, volendo essere ottimista, credo che non avrò problemi di sorta. Come di consueto, arrivai sul terreno di gara, pronta per una seconda performance, che spero vivamente sia migliore della prima, visto lo sciocco e potenzialmente evitabile, errore commesso nella prima manche di gara. Con mia grande sorpresa ed incredulità, io ed Eros ce la siamo cavata benissimo, disputando un round pulito e stavolta privo di penalità. Più tardi, ci fu di nuovo un momento di pausa per cavalli e fantini, del quale approfittai per ricevere un iniezione di coraggio da parte di mio zio, del signor Brian, e di tutti i miei sostenitori. Poco dopo, arrivò il momento dell’ultima e decisiva prova facente parte della gara, che, a causa di un improvviso e completamente inaspettato cambio di programma, non fu la consueta prova di corsa, ma bensì di dressage, detta anche gara d’addestramento, nella quale i cavalli e i fantini, danno prova del loro legame, in quanto quest’ultimo impartisce al cavallo comandi semplici, che vanno dal controllo del passo, ai salti, alla brusca interruzione di una galoppata. Appartenendo alla categoria riservata ai principianti, ho potuto mostrare ai giudici di gara, solo la capacità di controllo del passo e interruzione del galoppo. Per tutta la durata della prova, ossia circa cinque minuti, ho fatto eseguire, alternativamente, ad Eros questi due esercizi, ottenendo, alla fine della stessa, il punteggio massimo ossia dieci su dieci. Ero davvero felicissima di quella prestazione, così, una volta lasciata la pista, condussi Eros nel suo box, e lì mi dedicai ad una delle sue attività preferite, la strigliatura. I cavalli sono animali sensibili, e come è risaputo, essere strigliati o accarezzati, li aiuta a calmarsi. Questa tecnica, a mio dire, sembra davvero aver funzionato, poiché Eros sembra essersi tranquillizzato. D’altronde, ho notato che per quanto riguarda la gara alla quale abbiamo partecipato, la stessa ha stressato non poco sia me che lui, perciò, una sosta nei box, è quello che serviva ad entrambi. Difatti, dopo esserci presi questa piccola pausa all’interno dei box, ci sentiamo davvero meglio, come se ci fossimo entrambi appena tolti un enorme peso di dosso. Inoltre, sono venuta a sapere dagli altri fantini partecipanti, che fra ci verranno annunciati i risulti del concorso, e ad essere sincera, non vedo l’ora di scoprire che piazzamento ho ottenuto. A dirla tutta, spero di vincere, ma l’importante rimane l’aver partecipato. Ad ogni modo, i risultati ci verranno comunicati a breve, e proprio come quando sono arrivata, il nervosismo sta prendendo il sopravvento su di me. I minuti scorrono, e la tensione fra noi fantini sale. Fortuna vuole che io non sia l’unica ad essere nervosa, infatti, fra una preoccupazione e l’altra, ho fatto amicizia con uno degli altri fantini, un ragazzo di nome Aidan. Lui è forse una delle poche persone, oltre ovviamente ai componenti della mia famiglia, ad essersi mostrato gentile con me in ogni occasione. Infatti, nei momenti di pausa, o comunque ogni volta che poteva, non esitava a confortarmi, tirarmi su di morale o consigliarmi. Per la cronaca, Aidan è un fantino molto più esperto di me, benché appartenga alla mia stessa categoria e questa sia la sua prima gara. Comunque sia, ho speso la maggior parte del tempo a mia disposizione per riposarmi, a chiacchierare del più e del meno con lui, fino a che non siamo stati tempestivamente avvertiti della consegna dei premi ai vincitori di questo concorso. Veloci come fulmini, siamo tornati in pista pronti a ricevere i nostri premi, e con mia grande sorpresa, io ho ricevuto il primo, consistente in una coccarda di color azzurro e oro. Aidan si è classificato secondo, ragion per cui non ha vinto, ma la cosa non sembra toccarlo minimamente, né pare in alcun modo essere geloso della mia vittoria, poiché, al contrario, è venuto a congratularsi con me, proprio come il resto della mia famiglia. In tutta sincerità, credo che le persone più orgogliose di me e di questo traguardo da me raggiunto, siano proprio i miei genitori, il resto della mia famiglia, il mio allenatore, e infine proprio lo stesso Aidan. Ad ogni modo, ora che siamo giunti alla fine del concorso, le nostre strade si dividono, ma non posso negare, che un giorno, magari non troppo lontano, spero vivamente di poterlo rincontrare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 



Capitolo XI

Buone notizie

Circa tre giorni fa, ho avuto l’occasione di partecipare ad un prestigioso concorso ippico nella città australiana di Sydney, riuscendo a classificarmi al primo posto e vincere. Stamattina invece, sono di nuovo a casa dei miei zii. La giornata di oggi, sembra essere pressoché identica a tutte le altre, o almeno questo è quello che pensavo fin quando non ho messo il naso fuori di casa. Circa una volta alla settimana, sempre ad un membro diverso della famiglia, tocca controllare la cassetta della posta. Oggi, tale compito è toccato a me, è devo dire che non ero poi così entusiasta all’idea di farlo. Tuttavia, anche se leggermente controvoglia, l’ho fatto, e all’interno della stessa, ho trovato una busta accuratamente sigillata, della quale ignoravo totalmente il contenuto. Ad ogni modo, portai la busta dentro casa, e la consegnai a mia zia, in modo che l’aprisse. Per compiere quest’operazione, le ci volle all’incirca un minuto, e quel che lei stessa trovò all’interno della busta appena aperta, la lasciò di stucco. Difatti, la busta conteneva un assegno del valore di circa un migliaio di dollari, e una lettera. In primo luogo, io e mia zia cercammo di capire il motivo della presenza di quell’assegno nella cassetta delle lettere, che, pensandoci, scoprii essere parte del premio riguardante il concorso al quale avevo partecipato qualche giorno prima. Uno dei due misteri era risolto, ma rimaneva ancora un enigma, che necessitava di una soluzione. Lo stesso, era rappresentato dalla lettera presente all’interno della busta. Curiosa circa cosa la lettera stessa riguardasse, chiesi a mia zia di aprirla, e lei lo fece con molta cautela. Mentre la guardava, scoprì, con sua grande sorpresa, che era indirizzata a me, così, senza pensarci due volte, me la porse. Io presi la lettera fra le dita, ma non iniziai subito a leggerla, bensì, ringraziai mia zia di averla aperta, e mi avviai verso la sua camera. Una volta arrivata all’interno della stanza, mi sedetti sul letto, e lì iniziai lentamente a leggere il contenuto di quel manoscritto. Inizialmente, non feci affatto caso al mittente della lettera, e quando guardai meglio per capire chi fosse, notai che non c’era scritto. Ora come ora, quindi, la lettera stessa, risultava essere anonima, il che suonava, a mio dire, piuttosto strano. A questo punto, compresi di potermi basare solo sul contenuto, da cui farmi almeno una vaga idea, del misterioso mittente. Leggendola, notai che era piena di elogi rivolti a me, e riguardanti la mia bravura come fantina. L’intera faccenda mi strappò un sorriso, ma non era ancora finita. La lettera, continuava, e nella stessa, più avanti, si parlava di me e della mia dolcezza come persona. Continuando a leggere, e arrivando al fondo, scoprii che anche se il mittente della lettera non era stato specificato sopra alla busta che la conteneva, la lettera era firmata. Tuttavia, il nome che lessi mi lasciò attonita. Con mia grande stupore, notai che quella lettera mi era stata inviata da Aidan, il ragazzo con il quale ricordo di aver fatto amicizia il giorno del concorso. Da allora, sono passati appena tre giorni, ma il fatto di aver ricevuto questa sua lettera mi rende felice. Tuttavia, il contenuto della stessa, non mi è ancora completamente chiaro. Ad essere sincera, apprezzo gli elogi in essa contenuti, ma dopo averla letta più volte, sono convinta del fatto che quelle parole possano avere un altro significato. Sin dal giorno in cui l’ho conosciuto, Aidan si è sempre mostrato molto gentile, di buon cuore, e disponibile nei miei confronti. Ad ogni modo, tutta quella gentilezza, ha cominciato a farmi destare non pochi sospetti nei suoi riguardi. Chiaramente, non ho nulla contro di lui, ma voglio davvero far luce su questo mistero. In fin dei conti, non ho mai ricevuto una lettera dal contenuto così enigmatico, e tuttavia esplicito. Nel tentativo di chiarirmi le idee, l’ho fatta leggere anche a mia zia, poiché di lei mi fido cecamente, e in più è una persona sempre pronta a dispensare consigli in caso di necessità. Le ci sono voluti pochi minuti per leggere quella lettera, e proprio come me, dopo averla letta, si è mostrata alquanto confusa. Poi però, ha riflettuto per un attimo, e ha detto qualcosa che ho faticato a credere. Mia zia pensa che Aidan sia innamorato di me, e che quella lettera, dunque, ne sia una chiara e limpida testimonianza. Le parole di mia zia, mi hanno davvero lasciato attonita. In fin dei conti, conosco Aidan da pochissimo tempo,e ad essere sincera, inizialmente non avrei neanche lontanamente pensato che la gentilezza da lui mostrata nei miei riguardi, potesse essere il suo modo di dimostrarmi i suoi sentimenti. Ora che ne ho parlato con mia zia, però, mi sento più tranquilla. Le sue, non sono altro che semplici supposizioni, ma ora come ora, non riesco a smettere di pensare a cosa accadrebbe in cui lei avesse ragione riguardo l’intera faccenda. Per mia sfortuna, non ho modo di accertarmi dei sentimenti di Aidan verso di me, pertanto, l’unica cosa da fare ora, a mio parere, è aspettare, e vedere in che modo le cose cambieranno. Volendo essere ottimista, posso dire che non mi importa che tipo di piega prenderanno gli eventi, poiché quello che davvero mi interessa, è mantenere un solido rapporto con lo stesso Aidan. Attualmente, sono completamente ignara di quanto lungo sarà il lasso di tempo che mi separa dal sapere ciò che Aidan prova per me, ma come ripeto, a mio dire non ha alcuna importanza, benché io voglia davvero tentare di togliermi questo dubbio dalla mente una volta per tutte.
 
 
 
Capitolo XII

Niente più dubbi

Sin da quando si viene alla luce, si è letteralmente schiavi del tempo che scorre, e che lentamente scivola via dalle dita di una persona, proprio come i finissimi granelli di sabbia all’interno di una clessidra. Le vite delle persone sono scandite, se non condizionate, dal placido andare del tempo stesso, sul quale non si ha controllo, e che possiede una particolarità a dir poco unica. Una volta andato, non c’è assolutamente maniera alcuna di riaverlo indietro. Durante il passare dello stesso, si può essere felici di come lo si sta impiegando, o tristi perché lo si è sprecato, assieme a tante, anzi tantissime, occasioni. Come di consueto, un altro mese è lentamente trascorso. In questo lasso di tempo, posso essere felice e fiera di affermare che tantissimi eventi positivi, fra cui l’aver vinto un concorso ippico, aver conseguentemente e parzialmente risollevato la situazione economica dei miei zii, e aver ricevuto una lettera da parte di un mio caro amico, l’hanno caratterizzato. Tutti questi eventi, hanno portato una ventata di gioia nella mia vita, e sembra che anche la giornata odierna, non sia assolutamente da meno. Difatti, seppur a distanza di un mese dall’ultima volta, ho ricevuto una nuova lettera, sempre da parte del mio amico Aidan. Quando l’ho aperta, ero davvero curiosa di scoprirne il contenuto, e dopo averla letta, non ho potuto davvero fare a meno di sorridere. In questa seconda lettera, infatti, Aidan si scusava di essere stato così vago e poco chiaro nella scrittura della prima, da me ricevuta un mese fa, e stavolta affermava, con parole a dir poco meravigliose, di provare per me, un sentimento che va ben oltre la semplice amicizia. Ha avuto inoltre, cura di chiarire che nonostante mi conosca da poco, deve ammettere che non è stato capace di negare a lungo ciò che prova. Sinceramente parlando, e per cui evitando inutili sotterfugi, anch’io devo ammettere di ricambiare completamente i suoi sentimenti. Quel che attualmente mi resta da fare, è dirglielo, ma ciò che mi frena dal farlo, è il fatto di essere, oltre che una ragazza attiva e solare, anche una molto timida, perciò, anche se è stato lui a fare il primo passo, non so se riuscirò mai a dire ad Aidan la verità. Ad ogni modo, penso che sia meglio dare tempo al tempo, e aspettare quindi l’occasione propizia per farlo. Mettendo per un attimo da parte le mie questioni di cuore, non c’è assolutamente da dimenticarsi, di un altro evento che ha reso felice la mia giornata. Infatti, dopo quasi un anno di attesa, oggi, io, Austin, Cassidy, e i miei zii, siamo felici di annunciare la nascita del puledro che Perla, la giumenta appartenuta a mio fratello, aspettava. Ognuno di noi, è felicissimo riguardo alla cosa, poiché Perla, ha finalmente dato alla luce un bellissimo puledro pezzato, che a detta del veterinario,il quale è tornato a farci visita per aiutare la giumenta a partorire, è maschio, ed è  il ritratto della salute. Siamo sollevati dal sapere che il puledro di Perla non abbia problemi, poiché durante la gestazione, è stata proprio lei ad averne. All’inizio della stessa, tutto è filato liscio, fino ad arrivare agli ultimi mesi, in cui Perla si è spesso mostrata dolorante, sofferente, e nervosa. Eravamo tutti presenti al momento del parto, ma io e Austin eravamo forse i più emozionati. In fondo, non avevamo mai assistito alla nascita di un puledro prima d’ora, e vedere il miracolo della vita, prendere forma davanti ai nostri occhi, è stato davvero qualcosa di meraviglioso. Dopo averci pensato a lungo, abbiamo deciso, una volta scoperto il sesso del puledro, di chiamarlo Tuono, poiché una delle pezzature presenti sul suo dorso, ha la vaga forma di un fulmine. Vederlo nascere, alzarsi in piedi ed avvicinarsi alla madre, che subito gli si è amorevolmente strofinata contro, mi ha davvero commosso e toccato il cuore. Tuttavia, non sono riuscita a dedicare molto tempo al nuovo puledro, perché in testa, avevo un solo pensiero fisso, ossia Aidan. Ultimamente, non faccio altro che pensare a lui e alla lettera che mi ha scritto, e inoltre, desidero davvero che sappia come stanno le cose, e che quindi, in un modo o nell’altro, si renda conto che anch’io lo amo. Così, senza pensarci due volte, ho deciso di scrivergli una lettera di mio pugno, con la ferma intenzione di spedirgliela al più presto possibile, in modo che la legga e si renda conto dei miei sentimenti. A dire la verità, non avrei mai creduto di potermi innamorare di lui, eppure, senza neanche avere il tempo di accorgermene, è letteralmente scoppiata una scintilla, e mi sono innamorata. C’è inoltre da ammettere, che sulle prime, per evitare di essere eventualmente presa in giro, cosa che alla fine, non è fortunatamente accaduta, cercavo di nascondere i miei sentimenti per Aidan ogni volta che si parlava di lui. I miei sforzi sono risultati vani, poiché è ormai cosa risaputa, che quando la mente e il cuore sono in disaccordo, è sempre quest’ultimo ad avere la meglio. In conclusione, visto e considerato l’attuale stato delle cose, posso affermare, con il sorriso sulle labbra, di non avere più dubbi riguardo alle mie questioni di cuore.
 
 
 
 
 
 
 
 


 
Capitolo XIII

Confessioni


Dopo una settimana di indecisioni e ripensamenti, ho deciso di scrivere una lettera ad Aidan per metterlo al corrente dei miei sentimenti. Sono davvero nervosa all’idea di farlo, poiché anche sapendo che lui ricambia il mio amore, l’emotività prende comunque il sopravvento su di me. Ormai è per me diventata un’abitudine, venire puntualmente sopraffatta e bloccata dalle mie stesse emozioni, quando si tratta di compiere azioni, o scelte importanti. Ad ogni modo, sono riuscita a domare questa sensazione di temporanea insicurezza, e ho finalmente scritto una lettera ad Aidan. Ho fatto davvero molta fatica, poiché, visto il nervosismo che precedentemente mi pervadeva, non riuscivo a pensare, né a  farmi venire in mente alcuna idea su cosa scrivere e come. Tuttavia, dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto, sono riuscita a esternare i miei veri sentimenti per Aidan attraverso quella lettera. Ora come ora, l’unica cosa che mi resta da fare, è spedirgliela, ma in questo frangente, posso stare tranquilla, poiché infatti, sarà mia zia ad imbucare la lettera per conto mio. I miei zii, vivono in un ranch, loro unica fonte di reddito, e perciò sono davvero “arretrati”. Con ciò, intendo semplicemente dire, che non hanno accesso ad alcun tipo di tecnologia avanzata, salvo possedere un telefono fisso e un televisore. Ad ogni modo, non possedendo il numero di telefono di Aidan, l’unico modo che ho per comunicare con lui, è per l’appunto, scrivere lettere. Certamente, un colpo di telefono sarebbe la via più veloce per avere sue notizie, ma visto l’attuale stato di cose, sono costretta a prendere un’altra strada. A dirla tutta, non vedo affatto la cosa come una costrizione, bensì come una maniera di rilassarmi. Difatti, essendo timida, devo ammettere che ci sono occasioni in cui non riesco, in maniera alcuna, ad esprimere le mie idee, le mie emozioni o i miei sentimenti, e lo scrivere, come attività, mi aiuta sia a farlo, che a lasciarmi alle spalle ogni insicurezza. Ad ogni modo, per quanto riguarda la lettera che ho scritto ad Aidan, la vedo come una confessione, piuttosto che come un peso di cui mi sono liberata. Tutto ciò, per un motivo abbastanza comprensibile. Inizialmente, avrei voluto tenere per me, i miei sentimenti nei confronti di Aidan, ma la persona che mi ha spronato a scrivere quella lettera, è stata mia zia, che, per tutta la durata dell’ormai scorsa settimana, mi vedeva spesso nervosa, distratta, o alcune volte, sovrappensiero. Per essere chiari, l’unica persona che interpretava, la rivelazione dei miei sentimenti, come un peso da levarmi di dosso, era proprio mia zia, che, senza ovviamente saperlo, commetteva un grave errore. Tuttavia, non posso darle tutti i torti, poiché ora che ho finalmente trovato il modo, il tempo, e soprattutto il coraggio di esternare i miei sentimenti, devo solennemente ammettere di sentirmi molto meglio rispetto a prima, ossia quando la pressione psicologica, derivata dal nervosismo e dall’indecisione, mi sovrastava. Prima della stesura di quell’importante manoscritto, mi sentivo come un uccello costretto all’interno di una gabbia, ma ora, al contrario, mi sento davvero libera di spiegare le ali e volare, con la mente e il cuore, ora come mai prima, privi di pesi e preoccupazioni, e gonfi di gioia. Sono davvero felicissima di essere finalmente, dopo tutte quelle esitazioni, a scrivere quella lettera, e ora che gliel’ho spedita, non mi resta che attendere che Aidan la riceva. Non vedo letteralmente l’ora di ricevere una sua risposta, poiché essendo questo il nostro unico modo di comunicare, visto come stanno le cose attualmente, mi tocca, seppur controvoglia aspettare. Volendo essere, come di consueto, ottimista, affermo di essere completamente consapevole dell’attesa che mi divide dal ricevere una risposta, ma posso essere anche sincera nel dire che non m’importa minimamente sapere quanto quest’attesa sarà lunga, poiché so che ne varrà sicuramente il risultato.
 
