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Autore: rosso rubino    08/03/2015    2 recensioni
"Vuole solo essere educato" si disse lei. Decise di rispondere alla domanda con una domanda:-Tu non hai sonno?-. -Non sono mai stato più sveglio- disse lui a voce bassa. Si chinò per baciarla, prendendole il volto con la mano libera. Le loro labbra si toccarono, prima leggermente e poi con più forza."
Ciao a tutti! questa è una fanfiction su cosa sarebbe successo se Simon non si fosse trovato nel letto di Clary la notte del suo compleanno.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Heart by heart
"Jace sembrava riluttante a lasciarle la mano. -Vai a dormire?- Vuole solo essere educato, si disse lei. Ma si trattava di Jace. Jace non era mai educato. Decise di rispondere alla domanda con una domanda: -Tu non hai sonno?-. 
-Non sono mai stato più sveglio- disse lui a voce bassa. Si chinò per baciarla, prendendole il volto con la mano libera. Le loro labbra si toccarono, prima leggermente e poi con più forza."
Jace fece scendere le mani fino ai fianchi stretti di lei, poi la avvolse con entrambe le braccia e la strinse forte. Clary chiuse gli occhi e lo spinse contro la porta della sua camera, che produsse un rumore abbastanza forte. Infilò le mani nei capelli biondissimi di Jace. Da lì poteva sentire solo i loro respiri affannati e i battiti dei loro cuori sincronizzati che sembravano voler uscire dai loro petti. Sentirono dei passi dal corridoio e fecero entrambi una risatina soffocata e si scambiarono uno sguardo complice.
-Clary, sei tu? -disse la voce. Simon. Doveva essersi svegliato quando non l’aveva più vista accanto a sé. Jace aveva già assunto una brutta cera. “Ancora lui?” pensava. Se ne stava per andare, quando Clary gli afferrò il polso e aprì la porta di camera sua, sbattendosela forte alle spalle.
 
Clary
La serratura della porta scattò e si chiuse. Nessuno avrebbe potuto entrare in quella stanza. Mi lasciai cadere a terra e risi, con la mano davanti alla bocca. Jace si inginocchiò accanto a me e mi fissò con gli occhi colmi di ambra e di curiosità. Non fece in tempo ad aprir bocca che qualcuno bussò alla porta. Simon disse: -Clary? -cercò di aprire la porta, ma fu tutto inutile. Jace stava per fare una delle sue battute che avrebbe usato come arma, come scudo per proteggere sé stesso dal mondo, per proteggerlo dai suoi stessi mostri, ma io gli venni in braccio, con le cosce che gli avvolgevano i fianchi e lo baciai. Lo avrei protetto io, da tutto. Una scossa mi pervase dalla testa ai piedi e sperai che Jace non se ne accorgesse. Non avevo mai voluto un ragazzo in quel modo. Lui non riuscì a soffocare un gemito di stupore, i suoi muscoli erano tutti contratti, ma poi si rilassarono. Cominciai a mordergli le labbra, delicatamente, e poi un po’ più forte. Si staccò sorpreso e mi fissò per un tempo che mi sembrò interminabile con un’espressione scossa, ma poi sorrise. Iniziò a mordermi delicatamente il lobo dell’orecchio. –Ti amo, Clarissa Fray- sussurrò pizzicandomi il timpano. Mi guardò, come per chiedermi il permesso e io lo guardai storto ma poi chiusi gli occhi e lui cominciò a lasciarmi una fila di baci partendo dalla fronte, al naso, alla mandibola, fino ad arrivare al collo. Sospirai. Cazzo, stavo proprio bene. Le mie mani iniziarono a muoversi sulla sua schiena, frenetiche. Avevo Bisogno del suo calore, delle sue mani, delle sue labbra. Mise le mani sotto le mie cosce e sì alzò senza il minimo sforzo, come se avessi avuto lo stesso peso di una piuma. Mi vergognai un po’, avevo sempre odiato la mia fragilità, mi faceva sentire debole. Ma tra le sue braccia, mi sentivo perfetta, senza difetti. Lui mi faceva sentire sempre così.
 