 



Capitolo XIV

Sorprese inaspettate

Ogni singolo giorno, il sole si leva alto nel cielo, per prendere il posto della pigra luna e delle sue compagne stelle, in maniera tale da dare inizio a una nuova e radiosa giornata. Questa specie di gioco astrale, come mi piace chiamarlo, si ripete ciclicamente e incessantemente, ormai da tempo immemore, ma noi uomini, concentrati unicamente sul nostro benessere fisico e mentale, siamo fin troppo distratti per accorgerci, e renderci quindi conto, delle meraviglie che ci circondano, dandole, il più delle volte, per scontate. Personalmente parlando, sono orgogliosa di poter affermare di non essere quel tipo di persona. Difatti, contrariamente a molti, io riconosco e apprezzo  ogni dono che, a suo modo la natura offre, cominciando dal più semplice, come ad esempio l’inizio di un nuovo giorno, e finendo a uno più complesso, come la vita umana o animale. E così, una nuova giornata prende il via. Solitamente, vedo i nuovi inizi come qualcosa di meraviglioso e sorprendente, proprio come mi aspetto che sarà questa giornata. Non sono una ragazza di grandi pretese, ma c’è da dire che, ogni tanto, qualche piccola sorpresa, che spezzi un equilibrio o una routine giornaliera, in maniera positiva non guasta mai. A quanto sembra, il mio desiderio di vivere una giornata meravigliosa, verrà esaudito. Infatti, circa mezz’ora fa, mia zia ha ricevuto una telefonata da parte dei miei genitori, che stanno per venire a trovare me e mio fratello Austin a casa degli zii. Non vediamo i nostri genitori dall’inizio dell’estate, ossia da quando la situazione economica degli zii è peggiorata, ed io ho promesso di aiutarli. I nostri genitori sono al corrente della cosa, difatti trovano il mio gesto lodevole, e acconsentono a far restare sia me che Austin a casa con loro finché le acque non si saranno calmate una volta per tutte. Ad ogni modo, siamo entrambi felicissimi riguardo alla notizia appena ricevuta, e attendiamo con ansia quel momento. Nel tentativo di ingannare il tempo, mi sono diretta alla stalla, per controllare come se la passa il mio cavallo Eros. Non sentendomi in vena di cavalcarlo, mi sono limitata ad entrare nel suo box unicamente per accarezzarlo e dargli una rilassante strigliata. Fatto ciò, ne sono uscita, in modo da dirigermi verso quello di Tuono, puledro di Perla, giumenta appartenuta a mio fratello. Mi avvicinai cauta, fino ad arrivare a toccarlo, dopodiché iniziai ad accarezzarlo, e passargli lentamente le dita sul manto. Tuono, che mi lasciò pazientemente fare, senza mostrare segni di ribellione, sembrò davvero apprezzare il modo in cui io lo accarezzavo, tanto che, ad un certo punto, decise di allontanarsi da me, per raggiungere la madre, con la quale condivideva il box, e sdraiarsi accanto a lei sopra a un cumulo di soffice paglia, posizionato in fondo al box stesso, e unicamente riservato ai momenti di riposo dei due. Assistetti a quell’adorabile scena, senza fiatare, e rimasi all’interno del box, finché non notai che il piccolo Tuono si era placidamente addormentato. Capii quindi, e solo in quel preciso momento, che era arrivata per me, l’ora di togliere il disturbo, così me ne andai, con ancora fissa in testa l’immagine di quel quadretto familiare. Ebbi appena il tempo di uscire dalla stalla, che subito vidi mia zia proprio davanti a me. Incuriosita, le chiesi se c’era qualcosa che non andava, e lei mi rassicurò, rispondendo semplicemente, che erano finalmente arrivati i miei genitori. Appresa la notizia, mi affrettai, felice, a raggiungerli con l’intento di salutarli. Appena mi videro, entrambi mi abbracciarono stringendomi forte, evidentemente felice di rivedermi, e dopo un pò, a me si aggiunse anche Austin, che li salutò abbracciandoli. Dopo averci salutato, entrambi ci chiesero come fosse vivere con gli zii. Io e Austin rispondemmo che tutto filava liscio, che non c’erano problemi, e che la cosa ci divertiva. I nostri genitori, quindi, ci sorrisero. Poco dopo, mia madre mi guardò, e mi chiesi se potessi mostrarle come andavo a cavallo, poiché anche avendo assistito al concorso al quale avevo partecipato tempo prima, e avermi vista gareggiare e vincere, da allora era passato un bel pezzo. Non sapendo proprio cosa risponderle, sorrisi e annuii, e dopodiché mi diressi nella stalla, per far uscire il mio cavallo Eros dal suo box, sellarlo, e iniziare a cavalcare. In quel momento, non avevo poi tutta quella voglia di galoppare, ma non volendo deludere mia madre, condussi Eros all’interno del recinto e gli feci fare qualche passo, tenendo le redini ben strette. Mentre cavalcavo, mia madre mi guardava, felice di sapere che sua figlia aveva inseguito e realizzato il suo sogno di imparare a cavalcare. Dopo pochi minuti, decisi di smontare di sella, ed avvicinarmi ad Austin, che era ancora accanto a nostra madre. Dopo averlo raggiunto, mi scambiai con lui un’occhiata di intesa. Poco dopo, tornai nel recinto, afferrai le briglie di Eros,e lo condussi di nuovo all’interno del suo box, dov’era giusto che stesse. Subito dopo, chiesi a mia madre cosa ne pensasse del modo in cui cavalcavo, e lei rispose che,anche se l’avevo fatto per pochi minuti, le era davvero piaciuto. Dopo avermi risposto, notai che abbassò la testa, e che era intenta a guardarsi nella tasca della giacca che portava. Continuò a farlo per una manciata di secondi, dopodiché ne estrasse qualcosa. Tentai, seppure invano, di capire di che oggetto si trattasse, e vista la mia curiosità, mia madre mi spiegò che era un regalo per me. A quelle parole, sorrisi e le chiesi che tipo di regalo fosse, ma lei non rispose limitandosi a mostrarmelo. Mia madre, era stata così gentile e premurosa da regalarmi un ciondolo con la lettera iniziale del mio nome. Felice com’ero per il regalo, la ringraziai dello stesso, ed affermai che era, da parte sua, una bellissima sorpresa. Lei fu felice di vedermi sorridere, e aggiunse, in seguito, che il ciondolo non simboleggiava solo e soltanto l’iniziale del mio nome, ma bensì anche chi fossi come persona. Mi consigliò anche di averlo sempre con me, e di metterlo al collo nei momenti luminosi e bui della vita,in modo  che anche nelle difficoltà, avrei potuto guardarlo, e ricordarne il profondo significato, e trarre dallo stesso, la forza necessaria per andare avanti. Durante la vita, si è spesso testimoni di una moltitudine di eventi, capaci di farci ridere, rendendoci felici, o piangere e renderci tristi, ma è proprio facendo affidamento sui propri cari, che nella cattiva sorte, si rialza la testa, e si continua a camminare, orgogliosi di se stessi, e di chi si è per le persone a sé vicine. Alcuni sostengono che a volte, basti una parola, uno sguardo, un gesto o un sorriso per cambiarti l’umore o la giornata, ed io penso che quelle persone abbiano ragione, poiché questa sorpresa, questo regalo ricevuto da mia madre, unito all’affetto che ci lega, migliora il mio umore in ogni circostanza, e mi rende soprattutto orgogliosa di esserle figlia.
 



Capitolo XV

Al cuor non si comanda

Proprio come in un film, fotogramma dopo fotogramma, e scena dopo scena, le persone costruiscono la propria vita. Ognuno di noi inganna il tempo facendo piani su come investire e passare la stessa, ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta. Avere dei piani per il futuro, non è certo cosa sbagliata, anche se in tutto questo, c’è una singola pecca. Capita spesso, infatti, di chiedersi cosa accade se le cose non vanno come si pianifica. La risposta è semplice. Le nostre aspettative finiscono deluse, la nostra autostima subisce un rovinoso calo, e i nostri sogni si infrangono. A quel punto, si hanno due possibilità. Si può fare un ulteriore sforzo, risultante in un tentativo di rivalsa contro le avversità che si incontrano, o lasciarsi andare, dandosi per vinti, e sviluppando conseguentemente un senso di arrendevolezza. Personalmente, come molti sanno, mi ritengo una ragazza solare e sempre sorridente, ma in fondo, anche molto timida. Non nego inoltre, che qualora mi trovi davanti ad un problema, di qualunque natura o sorta, di adoperarmi attivamente per tentare di risolverlo, facendolo scomparire per sempre. Nella maggioranza dei casi, ammetto di uscire vittoriosa dalle battaglie che combatto, tuttavia, esiste anche l’eventualità che io mi renda conto di non poter intervenire in maniera alcuna, perciò lascio correre, aspettando che la difficoltà in questione, svanisca da sé. Purtroppo, questa risulta essere la strada peggiore da prendere in casi del genere, poiché è ormai largamente risaputo, che scappare dalla realtà, e dai problemi che essa nasconde, li rende solo più grandi e ardui da risolvere. In altre occasioni, le persone cercano invano di evitare i problemi, escogitando stratagemmi ogni volta diversi per riuscire nell’impresa, seppur fallendo miseramente. Altre volte ancora, si può dire che fra noi, la nostra vita, e le nostre scelte, si frapponga anche il fato. Ebbene sì, in alcuni casi entra in gioco anche il destino, che, quasi a volerci mettere i bastoni fra le ruote, sembra essere capace di decidere cosa ci accadrà e quando, stabilendo quindi, le conseguenze dei vari avvenimenti. Andando avanti con la propria vita, si cresce, si impara, e si acquisisce esperienza, difatti, una delle prime cose che si imparano, è come affrontare le sfide che il mondo ci propone. Sui vari avvenimenti che compongono la vita, poi, si sa di non avere assolutamente alcun controllo, così come sulle emozioni e sui sentimenti. Gli stessi, giocano un ruolo chiave durante la vita, perché è proprio in base a come ci sentiamo, che reagiamo a determinati stimoli o situazioni. Si dice, inoltre, che imparare a dominare le proprie emozioni, sia d’obbligo, ma coloro che sostengono tale idea, forse non sanno che i sentimenti stessi hanno la loro importanza, e che senza, ci comporteremmo tutti come dei freddi e meccanici automi. Tentare di controllare i propri sentimenti, inoltre, è difficile, ma non impossibile, anche se sono davvero poche le persone che ne hanno completa padronanza. Io, ad esempio, posso affermare di non essere certamente fra quelle, poiché basta letteralmente un nonnulla per cambiare il mio umore e il mio modo di agire. A dir la verità, le cause che influenzano i miei stati d’animo, sono pressoché innumerevoli, e fra queste, si annovera anche la presenza intorno a me, delle persone a cui io voglio bene, fra cui la mia famiglia e i miei amici. Stare assieme a loro, mi rende felice, e mi fa dimenticare i problemi, non nascondendo che alcune volte, i miei rapporti con loro non sono poi così idilliaci. Se invece, c’è davvero a questo mondo una persona a cui voglio bene, e con cui vado d’accordo sin da quando l’ho incontrata, quella persona è Aidan. Io e lui ci conosciamo ormai da mesi, ed essendo lui una persona gentile, sensibile, divertente e di buon cuore, non ci è voluto molto perché diventassimo ottimi amici. Con il passare del tempo, il nostro rapporto ha continuato progressivamente a migliorare, fino ad arrivare ad un livello ben più alto della normale amicizia. Fra noi due c’è stato il classico colpo di fulmine. La nostra storia è nata per caso, ed è stata la nostra passione per gli animali ad unirci. È bastato un semplice sguardo, perché lui si innamorasse di me, e poco tempo è bastato a me per realizzare l’ardore dei miei sentimenti nei suoi confronti. Entrambi abbiamo a lungo cercato di negare la forza dei nostri sentimenti l’uno per l’altra, ma abbiamo fallito, poiché è ormai cosa risaputa che l’amore è più forte di ogni cosa, e che al cuore non si impongono divieti e catene di sorta. Ognuno di noi uomini, viene al mondo libero, sapendo di poter agire, parlare e pensare come vuole. Fortunatamente, questo tipo di libertà esiste anche per ciò che concerne i sentimenti. Gli stessi vengono percepiti dall’uomo in maniera naturale, e come si sa, non possono essere repressi senza che ci si trovi, conseguentemente, in uno stato di malessere. Io sono felice di potermi esprimere senza alcun tipo di limitazione, poiché anche se venissero innalzate tali barriere, posso orgogliosamente asserire che sarei pronta a scavalcarle con ogni mezzo a mia disposizione, poiché i sentimenti che io e Aidan proviamo l’uno per l’altra, sono sinceri, puri e genuini, ma soprattutto forti. Lui vive in tutt’altra città rispetto a me, originaria di Sydney, ma questa distanza non ci tocca, poiché la stessa è solo e soltanto materiale.
 
 
 
Capitolo XVI


A volte ritornano


All’incirca da qualche mese a questa parte, ho avuto l’occasione di partecipare ad un concorso ippico tenutosi vicino a Sydney, mia città natale. Da allora è passato un bel pò di tempo, eppure conservo ancora la coccarda che mi è stata consegnata dopo la mia vittoria. Pensandoci, è davvero un peccato che dopo quello, in una città come Sydney, e neanche nei dintorni, si siano più tenuti concorsi di questo genere. Generalmente, non partecipo mai esclusivamente per i premi in denaro che ci sono in palio, ma lo faccio semplicemente per divertirmi. Il concorso al quale ho partecipato, è stato finora l’unico, e spero davvero di poter ripetere un’ esperienza di questo genere, poiché è stata davvero divertente e suggestiva. Come se la mia delusione circa i concorsi ippici che a Sydney non vengono più organizzati, non bastasse, i miei zii hanno ricevuto un’ennesima telefonata da parte della banca, che minaccia di sequestrare loro il ranch, a meno non si mettano in pari con gli ormai arretrati pagamenti. Quando i miei zii hanno me, mio fratello Austin e mia cugina Cassidy, al corrente della cosa, nessuno di noi tre riusciva a crederci. Eravamo scioccati, allibiti e davvero senza parole. Ognuno di noi, inclusi i nostri zii, pensava che con la mia vittoria al concorso di Sydney, le acque si fossero calmate, ma a quanto sembra, attualmente non è così. Personalmente sono furiosa. Il banchiere da parte del quale nostra zia ha ricevuto quella famosa telefonata, non conosce neanche lontanamente la nostra attuale situazione. Tuttavia, anche essendone completamente all’oscuro, continua imperterrito a telefonare, e a pretendere che i debiti dei miei zii vengano estinti al più presto. I mie stessi zii, vorrebbero davvero togliersi, una volta per tutte, questo peso dalle spalle, ma con questi chiari di luna, tutto ciò è per loro, qualcosa di impossibile.  Loro, si trovano ora in una posizione di vero e proprio stallo. Non sanno proprio cosa fare, ed hanno, come si dice in questi casi, le mani legate. Nessuno di noi credeva che questo tipo di problema, avrebbe finito per ripresentarsi, eppure, ecco che lo stesso è ritornato sulla scena. Al momento, ci stiamo tutti dando da fare, e spremendoci le meningi nel tentativo di trovare una soluzione, anche se finora, tutte le nostre ricerche, hanno dato risultati infruttuosi. Per quanto strano possa sembrare, io e mio fratello Austin risultiamo essere i più provati dall’intera situazione. Perfino sorridere, e rimanere positivi, ci viene difficile attualmente, poiché continua a tornarci in mente il pensiero riguardo cosa accadrebbe se i nostri zii, disgraziatamente perdessero il loro amato ranch. Nel caso in cui questa divenisse una triste realtà, i lati negativi sono due. In primo luogo, io ed Austin non sapremmo proprio come passare l’estate, poiché fare visita agli zii ogni anno, è ormai diventata una consuetudine, e inoltre, i miei zii perderebbero la loro unica fonte di reddito. Austin ed io siamo loro nipoti, e gli vogliamo bene, perciò sappiamo di non poter assolutamente permettere all’attuale situazione di evolvere in tal modo. Sfortunatamente, quando si arriva al punto in cui si pensa di sapere ogni cosa della vita, compresi tutti i pericoli, le insidie, e i problemi che nasconde e propone giornalmente, si scopre, in seguito, di essersi terribilmente sbagliati. Alla vita, si viene preparati sin dal grembo, ma nonostante questa meticolosa preparazione, non si sa mai quale tipo di problema si deve affrontare. Perciò, le persone che, fiere di se stesse, affermano di non aver mai sbagliato, e di aver risolto ognuno dei loro problemi, non sanno di star dando vita ad un enorme equivoco, oppure, anche essendone al corrente, si intestardiscono e rifiutano categoricamente di ammettere i propri errori. Questo comportamento, che porta alla negazione degli sbagli commessi, è uno dei peggiori da adottare, poiché è largamente risaputo, che se i propri errori non vengono ammessi, né si cerca di porvi rimedio, gli stessi si ripresenteranno, e in tal modo, si continueranno a incontrare ostacoli sul proprio cammino, i quali, certamente, non giocano a proprio favore. Non ci si deve mai pentire delle scelte che si compiono durante la vita, e bisogna sempre, in ogni circostanza, pentirsi dei propri errori, in maniera tale da ravvedersi, ed evitare così, di commetterli nuovamente in futuro. Durante la vita, è sempre meglio essere preparati ad ogni evenienza, poiché non c’è mai modo di sapere, cosa il futuro e il destino, abbiano entrambi in serbo per coloro che la vivono. Com’ è naturale, ognuno di noi, si aspetta un futuro gioioso, ma purtroppo non è sempre in questo modo che lo stesso si presenta. Ognuno affronta le proprie battaglie, e attraversa le proprie tempeste, perciò può sembrare che l’avvenire si prenda gioco di alcuni di noi. Cosa ancora più importante è però, che non si devono mai e poi mai giudicare le persone senza conoscerle a fondo, poiché altrimenti, si rischia di farsi un’idea completamente sbagliata delle stesse. Il medesimo discorso, è valido anche per i problemi che giornalmente si affrontano. Gli stessi, non vanno mai giudicati, come semplici o ardui da risolvere, poiché a dispetto del tempo che si impiega, una soluzione ai problemi della vita, si trova sempre. Non importa quanto tempo si impiega a trovarla, o quanto arduo il problema in questione possa sembrare, poiché anche nei momenti di maggiore sconforto, ci si deve sempre ricordare che la soluzione esiste, e aspetta solo di essere trovata. Non bisogna essere dei geni, né architettare chissà che complessi stratagemmi, per uscire da un qualunque problema, bastano solo calma, compostezza, e pazienza. Ad ogni modo, per quanto riguarda i miei, quest’ultima  sta davvero iniziando ad abbandonarmi. Sono ormai giorni che cerco incessantemente una soluzione al problema che concerne il ranch dei miei zii, ma nonostante i miei sforzi, nulla mi è venuto in mente. Non ho letteralmente alcuna idea sul da farsi, e quel che è peggio, è che mentre io sono qui a ragionare, la situazione non è delle migliori. Ciò significa, che se non mi sbrigo, per il lavoro dei miei zii sarà la fine. Visto come stanno attualmente le cose, al nostro problema non sembra corrispondere soluzione alcuna, ma credo sia solo la stanchezza a parlare. Difatti, abbiamo tutti deciso di dare tempo al tempo, e sperare che la situazione migliori. La costante ricerca di una soluzione, ha stressato non poco ognuno di noi, perciò crediamo sia meglio prenderci una pausa, a tornare a riflettere su questa faccenda fra qualche giorno. Positivamente parlando, sappiamo che questo problema non potrà esistere per sempre, e siamo convinti che prima o poi, in un modo o nell’altro, riusciremo ad uscire fuori da questa situazione.
 
 
 
 
 
Capitolo XVII

Nasce una stella


Il cielo è ancora buio, e c’è silenzio. Non si sente nulla. La calma regna sovrana nella notte, fredda e pungente come migliaia di minuscoli aghi. Ad un tratto, però, si vede qualcosa. Il cielo, inizia a lentamente a cambiare colore, passando da un cupo nero pece, ad un assai più dolce color ambra. C’è ancora silenzio nell’aria. Dopo poco tempo, ecco che il sole inizia a mostrarsi, splendente come sempre, e appena risvegliatosi dal suo letargo dietro ai monti. La magnifica aurora, i meravigliosi e misteriosi astri, e l’inizio di un nuovo giorno. È di nuovo mattina, e ogni cosa, prende lentamente il suo posto nel mondo. Così, anche ogni persona inizia la sua giornata, consapevole della felicità che si prova nel guardare fuori dalla finestra, e pensare a quanto meravigliosa sarà quella odierna. Anche oggi, come ogni giorno del resto, voglio tentare di mantenere viva la mia positività. Quel solito problema riguardante i debiti, continua ad affliggerci, ma in cuor mio, penso che questa sarà una tempesta. La cosa migliore da fare quando ci si trova davanti ad un problema, grande o piccolo che sia, è affrontarlo e non tentare di fuggirne, altrimenti si rischia l’ingigantimento dello stesso e il peggioramento dell’intera situazione. Ad ogni modo, attualmente, sembra che la fortuna non voglia abbandonarmi, e che le stelle mi sorridano. Difatti, qualche giorno fa, a distanza di qualche mese, io e i miei zii abbiamo di ricevuto notizie riguardo al caro vecchio signor Brian, amico di vecchia data di mio zio, e mio allenatore per ciò che concerne i concorsi e le competizioni. Visto tutto il trambusto, ultimamente ci eravamo davvero persi di vista, ma ora abbiamo ristabilito i contatti. Tutto ciò, rappresenta qualcosa di positivo, poiché lo stesso signor Brian, oltre ad averci fornito delucidazioni circa l’attuale prosieguo della sua vita, ci ha dato una buona ed importante notizia. Dei nuovi concorsi equestri stanno per iniziare. Il signor Brian, si è inoltre assicurato di informarmi personalmente della cosa, e quando ho appreso la lieta novella, devo confessare di essere stata veramente felicissima. L’intera faccenda, ha però un lato negativo. Le competizioni verranno nuovamente organizzate, ma forse non potrò, per mia sfortuna, parteciparvi, poiché le stesse, almeno stando a quel che mi ha detto il signor Brian, avranno luogo a Phoenix, in Arizona. Vivendo in Australia, la città di Phoenix sembra essere una meta per me irraggiungibile, e inoltre, visto come attualmente stanno le cose, non sembra esserci possibilità alcuna che gli eventi futuri depongano a mio favore, ribaltando la situazione, e permettendomi di affrontare quel viaggio, e prendere parte agli imminenti concorsi. Tuttavia, esiste anche la possibilità che io stia solo autocommiserandomi e quindi sbagliando, ma in ogni caso, la situazione che io e la mia famiglia stiamo attualmente vivendo, non lascia presagire che avverranno cambiamenti di sorta nella stessa. Volendo ancora una volta, rimanere positiva, ammetto di non voler mollare, né smettere di coltivare la mia passione per gli animali e l’equitazione, o peggio ancora, lasciare che il sorriso sul volto dei mie zii, svanisca come fumo, spegnendosi per sempre. Quando mia zia Holly mi ha affidato Eros come stallone, e successivamente insegnatomi a cavalcare, infatti, ricordo di averle fatto una promessa. Le promisi sinceramente che non l’avrei delusa, che nulla mi avrebbe fermato, e che avrei fatto qualunque cosa per mantenere la parola data. È soltanto grazie a lei se ho imparato ad andare a cavallo, e per questo la ringrazio, e aggiungo che se le competizioni equestri, possono essere un modo per rendere sia le che lo zio Dylan, fieri di me, loro nipote, allora continuerò a prendervi parte fino a che ciò mi sarà consentito. Le gare, non sono per me altro che un divertimento e un modo di fare nuove esperienze, non un mero mezzo di sfoggio delle mie abilità, o una maniera come un’altra di causare invidia. L’equitazione, è di per sé inoltre considerata uno sport, perciò se la stessa rende me, e le persone attorno a me felice, continuerò a praticarlo, portando avanti il mio sogno di diventare, un giorno in un futuro spero non troppo lontano, cavallerizza, sfondando in questo mondo. Un giorno, qualcuno guarderà il cielo, scrutando gli astri, e ne vedrà uno brillare più degli altri. Quello sarà il giorno in cui Jessica Prescott, fedele ai suoi sogni e alle sue decisioni, li realizzerà, diventando una stella.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
Capitolo XVIII

Di nuovo in pista


Da pochi giorni a questa parte, i miei zii ed io, abbiamo avuto il piacere di rincontrare un nostro vecchio amico, il signor Brian. Egli, oltre che amico di mio zio e mio allenatore per i concorsi equestri, ci conosce letteralmente da una vita, ed è perciò divenuto un nostro confidente, ragion per cui, è venuto a sapere da mio zio, come vanno le cose al ranch, e tutto ciò include anche la questione riguardante i debiti. Quando il signor Brian ha appreso la notizia, ha affermato di provare dispiacere nei nostri confronti, e si è offerto di aiutarci. Mio zio, uomo giusto, ma anche molto orgoglioso, ha educatamente rifiutato la proposta, ma vista l’insistenza del signor Brian, non ha potuto far altro che accettarla. La sua offerta d’aiuto è stata generosa, e consisteva nel lasciare che fosse proprio lui a sottopormi agli allenamenti necessari per il concorso che avrà luogo a Phoenix, e una volta finiti gli stessi, accompagnare tutti noi sul luogo della gara. C’è da ammettere che mio zio si è inizialmente mostrato abbastanza titubante riguardo l’offerta propostaci dl signor Brian, ma poi, comprendendo di non avere nulla da perdere, né tantomeno da obbiettare, si è ricreduto, mostrandosi d’accordo con l’amico. Dal canto mio, non riesco ancora a crederci. L’occasione che aspettavo è arrivata, ed io potrò finalmente andare a Phoenix. Il concorso che avrà luogo lì, si svolgerà all’incirca fra un mese, e ciò sta a significare che, ora come ora, ho tutto il tempo per rilassarmi, allenarmi, e raccogliere le idee riguardo a questa competizione. Non nascondo, che dall’ultima volta che ho preso parte ad una gara, è passato davvero un bel pò di tempo, perciò, a dir la verità, a dispetto di quello che ho sempre asserito e pensato non so se sono pronta a ripetere un’esperienza di questo genere. Ad ogni modo, può darsi che in questo preciso momento, sia l’ansia a parlare, quindi penso che farei meglio a prendermi una pausa da questo pensiero, prima di lasciare che si insinui nuovamente nella mia testa. Oltre a quello riguardante il concorso, ho inoltre molti altri pensieri per la mente, fra cui anche uno che riguarda i miei genitori. Dalla loro ultima visita qui al ranch, è passato un bel pò di tempo, e devo confessare di essere leggermente in pena per loro. Ho provato a contattarli per giorni, ma non rispondono mai alle mie telefonate. Tutto ciò, si traduce per me in un gran peccato, visto che avrei voluto metterli al corrente della proposta del signor Brian, informarli della competizione ippica la cui data si sta avvicinando, e chiedere loro il permesso per viaggiare, in compagnia degli zii e dello stesso signor Brian, fino in Arizona, stato all’interno del quale, il concorso avrà luogo. Oltre ad essere per me causa di nervosismo, non riuscire a contattare i miei genitori, è anche veicolo di preoccupazione. In fondo, queste sono solo alcune delle rare volte in cui non si fanno sentire, e questo, a confessarlo, mi turba non poco. Sembra proprio che oggi, la mia buona stella, abbia deciso di spegnersi. Ora come ora, sono seduta sul letto in camera di mia zia, con il cellulare in mano, aspettando che i miei genitori si rendano conto del fatto che io ho davvero bisogno di parlare con loro. La mia attesa, si è attualmente protratta per meno di cinque minuti, eppure ogni secondo che passa, sembra essere un eternità. In genere, quando mi preoccupo, qualunque sia la situazione, tendo a trarre conclusioni affrettate, pensando subito al peggio. Vedendomi così turbata e nervosa, mia zia ha deciso di telefonare lei stessa ai miei genitori, sperando ovviamente, di ottenere risposta. Fortunatamente, stavolta la chiamata non andò a vuoto, e finalmente riuscii a comunicare le notizie a mia madre. Lei stessa, è felice di avere mie notizie, ed è propensa a lasciarmi partire alla volta di Phoenix. Tuttavia, non sa se riuscirà a raggiungermi, ed assistere alla gara come la volta scorsa, poiché mia nonna Isabel è malata, ragion per cui mia madre deve prendersi cura di lei. La situazione, ovviamente, mi rattrista non poco. Mia nonna Isabel, è sempre stata una donna dalla salute cagionevole, e seppure ora non soffra di malanni di particolare entità, non mi piace affatto veder soffrire le persone a me care. A questo, si aggiunge la possibile assenza di mia madre, dal concorso ippico di Phoenix. Sono perfettamente consapevole del fatto, che detto da una diciottenne come me, può sembrare ridicolo o perfino infantile, ma avrei davvero voluto che mia madre avesse potuto avere l’occasione di vedermi di nuovo scendere in pista e gareggiare. Purtroppo, viste le circostanze legate alla salute di mia nonna, sembra proprio che non potrà esserci. Come ripeto, la cosa non mi è di conforto, ma d’altra parte, non posso certo obbligarla, non essendo, il raggiungermi a Phoenix, fra le sue possibilità. Intanto, il tempo passa, e la data della competizione si avvicina. Da circa tre giorni, su consiglio del signor Brian, ho ricominciato gli allenamenti in vista della gara stessa, che, ad un esame più approfondito, risulta essere una competizione, specificamente adatta a dei fantini davvero esperti. Questo concorso, inoltre, presenterà alcune importanti differenze rispetto al primo a cui ho partecipato. Prima di tutto, i fantini non verranno giudicati individualmente, secondariamente, i cavalli devono obbligatoriamente avere sul dorso una coperta da sella con sopra un numero che li contraddistingua, e infine, l’intera gara non si articolerà in tre fasi, ma in una, ossia una corsa di cinque giri intorno al terreno di gara. Ad essere sincera, fino ad ora sta tutto filando liscio come l’olio. Gli allenamenti procedono bene, e per fortuna senza imprevisti né incidenti come la volta scorsa. Tutto questo, rappresenta ovviamente un bene, ma ad ogni modo, esiste ancora un problema. Il mio nervosismo. Con il tempo per allenarmi che stringe, il problema legato al ranch in mente, e il pensiero di mia nonna ammalata, non riesco proprio a concentrarmi. Questo, mi porta, inevitabilmente, ad innervosirmi, poiché quando ho qualcosa di importante da fare, non deve esserci nient’altro a distrarmi dal mio compito. Tuttavia, con quei pensieri ad affollarmi la mente, gli allenamenti risultano ardui da affrontare. Inoltre, essendo questo concorso, di livello più alto rispetto al primo, stavolta il signor Brian ha intensificato il mio programma d’allenamento. Naturalmente, faccio del mio meglio, e mi impegno al massimo per rispettare il programma stesso, ma a dirla tutta, non so se riuscirò a mantenere il ritmo. Sembra che a parlare, attualmente, sia una parte di me che non fa altro che autocommiserarsi. Ora come ora, sono combattuta. So di non poter lasciar perdere gli allenamenti ora che li ho iniziati, e so anche di non potermi permettere di deludere i miei zii. In fondo, quando mi sono offerta di aiutarli a risolvere il loro problema, erano felici, e confidavano in me come tuttora fanno. È risaputo che non si può in alcun modo prevedere il corso degli eventi, quindi, lascerò che siano il tempo e la mia buona stella a decidere come andranno le cose.
 
 
 
Capitolo XIX

In viaggio per Phoenix


Com’era inevitabile, un altro mese è ormai passato, lasciando spazio all’inizio di quello immediatamente successivo. Quella odierna, potrebbe, di primo acchito, sembrare una normale, e completamente ordinaria, ma purtroppo non è affatto così. Difatti, oggi è un giorno davvero speciale. Oltre ad essere proprio oggi, il giorno del quarantesimo compleanno di mio zio Dylan, è anche il giorno in cui io, finalmente, parteciperò al concorso ippico di Phoenix, in Arizona, per il quale, mi sono allenata duramente. Sydney, mia città natale, e Phoenix, dove il concorso avrà luogo, distano l’una dall’altra, all’incirca duemila chilometri o poco più. Io e la mia famiglia, abbiamo in mente di raggiungere la stessa Phoenix, ricorrendo al camioncino di mio zio, al quale è possibile assicurare un rimorchio, in modo da far viaggiare anche il mio cavallo Eros. Vista l’alquanto lunga distanza che separa le due città, e il mezzo di trasporto che utilizzeremo, il viaggio durerà, ad occhio e croce, per qualche ora. Per quanto riguarda la gara, la stessa si svolgerà nelle prime ore del pomeriggio, ragion per cui, con lo scopo di ottimizzare i tempi, partiremo proprio stamattina. Mia zia Holly, crede sia un peccato dover saltare i festeggiamenti per il compleanno dello zio a causa della competizione, ma lui, dal canto suo, non appare, neanche lontanamente provato dalla cosa. Difatti, è tutta la mattina che non fa altro che ripetere a tutti noi, che splendida giornata sia oggi, e che non c’è maniera migliore di festeggiare il suo compleanno, se non vedendo la sua amata nipote divertirsi a fare quello che fa, rendendolo enormemente orgoglioso. Voglio davvero molto bene a mio zio, e sono davvero molto contento che questo sia il suo pensiero riguardo alla mia persona. Attualmente, siamo in viaggio da una decina di minuti, ma essendo mattina presto, il cielo è ancora buio, e il sole non ha ancora fatto neanche capolino fra le nuvole. Sono tranquillamente seduta nel furgone accanto a mia cugina Cassidy, e inganno il tempo guardando fuori dal finestrino. Mentre viaggiamo, il tempo scorre, la strada scivola via, e nel contempo, io osservo lo spettacolo della natura. Rilassata da ciò che vedo, non stacco gli occhi dal cielo nemmeno per un attimo, troppo intenta a fissare le bianche e immacolate nuvole, mosse dolcemente dal vento, che le culla come una madre farebbe con i propri figli. Poco dopo, poso gli occhi sul verde che mi circonda, e ho appena il tempo di scorgere ogni singola e fondamentale sfaccettatura del paesaggio. Prati verde smeraldo, e fiori variopinti sono proprio davanti ai miei occhi, e la curiosità è tale, che oso perfino abbassare il finestrino, e lasciare che l’aria incontaminata della campagna, libera dallo smog cittadino, mi riempia gentilmente i polmoni. Al contrario di me, i miei zii, mia cugina, e mio fratello, sono troppo occupati a pensare solo ed esclusivamente alla nostra destinazione, per unirsi a me, che invece assaporo ogni singolo istante di questo stesso viaggio, prendendolo come una meravigliosa esperienza, anziché come un assai più oneroso dovere. Anche riflettendoci a lungo, non riesco minimamente a capacitarmi della ragione per cui alcune persone trovino futile e priva di significato perfino la più interessante ed emozionante delle esperienze, fra cui si annovera anche questa. Pur vivendo nel centro della città, sin da bambina ho sempre amato viaggiare. Prendevo la cosa come un valido motivo per lasciarsi tutto alle spalle, partendo per un’avventura alla scoperta dell’ignoto. Anche ora che sono cresciuta, ho questa stessa concezione della cosa. Certe abitudini, sono davvero dure a morire, così come degli specifici modi di pensare. Questo è difatti, uno dei motivi per cui non mi reputo una persona volubile e debole di carattere. Comunque sia, ammirare lo spettacolo della natura così da vicino, mi ha davvero divertito e rilassato. Dopo circa un’ora e mezza, abbiamo dichiarato il nostro concluso, poiché eravamo finalmente arrivati a destinazione. Una volta scesi dal furgoncino di mio zio, ci apprestammo a raggiungere lo stadio ippico, sede della competizione. Prima di unirmi al resto della mia famiglia, ebbi sapientemente cura di lasciare scendere il mio cavallo Eros dal rimorchio, all’interno del quale, aveva viaggiato per tutto il tempo assieme a noi. Dopodichè, afferrai saldamente le briglie di Eros, e lentamente iniziai a camminare nell’intento di raggiungere la mia famiglia. Quando finalmente, tutti quanti raggiungemmo lo stadio ippico, feci la lieta conoscenza del signor Haussman, direttore regionale della federazione equestre dell’ Arizona, nonché direttore e giudice di gara. Mi chiese con calma di seguirlo, ed io annuii, lasciandomi condurre pazientemente fino al box del mio cavallo. Mentre camminavamo, con l’intento di raggiungere lo stesso box, il signor Haussman venne fermato da una donna, che appariva disorientata. Lui non sapeva come aiutarla, perciò si rivolse a me, chiedendomi se la conoscessi. Incuriosita, guardai negli occhi quella donna per qualche secondo, e poco dopo mi resi conto che quella donna non era altri che mia madre. Felice di vederla, la salutai, e lei ricambiò. Subito dopo ci abbracciammo. Onestamente, pensavo che non sarebbe riuscita a venire a vedermi gareggiare, viste le condizioni di mia nonna Isabel, ma lei mi disse che finalmente la nonna si era ripresa, e che quindi lei era riuscita a mantenere la promessa che mi aveva fatto. Dopo ciò, le spiegai brevemente la situazione, e le presentai il signor Haussman. Mia madre si mostrò felice di conoscere quell’uomo, e dopo avergli parlato, si affrettò ad uscire dai box nel tentativo di raggiungere il resto della famiglia. Poco dopo, il signor Haussman mi lasciò da sola con Eros, ed io lo condussi lentamente nel suo box. Subito dopo averlo fatto, sentii un rumore provenire da quello accanto, così mi allontanai per un attimo da quello di Eros per controllare la fonte di quello strano rumore. Così, mi avvicinai cauta al box adiacente, e rimasi letteralmente stupita da ciò che vidi. All’interno dello stesso c’erano Aidan e il suo cavallo, un aggraziato stallone dal manto bruno. Ero davvero sorpresa di vederlo, poiché non avevo avuto alcun modo di contattarlo nei mesi precedenti alla gara, ragion per cui ero completamente all’oscuro della sua effettiva partecipazione alla gara. Pochi minuti dopo, la sorpresa lasciò spazio alla felicità, ed entrambi ci salutammo abbracciandoci. Avemmo appena il tempo di farlo, che subito fummo avvertiti dell’imminente inizio della gara. Era arrivata l’ora per noi, di lasciare i box ed avviarci verso il terreno di gara. Una volta arrivati, Aidan mi salutò di nuovo, augurandomi buona fortuna e dandomi un bacio sulla guancia. Dopodichè, entrambi ci avvicinammo ulteriormente alla pista, aspettando che la gara iniziasse. Subito dopo aver ricevuto il segnale di partenza, spronai Eros per invitarlo a correre, e lui si lasciò andare ad un galoppo fiero e sciolto. In quel preciso momento, ero unicamente concentrata sulla gara, e sul suono degli zoccoli del mio cavallo che colpivano, quasi ritmicamente, il terreno di gara. Tutto sembrava procedere bene, ero riuscita a portarmi in testa, e ad arrivare al quarto giro di pista. Stavo per accingermi ad iniziare il quinto e ultimo, ma qualcosa andò storto. Difatti, la gara fu bruscamente interrotta dallo stesso direttore, poiché uno dei partecipanti aveva bisogno di assistenza medica. Vennero subito allertati i paramedici, un’ambulanza arrivò sul posto in pochi minuti, e di colpo vidi un ragazzo venire trasportato con una barella. Ero davvero preoccupatissima. Sentii i medici incaricati parlare fra di loro. Dicevano che il ragazzo in questione era caduto da cavallo, e per via della caduta stessa, aveva perso i sensi. Sapevo bene di non doverlo fare, al fine di non intralciare i soccorsi, ma non potei assolutamente evitare di avvicinarmi. Inizialmente non capivo di chi si trattasse, ma poi, guardando meglio, mi accorsi che si trattava di Aidan. Così, con il terrore negli occhi, il viso pallido, e un nodo in gola, mi avvicinai ad un’infermiera, le dissi che conoscevo quel povero ragazzo, e le chiesi il permesso di salire in ambulanza assieme ai genitori di Aidan. La mia richiesta venne esaudita, e una volta lì, vegliai su di lui per tutta la durata del viaggio fino in ospedale, sperando che si riprendesse. Quando il viaggio finì, ed arrivammo in ospedale, gli venne assegnata una stanza, ed io, irremovibile, rimasi accanto a lui. Ora non mi importava della gara ormai finita. Non mi importava nulla. Volevo solo e soltanto che Aidan si risvegliasse. Con quella speranza nel cuore, continuai la mia veglia su di lui, incurante del parere dei medici, per ore. Alla fine, dopo un tempo che mi parve interminabile, Aidan si svegliò. Non appena lo vidi rinvenire, corsi a chiamare i medici. Tre di loro si precipitarono nella stanza, e Aidan, confuso, chiese spiegazioni su dove fosse, e su cosa gli fosse accaduto. Mantenendo la calma, una delle infermiere presenti gli spiegò che aveva battuto la testa e perso i sensi. Ad Aidan, la risposta apparve esauriente, e poco dopo si voltò verso di me. Non sembrò affatto riconoscermi,al punto tale da chiedermi chi fossi, e cosa facessi in quella stanza. Sforzandomi di non piangere, gli dissi come mi chiamavo, e che ero lì ad aspettare che si svegliasse, ma lui si confermò nella certezza di non avermi mai visto prima. Ero davvero scioccata. Vedendomi in quello stato, uno dei medici mi invitò ad avvicinarmi, e dopodichè mi diede la triste notizia. Aidan soffriva di amnesia. Difatti, stando ai referti medici, sembrava aver perso ogni ricordo degli ultimi sei mesi della sua vita. Le parole del dottore mi resero ancora più triste di quanto già non fossi. Di colpo iniziai a piangere, tornando a sedermi accanto al letto di Aidan. Lui stesso mi vide in lacrime, e me ne chiese il motivo. Fra un singhiozzo e l’altro, gli risposi che piangevo per lui e per ciò che gli era accaduto. Guardandomi, Aidan mi chiese di scusarlo se non ricordava nulla di me, ed io gli dissi di non preoccuparsi. Tuttavia, in quel momento, l’unica ad essere preoccupata ero io. Delusa, lasciai la stanza, e ne richiusi la porta alle mie spalle, abbandonando Aidan in quel letto d’ospedale. Proprio fuori da quella porta, in sala d’attesa, trovai i genitori dello stesso Aidan insieme a mia madre. Senza che me ne accorgessi, le lacrime continuavano a rigarmi il viso. Distrutta, abbracciai mia madre, e le raccontai tutto. Non tralasciai alcun dettaglio, e lei ascoltava in silenzio, muta come un pesce. In quel mentre, mi strinse forte a sé, nel seppur vano tentativo, di lenire il mio dolore. Non avrei mai voluto che una cosa del genere accadesse proprio ad Aidan, ma sfortunatamente era così. Dopo pochi minuti, io e mia madre osservammo la madre di Aidan avvicinarsi ad una delle infermiere, trattenere le lacrime, e parlare con lei della condizione del figlio. L’infermiera le disse che l’amnesia di cui Aidan soffriva, risultava essere temporanea e parziale, difatti riusciva a ricordare il nome dei genitori e della sorella, ma in seguito aggiunse che non si poteva sapere con certezza, quando ognuno dei ricordi dello stesso Aidan, avrebbe ripreso posto nella sua memoria. La madre di Aidan ringraziò l’infermiera, raccolse la sua borsa caduta in terra, e si avviò per la sua strada, lasciando l’ospedale. Anche volendo, non portò il figlio con sé, poiché secondo il parere dei medici, dovere rimanere in osservazione in ospedale. In quel momento, sembrava non esserci nient’altro che noi potessimo fare per lui, così, a malincuore, lasciammo tutti quell’arido ambiente sterile, tornando ognuno alle proprie mansioni. Adesso che ci penso, i medici si sbagliano. C’è ancora una cosa che tutti quanti noi possiamo fare, ossia sperare che Aidan ritorni ad essere il ragazzo di sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Capitolo XX