Jace
Ero terrorizzato da quello che sarebbe successo. L’ultima cosa che volevo era perdere Clary. Grazie a lei sentivo che c’era un posto per me, che non ero una persona così cattiva, che qualcuno avrebbe potuto apprezzare tutto quello che c’era in me, la luce e le tenebre. La strinsi forte. Non volevo perderla. La lasciai cadere sul letto. Non sapevo veramente cosa fare. Se avessi chiuso gli occhi avrei perso il controllo, senza responsabilità delle mie azioni. Le infilai le mani sotto la maglietta, ma lei mi fermò. Merda, pensai. Avevo pensato troppo a me stesso e non a lei. Che razza di egoista.
Clary abbassò lo sguardo.
-Jace, sono vergine. Non mi sento ancora pronta- sputò le parole come se avesse dovuto sbarazzarsi del peso che le davano. Le presi la mano. Ero arrabbiato, sì, ma non con lei. Ero arrabbiato con me stesso.
-E’ tutto okay- le dissi, non riuscii a tirare fuori nulla di meglio. Passarono secondi, minuti, forse ore imbarazzanti e poi decisi di fare qualcosa. La colpa è tua, non sua. Adesso devi farti perdonare.
-Scusa- disse singhiozzando -Scusa se sono un disastro-
La strinsi forte al petto e lei pianse. Tempo due o tre secondi e la mia maglietta era inzuppata di lacrime. Le sue lacrime. Per colpa mia.
-Non è vero. Tu sei la cosa più bella che sia mai esistita- la strinsi forte sentendomi terribilmente schifoso. Avevo fatto male ad una persona, un’altra volta. Quello che accadde dopo fu particolarmente confuso. Io ero confuso. Lei era confusa.
Tornò a baciarmi, con le guance rigate di lacrime. Mi tolse la maglietta. Mi slacciò la cintura. Addio autocontrollo fra tre, due, uno…
Cercai di clamarmi. Dovevo pensare a lei.
-Clary…- tentai di dire, ma lei mi zittì premendomi un dito sulle labbra.
 
Clary
-Clary…- tentò di dire ancora - Non ti devi sentire obbligata-
-Cosa vuoi, Jace? – risposi con un misto di rabbia, dolore e desiderio. Lui rimase zitto a guardarmi e poi mi rispose: -Io voglio te. Voglio te dalla mattina alla sera, voglio te quando mi sei vicina, voglio te quando abbracci Simon, voglio te quando calpesti i miei sentimenti, voglio te quando distruggi tutto quello che sono sempre stato. Ma se c’è una cosa che voglio più di tutte è non farti male. Non potrei sopportarlo.
-Jace, non mi puoi far male. Fai sempre tutto quello che puoi per me oppure lo fai solo per te, ma adesso, adesso facciamo qualcosa per tutti e due.
Rimasi stupita dalle mie stesse parole. Jace era cambiato. Ma ero cambiata anche io.
-Non c’è un secondo in cui ti amo meno del precedente- disse. Io sorrisi e le nostre labbra si incontrarono colme di desiderio.
-Sei sicura? -disse quasi senza respiro - Sai che non me lo perdonerei mai se…-
-Mai stata più sicura- risposi. Avevo un po’ di paura. Paura che facesse male. Paura che a Jace non sarei piaciuta, piatta come sono e completamente inesperta. Jace era ovviamente esperto. Nel sesso, invece, avevo la stessa esperienza che un neonato ha nel parlare. Ma, ormai era troppo tardi e, per l’Angelo, lui era l’unica persona che desideravo con tutta me stessa. Jace stava per togliermi la maglietta ma io, istintivamente mi portai le mani sulla pancia. Lui mi guardò un po’ sconvolto e io gli spiegai: -Sono piatta-
Lui sbuffò.
-Sei bellissima- disse. Le sue mani si soffermarono di nuovo sui miei fianchi scoperti e poi tolsero la maglietta, finalmente. Tornò a baciarmi il collo, il che mi fece impazzire, e cominciai ad accarezzargli la nuca e a nascondere le mani nei suoi capelli, sospirando di piacere. Le mie mani scesero, quasi come se non fossero mie e gli slacciarono i pantaloni.
-Che bambina cattiva- disse, ma il suo tono premuroso mentiva il significato della battuta. Risi, il mio naso contro il suo. –Jace Wayland- lo rimproverai sussurrando- così mi distrae.
-D’accordo, signorina. Niente distrazioni-
Tornammo a baciarci. Gli sfilai completamente i pantaloni e li gettai contro il muro. Mentre Jace mi toglieva i jeans neri di Isabelle io iniziai a seguire con le dita tutte le rune sulla sua pelle calda e liscia, che profumava di cenere, di sapone, di sudore, che profumava di Jace.
Osservai il pacco, un po’ turbata. Non si poteva dire che Jace fosse poco dotato. Distolsi immediatamente lo sguardo, imbarazzata, ma lui non parve accorgersene. Sospirai.
Presi coraggio e gli tolsi i boxer.
Mi uscì fuori un “oh”.
 