Sperare e credere

Senza neanche avere il tempo di accorgermi, altre due settimane se ne sono andate. La mia vita ha ripreso lentamente a scorrere, così come quella della mia intera famiglia. Al momento, ognuno di noi è concentrato sulla propria quotidianità. Tutti, eccetto me. Pur non dimostrandolo, infatti, non riesco a smettere di pensare all’incidente che ha avuto luogo a Phoenix. Da allora, come ripeto, sono trascorse due settimane, ma quell’orribile visione è ormai impressa nella mia memoria. L’intera vicenda, si è consumata davanti ai miei stessi occhi. Difatti, la prima ad aver visto Aidan cadere da cavallo, e conseguentemente perdere i sensi, sono stata proprio io. Di certo nessuno si sognerebbe mai di augurare un incidente del genere a qualcuno che ama, ma attualmente, questa si traduce, per tutti noi e per i genitori del povero Aidan, in una triste e dura realtà. Evitare di pensarci, è l’unico modo che ho di lenire il dolore, tuttavia non ci riesco, e far riaffiorare nella mia mente quel ricordo, equivale a versare del sale sulle mie fresche ferite aperte. I miei genitori capiscono perfettamente quanto io soffra a causa dell’incidente di cui è stato vittima Aidan, e tentano di consolarmi in ogni maniera possibile, ma purtroppo invano. Ora come ora, infatti, vorrei solo stare da sola, senza nessuno intorno, e con la sola e unica compagnia di me stessa. Sono giorni che tento disperatamente di dimenticare una volta per tutte l’accaduto, di farlo scomparire per sempre, eliminandolo dal magazzino dei miei ricordi, ma ogni tentativo di farlo, si rivela essere tristemente vano. In seguito a quel terribile incidente, Aidan ha iniziato a soffrire di amnesia parziale, che lo ha portato a cancellare, dalla sua memoria, ogni ricordo relativo agli ultimi sei mesi della sua vita. Ciò significa, che anch’io facevo parte della sua stessa vita, mentre ora non più così. Essere consapevole del fatto che Aidan non ricordi nulla né di me, né del nostro rapporto, è davvero avvilente. Attualmente, difatti, mi sento letteralmente messa da parte, proprio come un vecchio giocattolo sostituito da uno nuovo. In questa situazione, tutti i miei cari mi sono molto vicini, e apprezzo i loro sforzi nel farmi tornare il sorriso, e nel far scomparire il mio dolore, ma il punto è che quello che provo ora, è dolore emotivo e non fisico, il quale di norma, non scompare, ma si insinua nell’anima non venendone più fuori. La mia famiglia, continua insistentemente a ripetermi che devo avere pazienza, che tutto tornerà normale, e che presto potrò tornare a sorridere. Ancora una volta, affermo di sentirmi sollevata grazie all’affetto di cui i miei cari mi circondano, ma intanto la situazione, non accenna a cambiare neanche di una misera virgola. Da ormai due settimane, sto affrontando questo enorme dolore, ma penso che l’unica maniera esistente di farlo realmente scomparire, sia veder tornare le cose alla normalità, ragion per cui, ho deciso di prendere in mano la situazione, e di andare, assieme alla mia famiglia, a visita ad Aidan in ospedale. Lui afferma di non ricordare assolutamente nulla di me, ma io sono fiduciosa, e credo che da qualche parte, all’interno della sua memoria, qualcosa che gli ricorderà chi sono, esista. Bisogna solo che scavi più a fondo nei suoi ricordi. Per quanto riguarda l’andare a fargli visita, mia madre pensa che sia meglio aspettare fino a domani per farlo, ma stavolta sono completamente in disaccordo con lei. Fortunatamente, posso contare sull’appoggio dei mie cari zii, che hanno convinto mia madre a realizzare il mio desiderio. Così, dopo essermi accuratamente preparata, sono partita, assieme a mia madre, alla volta dell’ospedale in cui Aidan era ricoverato. Dopo un viaggio di circa mezz’ora, arrivammo finalmente a destinazione, e dopo essermi fatta comunicare in quale stanza Aidan si trovasse, ci sono subito entrata. Una volta lì, l’ho salutato, e gli ho detto che dovevo parlargli. Prima che potessi dare inizio a un discorso, lui mi disse che gli avrebbe fatto molto piacere parlare con qualcuno. Aggiunse che raramente riceveva visite, e che in quell’ambiente così arido, la solitudine non tardava mai ad arrivare. Le sue parole mi colpirono, e poco dopo ripresi da dove ero stata interrotta. Guardai Aidan negli occhi per pochi secondi, e poi mi misi a frugare all’interno della borsetta che mi ero portata. Dalla stessa, estrassi le lettere che io e lui ci eravamo reciprocamente scritti tempo prima. Gliene porsi una, e gli chiesi se riuscisse a riconoscere la calligrafia. Dopo averci provato, lui rispose di no, ed io, con molta pazienza, gli spiegai che era stato proprio lui a scrivere quella lettera, e che l’aveva indirizzata a me. Ciò che dissi, sembrò confonderlo, così presi in mano quella lettera, e la riposi con cura nella mia borsa. Non sapendo cos’altro fare, mi sedetti accanto a lui, e iniziai a parlargli di me. Gli ripetei come mi chiamavo, nella speranza che il mio nome riportasse in vita i suoi ricordi perduti, ma anche questo non servì a nulla. Rattristata, mi alzai in piedi, e mi diressi verso la porta della stanza, con il preciso intento di andarmene, e proprio mentre ero nell’atto di farlo, lui mi fermò. In quel momento, avevo appena afferrato la maniglia della porta, ma prima di andarmene mi girai per un’ultima volta verso di lui, che mi sorrise e mi ringraziò di avergli fatto visita. Gli sorrisi anch’io, dopodichè aprii la porta, e uscii dalla stanza. Non sono riuscita nel mio principale intento, ossia quello di fargli tornare la memoria, ma questo non importa, perché so che prima o poi la sua memoria tornerà. Per ora basta solo aspettare, sperare, e credere. D’altro canto, Roma non fu fatta in un giorno, perciò non devo arrendermi. Continuerò a provare, e un giorno, Aidan uscirà da questa situazione assieme a tutti i suoi ricordi. Forse ora, gli stessi sono assenti, ma sono sicura, che prima o poi ciascuno di essi riaffiorerà nella sua mente. Proprio come i medici, non sono in grado di predire quando questo accadrà, ma conservando la fiducia, aspetto che i ricordi di Aidan ritornino, e che assieme a loro, ritorni indietro anche l’Aidan che conosco e che amo.
 
 
 



 
 



 
 
 
 
Capitolo XXI

Desideri esauditi

Lentamente, altre due settimane sono scivolate via dalla mia vita, così come la strada sembra fare, durante un lungo viaggio. Visto il così lungo lasso di tempo trascorso, dall’ultimo giorno in cui ho fatto visita ad Aidan in ospedale, oggi ho deciso di farlo di nuovo. Così, ho preso accordi con mia zia e mia madre, e dopo esserci preparate, siamo uscite di casa al fine di raggiungere l’ospedale stesso. Una volta arrivata, mi feci cortesemente comunicare il numero della stanza di Aidan, dopodichè la raggiunsi, e ci entrai. Ancora una volta, Aidan mi guardò sconsolato, affermando di sentirsi solo, ed aggiungendo che, in tutto quel tempo che passava in ospedale, io risultavo essere forse l’unica persona, oltre ai suoi genitori e sua sorella maggiore, a fargli visita regolarmente, in maniera tale da spezzare la sua noia. Felice riguardo ciò che disse, gli sorrisi, e gli chiesi se sapesse quando, a occhio e croce, i medici l’avrebbero dimesso, dandogli conseguentemente, il permesso di ritornare a casa. Sospirando, mi rispose che non ne aveva idea, ma che sperava nell’arrivo di quel giorno. Mi disse anche che non sopportava affatto dover rimanere chiuso in quella stanza, con l’unica e misera compagnia della sua stessa solitudine. A sentire quelle parole, provai subito un gran pena per lui, così decisi di fare qualcosa per risollevargli il morale. Avevo avuto cura di portare con me la mia solita borsetta, che aprii lentamente, per estrarne poi una fotografia. Non era una semplice fotografia, ma una per me davvero importante, essendo quella, l’unica fotografia ritraente me ed Aidan insieme, che possedevo. Soltanto guardarla, mi faceva pensare alla mia prima competizione equestre, che vinsi pur essendo ancora una fantina così giovane ed inesperta .lasciandomi leggermente trasportare da quelle rimembranze, rimasi a guardare quella foto per alcuni istanti, dopodichè decisi di mostrarla anche ad Aidan. Pensai che forse, una fotografia come quella, sarebbe servita come mezzo atto a riportare alla mente dello stesso Aidan, almeno parte dei suoi ricordi. Quando gliela porsi, lui la prese delicatamente fra le dita, e iniziò ad esaminarla attentamente. In quel momento, Aidan sembrava voler carpire ogni singolo dettaglio di quella fotografia, proprio come farebbe un esperto investigatore sulla scena di un crimine. Io rimanevo lì, seduta accanto a lui, e non osavo proferire parola, al fine di non disturbare la sua concentrazione. Dopo pochi minuti, passati ad osservare la fotografia, Aidan posò il suo sguardo su di me. Io gli sorrisi, ma lui non mosse un muscolo. Poco dopo, notai che mostrava un alquanto strano interesse per il ciondolo che avevo al collo. Me l’aveva regalato mia madre tempo prima, e da allora, avevo deciso di portarlo sempre con me. Dopo averlo guardato per alcuni istanti, Aidan si complimentò per la rara e fine bellezza di quel ninnolo. Quel che mi sorprese, fu che nel farlo, pronunciò il mio nome. A sentirlo, fra la contentezza e l’incredulità, mi strofinai gli occhi, credendo di sognare. Non lo credevo possibile. Dopo un’amnesia durata per tre lunghi mesi, finalmente ogni singolo ricordo di Aidan, aveva trovato il suo posto nella sua memoria, proprio come gli ordinati tasselli di un intricato puzzle. Senza che avessi tempo di rendermene minimamente conto, la felicità, combinata con il mio umore, che si trovava alle stelle visto quanto era appena successo, prese il sopravvento su di me. Così, decisi di non rovinare l’atmosfera creatasi in quel momento e abbracciai Aidan tenendolo stretto a me. Lui ricambiò, stringendo ancora più forte, e coronando il tutto, con qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Un appassionato bacio sulle labbra. Quel magico momento ebbe la durata massima di circa un minuto, ma ciò non importava, poiché finalmente, mi sentivo davvero felice. Dopo quel meraviglioso momento, non mi accorsi che la contentezza mi aveva portato alle lacrime. Difatti, proprio in quel preciso istante, a mia completa insaputa, una mi stava rigando il viso. Accortosene, Aidan me l’asciugò, e io non potei fare a meno di sorridere. Subito dopo, con una naturalezza che non mi aspettavo di possedere, gli dissi che i medici si sbagliavano, e che io sapevo, dentro di me, che tutto sarebbe tornato alla normalità. Lui mi ringraziò, poiché anche quando nella sua mente, ogni ricordo era coperto da una fitta nebbia, lui ebbe cura di prendere a cuore il  mio gesto, unito a tutto ciò che avevo fatto per lui, durante l’intero periodo della sua permanenza in ospedale. Sorridendo, lo guardai negli occhi, e lo presi delicatamente per mano, conducendolo, finalmente, al di fuori di quell’arida e sterile stanza. Così, mano nella mano, raggiungemmo la sala d’attesa e lì incontrammo i nostri genitori. Non appena Aidan vide sua madre, la salutò stringendola in un abbraccio. Dopo averlo fatto, le raccontò come stava, descrivendo accuratamente la scomparsa di ogni sintomo della sua amnesia. Con mia grande sorpresa, aggiunse che tutto ciò era stato possibile, solo grazie al mio intervento. Nel dire ciò, mi strinse la mano. Ancora una volta, posso affermare di sentirmi felice, poiché i miei desideri, sono stati finalmente esauditi.
 
 
 
 
 


 
Capitolo XXII

Amicizie e problemi


Un altro mese, è quasi passato, e nel corso dello stesso, la mia famiglia ed io abbiamo affrontato tantissimi problemi. Fra questi, figura anche quello riguardante la questione legata ai debiti dei miei zii. Entrambi stanno lavorando alacremente, al fine di estinguere ogni debito esistente, e anch’io li aiuto come posso, ma per quanto noi tutti ci sforziamo, continuiamo ad avere il sentore che i nostri stessi sforzi non bastino mai. L’intera faccenda ci infonde un senso di rabbia, impotenza, e rammarico. Come se questo non fosse già un fardello abbastanza pesante da sopportare, a peggiorare le cose si aggiunge un’altra alquanto spiacevole situazione. Mia zia, infatti, ha ricevuto un’altra telefonata da parte della banca, nella quale le è stato espressamente comunicato che proprio oggi, il banchiere in persona, verrà a farci visita, con l’intenzione di esaminare la nostra attuale situazione finanziaria. Tutto questo, ci rende parecchio nervosi, difatti, mia zia, con lo scopo di evitare altri problemi, avrebbe voluto rispondere per le rime, ma non ha potuto farlo, limitandosi ad accettare la visita del banchiere. Abbiamo atteso per ore, rassegnati e tesi come corde di violino, che il banchiere ci facesse visita, e dopo qualche ora, egli stesso arrivò nel nostro ranch. La prima cosa che fece, fu parlare a quattr’occhi con mio zio. Io avrei voluto rimanere al suo fianco, ma mia zia non me lo permise, fulminandomi con lo sguardo. In quel momento, ero in procinto di rientrare in casa, ma ad un tratto, mi bloccai. Durante la discussione, infatti, avevo sentito il banchiere pronunciare il mio nome. Fu così, che di scatto mi voltai, e iniziai a camminare lentamente verso mio zio, avendo cura di rimanere in silenzio accanto a lui. In quel mentre, mi sorse un orribile dubbio. Non avevo neppure la più pallida idea di come quell’uomo freddo come il ghiaccio, e arido come un deserto, conoscesse il mio nome. Non volendo interrompere la loro discussione, tenevo la testa bassa evitando di parlare. Poco dopo, sentii un rumore. Ero completamente ignara del luogo dal quale quel rumore provenisse, ma per qualche ragione, una decisione istintiva mi portò a sollevare la testa. Fu proprio allora, che da dietro le spalle del banchiere spuntò una ragazza, che mi guardava fisso negli occhi senza parlare. In quel momento, anche io la stavo guardando molto attentamente, poiché mi sembrava di averla già vista prima. Continuai a fissarla per alcuni istanti, e alla fine, un guizzo di memoria mi saltò in mente. Quella ragazza, non era altri che Samantha Guinness, mia vecchia amica sin dai tempi delle elementari. La nostra, era davvero una bella amicizia, che purtroppo finì per logorarsi e cessare di esistere, a causa di una futile rivalità. Sin da quando eravamo soltanto delle bambine, Samantha è sempre stata gelosa di me e delle mie capacità. Non aveva altre amiche oltre a me, e quando poi, dopo la fine delle scuole elementari a dovuto trasferirsi in un’altra città, la gelosia che già provava, si è unita alla sensazione di abbandono da parte mia. Tutto ciò, mi suonava alquanto strano. In fondo, non ero stata io ad abbandonarla, ma il suo forzato trasferimento in una nuova città ad allontanarla da me. Con il tempo, ognuna di noi ha preso strade diverse, perciò ci siamo inevitabilmente perse di vista, e a quanto sembra, Samantha pare non aver mai smesso di pensare a cosa era accaduto a quel tempo. Non appena mi vide, non proferì parola, limitandosi a fissarmi, con negli occhi uno sguardo che lasciava trasparire tutta la sua rabbia nei miei confronti. Mantenendo la calma, ho cercato di parlarle, spiegandole il mio punto di vista riguardo a ciò che era successo in passato, ma senza ottenere risultati concreti. Da bambine, io e Samantha, avevamo un ottimo rapporto, ma ormai non era più così. Lei era profondamente cambiata. Non era più la dolce ragazzina che conoscevo, ma si era letteralmente trasformata in un mostro, diventando una ragazza irascibile, collerica e acida. In quel preciso istante, era ferma davanti a me, e non accennava a rompere il suo silenzio, se non per dirmi che mi odiava, e che sperava nella rovina della mia famiglia. A volte, risulta essere davvero incredibile, se non completamente ineccepibile, il modo in cui, il carattere e i modi di fare di una persona cambino, mostrando un lato sconosciuto e oscuro, della persona stessa. Ad essere sincera, non riesco minimamente a comprendere la ragione per cui Samantha abbia finito per serbare così tanto rancore e astio nei miei riguardi. Continua a ripetermi che alla rabbia che prova, c’è un motivo valido, ossia il fatto che io abbia deciso di abbandonarla, rovinando così il nostro splendido rapporto. Attualmente, Samantha è accecata dalla collera,e per quanto io tenti di farla ragionare, spiegandole con calma la realtà dei fatti, lei si ostina a non volermi dare ascolto, restando fedele alla sua idea, secondo la quale io l’ho abbandonata. Onestamente, credo che se Samantha non si fosse messa in testa quest’idea, la nostra amicizia avrebbe potuto continuare ad esistere e non finire per appassire come un fiore che perde tutta la sua bellezza bruciando nel gelo. Mi dispiace davvero sapere quale sia il suo pensiero, ma quel che è peggio, è che io, nonostante la mia calma e la mia buona volontà, non sia riuscita a farle cambiare idea riguardo alla mia persona. Mi è davvero inconcepibile, il perché di tanta collera mi lascia sconcertata. Come ripeto a me stessa, da tempo ormai immemore, un’amicizia non si costruisce in un giorno, ma viene vissuta e coltivata nel tempo, durando solo se vera. È un sentimento meraviglioso, che non si chiede, non si ruba, ma si conquista.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XXIII


Miglioramenti


Con un ritmo a volte lento e pacato, e altre sostenuto e incalzante, in maniera del tutto imprevedibile ed inevitabile, il tempo scorre, imprimendo nelle menti delle persone, innumerevoli ricordi. Gli stessi, possono essere positivi o negativi, a seconda delle esperienze vissute, e delle emozioni provate. Purtroppo, la mia famiglia ed io, conserviamo un orribile ricordo, che risale ad una vicenda che ha avuto luogo all’incirca tre mesi fa. Con nostra grande sorpresa, infatti, abbiamo ricevuto un’ alquanto spiacevole visita da parte del signor Guinness, il banchiere con cui mio zio, ha a che fare ormai da lungo tempo. A suo dire, ci ha fatto visita unicamente per esaminare la nostra situazione finanziaria, ed è proprio ciò che ha fatto, ma la brutta notizia è che, anche dopo tutti questi sforzi, secondo accurati calcoli da lui stesso effettuati, siamo ancora lontani dal possedere la cifra necessaria ad estinguere il debito esistente. A questo, si aggiunge il mio inaspettato incontro con Samantha, la figlia dello stesso banchiere, che ora mi odia poiché convinta che io abbia di proposito messo la parola fine alla nostra amicizia. Sfortunatamente, lei stessa sembra essere incapace di comprendere che si sbaglia, ma spiegarglielo non servirebbe. Ho tentato più volte di farlo, ma senza risultati, perciò ora, sono riuscita a giungere ad un’importante conclusione. In alcuni casi, il silenzio è l’unica risposta da dare a persone di questo calibro. Quindi adesso taccio, lasciando quella ragazza da sola, con la sola ed unica compagnia delle sue convinzioni, delle sue idee, e del suo effimero sapere. Ad ogni modo, un briciolo di bontà, è riuscito furtivamente, ad insinuarsi all’interno dell’ormai scorso mese, portando delle significative novità. Difatti, ho appreso da mia madre, una lieta novella. Lei stessa, ha avuto modo di rimanere in contatto con la madre di Aidan, dopo la dimissione di quest’ultimo dall’ospedale. A mia completa insaputa, ha anche avuto l’opportunità di incontrare il padre di Aidan e scambiarci amichevolmente due parole. Quest’ultimo,  durante la discussione avuta con mia madre, ha affermato di sentirsi in debito con la nostra famiglia. Non capendo di cosa parlasse, né tantomeno a cosa si riferisse, mia madre gli chiese spiegazioni. A quel punto l’uomo la guardò, asserendo che se non fosse stato per me, sua figlia, ora Aidan non sarebbe il ragazzo che è oggi. Finite le spiegazioni, il padre di Aidan è tornato nuovamente a discutere della questione riguardante il debito che sentiva di avere nei nostri riguardi. A quel proposito, ha deciso di farci una sorpresa, chiedendo a mia madre di non dirci nulla a riguardo, poiché io e gli zii, l’avremmo ricevuta quanto prima. L’intera vicenda, si è schiarita completamente qualche giorno fa, ossia quando, all’interno della cassetta della posta, ho trovato una lettera a me indirizzata, speditami stavolta, dal padre di Aidan. Alla stessa, era allegato un assegno, la cui cifra bastava, finalmente ad estinguere ogni prestito ottenuto da quell’odioso e avido banchiere. Quando l’ho scoperto, ammetto di essere stata felicissima, a tal punto da essere fuori di me dalla gioia. Anche gli zii, in quel momento condividevano il mio entusiasmo, arrivando perfino a reputare un miracolo quanto ci era successo. La prima cosa che ci venne in mente di fare, dopo aver giustamente gioito della meravigliosa sorpresa, fu fare cortesemente visita ad Aidan e alla sua famiglia, in maniera tale da ringraziarli della loro gentilezza. Quando arrivammo a destinazione, dopo circa un’ora, ad aprire la porta di casa, fu proprio Aidan, che appena mi vide, mi salutò affettuosamente, stringendomi in un abbraccio che sembrò quasi soffocarmi. Era ovvio, che anche lui era al corrente della sorpresa, ma c’era qualcosa, in quel suo sguardo così gioioso e pieno di vita, che mi convinceva della presenza di qualche altro piccolo particolare a noi ignoto. Ad ogni modo, i miei zii intavolarono un amichevole discorso con i genitori di Aidan, e in quel mentre, lui stesso mi fece capire, con fare discreto, che doveva parlarmi. Io non potei fare altro che annuire e sorridere, nel tentativo di non rovinare la lieta atmosfera presente al momento, nel salotto di casa sua. Così, Aidan ed io decidemmo sapientemente di levare il disturbo, lasciando gli adulti ai loro discorsi, e raggiungendo, in tutta calma, la camera di Aidan, unico posto in cui io e lui potevamo parlare tranquillamente, con la certezza di non essere ascoltati o interrotti da nessuno. Una volta entrati in camera sua, ci sedemmo entrambi sul suo letto. Io intanto, giocherellavo distrattamente con una ciocca dei miei capelli castani. In quella stanza, c’era solo silenzio, che venne poi interrotto da Aidan, che senza usare mezzi termini, mi spiegò che era stato lui a convincere suo padre ad aiutare la sua famiglia, poiché sapeva quanto il ranch dei miei zii contasse per me, e soprattutto per un motivo assai più importante. Aidan mi amava. Confessò che durante la sua amnesia, il ricordo dei suoi sentimenti per me era solo annebbiato, ma non era mai svanito, al contrario degli altri. Le sue parole, mi avevano letteralmente colto alla sprovvista, per cui, non sapendo cosa dire, mi limitai a ringraziarlo sorridendo. Romantico com’era, Aidan non si accontentò di un mero e semplice ringraziamento verbale, perciò mi strinse le mani, chiedendomi quindi, di baciarlo. Io lo amavo davvero, i miei sentimenti erano forti, perciò non mi curai affatto della sua richiesta, ma lo baciai ugualmente, sapendo che non stavo solo esaudendo un suo desiderio, ma anche uno mio. Volevo che capisse cosa provavo, e che quel ricordo rimanesse per sempre fisso nella sua memoria, in modo che non ci fosse oblio, o amnesia capace di cancellarlo. Quella semplice e cortese visita pomeridiana, si tramutò per me, in un altro momento magico passato assieme al ragazzo dei miei sogni. Il mio cuore, or batte all’impazzata, traboccante di gioia e d’amore. Ora, in questo preciso istante, ognuna delle mie sciocche e infantili preoccupazioni, è svanita, e sono sicura, che la vita d’ora in poi, non mi riserverà altro che momenti felici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Capitolo XXIV


Il sorriso delle stelle


Gli astri. corpi celesti quasi invisibili a occhio nudo, ma al tempo stesso, ricchi di mistero e meraviglia. Alcuni, teorizzano che gli stessi portino fortuna, ma io mi trovo in disaccordo con questa tesi. Difatti, credo che siano le brillanti stelle, regine dei cieli notturni, ad essere di buon auspicio. In questo momento, sono completamente sola, pigramente appoggiata al recinto dove i cavalli amano galoppare liberi come l’aria. Distratta ma ammaliata, volgo il mio sguardo al cielo notturno, ammirando le stelle in tutta la loro magnificenza. La brezza serale mi accarezza il viso, lasciando che i miei capelli ondeggino lentamente. E intanto, con il cuore puro, e gli occhi di una sognatrice, penso. Migliaia di ricordi, ormai appartenenti al passato, riaffiorano nella mia mente, proprio come un fiore che riesce a sbocciare nelle fini crepe di un marciapiede cittadino, sfidando il cemento. Sono lì ferma a godermi la magia degli astri, quand’ecco che uno, più splendente degli altri, cattura il mio sguardo e la mia attenzione. Una stella cadente. Una vera e propria meraviglia astrale, prendeva forma davanti ai miei occhi increduli. Il mio campo visivo è ridotto dal sonno, ma mi sforzo di non cedere al fisiologico bisogno di dormire, per un unico motivo. Non perdermi un minuto del meraviglioso spettacolo a me dinanzi. Tuttavia, sono costretta a perdermi l’ultimo atto di questa favolosa opera teatrale, poiché il freddo, che regna sovrano attorno a me, diviene tiranno, non lasciandomi scelta dissimile dallo staccare lo sguardo dal cielo. Prima di farlo, lascio che i miei occhi, si posino nuovamente, sui luccicanti astri. dopodichè sorrido, esprimendo, dal profondo del cuore, un importante desiderio. Subito dopo, camminando lentamente, decido di tornare in casa, e mettermi subito a dormire. Quella notte, la stella cadente che avevo avuto il piacere e la fortuna di ammirare, e alla quale avevo affidato il mio desiderio, mi ricompare in sogno. Non importava quante volte mi svegliassi, per poi tornare a dormire, ogni volta che chiudevo gli occhi, quella stella si ripresentava. Finalmente, dopo ore di veglia, il sonno si impadronì di me, lasciandomi scivolare, per l’ennesima volta, all’interno di quel magnifico sogno, che mi cullò per tutta la notte. La mattina dopo, mi svegliai di buon umore, e nessuno in famiglia, riusciva a capire il perché del mio svolgere ogni singola attività con il sorriso sulle labbra. Tutti mi conoscono per il mio carattere allegro e solare, ma stavolta, a i miei familiari, la mia felicità sembrava anomala. Così, mia cugina Cassidy  mi chiese il perché di tanta letizia, che io attribuii unicamente  una buona notte di sonno. Ad ogni modo, sapevo di averle mentito, ragion per cui non tardai a spiegarle il reale motivo, non appena ci trovammo da sole. Le raccontai tutto nei minimi dettagli. Le parlai anche della mia serata trascorse ad ammirare le stelle, menzionando il fatto di aver espresso un desiderio alla vista di una stella cadente. Quando mi chiese di che desiderio si trattasse, preferii non risponderle, e lei parve accettare di buon grado il mio silenzio. Decisi di tacere riguardo al desiderio da me espresso, poiché esisteva una sola persona a cui voleva raccontarlo, sapendo che questo gesto sarebbe rimasto unicamente fra me e quella persona, assumendo valore confidenziale. Mia madre. Sin da quando ero solo una bambina, ho sempre, in ogni momento, potuto contare su di lei, e fare tesoro dei suoi preziosi consigli. Così, decisi di evitare ogni tipo di indugio, e le telefonai. Ancora una volta, era passato molto tempo dall’ultima volta in cui ci eravamo incontrate di persona, perciò mia madre sembrò felice di riavere mie notizie, seppur dopo quel così lungo lasso di tempo. Senza sprecare un attimo, arrivai subito al dunque. Le dissi che mi serviva un consiglio, e dopodichè iniziai a raccontare del sogno della notte prima. Incuriosita, lei mi domandò, se prima di addormentarmi, avessi pensato a qualcosa in particolare. Mi concessi un minuto di riflessione, allo scadere del quale, risposi di no. A quel punto, mia madre mi disse di essere desolata, aggiungendo di non potermi aiutare, se quelle erano le circostanze. Ad ogni modo, la ringraziai di averci provato, e dopo aver terminato la chiamata, andai nella stanza di mia zia, chiudendo la porta alle mie spalle, mi sdraiai sul letto, e rimasi lì ferma, cercando di addormentarmi. Dopo non molto tempo, ci riuscii. Al mio risveglio, avvenuto qualche ora più tardi, l’enigma che avevo più volte tentato di risolvere, era svanito. Tutto appariva più chiaro. Riflettendoci, compresi di aver davvero pensato a qualcosa di importante, ossia il mio futuro. Non ne sono completamente certa, ma forse quel sogno cercava di comunicarmi qualcosa. Probabilmente era un modo come un altro, per farmi sapere che desiderio che avevo espresso si sarebbe realizzato. Ora come ora, non sono alla ricerca di certezze, mi basta aver compreso il significato di quel sogno. Ora, è rimasta solo una cosa da fare. Affidarmi al sorriso delle stelle.
 
 
 
 
 
 
 
 


 
Capitolo XXV

Lieto avvenire


Sono ormai trascorse due quasi interminabili settimane, dalla notte in cui feci quel così strano sogno, del quale sono finalmente riuscita a comprendere l’enigmatico significato. Sinceramente, sono ben felice di essere riuscita a togliermi questo pensiero dalla mente, poiché quello odierno, un giorno non come tanti altri, deve essere vissuto senza pensieri né preoccupazioni di sorta. Oggi, difatti, io e mio fratello Austin compiamo diciannove anni. Anche conoscendo la completa inutilità del farlo, c’è da ammettere che questa data, ha sempre avuto un significato profondo per entrambi. Non ci importa di ricevere dei regali, quel che realmente ci interessa, è avere l’occasione di passare del tempo con la nostra famiglia. Di comune accordo, io ed Austin, abbiamo deciso di festeggiare il nostro compleanno a casa degli zii. Loro non potrebbero essere più felici. I loro due unici nipoti stanno per compiere un ulteriore passo verso il mondo degli adulti, del quale presto, entreranno a far parte. Per quanto scontata possa sembrare, la presenza dei propri amici e delle persone care, risulta essere di estrema importanza, ragion per cui, i momenti considerati speciali, come le feste o i compleanni, vanno passati felicemente, e anche se è risaputo dalle persone a se intorno, non si deve mai perdere occasione per mostrare loro quanto le si ama. I momenti speciali, così come quelli felici, passano velocemente, fino a svanire, talvolta, in un battito di ciglia. Gli stessi, non sono perfetti, e le persone che li vivono, hanno un orribile ed incancellabile difetto. Sono logorate dall’ingenuità, e tendono, a sottovalutare l’importanza della loro stessa felicità. Io ed Austin, siamo felici di non incarnare tali valori, e di non possedere tali difetti. Noi sappiamo quanto i momenti luminosi della vita siano importanti, perciò cerchiamo sempre di vivere la nostra al meglio, accettandola per quella che è, e senza mai tentare di modificarne una virgola. Ad ogni modo, io e lui pensavamo di trascorrere il giorno del nostro compleanno assieme ai nostri zii, ma a quanto sembrava, loro avevano altri piani. Lasciandoci entrambi completamente all’oscuro dei fatti, avevano avuto la premura di invitare i nostri genitori, e perfino nostra nonna, che pur essendo ormai alquanto attempata, avendo raggiunto la veneranda età di ottant’anni, affermava che non si sarebbe persa il compleanno dei nipoti per nulla al mondo. In ogni caso, eravamo entrambi felici della presenza dell’intera famiglia in quel giorno così speciale, ma qualcosa mi diceva che, almeno per me, le sorprese non erano ancora finite. Decisi di mettere da parte quel mio presentimento in modo da godermi la festa in maniera spensierata. Un’ora dopo l’inizio della stessa, però, mi accorsi di avere ragione. Difatti, alla festa si presentò un’altra persona, ossia Aidan, assieme ai suoi genitori. In quel preciso istante, c’eravamo soltanto io e lui, fermi come statue sull’uscio di casa. I genitori di Aidan mi avevano già salutata, augurandomi buon compleanno, dopodichè erano entrati in casa per fare lo stesso con Austin, e chiacchierare con gli altri adulti presenti alla festa. In quel mentre, Aidan ed io non ci eravamo mossi neanche di un millimetro, poiché troppo impegnati a stringerci in un amichevole, e allo stesso tempo romantico abbraccio. Dopo esserci abbracciati, Aidan ed io ci guardammo negli occhi per alcuni istanti. Poco dopo, lo invitai a entrare in casa, e lo condussi nel salotto, dove ebbe il piacere di conoscere mio fratello Austin. Loro due, non si parlarono molto, limitandosi a delle consuete presentazioni, in modo da rompere il ghiaccio. Anche i miei genitori, si mostrarono felici di rivedere Aidan. In fin dei conti, non lo vedevano dal giorno del suo orribile incidente, perciò, la loro felicità trovava una più che valida giustificazione. Sfortuna volle, che la permanenza di Aidan e dei suoi genitori alla mia festa di compleanno, non si protraesse a lungo, ragion per cui, dopo circa un’ora, arrivò per lui il momento di tornare a casa. Non potendo evitare che se ne andasse, mi limitai a salutarlo, e lui ricambiò baciandomi, ma devo confessare che rimasi piacevolmente sorpresa dal gesto che ne seguì. Aidan e sua madre si scambiarono una fulminea occhiata d’intesa, dopodichè quest’ultima, senza che io riuscissi minimamente ad accorgermene, sparì dal salotto, per poi tornare dopo qualche minuto, come se non se ne fosse mai andata. Si sforzava di sorridere, in un vano tentativo di dissimulare l’accaduto, ma in cuor mio sapevo che qualcosa stava per accadere. Ad ogni modo, decisi di ingoiare il rospo, fingendo di non aver notato nulla. Poco dopo, Aidan si allontanò da me, e fece qualche passo verso la madre. Io rimasi ferma dov’ero a guardarlo, chiedendomi quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Il mio interrogativo, trovò risposta pochi secondi dopo. Difatti, Aidan si fece consegnare dalla madre una piccola scatola adornata da un grande fiocco rosso, e voltandosi, tornò lentamente verso di me. Quando fu abbastanza vicino, me la porse, chiedendomi di aprirla. Spinta dalla curiosità, decisi di farlo, e rimasi scioccata da quello che trovai all’interno della stessa. La scatola in questione, difatti, conteneva un bellissimo portafoto, dal quale pendeva quella che in seguito scoprii essere una dedica. Così, con gli occhi che brillavano per la felicità, ringraziai Aidan. Poco dopo, lo stesso mi spronò a leggere la dedica ad alta voce. Avrei preferito farlo mentalmente, ma ad ogni modo, mi strinsi nelle spalle, ed iniziai a farlo, poiché per me non c’era alcun problema. La dedica scrittami da Aidan, era davvero bellissima, e attestava chiaramente il suo odio per la distanza che ci separava, unito al suo desiderio di vivere da quest’oggi in poi, come una vera coppia. Ad essere sincera, penso che un altro ragazzo al suo posto, mi avrebbe forzato a vivere con lui, ma Aidan non è affatto come gli altri ragazzi, ed è proprio questo quel che amo di lui. Ad ogni modo, trovai romantici la sua proposta e il modo in cui l’aveva formulata, in quella maniera così dolce e al contempo sorprendente, del tutto inaspettata. Il mio primo impulso, ad ammetterlo, fu quello di accettare, ma decisi, innanzitutto, di riflettere. Nell’atto di farlo, mi mostrai dubbiosa, ragion per cui, in posizione di completo stallo, guardai per qualche secondo mia madre, sperando che mi aiutasse, anche senza proferire parola. Si limitò a fare cenno di sì con la testa, e dopodichè, resi felice Aidan acconsentendo al trasferirmi e al vivere con lui. Ad essere sincera, generalmente non do molto peso ai regali che ricevo per il mio compleanno, ma c’è davvero da ammettere che quello di Aidan, è stato forse il migliore che io abbia mai ricevuto. So che non smetterò mai di ringraziarlo, e che questo prossimo passo, è quello giusto da compiere per l’avvenire del nostro amore.
 


 
 
Capitolo XXVI

Sogni realizzati


Due settimane fa, io e mio fratello Austin abbiamo festeggiato il nostro diciannovesimo compleanno, assieme a tutta la nostra famiglia. Alla festa che avevamo organizzato, si è presentato anche Aidan, il mio ragazzo. Io e lui stiamo insieme da quasi un intero anno, e il nostro rapporto non potrebbe essere migliore. Ad ogni modo, fra tutti i presenti, è stato proprio lui a farmi il regalo più bello. Difatti, ho ricevuto un meraviglioso portafoto, con una splendida dedica annessa. In quella serata, sembrava che nulla potesse andare storto, e infatti, fu proprio così. Di minuto in minuto, la situazione migliorava, e alla fine della festa, Aidan mi ha chiesto di concretizzare ulteriormente la nostra relazione, facendomi trasferire con lui, in modo da vivere la nostra vita come una vera coppia, annullando ogni distanza che prima ci divideva. Ovviamente, io ho accettato, e oggi, è finalmente arrivato il giorno in cui questo accadrà. Mi sono concessa del tempo per salutare mio fratello, i miei genitori, e il resto della mia famiglia prima di andarmene, dopodichè ho compiuto questo grande passo. Quel che però non mi aspettavo neanche lontanamente, era che Aidan, aveva altri piani. Difatti, non voleva che mi trasferissi a casa sua, ma mi aveva organizzato una seconda sorpresa, annunciandomi che saremmo andati a vivere a Scottsdale, in Arizona. Sorpresa dall’intera faccenda, gli ho chiesto il perché di tutto ciò, e lui ha risposto dicendomi che proprio a Scottsdale, viveva uno dei suoi nonni, ormai passato a miglior vita, che aveva lasciato ogni suo bene, compresa la casa all’interno della quale avremmo vissuto e abitato, al suo unico nipote, ossia Aidan in persona. A quella notizia, mi mostrai triste per la scomparsa di suo nonno, ma allo stesso tempo felice, perché ero completamente consapevole di stare iniziando, assieme al ragazzo dei miei sogni, una nuova vita, in una nuova città. È inutile menzionare, che a volte i cambiamenti, possono spaventare, ma questo non sembra essere affatto il mio caso. Difatti, confesso di essere letteralmente elettrizzata all’idea di mettere piede nella mia nuova casa, e sono sicura che Aidan sia della mia stessa idea, e che quindi, condivida pienamente il mio entusiasmo a riguardo. Sfortunatamente, la mia si è rivelata essere nientemeno che una supposizione, per giunta errata, poiché ho scoperto che per Aidan questa casa è fonte di ricordi d’infanzia, che ormai non possono essere recuperati, né riportati indietro in alcun modo. La sontuosa poltrona del salotto, posta proprio accanto al caminetto, gli ricorda come suo nonno fosse solito leggere il giornale, comodamente seduto ad ascoltare, nel contempo, il crepitare delle fiamme. Provando pena per lui, ho tentato subito di confortarlo, parlandogli, ed esortandolo a pensare a noi, al nostro amore e alla nuova vita che insieme, ci stavamo costruendo. Dopo aver ascoltato le mie parole, Aidan mi ha lentamente appoggiato una mano sulla spalla, e poi mi ha abbracciata, ringraziandomi del mio gentile gesto. Inoltre, Aidan sostiene che io abbia ragione. Secondo alcune teorie, i ricordi sono il modo che la vita ha di non far scivolare via per sempre, dalla mente di un individuo, un preciso momento o istante. Entrambi, pensiamo che queste stesse teorie, possiedano un fondo di verità. Difatti, i ricordi non sono altro che frammenti di emozioni della vita di una persona, tutti immagazzinati all’interno della memoria della persona stessa. Grazie alla nostra radiosa positività, che sembra contagiare coloro che ci circondano, la nostra vita non potrebbe essere migliore. È vero, Aidan ed io ne abbiamo passate tante, ma siamo rimasti sempre insieme, in ogni circostanza. Molti credono che l’amore sia unicamente formato da dolci parole, e gesti affettuosi, ma gli stessi, risultano essere un mero componente di quest’ultimo. Nell’amore, quel che davvero conta, è la complicità. Al mancare di quest’ultima, l’amore cessa di esistere, scomparendo e lasciando il posto ai sentimenti negativi quali la rabbia e l’odio. Noi due, potremmo sicuramente avere i nostri alti e bassi, ma sappiamo bene di non poter assolutamente lasciare che due sentimenti di questo calibro, finiscano per soffocare quello più potente di tutti, ossia proprio l’amore.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XXVII