Jace
Ogni suo tocco era un brivido in più. La amavo, la amavo, la amavo. La amavo con tutto me stesso. Clary delineava tutte le rune sulla mia pelle, sfiorandole delicatamente. Le presi il viso con la mano destra e la baciai. Si sdraiò e mi portò giù con sé, le sue mani strette attorno al mio collo. Le sfilai le mutandine e dopo qualche secondo eravamo completamente nudi. Le salii sopra, le sue gambe affusolate mi avvolgevano i fianchi.
Diedi una leggera spinta, ma sentii subito un gemito di dolore. –Clary, posso smettere subito- dissi. Lei scosse la testa convinta. Questa volta andai ancora più a fondo. Intravvidi la mano di Clary avvinghiata alle coperte, i denti stretti, gli occhi serrati. Le presi la mano e gliela strinsi forte. Piano piano riuscii ad arrivare ad un ritmo più costante. Ormai eravamo una cosa sola. I nostri corpi incollati. La nostra pelle era sudata, i nostri respiri affannati. Riuscivo a sentire il suo cuore battere contro il petto. Le nostre labbra si univano e si lasciavano per poi rincontrarsi di nuovo, insaziabili. Le sue mani mi stringevano la schiena, mi graffiavano e mi accarezzavano e io lo adoravo. Percorsi ogni linea delle sue curve, dal seno, ai fianchi, alle cosce. La sua pelle sembrava di seta: liscia e incredibilmente fresca, dal profumo di rose. Il suo corpo snello e tonico era perfetto, nonostante tutte le imperfezioni che Clary vedeva in sé stessa. Lei era meravigliosa così com’era.
 
Clary
Mi strinsi forte al corpo di Jace, caldo, forte, sicuro. Appena smetteva di baciarmi cercavo disperatamente le sue labbra. Ormai ero senza respiro. Le sue spinte erano arrivate ad un ritmo molto veloce, quasi frenetico.  Adesso vengo, pensai. Sentii il suo cuore contro il mio battere forte. Tum Tum Tum. Era mio. Ed io ero sua. Mi morsi le labbra.
 Venimmo insieme, poi Jace si sdraiò vicino a me su un fianco. Entrambi faticavamo ancora a respirare. Quella che c’era tra noi due era una distanza troppo grande, dovevo ancora abituarmi. Mi strinsi contro il suo petto e lui appoggiò le sue labbra sulla mia fronte madida di sudore. Cominciò ad accarezzarmi la nuca e poi si mise a giocherellare con una ciocca dei miei capelli rossi. –Jace- dissi –ho sonno-
Lui si girò a pancia in su e io mi feci spazio tra il suo petto e il suo braccio che mi avvolse come se avesse voluto proteggermi.
-Jace, mi prometti che resterai qui? Voglio che tu sia la prima cosa che vedo. Ti prego-
Mi guardò con un po’ di malinconia, ma poi sorrise.
-Sempre-
Mi strinsi ancora di più a lui, mentre mi accarezzava le spalle. Chiusi gli occhi e annusai ancora una volta il suo odore che ormai avevo addosso. Percorsi il suo busto con la mano e poi mi addormentai. 
   
 
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