Fra felicità e tristezza


Con la stessa e medesima lentezza di quello precedente, un altro anno se n’è andato, per far posto all’inizio di quello nuovo, appena cominciato. La relazione che esiste fra me ed Aidan, dura da ormai ben due anni, e proprio oggi, nel giorno del mio ventesimo compleanno, lui ha deciso di farmi il regalo più bello di tutti. Difatti, dopo due anni passati insieme, crede che nella nostra duratura relazione, manchi qualcosa. Per sopperire a questa mancanza, ha deciso di agire, e infatti, desidera ardentemente sposarmi. Ormai da tempo, continua a ripetere che questo sarebbe senza dubbio, il sogno della sua vita, ed io so bene di non essere di certo la persona che gli impedirà di realizzarlo. D’altra parte, sono più che felice all’idea di diventare sua moglie. Ad ogni modo, entrambi pensiamo che sia meglio non correre troppo, e non giungere a conclusioni affrettate, visto che ci sposeremo soltanto fra tre mesi. Tuttavia, anche se gli stessi rappresentano un lasso di tempo relativamente lungo, Aidan ed io ci stiamo già dando parecchio da fare con i preparativi per il nostro grande giorno. Siamo entrambi al settimo cielo, ci sentiamo come se nulla ormai fosse in grado di dividerci né rovinare questa meravigliosa atmosfera che aleggia attorno a noi. Ad ogni modo, è largamente risaputo che il destino è del tutto imprevedibile, perciò, sempre secondo il pensiero mio e di Aidan, è meglio dare tempo al tempo, e lasciare che ogni tessera di questo mosaico trovi lentamente il suo posto. Come prima cosa, ci siamo occupati insieme della lista degli invitati. Entrambi vogliamo che quella per il nostro matrimonio, non sia una cerimonia sfarzosa, perciò abbiamo scelto un’opzione migliore, spostando la nostra attenzione, sull’idea di una più intima e riservata. Per questa semplice ragione, la lista degli invitati non sarà molto lunga. Nella stessa, infatti, figureranno solo e soltanto i nomi dei componenti delle nostre rispettive famiglie. Proprio a questo proposito, ho colto la prima occasione, per parlare del matrimonio con la mia famiglia. Mia madre e mio padre, ne erano felicissimi, e mia cugina Cassidy si è addirittura proposta come mia damigella d’onore. Visto quanto ci teneva, non ho potuto dirle di no, così ora lei ricopre quest’importante ruolo. Quanto ad Austin , mio fratello, lui stesso sostiene di essere felice per me, ma anche un pò geloso, seppur in maniera alquanto benevola. Lui infatti, pur avendo ormai la mia stessa età, non si è ancora trovato una fidanzata, dato il suo scarso successo con le ragazze. Nostra madre, che conosce noi suoi figli, come il palmo della sua mano, è convinta che un giorno, anche Austin troverà l’amore, poiché, sin da quando eravamo bambini, lei stessa continua a ripeterci che nulla è impossibile, e che tutto lo è solo se si crede in sé stessi. Inoltre, sostiene anche che l’impossibile, sia un limite esclusivo della mente, ma non dell’anima e nemmeno del cuore. Purtroppo, Austin non ha mai prestato neanche un briciolo di attenzione ai consigli, e alla filosofia di nostra madre, e proprio per questo, almeno a mio avviso ora conduce questa vita così ordinaria. Lui stesso afferma di essere felice così, e nessuno in famiglia osa contraddirlo, ma in ogni caso, io mi sento triste a riguardo. Vorrei davvero che conducesse una vita migliore, costellata di gioie proprio come la mia, ma purtroppo non posso controllare né manipolare le sue scelte, perciò, anche conservando una lieve tristezza nei suo riguardi, devo accettarlo. Austin vive la sua vita, proprio come io vivo la mia. Inoltre, sono anche profondamente consapevole che intromettermi, frapponendomi fra lui e le sue decisioni, risulterebbe insensato, e per di più non sortirebbe alcun tipo di effetto. Perfino Aidan, che conosce bene mio fratello, ha tentato di dissuadermi dal farlo, riuscendoci. In fondo lui stesso non ha tutti i torti. Di certo, la mia tristezza non svanirà in un battito di ciglia, ma comprendo che l’unica cosa che posso fare per Austin, è augurargli tutto il meglio. Ogni persona, prima o poi, riceve il dono della felicità, sceglie solo di aprire quel pacco più tardi rispetto ad un'altr
 
Capitolo XXVIII

Il grande giorno


Ebbene, dopo una lunga e trepidante attesa, due mesi sono finalmente passati, lasciando che questa nuova giornata inizi senza indugi. Quello odierno è, sia per me che per Aidan, un giorno davvero speciale. È vero, io e lui tendiamo a definire speciali molti altri giorni, per svariati motivi, ma vista la nostra quasi incontenibile felicità, non possiamo proprio evitare di farlo. Difatti, oggi è il giorno delle nostre nozze. entrambi, abbiamo atteso questa data per mesi, e ci siamo preparati scrupolosamente, e sapere che finalmente riusciremo a coronare il nostro sogno d’amore, ci riempie il cuore di gioia. Sin da quando ero una bambina, ho sempre sognato e immaginato il mio matrimonio, e la consapevolezza del poter riuscire a vedere il mio sogno prendere vita e forma, proprio davanti ai miei occhi, è per me motivo di grande felicità. È ancora mattina presto, e pur avendo compiuto vent’anni, non ho perso le mie abitudini di ragazza mattiniera, che tra l’altro, non intendo neanche lontanamente abbandonare. Le stesse, a volte, sono dure a morire, proprio come la speranza, che tuttora conservo nel mio cuore, sperando, per l’appunto, in una concatenazione di eventi atti a portare gioia nella mia vita e in quella della mia famiglia. è passato un anno da quando mi sono trasferita qui a Scottsdale con Aidan, in modo da iniziare una nuova vita con lui, e i miei genitori, hanno avuto parecchie volte l’occasione di venirmi a trovare. Purtroppo, non si può dire lo stesso dei miei cari zii. Persone gentili, oneste, generose e di buon cuore, che non trovano mai tempo per la loro unica nipote. Anche loro hanno una loro vita, e di certo non resto qui a forzare gli eventi, in modo che vengano a trovarmi, poiché sarebbe una follia. Ad ogni modo, devo ammettere che, di tanto in tanto, gradirei davvero una loro visita. Intanto, il tempo passa, la mattinata sta volgendo al termine, e io ho ancora un sacco di cose da fare. Se non mi decido a darmi una mossa, viste tutte le commissioni che ho da sbrigare, e senza nessuno che mi aiuta, il nostro grande giorno sarà rovinato, ma  Aidan ed io non possiamo assolutamente permettere che questo accada. Fortuna vuole, che lo stesso Aidan abbia deciso di aiutarmi. Lui è sempre stato un ragazzo generoso di natura, e il suo carattere è rimasto immutato nel tempo. Difatti, ha deciso spontaneamente di farlo, senza che io dicessi nulla. Al suo comportamento, si trova immediatamente una spiegazione più che razionale. Aidan sa quanto io mi stia impegnando per organizzare il nostro matrimonio, e quanto io stia lavorando per far sì che tutto sia perfetto in onore di questo così grande evento, ragion per cui ha deciso di prendere anche lui parte nei preparativi, scegliendo di darmi una mano con le commissioni che ho da sbrigare. Grazie al suo aiuto, la mole di lavoro che ho da affrontare, è senza dubbio diminuita, ma il tempo è tiranno. Siamo infatti, nelle prime ore del pomeriggio, e il nostro matrimonio avrà luogo fra qualche ora. La cosa migliore da fare, sarebbe stringere i tempi, ma il solo pensiero mi rende ansiosa. In fondo, un matrimonio, è un’occasione speciale, non certo uno scherzo, perciò non oso neanche pensare di occuparmi di ogni singola incombenza da sola, e in fretta. Al momento, sono seduta da sola in cucina a riflettere, nel tentativo di calmarmi e schiarirmi le idee. Sena che riesca ad accorgermene, il nervosismo mi porta alle lacrime, e inizio a piangere in silenzio. Dopo qualche minuto, Aidan mi raggiunge, e vedendomi in quello stato, si avvicina e decide di sedersi accanto a me, chiedendomi quale sia il problema. Così, con il volto rigato dalle lacrime, e la gola stretta nei singhiozzi del pianto, comincio ad illustrargli la situazione. Sono triste e arrabbiata, e continuo a ripetergli che non c’è nulla che vada per il verso giusto. Aidan, che mi ascolta senza proferire parola, trova il mio discorso insensato, così, mantenendo la calma, e porgendomi un fazzoletto, mi rassicura, dicendomi che andrà tutto bene. Traggo conforto dalle sue parole, e finalmente argino quel fiume di lacrime che era ormai in procinto di esondare. Sono riuscita a calmarmi, ma ad ogni modo, trovo quel pianto alquanto liberatorio. In questo preciso istante, sono intenta a guardare la mia immagine riflessa nello specchio del salotto. Il mio viso porta ancora i segni del mio immaturo piangere, per cui decido di andare a darmi una rinfrescata nel bagno di casa. La mia permanenza in quella stanza, non si protrae per più di qualche minuto, e una volta uscita, inizio a camminare per il corridoio che conduce al salotto. Lì trovo Aidan, seduto sulla poltrona e completamente immerso nella lettura di un interessante, seppur polveroso libro, preso dalla mensola accanto al caminetto. Ho la precisa intenzione di non disturbare la sua lettura, ragion per cui evito di parlargli, ma lui sa bene che sono lì, perciò posa il libro, si alza dalla poltrona, e mi viene incontro salutandomi con un abbraccio. Mi chiede come sto, e subito dopo, dando un rapido sguardo al suo orologio da polso, mi stringe forte a sé. Ormai, al nostro tanto agognato matrimonio, manca solo un’ora. Non riesco davvero a crederci. Fra soltanto un’ora, nostro sogno diverrà realtà. Aidan ed io, diventeremo finalmente, marito e moglie. Ad ogni modo, Aidan afferma che sarebbe meglio avviarsi verso la chiesa, per evitare il madornale errore che un ritardo comporterebbe. Così, senza perdere un minuto di tempo, ci siamo subito preparati. Lui è stato molto più veloce di me, e mi aspetta al piano di sotto. Dopo qualche minuto, sono pronta anch’io, che mi accingo a scendere le scale che portano alla nostra camera da letto, per tornare in salotto e uscire di casa. Felicissimi, io e Aidan ci siamo tenuti la mano per tutta la durata del viaggio in auto fino alla chiesa. Siamo arrivati in tempo, per fortuna, e adesso, c’è un ultimo passo da compiere. Lasciare che Aidan mi prenda per mano, e mi conduca lentamente all’altare, dove finalmente mi prenderà in sposa, realizzando il sogno di una vita. Mentre camminiamo, lascia che un mare di emozioni mi pervada. La mia felicità e la mia gioia sono incontenibili. Arrivati all’altare, Aidan mi guarda e mi prende per mano, dando inizio allo scambio delle fedi. Dopo questo tradizionale gesto, arriva il momento più significativo dell’intera cerimonia, ossia lo scambio di un bacio fra i due coniugi. Quel bacio, un gesto con un significato forse ancora più profondo del precedente, ha dato modo a me e ad Aidan di completare la nostra unione. Subito dopo, mi coprii il viso per nascondere le lacrime di gioia che mi rigavano il viso, e abbracciai di nuovo Aidan. Poi, fra gli applausi degli invitati alla cerimonia, e la magia di quel momento così solenne, ci prendemmo di nuovo per mano, e ci avviammo verso l’uscita della chiesa stessa. Tutto questo, non prima di aver salutato i nostri genitori e le nostre famiglie. Era ufficiale. Aidan ed io avevamo finalmente coronato il nostro sogno. Eravamo diventati marito e mogli
 

Capitolo XXIX

Una coppia felice


Un’altra settimana della nostra vita, è lentamente passata, dando così modo al tempo di continuare il suo lento e pacato scorrere. Ora come ora, Aidan ed io non potremmo essere più felici. Abbiamo una vita tutta nostra, una casa meravigliosa, e una passione che ci ha uniti, quasi per caso. La cosa più importante, però, senza nulla togliere alle altre gioie di cui si compone la nostra vita insieme, è che siamo finalmente riusciti a coronare il nostro grande sogno d’amore, diventando marito e moglie. Quest’ultimo, è già di per sé, un grande traguardo, poiché ora che siamo sposati, il nostro amore sembra crescere ogni giorno di più. La nostra vita ci appare perfetta, e non esiste giorno in cui entrambi, ringraziamo il cielo per averci fatti incontrare, l’uno sul cammino dell’altra. Il fato e la fortuna, in genere, camminano fianco a fianco, in una stretta e indissolubile alleanza con il destino, che decide, insindacabilmente, l’avvenire di ogni persona al mondo. I sentimenti che io e Aidan proviamo reciprocamente, in tutto questo tempo non sono mai cambiati. Io e lui, ricordiamo ancora con gioia il giorno in cui ci siamo incontrati, durante quel concorso ippico a Sydney, a cui entrambi partecipavamo per passione e divertimento. Da allora, abbiamo continuato ad avvicinarci l’uno all’altra, e anche quando lo stesso destino, ha provato a dividerci, ha miseramente fallito nel suo intento. Se Aidan ed io ci siamo incontrati, ed abbiamo percorso un così lungo e tortuoso cammino, per arrivare dove siamo oggi, ci sarà sicuramente un preciso, seppur ancora oggi a noi sconosciuto, motivo. Qualunque esso sia, scoprirlo non importa, poiché siamo entrambi grati di essere le persone che siamo oggi, benvolute da tutti e importanti l’uno per l’altra. Qui a Scottsdale, dove abbiamo scelto di vivere, la nostra vita non potrebbe essere migliore, eppure Aidan ed io, abbiamo la sensazione che manchi qualcosa. Ora che ci siamo sposati, dopo ben due anni di fidanzamento, il passo successivo sarebbe aggiungere un membro alla nostra famiglia. Oramai è da parecchio tempo che Aidan ed io vorremmo provarci, ma di questi tempi, ammetto di non essere proprio al massimo della forma. Per questa semplice ragione, ho deciso di andare dal medico per un controllo. Ho gentilmente chiesto ad Aidan di accompagnarmi, e lui ha accettato di buon grado. Una volta arrivati nello studio del dottore, aspettammo pazientemente il nostro turno di essere ricevuti dal dottore. Dopo quasi un’intera ora d’attesa, il nostro tanto atteso turno arrivò, e senza farcelo ripetere, entrammo nello studio del medico. Quest’ultimo, ci salutò entrambi con una stretta di mano, felice di vederci. Sfortuna volle, che Aidan non potesse rimanere con me in quella stanza, motivo per cui, gli venne cortesemente chiesto di lasciarla. Lui non si oppose, e lasciò che il medico svolgesse il suo lavoro senza alcun tipo di interruzione. Il dottore mi esaminò scrupolosamente dalla testa ai piedi, e fin lì non ci fu alcun problema, ma poi, guardandomi negli occhi, mi disse che gli sembravo pallida, e che perciò dovevo sottopormi a delle accurate analisi del sangue. Senza protestare, accettai il parere del dottore che, indossati i guanti in lattice, e afferrata una siringa sterile, mi fece mettere seduta su una delle sedie del suo studio, e con precisione millimetrica, prelevò un piccolo campione del mio sangue, che però, si rivelò essere abbastanza da riempire una vitrea provetta. Poco dopo, mi venne tolto il laccio emostatico dal braccio, che stringeva tanto da farmi male. Alla fine della visita stessa, ringraziai il dottore, e uscii in tutta calma dal suo studio. Prima che potessi andarmene, il dottore ebbe cura di riferirmi che i risultati delle analisi del sangue, mi sarebbero stati comunicati entro tre giorni. Ringraziai una seconda volta il dottore, e afferrata la maniglia della porta, la aprii lentamente, congedandomi dal suo studio. Proprio fuori da quella porta, in sala d’attesa, trovai Aidan, che appena mi vide, mi si avvicinò e mi chiese come fosse andata la visita. Gli risposi che non c’era nulla di cui preoccuparsi, poiché avevo soltanto fatto una semplice e veloce analisi del sangue. Un procedimento poco invasivo e di routine, per cui nulla di grave. Poco dopo, mi chiese dei risultai, ed io scossi la testa, limitandomi a dirgli che ne saremmo venuti entrambi a conoscenza, nell’arco di appena tre giorni. Dopo aver sentito quelle parole, Aidan mi sorrise, e insieme ci avviammo verso la su auto, con la precisa intenzione di tornare a casa. Una volta arrivati, raggiunsi velocemente il salotto di casa, e sprofondai nella sontuosa poltrona accanto al caminetto. Dopo pochi minuti, ero già sul punto di assopirmi, quando ad un tratto, squillò il telefono. Per mia fortuna, fu Aida a rispondere, evitandomi di farlo, ma poco dopo, mi disse che quella telefonata era per me. Così, mi alzai dalla poltrona, e lasciai che Aidan mi passasse il telefono. Ad aver telefonato, era stata Summer Williams, una mia vecchia amica, che non vedevo, e di cui non avevo notizie, dai tempi del liceo. Ero felicissima di risentirla, dopo quel così lungo lasso di tempo, così sfruttai quella telefonata, per parlare con lei del più e del meno. Ci raccontammo ognuna della propria vita, e delle proprie giornate. Entrambe, rimanemmo piacevolmente sorprese di quanto fossero cambiate le nostre rispettive vite nel corso degli anni. Ormai eravamo entrambe sposate, e conducevamo una felice vita di coppia, in compagnia dei nostri rispettivi mariti. Riavere notizie di Summer, dopo tutto questo tempo, mi ha davvero reso felice. Ai tempi del liceo, io e lei eravamo ottime amiche, e lo siamo tuttora, e spero vivamente che il rapporto di amicizia che ci lega, non si logori mai. L’amicizia che io e Summer abbiamo costruito negli anni, non ha mai dato alcun segno di cedimento a dispetto del passare del tempo. La stessa, sembrava essere giunta alla fine dopo il liceo, ma la mia buona stella ha deciso di sorridermi, non permettendo quindi, che ciò accadesse. Ho sempre considerato Summer una delle mie migliori amiche, se non addirittura una sorella maggiore, e sono grata di essere amica di una persona così splendida.
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XXX

Notizie sconcertanti


La vita va avanti, scorrendo con l’impetuoso carattere di un fiume in piena, e i giorni vengono lentamente portati via, assieme alle settimane, che divengono mesi, e infine, inevitabilmente, lunghi anni. Io vivo la mia vita per quella che è, accettando, senza protesta alcuna, il susseguirsi di avvenimenti che la compongono. Tre lungi giorni, carichi di ansia e nervosismo, sono passati, e finalmente oggi, è il giorno designato per il ritiro delle mie analisi del sangue. Tutto quel che devo fare, è recarmi nello studio del mio medico di fiducia, e lasciare che egli stesso, mi consegni quei risultati. Come di consueto, mi sono fatta accompagnare da Aidan, che ha accettato subito, senza battere ciglio. L’attesa è stata breve, ma i tre giorni appena trascorsi, sono sembrati, sia a me che ad Aidan, una vera e propria eternità. Ad ogni modo, nulla poteva prepararmi a ciò che ebbi la sfortuna di sentire, una volta entrata nello studio del dottore. Egli stesso, dopo aver accuratamente esaminato quei risultati, mi guardò sconsolato, e articolò la frase peggiore che avessi mai potuto anche solo immaginare di sentire. Nelle mie analisi del sangue non c’era assolutamente nulla di anormale, ma ad ogni modo, il dottore mi disse, ammettendo quanto gli costasse farlo, che io, malgrado gli ottimi risultati di quelle analisi, non avrei mai potuto avere dei figli. Aidan ed io, eravamo seduti l’uno accanto all’altra, e quella notizia ci scioccò. Eravamo letteralmente basiti, allibiti, e sconcertati. Non ci era neanche lontanamente comprensibile, il perché di tale diagnosi. Entrambi attoniti, guardavamo negli occhi il dottore, sperando che si sbagliasse, che quel che avevamo appena sentito era un banale frutto della nostra fervida immaginazione, o che non corrispondesse alla realtà. Nessuno di noi due, poteva far nulla a riguardo. Ci limitammo a lasciare lo studio del medico, senza proferire parola. Dopodichè, ci incamminammo verso l’auto di Aidan, affranti dalla notizia appena ricevuta. Piansi per tutta la durata del viaggio di ritorno a casa, mentre Aidan rimaneva completamente concentrato sulla guida. Ed io, seduta accanto a lui, piangevo in silenzio. Tentava di confortarmi, ma io lo ignoravo. Stavo troppo male per parlarne. La notizia mi aveva letteralmente spezzato il cuore. Non sarei mai diventata madre o avuto dei bambini, cosa che invece avevo sempre sognato. Nessuno, durante la vita, si aspetta di ricevere notizie così orribili, ma c’era di peggio. Il mio animo sensibile era stato sconvolto e turbato da quella notizia. Mi sentivo come se l’intero mondo mi fosse appena crollato addosso. Il mio dolore era troppo grande per essere descritto. Di tanto in tanto, Aidan staccava gli occhi dalla strada per guardarmi. Io apprezzavo i suoi gesti, così veritieri e compassionevoli, ma al contempo, mi chiedevo a cosa servissero. Dopo ciò che avevo scoperto, neanche il più elaborato, eloquente e meraviglioso dei discorsi, sarebbe riuscito a risollevarmi il morale. Non appena tornai a casa, salii velocemente le scale, arrivai in camera da letto, e lì mi chiusi a chiave, così che nessuno potesse disturbarmi. Ora ero sola, chiusa in quella stanza, a crogiolarmi nel mio infinito dolore, con le lacrime che mi rigavano il viso, e cadevano, copiose come pioggia invernale, sul mio cuscino. La solitudine nella quale mi trovavo, non era per me causa di tristezza, ma leniva, almeno in parte il dolore causato dalla fresca ferita aperta all’interno del mio fragile animo. Mentre piangevo, in un tristissimo soliloquio, mi ripetevo che ciò che mi era accaduto non era possibile, che non era vero, e che non mi meritavo di soffrire tanto. Continuavo a chiedermi perché, nel mero e vano tentativo di trovare una spiegazione a ciò che stavo vivendo, e perché un tale destino fosse toccato proprio a me. Sfortunatamente, nessuno dei miei interrogativi trovò risposta. In un misero tentativo di cancellare il mio dolore, decisi di telefonare a mia madre, per metterla al corrente della triste notizia. Così, andai dritta al punto, e gliela comunicai, senza l’uso di mezzi termini. Dopo aver sentito le mie parole, mi disse che era enormemente dispiaciuta per me, e che, se solo le fosse stato possibile, avrebbe tentato di trovare una soluzione a riguardo. Per mia sfortuna, non c’era nulla che mia madre potesse fare, per quel che concerneva la mia terribile scoperta, e saperlo, mi avviliva. Ad ogni modo, la ringraziai di avermi ascoltata, e di essere stata comprensiva nei miei riguardi. Dopo averlo fatto, la salutai, e posi fine a quella telefonata. Ebbi appena il tempo di farlo, che il telefono squillò. Senza esitare, lo strinsi in mano e risposi. Avevo appena ricevuto un’altra telefonata da parte della mia amica Summer, che, in tono felice, mi salutò e mi chiesi come stessi. Risposi che non stavo affatto bene, e subito dopo, notai un mutamento nel tono della sua voce. Sembrava preoccupata, e mi chiese cosa fosse successo. Avrei voluto mentirle, ma non ne ebbi la forza, così decisi di dirle tutta la verità. Le raccontai tutto, svelandole anche la mia sconcertante scoperta. Sentendo ciò che avevo da dirle, Summer provò pena per me, e proprio come Aidan, provò a farmi tornare il buonumore, ma con scarsi risultati. Poco dopo, Summer mi fece una proposta alla quale stentavo a credere, e che riuscì a farmi tornare il sorriso. Mi disse che stava aspettando un bambino, e che vista la mia condizione, le avrebbe fatto piacere sapere se io avessi voluto adottarlo. Trovai lodevole il suo gesto, e fui talmente felice da non sapere cosa rispondere. Così, le chiesi di lasciarmi del tempo per pensarci. Per la mia gioia, lei accettò, e io la salutai, avendo cura di ringraziarla, terminando subito dopo, quella chiamata. Con il sorriso sulle labbra, aprii la porta della stanza, e mi diressi in cucina, dove trovai Aidan, che, in tutta calma, era seduto a leggere il giornale. Gli dissi che dovevamo parlare, e lui decise di interrompere la sua lettura per darmi ascolto. Lo condussi in salotto, e dopodichè iniziammo a parlare. Senza perdere un istante, gli chiesi se si ricordasse della mia amica Summer. Lui rispose di sì, non comprendendo cosa lei avesse a che fare con noi. Ebbi cura di fornirgli delle spiegazioni alquanto dettagliate, volendo evitare eventuali fraintendimenti. Poi, feci in modo che spostasse l’attenzione sul nocciolo della questione. Aidan non riusciva a capirlo, ma Summer era parte integrante del discorso. Senza indugiare, gli raccontai la verità, dicendogli che anche la stessa Summer, ormai era a conoscenza della mia condizione, ragion per cui, si era offerta di farci adottare il bimbo che portava in grembo. Quando finii di parlare, Aidan mi guardò negli occhi, stranito. Mi chiese se stessi scherzando, e se fossi davvero sicura della mia decisone. Non lo stavo prendendo in giro, e non ero mai stata così sicura di qualcosa in vita mia, così glielo dissi. Poco dopo, Aidan tornò a guardarmi, e abbracciandomi, annunciò che saremo finalmente diventati una famiglia. Dopo aver sentito quelle parole, ero felicissima. Finalmente, Aidan aveva accettato la mia decisone, e io avrei realizzato il mio sogno di diventare mamma. Ero felice, poiché sapevo che io e Aidan saremmo diventati genitori. Dopo aver discusso della questione con Aidan, mi affrettai a tornare in salotto, per telefonare a Summer e comunicarle la notizia. Lei ci mise un pò a rispondere, ma quando finalmente lo fece, andai dritta al punto, dicendole che Aidan ed io, di comune accordo, avevamo deciso di adottare il suo bambino. A sentire le mie parole, lei si mostrò felice, e mi promise che ci avrebbe informato riguardo al corso della sua gravidanza. Io la ringraziai e dopodichè la salutai, augurandole tutto il meglio. quell’augurio, così genuino, pose fine alla mia telefonata con Summer. Dopo la fine di quella conversazione telefonica, Aidan mi raggiunse nel salotto di casa, iniziando a pormi mille domande, che principalmente, riguardavano Summer e il suo futuro bebè. Soddisfai la sua curiosità, rispondendo ad ogni domanda, dopodichè, ci abbracciammo, restando in silenzio. non avevamo più nulla da dirci, ma eravamo certi di una cosa. Nella nostra vita, era tornata la felicità.
 
 
 
 
 
 


 
 
 
Capitolo XXXI


In attesa di un miracolo


Qualche mese fa, la mia vita apparentemente perfetta, è stata sconvolta da un’orribile ed inaspettata notizia. Difatti, dopo un semplice e banale controllo medico, con conseguente esame del sangue, ho scoperto che non sarò mai in grado di avere dei figli. Sulle prime, devo ammetter che la notizia mi ha scioccato, e infatti, ci ho messo un bel pò di tempo a metabolizzare la cosa. Tuttavia, anche se alla fine sono riuscita ad accettarlo, un velo di tristezza rimaneva nel mio cuore. Inizialmente, pensavo che questo sentimento non sarebbe mai svanito, ma poi, in maniera del, tutto inaspettata, in quel periodo, ho avuto modo di riprendere i contatti con la mia vecchia amica Summer Williams. Parlarle mi ha davvero risollevato il morale, poiché lei, ai tempi del liceo, era una delle mie più grandi confidenti. Potevo raccontarle di tutto, e sapevo che ogni mio segreto sarebbe rimasto al sicuro con lei. Parlandole, ho scoperto che aspetta un bambino, e lei, approfittando della mia scoperta, mi ha incoraggiato a parlarle della mia vita sentimentale. Così, le ho detto che sono sposata, ma che non ho dei figli a causa di una condizione medica che me lo impedisce. Summer, ha quasi istantaneamente provato pena per me, e si è offerta di farmi adottare il suo futuro neonato, in modo che Aidan ed io, potessimo avere la famiglia che avevamo sempre sognato. Dopo aver riflettuto sulla sua proposta, ho accettato, e da allora, Summer ha promesso di darmi notizie di sé e del bambino ogni qualvolta le fosse stato possibile. Lentamente poi, si arriva alla giornata odierna. I giorni passano, ed io vivo la mia vita, felice per le gioie di cui la stessa si compone, ma segretamente, in attesa di un miracolo. Quel piccolo miracolo che la mia migliore amica porta in grembo, e che sarà capace di tramutare ogni mio broncio in un sorriso, e riempire di ulteriore gioia, le mie già meravigliose giornate. Ora Summer è incinta di cinque mesi, e man mano che la sua gravidanza progredisce, la felicità mia e di Aidan cresce. Non vediamo l’ora di vederla dare alla luce questo neonato, ed accoglierlo poi, conseguentemente nella nostra vita. Entrambi, siamo felicissimi all’idea di diventare genitori, tanto che già fantastichiamo sull’aspetto del nascituro. Inoltre, anche se manca ancora molto al suo arrivo, inganniamo il tempo pensando a come sarà bello tenerlo in braccio, o guardarlo crescere e muovere lentamente i primi passi verso un mondo tutto nuovo. Ad ogni modo, pur avendo promesso di tenere sia me che Aidan informati su sé stessa ed il bambino, Summer non vuole assolutamente rivelarci il sesso del neonato, semplicemente perché vuole che sia una sorpresa. Aidan ed io abbiamo accettato la sua decisione, ed abbiamo idee discordanti a riguardo. Difatti, Aidan vorrebbe che il bambino fosse un maschio, mentre io, preferirei avere una femmina. Tuttavia, resta il fatto che ameremo questo bambino come se fosse nostro, assicurandoci sempre di includere Summer nella sua vita. Dopotutto, anche dopo l’adozione del neonato da parte nostra, lei ne rimarrebbe pur sempre la madre biologica, ed escluderla completamente dalla vita del bebè non sarebbe giusto nei suoi confronti. Di questi tempi, sto passando ore al telefono con Summer, che tra l’altro, non perde mai occasione per parlarmi del neonato che porta in grembo. Curiosa come sono, sto cercando in tutti i modi di convincerla a rivelarmene il sesso, ma lei si mostra alquanto caparbia e irremovibile, non volendo assolutamente farlo. Dice che significherebbe rovinarci irrimediabilmente la sorpresa, perciò non vuole saperne. Inoltre, a dispetto della sua attuale condizione, Summer è riuscita a trovare il tempo e il modo di venire a farmi visita. Ogni volta che viene, è solita sedersi con me in salotto, chiacchierando e scaldandosi accanto al caminetto, o in cucina, davanti ad un’invitante tazza di tè caldo. Alcune volte, mentre parliamo, Summer lascia che mi avvicini a lei, così che possa toccarle lievemente la pancia, e sentire, occasionalmente, i movimenti del neonato dentro di lei. Il tempo continua a passare, e il ticchettio emesso dal suo orologio biologico si fa sentire, e tutto questo può avere un singolo ed inequivocabile significato. Il tempo che ci divide dal veder nascere il bimbo di Summer, nostro futuro figlio, sta inevitabilmente riducendosi, e sia io che Aidan non vediamo l’ora che arrivi quel momento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 

Capitolo XXXII

Attese e sorprese


Il costante e continuo ticchettio del vecchio ma affidabile orologio del salotto, oggi mi è di compagnia. Mi trovo da sola in casa, visto che Aidan è uscito già da qualche ora, purtroppo senza dirmi dove aveva intenzione di andare. Comunque sia, sono tranquillamente seduta in cucina a leggere un buon libro, con la sola ed unica compagnia dell’orologio appeso al muro, il cui seppur incessante ticchettio, mi rilassa. Ed è così che questo pomeriggio va avanti, come del resto ogni altro. Riflettendo però, mi accorgo della monotona piega che la mia vita sta prendendo, così decido di alzarmi da quella sedia, e iniziare a cercare un modo per ravvivare la mia noiosa e uggiosa giornata. Il mio primo pensiero, è di telefonare a Summer, ma finisco per scartarlo, poiché le ho già telefonato all’incirca venti minuti fa. Con il telefono ancora in mano, mi accingo a comporre il numero di casa di mia madre, ma non ottengo risposta, e desisto dal chiamarla al cellulare. Sono completamente all’oscuro circa quello che mia madre stia facendo in questo momento, ma ad ogni modo, preferisco non disturbarla. Solitamente, è sempre parecchio indaffarata, perciò, se non risponde alle mie telefonate, deve esserci una ragione precisa. Finalmente, lascio andare il telefono, e continuo, nella mia finora vana, ricerca di uno svago. Con fare annoiato, accendo la televisione, e inizio a guardare il notiziario, ma ben presto, anche quell’attività, inizia a darmi noia. Sospirando, spengo il televisore, e mi avvio verso la mia stanza da letto. Vista la mancanza di attività stimolanti, forse un sonno ristoratore può servire a chiarirmi le idee. Non appena riesco a sdraiarmi sul letto e a chiudere gli occhi, il telefono inizia  squillare, ed io sono costretta a tornare in salotto per prenderlo. Mi muovo lentamente, in maniera calma, visto che, ora come ora, sono davvero giù di tono. Ad ogni modo, prendo delicatamente in mano il telefono, e decido di porre fine al suo squillare, rispondendo alla chiamata in arrivo. Ad aver telefonato, è Summer. La sua voce trema, è rotta dall’emozione, e mi accorgo che lei non riesce a parlare in maniera chiara e comprensibile. Così, le chiedo di calmarsi, e lei riesce a darmi retta. Si concede qualche secondo per respirare, dopodichè, mi dice di non sentirsi bene, e mi chiede di aiutarla. Non ho neppure il tempo di chiederle cos’abbia, visto che la linea telefonica si è interrotta bruscamente, non lasciandomi il tempo di farlo. Sono spaventata come mai prima d’ora, la fatica che faccio per mantenere la calma è incredibile, ma ad ogni modo, prendo una veloce e ponderata decisione. Senza perdere tempo, salgo velocemente in auto, diretta verso casa di Summer. Sono così preoccupata e in pensiero, che non bado ai limiti di velocità, e in circa venti minuti arrivo a destinazione. Con uno scatto felino, scendo subito dalla mia macchina, arrivo davanti alla porta di casa sua, ed inizio a bussare. Ad aprire la porta, è proprio Summer, che, felice di vedermi, mi saluta stringendomi in un abbraccio. Sono ancora ferma sull’uscio di casa sua, e lei mi invita ad entrare. Sorridendo, accetto di buon grado il suo invito, ed entro. Mi fece accomodare sul divano del salotto, e si assentò per un attimo, sparendo nella stanza accanto. Tranquillamente seduta, resto ad aspettarla, e dopo qualche minuto, la vedo tornare con in mano un vassoio con sopra due tazze di caffè. La ringraziai di averlo preparato, e pensai che mi avesse letto nel pensiero. In effetti, era proprio quel che mi ci voleva. Tuttavia, una domanda mi sorgeva spontanea. Quando mi aveva telefonato, sembrava non sentirsi bene, e invece ora era sorridente, come se nulla fosse accaduto. Così, mentre sorseggiavo il mio caffè, le chiesi cosa le fosse successo. Rispose che da ormai qualche ora, sentiva dei forti dolori alla pancia, e che si era davvero spaventata, questo il motivo per cui mi aveva telefonato. Subito dopo avermi risposto, la sentii lamentarsi, e notai con spavento, che teneva una mano sulla pancia, tanto era il dolore che provava. Anche se in quel preciso istante, ero paralizzata dalla paura, mi alzai subito dal divano, e dissi a Summer di mantenere la calma, mentre tentavo di rassicurarla. Era in preda al dolore, ma mi sorrise, poiché sapeva che non l’avrei lasciata da sola, e che le avrei dato una mano. Dovevo agire in fretta, perciò, presi velocemente il mio cellulare dalla borsa, e composi il numero di Aidan. Per fortuna, non ci mise molto a rispondere, e quando lo fece, lo avvisai che stavo per portare Summer in ospedale. Aidan non fece domande. Evidentemente aveva già capito da sé la gravità della situazione. Così, senza perdere un minuto, accompagnai Summer alla mia auto. Dopodichè, salimmo entrambe a bordo, accesi il motore, e l’accompagnai in tutta fretta all’ospedale più vicino. Appena arrivammo, Summer attirò subito l’attenzione dei medici. Agli stessi, non ci volle molto per capire cosa le stesse accadendo, così la portarono velocemente in sala parto. Avrei voluto seguirla, per assicurarmi che stesse ben, ma i medici non me lo permisero. Difatti, fui costretta a rimanere completamente da sola, in sala d’attesa. I minuti passavano, ed io ero in pensiero per Summer. Sapevo bene che era in buone mani, ma per qualche strana ragione, non riuscivo a stare tranquilla. L’improvviso vibrare del mio cellulare, che tenevo nella tasca della mia giacca, mi distrasse, sgomberando per un attimo la mia mente. Senza pensarci, lo presi in mano, e notai di aver ricevuto una chiamata. Notai che era stato Aidan a telefonarmi, così composi velocemente il suo numero e gli telefonai a mia volta. Non appena rispose, senza lasciargli neanche il tempo di parlare, lo misi al corrente della situazione, dicendogli che Summer era stata portata in sala parto, e che era lì da circa mezz’ora. Prima di porre fine alla telefonata, gli chiesi di raggiungermi in ospedale. Senza esitare, acconsentì a farlo, aggiungendo che sarebbe arrivato a destinazione, il prima possibile. Dopo aver parlato con Aidan, posi fine alla telefonata, e spensi il cellulare, avendo cura di rimetterlo nella mia borsa. Il tempo, all’interno dell’ospedale, sembrava essersi letteralmente fermato. Ero lì con Summer da poco più di mezz’ora, eppure mi sembrava di esserci da secoli. Non potevo fare nulla, eccetto rimanere seduta in sala d’attesa e fissare il costante movimento delle lancette dell’orologio appeso al muro. Lentamente, iniziarono a passare i minuti, che ben presto si trasformarono in lunghe ore. l’attesa era per me a dir poco straziante. Avevo davvero i nervi logori. Erano ormai passate ore, e non c’era medico disposto a parlarmi delle condizioni di Summer. Erano tutti troppo indaffarati a passare da una stanza all’altra. Osservavo uno snervante andirivieni di medici e infermieri, misto ad un continuo cigolare di porte aperte. Proprio quando pensavo di non riuscire più a sopportare l’attesa, arrivò trafelato anche Aidan. Si scusò di avermi fatto aspettare, e mi chiese notizie di Summer, ma non potei rispondergli. L’unica cosa che sapevo, era che la mia amica era in procinto di dare alla luce un bambino. A quanto sembrava, non ero tenuta a sapere altro che questo. Le lancette dell’orologio  continuavano a muoversi, e con esse scorreva il tempo. Aidan ed io, restavamo seduti l’uno accanto all’altra, in sala d’attesa. Lui appariva calmo, mentre io, tesa come una corda di violino, aspettavo, sperando che Summer stesse bene, e che non ci fossero problemi di sorta. Il silenzio che aleggiava in quella sala, rotto solo dal debole ticchettio della lancette dell’orologio appeso al muro, stava iniziando a diventare assordante. Alla fine, la nostra pazienza venne premiata. Dopo un tempo che parve interminabile, vidi un’infermiera uscire dalla sala parto. D’improvviso, la sentii chiamare il mio cognome, e scattai in piedi come una molla. Finalmente, mi venne dato il permesso di vedere Summer. In tutta calma, l’infermiera mi guidò verso la sala parto, e una volta entrata, salutai affettuosamente la mia amica. Lei ricambiò il saluto, e mi diede una notizia che mi fece letteralmente sbiancare. Mi disse infatti, che non aveva avuto un solo bambino, ma bensì due gemelli, un maschietto e una femminuccia, perfettamente sani. Erano entrambi avvolti in due morbide coperte, e Summer, con estrema delicatezza, prese in braccio uno dei due neonati, assicurandosi di non far cadere in terra la copertina che l’avvolgeva. Per prima, mi mostrò la femminuccia, che a mio dire, le somigliava, avendo il viso tondo e paffuto, e gli occhi color nocciola. Dopo aver tenuto in braccio la bambina per un pò, guardai Summer, e le chiesi dove fosse suo marito. Inizialmente, preferì non rispondere, ma sospirando, si decise a farlo, anche se a malincuore. Mi rivelò infatti, che suo marito l’aveva lasciata, morendo d’infarto pochi giorni prima che Summer desse alla luce i bambini. Provando pena per lei, l’abbracciai, nel tentativo di confortarla. Dopo qualche minuto di silenzio, aggiunse che c’erano delle buone notizie. Difatti, anche se il marito, scomparendo, l’aveva lasciata, sapeva che avrebbe avuto con sé una parte di lui, ossia la loro figlia di appena un anno, Avril. Dopo una breve pausa di silenzio, mi disse anche che ora, Aidan ed io, potevamo essere felici, poiché prima di mettere al mondo i due neonati, Summer aveva parlato di noi due con l’infermiera, dicendo che avevamo intenzione di adottare i suoi bambini. La stessa, ha ascoltato Summer in silenzio, asserendo che l’adozione da parte nostra non era da considerarsi un problema. Difatti, bastava che Summer ci desse il suo consenso a riguardo, firmando un apposito foglio che attestava a chiare lettere, che Aidan ed io saremmo diventati i genitori adottivi dei piccoli. Il foglio in questione era già stato firmato da Summer in persona, ciò significava che Aidan ed io saremmo potuti diventare una famiglia. tuttavia, non volevo intristirla né deluderla, così chiamai Aidan dalla sala d’attesa, e lo invitai a raggiungermi. Dopo averlo fatto, Aidan guardò Summer, e la salutò sorridendo. Le disse che non avevo fatto altro che parlare di lei negli ultimi mesi, e che era felice di poterla conoscere di persona. Poco dopo, ci avvicinammo entrambi a lei, e guardandola, le promettemmo solennemente, che saremmo stati degli ottimi genitori, e che l’avremmo, senza ombra di dubbio, inclusa nella vita dei bambini, cosa che, d’altro canto avevamo già deciso di fare tempo prima. Ad ogni modo, non lasciammo la sala parto, prima di averle detto come avevamo intenzione di chiamare i bambini. Insieme, Aidan ed io avevamo deciso che la bimba si sarebbe chiamata Aubrey, e il suo fratellino Liam. Prima che potessimo andarcene, Summer si alzò dal letto dove era sdraiata, e ci abbracciò. Subito dopo, prese in braccio i bambini, e ci permise di stringerli tra le nostre braccia per la prima volta. Dopodichè, tutti e tre lasciammo l’ospedale con il cuore gonfio di felicità. Summer era lieta di averci reso una famiglia, e noi eravamo felici di aver raggiunto questo traguardo, superando ogni ostacolo, fino alla nostra meta. Aidan ed io, le saremo sempre grati. Sono poche le persone capaci di compiere un gesto così nobile e lodevole, al solo fine di rendere felice la vita di uno o più individui. Lei stessa è tra queste, e noi non possiamo che esserne felici.
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XXXIII

Una vera famiglia


Gli uomini, sono creature alquanto abitudinarie, ognuno con i propri piani da seguire alla lettera, le proprie decisioni, e i propri assurdi schemi, che si ripetono infinite volte, in un altrettanto assurdo e incomprensibile circolo vizioso. Chiaramente, ammetto di non essere nessuno per esprimere giudizi di questo genere, poiché anch’io faccio parte di questo mondo, governato da un costante e continuo susseguirsi di eventi, volti a comporre e caratterizzare, sempre in modo diverso la vita delle persone. Tuttavia, posso ancora affermare, di aver finalmente trovato un modo per uscire dalla monotonia che regnava sovrana all’interno delle mie giornate. Questo è per me, motivo di grande gioia e felicità, poiché finalmente, sono riuscita a realizzare il mio sogno di diventare mamma. Io e mio marito Aidan abbiamo adottato i nostri due figli, Liam ed Aubrey, grazie a una mia cara amica, e abbiamo preso il nostro nuovo ed importante ruolo di genitori, molto sul serio. In fondo, esserlo diventati, è per noi un grande traguardo, e averlo finalmente raggiunto, ci rende davvero fieri e orgogliosi di noi stessi. Ad ogni modo, adattarsi ad una nuova routine quotidiana, non si sta rivelando un compito facile, per nessuno di noi due. D’altro canto, Aidan è sempre impegnato con il suo lavoro, perciò mi ritrovo spesso costretta a rimanere da sola con entrambi i bambini. Gli stessi, mi danno molto da fare, ma comprendo di dover iniziare ad abituarmi al mio nuovo ruolo di madre. Inizialmente, ogni mestiere è difficile per chiunque, perciò penso che l’unica cosa di cui ho bisogno, oltre ad una mano d’aiuto da parte di Aidan, sia semplicemente un pizzico di dimestichezza in più. Da quando Liam ed Aubrey sono entrati nella nostra vita, la stessa ha finito per cambiare radicalmente. non eravamo affatto abituati ad essere svegliati dal pianto notturno di due neonati, né a tutte le attività che solitamente, compongono la vita di un genitore. Ad ogni modo, credo che questo nuovo stile di vita, abbia anche dei lati positivi, molto più numerosi e importanti rispetto a quelli negativi. I bambini ora hanno due mesi, e la sensazione che provo quando li stringo fra le braccia è indescrivibile. Quella stessa sensazione, è capace di riempirmi il cuore di gioia, e di indurmi a pensare. Difatti, ogni volta che accade, penso a quanto fortunata io sia ad averli nella mia vita. Liam ed Aubrey, sono la mia nuova finestra sul mondo, da quando sono entrati nel mio cuore e nella mia vita, la mia prospettiva dello stesso è profondamente, se non totalmente, cambiata. Riesco finalmente a vedere ogni cosa con occhi diversi, in maniera più gioiosa e positiva. I giorni, come di consueto, trascorrono lentamente, ma dal loro arrivo, mi sono accorta che nella mia vita non c’è più spazio per le giornate grigie e uggiose, o per i sentimenti negativi. Le emozioni che costellano la vita di un genitore, sono indescrivibilmente forti e positive. Una persona capace di confermarlo, risulta essere mia madre Angela. Lei stessa, ricorda ancora benissimo le emozioni ed i sentimenti provati quando io ed Austin, da bambini, crescevamo di giorno in giorno, imparando e muovendo i primi passi verso l’ignoto del mondo a noi circostante. Questa è la ragione per cui, lei sarà la prima delle  persone della mia famiglia a conoscere i miei figli. Proprio oggi, infatti, ho intenzione di prendere la macchina, e andare a trovare mia madre. Dal giorno in cui Aidan ed io abbiamo adottato Liam ed Aubrey, io e lei non abbiamo più avuto modo né occasione di rivederci, ragion per cui, questo non potrebbe essere momento migliore. A conti fatti, la cosa sarebbe positiva per entrambe. Io riuscirei finalmente a rivedere mia madre, dopo un così lungo lasso di tempo, e lei riuscirebbe finalmente a conoscere i suoi due nipotini, che sperava di incontrare, ormai da tempo immemore. Non volendo farla più aspettare, ho avuto cura di telefonarle, mettendola al corrente del fatto che oggi, il suo desiderio sarebbe diventato realtà. Così, dopo esserci accuratamente preparati per il nostro lungo viaggio verso casa di mia madre, Aidan ed io siamo partiti alla volta della nostra destinazione. Entrambi, eravamo completamente consapevoli della lunghezza del viaggio stesso, perciò ci siamo preparati a dovere. Alla fine, dopo ore passate in auto, siamo riusciti ad arrivare a Sydney, mia città natale. Prima di conoscere Aidan, sposarmi ed andare a vivere con lui a Scottsdale, vivevo proprio in questa città, assieme ai miei genitori e a mio fratello. Ad ogni modo, raggiunta casa di mia madre, abbiamo pazientemente aspettato che aprisse la porta, dopodichè l’abbiamo salutata affettuosamente. Subito dopo averci salutato, ci ha invitati ad entrare, e noi abbiamo accettato senza batter ciglio. Non appena misi piede in casa, un fiume di ricordi mi attraversò la mente. Non visitavo quella stessa casa da circa un anno, eppure non era cambiata di un virgola. Ogni cosa era rimasta al suo posto, compresa la vecchia e polverosa foto di famiglia posta sul mobile del salotto. Ad ogni modo, Aidan ed io passammo una buona mezz’ora a chiacchierare con i miei genitori. Dopo un pò, mi resi conto della vera ragione per cui avevamo fatto loro visita, così, senza esitare, decisi di prendere delicatamente in braccio la piccola Aubrey, che, fino a quel momento, dormiva beata all’interno del suo passeggino. La strinsi fra le mie braccia per qualche minuto, e non appena mia madre la vide, si avvicinò a lei, iniziando ad accarezzarle le candide e paffute guance. Inoltre, mia madre ebbe anche cura di aggiungere che la bambina mi somigliava, avendo i miei stessi occhi color nocciola. Accettando di buon grado il complimento, notai che Aubrey si era addormentata fra le mie braccia, motivo per cui, decisi di rimetterla nel passeggino, facendo attenzione a non svegliarla. Subito dopo, Aidan, che teneva in braccio Liam, permise a mia madre di fare lo stesso, lasciando che fosse lei a prenderlo in braccio. Mia madre, coccolò amorevolmente il nipotino per qualche minuto, affermando in seguito, che almeno secondo il suo pensiero, quel bambino era identico allo stesso Aidan. I miei genitori, sanno perfettamente dell’adozione dei due bambini da parte nostra, eppure, continuano a ripetere, che pur essendo noi, soltanto i genitori adottivi degli stessi, con il passare del tempo, alcune somiglianze fra noi e loro, iniziano a farsi notare. Inizialmente, ero alquanto scettica riguardo al loro pensiero, ma ora comprendo di dovermi ricredere, e dar loro ragione. Sono ovviamente contenta del pensiero dei miei genitori riguardo ai bambini, ma ad ogni modo, Aidan ed io non ci curiamo del loro aspetto esteriore. Sappiamo che sono dei bellissimi bambini, e vogliamo che a loro volta, loro sappiano che noi li amiamo e li ameremo per sempre, poiché finalmente, siamo una vera famiglia.
 
 


 
Capitolo XXXIV

Pensieri felici


Negli ultimi tempi, Aidan ed io siamo stati letteralmente sommersi dagli impegni, risultando più indaffarati che mai. inoltre, il nostro gran da fare ci ha distratti non poco dalla nostra tranquilla e pacifica quotidianità. Così, prima che potessimo anche minimamente rendercene conto, altri quattro lunghi anni sono, in maniera lenta e placida, scivolati via dalla nostra vita. Questi ultimi quattro anni, sono stati davvero meravigliosi, costellati di gioia e felicità. Solitamente, l’inizio di un nuovo anno è indice di cambiamenti e novità, ragion per cui, Aidan ed io abbiamo preso un’importante decisione. Liam ed Aubrey hanno ormai compiuto quattro anni, e puntuale come al solito, la stagione invernale è tornata a bussare alla nostra porta. Il Natale si sta avvicinando, e come di consueto, i bambini sono elettrizzati. Come ogni anno, si aspettano di ricevere tanti regali, proprio come è sempre accaduto in passato. Tutti gli anni, con l’arrivo delle feste, il buonumore e la felicità regnano sovrani in casa nostra. Vedere i nostri figli così felici e sorridenti, mentre corrono in salotto per scartare i loro regali, ci scalda il cuore. Entrambi sono soltanto dei bambini, dolci anime curiose ed innocenti, che non desiderano altro che l’affetto dei genitori. A dir la verità, Liam ed Aubrey si sono sempre rivelati molto calmi, pazienti, e di poche pretese. Ad ogni modo,  negli ultimi tempi, Aidan ed io stiamo iniziando a notare dei piccoli ma sostanziali cambiamenti nel loro comportamento. Difatti, è ormai parecchio tempo che entrambi sostengono di sentirsi tristi e annoiati. Nessuno di noi due però, riesce a capire perché. Non riusciamo davvero a trovare alcuna spiegazione a tutto questo. In fondo, essendo fratello e sorella, giocano spesso insieme, perciò non sembra affatto che la tristezza e la noia riescano a riempire e dominare le loro giornate, eppure, a loro avviso, è così. Ormai da giorni, sia io che Aidan stiamo cercando in ogni modo, una soluzione all’intera faccenda. Mantenendo la calma, abbiamo provato a parlare sia con Liam che con Aubrey, pur senza ottenere risultati. Pensavamo che parlandoci, saremmo potuti venire fuori da questa situazione, ma apparentemente, ogni nostro tentativo ha finito per rivelarsi fallimentare. Avendo conseguentemente perso le speranze, Aidan ed io ci siamo definitivamente arresi all’evidenza, sperando che i bambini trovassero autonomamente una soluzione al problema che li affliggeva. Entrambi, eravamo alquanto propensi a credere che nulla di ciò in cui speravamo sarebbe mai diventato realtà, arrivando perfino a pensare di essere dei cattivi genitori. Aidan ed io, in preda alla rassegnazione, non sapevamo davvero in che maniera agire, e lasciavamo che i giorni scorressero lentamente, senza opporci al lento andar del tempo. Quel che ancora non sapevamo, e che non eravamo ancora riusciti a realizzare, era che finalmente saremmo riusciti a risolvere questo così complesso enigma. Oggi infatti, la nostra piccola Aubrey ci ha raggiunto, sorridente come al solito, nel salotto di casa, ed ha espresso, proprio davanti a noi, un desiderio tanto dolce, quanto ponderato ed intelligente. Ha infatti affermato, sempre mantenendo un luminoso sorriso, di sperare quest’anno, in uno speciale regalo di Natale. Sorridendo, Aidan ed io abbiamo annuito, assecondandola, e lasciando che finisse la frase che aveva lasciato in sospeso. Con nostra grande sorpresa, infatti, Aubrey è entrata nei dettagli, spiegandoci di non desiderare qualcosa di effimero, come ad esempio un peluche o un giocattolo nuovo, bensì qualcosa di molto più importante. Una dolce e adorabile sorellina. Alla sua richiesta, Aidan ed io ci guardammo, e dopodichè lui stesso prese in braccio la bambina, iniziando a farle il solletico. Dopo averla fatta ridere, lasciò che si sedesse sul divano accanto a noi, e iniziò a spiegarle, sempre rimanendo calmo, che il suo desiderio poteva essere realizzato, e che per fare in modo che divenisse realtà, doveva semplicemente continuare a comportarsi da brava bambina, e aspettare che il suo angelo custode, assieme all’aiuto di Babbo Natale, realizzasse il suo desiderio. Dopo che Aidan finì di parlarle, Aubrey ci sorrise, e promise di aspettare pazientemente la realizzazione del suo desiderio. Lei stessa, sapeva bene che mancava poco più di una settimana a Natale, ma nonostante tutto, rimase fedele alla parola data, comportandosi proprio come ci aveva promesso. Ad ogni modo, con il passare dei giorni, continuava a chiederci se avrebbe davvero ricevuto ciò che desiderava, e noi, per evitare di deluderla, e far sì che continuasse a credere a ciò che le aveva pazientemente spiegato Aidan, ci limitavamo ad annuire e a sorriderle, poiché questo bastava a renderla felice. Ad ogni modo, sia lei che il suo fratellino Liam, furono felicissimi quando, il giorno della vigilia di Natale, invitammo tutti i nostri parenti a trascorrere le feste con noi. Entrambi, non stavano nella pelle all’idea di passare del tempo con i nonni e gli zii, ragion per cui, almeno per un giorno, l’importante desiderio dei nostri bambini, passò lentamente in secondo piano. Inoltre, ogni singolo membro della nostra famiglia, pensa che Liam ed Aubrey siano due bambini davvero dolcissimi, intelligenti, e alquanto arguti per la loro età. Essendo i loro genitori, sia io che Aidan, siamo davvero felici dei pensieri positivi dei nostri parenti, e speriamo che i nostri figli, crescendo, continuino ad essere curiosi e desiderosi di imparare, in maniera tale da riuscire a diventare, una volta adulti, delle persone mature razionali e responsabili.

 
Capitolo XXXV

Un Natale straordinario


Un’altra lunga e fredda giornata invernale, sta per avere inizio. Visto il freddo pungente, il silenzio la fa da padrone. Le foglie degli alberi, hanno lentamente cambiato colore, passando da un brillante e acceso verde smeraldo, ad un pallido color marrone, che placidamente, sfuma nel giallo oro. Inevitabilmente, le stesse cadono, senza il minimo rumore, andando a sistemarsi sul gelido terreno, dove finiscono per formare un meraviglioso tappeto. Ad un tratto però, tutto cambia. Il silenzio viene rotto dal sibilo del vento invernale, che sferza con estrema violenza i rami degli alberi ormai spogli. È qui che inizia la danza del gelo, il vento continua imperterrito a soffiare, e il freddo continua nel suo regnare tiranno, fino a permettere la caduta dei primi fiocchi di neve. Cristalli di ghiaccio dalle mille forme, che si rivelano essere uno spettacolo per coloro che, in silenzio accanto ad un finestra, osservano meravigliati. Un ultimo particolare, rende speciale questo giorno così magnifico. Per la gioia di grandi e piccini, oggi è Natale. La festa più bella, e anche quella più attesa. Nella nostra casa, ognuno di noi si impegna per dare una mano con i preparativi di questa festa. Mentre io ho il mio da fare ai fornelli, Aidan si dedica alle consuete compere natalizie. Intanto, i nostri bimbi giocano, felici e ignari di ciò che li attende al calar della sera. Con il trascorrere delle ore, la felicità e la gioia, prendono lentamente il posto dei pensieri e dei sentimenti negativi. Si arriva lentamente, alle prime ore del pomeriggio, in cui io, stremata dalle faccende domestiche mi riposo, sedendo accanto al caminetto e sorseggiando una bollente tazza di cioccolata calda, quel che ci vuole, per affrontare con gusto, i rigori dell’inverno. Dopo qualche ora, anche i bambini si addormentano, sfiniti dalla stanchezza. Anche le attività semplici, come giocare, o divertirsi guardando la televisione, prima o poi, finiscono per assorbire le loro energie. Intanto, manca poco all’imbrunire e all’arrivo degli ospiti, perciò lascio che Liam ed Aubrey, dormano per ora, sonni tranquilli, non osando disturbarli. Ad ogni modo, mentre loro riposano beati, io mi preparo ad accogliere gli ospiti, e a mantenere tale la sorpresa che li attende. Con l’arrivo degli invitati, si da inizio alla tanto attesa cena natalizia. Tuttavia, Liam ed Aubrey sono abbastanza impazienti, tanto da non vedere l’ora di scartare, come ogni anno, i loro regali di Natale. Aidan ed io, non possiamo fare a meno di sorridere, guardandoci intorno. Ogni decorazione e al suo posto, il tradizionale albero è adornato da una miriade di luci e palline colorate, e i nostri figli non potrebbero essere più felici. Dopo la consueta cena natalizia, arriva per Liam ed Aubrey, il momento che tanto aspettavano, ossia quello di scartare i regali. Sorridendo, guardo Aubrey avvicinarsi a quel grande albero, e chinarsi per raggiungere un pacco regalo avvolto in una carta azzurra, e adornato da un vistoso fiocco color oro. Sfortunatamente, ha le mani troppo piccole e fredde per riuscire a scartare quel regalo, così mi avvicino, e cerco di aiutarla. Dopo averlo fatto, le rimango vicina, intenta a guardarla sorridere e meravigliarsi del regalo ricevuto ossia una nuova bambola. Tenendola in mano, mi si avvicina, e mi ringrazia, poiché capisce che quel regalo era da parte mia. Dopo pochi minuti, noto che anche Liam si avvicina sorridendo all’albero per poi sollevare un grande pacco rosso. Dopo vari e vani tentativi di aprirlo, lo osservo mentre si avvicina allo zio, in modo che possa aiutarlo. Poco dopo, ho l’occasione di notare la sorpresa negli occhi del piccolo Liam, felice di aver ricevuto un nuovo trenino con cui giocare. Ad un tratto, sento la porta di casa aprirsi e mi precipito all’ingresso. Mi accorgo che Aidan è appena tornato a casa, e ha con sé la migliore delle sorprese. Oltre ad una miriade di pacchi infatti, ha portato in casa una bellissima bambina. A completa insaputa di Liam ed Aubrey, infatti, Aidan ed io ci eravamo recati in orfanotrofio già due settimane prima, con la ferma intenzione di aggiungere un nuovo membro alla nostra famiglia. La scelta, era caduta sulla bambina che Aidan teneva per mano. Evitando ogni esitazione, lo aiutai a portare i regali da lui comprati in salotto, mentre lui continuava a tenere stretta la mano della bambina, che lo seguì, in tutta tranquillità nel salotto di casa. A Liam ed Aubrey, non occorse molto tempo per notare la presenza di quella bella bambina dai capelli castani nella stanza, così Aubrey mi si avvicinò, e spinta dalla curiosità, mi chiese di chi si trattasse. Sorridendo, le dissi che quella bambina era la sorellina che lei e Liam avevano sempre desiderato. Dopo aver ricevuto questa risposta, Aubrey si avvicinò lentamente al padre, a cui chiese il nome della bambina che teneva per mano. Lui le sorrise, e soddisfò la sua curiosità dicendole che la bimba che aveva di fronte, si chiamava Evelyn. Gli splendidi occhi color nocciola di Aubrey, brillavano per la felicità mentre guardava sua sorella. Quest’ultima, stringeva in mano un coniglietto di pezza, ossia uno dei suoi giocattoli preferiti. Mentre Aubrey la guardava, per alcuni istanti la piccola Evelyn non proferì parola. Poco dopo, la stessa, chiese timidamente ad Aubrey se le andasse di giocare assieme a lei. Senza esitare, Aubrey accettò la proposta della sorellina, ed io non potei far altro che guardarle mentre si divertivano insieme, giocando sul tappeto del salotto. Ad un tratto, Aidan si avvicinò a me, mi prese delicatamente la mano, e ci scambiammo una veloce occhiata d’intesa. Subito dopo, spostammo di nuovo l’attenzione sulle bambine, che stavano ancora giocando insieme. Guardando meglio, notai che ora anche il piccolo Liam si era unito a loro. Aidan ed io, non osavamo disturbarli, rimanendo a guardarli senza parlare. Intanto i nostri cuori si riempivano lentamente di gioia e letizia. Poco dopo, Aidan tornò a guardarmi, e ci stringemmo in un abbraccio. Subito dopo, un fiume di ricordi mi attraversò la mente. Ricordai ogni singolo particolare della mia vita, compresa la mia grande passione per i cavalli. Può sembrare strano, ma sembra che tutto sia iniziato proprio da lì. Il ricordo della mia prima competizione equestre, assieme a quello del mio primo incontro con Aidan, rimangono impressi nella mia memoria. Dopo anni passati l’uno al fianco dell’altra, diamo uno sguardo alla vita che abbiamo costruito insieme, e siamo ancora oggi, sicuri di una cosa. Non scorderemo mai il giorno in cui tutto per noi è cambiato. Il giorno in cui siamo diventati compagni di sella.


Sono tornata! Salve a tutti. Questa è la fine dell'avventura equestre della nostra cara Jessica. Spero solo che vi sia piaciuta, e che i momenti con Aidan vi abbiamo emozionato come hanno fatto con me.


Emmastory
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory