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Autore: Barry Q    08/03/2015    0 recensioni
"Ci sei? Lassù qualcuno riesce a sentirmi?".
Quante volte ce lo siamo chiesti? Indipendentemente da credo, fede, religione, cultura. Tutti. Nessun escluso.
Anche Paolo se l'è chiesto.
Cos'ha di straordinario, allora, questa storia?
Beh, che lui ha ricevuto una risposta, no?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".

Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".

(Luca 23, 35-43)

 

 

Rilesse quelle parole per la terza volta, oramai ben lontano dalla voce bassa e monocorde del prete che agitava le braccia con foga davanti al suo gregge.

Le rilesse di nuovo, mentre la madre, estasiata, pendeva dalle labbra del pastore.

Paolo la riteneva una sciocca. Le brillavano gli occhi tutte le volte che don Pietro apriva bocca, eppure mai una volta, neanche a chiederlo in ginocchio, la donna che l'aveva messo al mondo aveva onorato una sola delle parole che tanto bramava di ascoltare ogni domenica, a messa.

Usciva da casa di buon'ora avvolta nel suo abito migliore, si rassettava il cappello, saliva i gradini della chiesa ed ascoltava, ascoltava, ascoltava.

Era una pessima cristiana sua madre e, stando al giudizio di don Pietro, lo era anche lui.

Rilesse ancora una volta le parole impresse sul volantino che teneva tra le mani.

In verità diceva: oggi con me sari nel paradiso.

Paolo non si sentiva né un ladrone e né tanto meno Gesù, ma conosceva per filo e per segno il peso della croce che ogni giorno portava sulle spalle, o meglio sotto il sedere.

Erano bastate due ruote a cambiare la sua vita, a cambiare gli sguardi della gente, ad immergere in una bacinella di indesiderato veritaserum tutte le persone che si erano affibbiati l'etichetta di amici.

In molti se n'erano andati e in altrettanti erano rimasti.

Oggi con me sarai nel paradiso.

Alla sua sinistra, tenutosi a debita distanza dalla madre, il piccolo Marcolino sbuffava, annoiato.

"Zitto" sibilò la donna a denti stretti, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno testimoniasse la sua pessima figura "Zitto o puoi dimenticarti del ping pong per almeno una settimana".

Marcolino drizzò la schiena e finse di seguire con minuziosa attenzione ogni singola parola proferita da don Pietro.

La voce del vecchio riecheggiava per tutta la chiesa nonostante il timbro basso e cupo, penetrando le menti dei discepoli e producendo un ronzio d'interferenza quando scivolava sullo stretto microfono che teneva stretto tra le mani durante l'inarrestabile e snervante marcia che lo portava da un lato all'altro dell'altare.

Parlava, don Pietro, ma Paolo non lo ascoltava.

Pensava a Gesù e ai due ladroni crocifissi rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra. Uno lo aveva insultato, l'altro gli aveva chiesto di non dimenticarlo.

Don Pietro continuava a parlare, rosso in viso e trasportato dall'emozione del messaggio che sputava fuori con la vitalità di un ragazzino.

Paolo si chiedeva cosa avrebbe fatto se fosse stato uno dei due ladroni. Si conosceva bene e passò poco prima che ammettesse con se stesso che sì, senza ombra di dubbio avrebbe insultato Gesù e lo avrebbe provocato, chiedendogli perché mai non facesse una delle sue magie e non li salvasse tutti, compreso se stesso.

Sapeva che avrebbe reagito a quel modo poiché era già accaduto, più e più volte.

La prima volta, fissando lo sterile soffitto della sua stanza di ospedale, aveva gridato nella propria testa: "Perché? Perché non mi salvi? Perché io? Perché succedono queste cose?".

Lo stesso aveva chiesto Marcolino, in braccio al papà, convinto che il fratellone stesse dormendo.

"Perché Paolo non si alza?".

"Ha avuto un incidente, Marcolino, e devi sapere che a volte succedono cose brutte dopo gli incidenti".

"Come quando mamma è caduta dalle scale e per un po' e rimasta a letto ed è diventata scontrosa con tutti?".

"Proprio così, esattamente".

"E perché quella Rita ha investito Paolo? Non lo sapeva lei che dopo gli incidenti possono succedere cose brutte?".

"Taci, mostriciattolo" aveva gridato Paolo, sollevandosi sui gomiti, il viso già umido di pianto "Taci!".

Quando la riabilitazione si era rivelata infruttuosa e la paralisi era stata definita "permanente", Paolo era andato in chiesa e aveva fatto scivolare le sue ruote fino ai gradini dell'abside, lo sguardo fisso sul Cristo in croce.

"Te lo chiedo un'ultima volta" aveva cominciato, la voce tremante e le sopracciglia aggrottate, incapace di rilassare i muscoli facciali "Perché? Perché Rita se ne va tranquilla in giro per la città ed io non posso nemmeno salire i gradini di casa? Dammi una risposta e smetterò di chiedertelo".

Aveva aspettato per ore, ma nessuna risposta era arrivata.

La notte era calata al di là del portone di legno della chiesa e alcune suore erano entrate e si erano inchinate sui poggiapiedi di due differenti panche, gli scintillanti rosari stretti tra le mani.

La litania era cominciata che ancora Paolo aspettava una risposta.

"Ave Maria, piena di grazia, il signore è con te...".

"Rispondi" aveva sussurrato Paolo, innervosendosi.

Le candele appoggiate sull'altare avevano vibrato in balia degli spifferi d'aria che avevano vinto la battaglia contro le grandi finestre.

"Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno...".

"Sbrigati".

"Tu sei benedetta tra le donne e benedetto è il frutto del tuo...".

"RISPONDI!".

Le suore avevano alzato lo sguardo, indignate.

Paolo, dopo averle fulminate con lo sguardo, aveva ruotato la sedia ed era sfrecciato via, lasciandosi abbracciare dalla notte nuda. La litania delle suore era ricominciata, sussurrando nella fredda aria che lo aveva accompagnato fino a casa.

Per anni era stato arrabbiato con Gesù, Dio e tutti i Santi. Perché nessuno lo aveva aiutato, perché nessuno lo aveva salvato, perché nessuno sembrava preoccuparsi per la sua situazione, per la sua immobilità.

Aveva smesso di andare in chiesa e don Pietro aveva cominciato a definirlo "un pessimo cristiano".

Ma poi, un giorno, sua madre lo aveva trascinato con sé ed aveva incontrato di nuovo Gesù. Gli sorrideva dalla prima pagina del volantino, accanto al ladrone che aveva portato con sé.

Come poteva un uomo che aveva resuscitato i morti, moltiplicato il cibo e camminato sulle acque dimenticarsi di un ragazzo innocente bloccato su una sedia a rotelle? Come poteva esistere una tale verità?

In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso.

Improvvisamente, rileggendo quelle parole per l'ennesima volta, mentre oramai tutti si alzavano e si incamminavano verso l'altare per ricevere la comunione, la litania delle suore di qualche anno prima tornò a vibrargli nelle orecchie.

Padre nostro.

Nostro. Di tutti. Anche suo.

Oggi con me sarai nel paradiso.

"È questo che vuoi?" domandò, mentre il coro invocava a gran voce la pace del Signore "Vuoi che io sia con te nel paradiso? Anche se non riesco a capire i tuoi piani? Vuoi che io sia tuo figlio e che mi fidi di te?".

"Paolo" sussurrò Marcolino, strattonandolo per la camicia "Paolo!".

"Che c'è?".
"Guarda".

Seguendo lo sguardo del fratello, la vide.

In fila, il viso basso e i capelli coperti da un velo di seta blu come gli occhi che Paolo aveva visto dalla barella, quando lei si era chinata su di lui in lacrime, Rita muoveva lenti passi verso l'altare.

Come se avesse letto i pensieri del ragazzo, la donna sollevò lo sguardo e lo fissò su di lui, trovandolo tra la gente rimasta al proprio posto.

Gli zaffiri che le illuminavano il volto divennero i fanali della macchina, poi i lampioni stagliati contro il cielo, poi il suono dell'ambulanza e infine le luci al neon dell'ospedale.

Con un'unica spinta le ruote della sedia a rotelle slittarono via dalla panca e Paolo uscì dalla chiesa, senza che il fratello o il padre gli dicessero nulla.

Marcolino lo seguì con lo sguardo e poi, confuso, vide Rita distaccarsi dalla fila di fedeli ed uscire a sua volta.

La sera era una coltre buia che faceva tutto meno che riscaldare.

Paolo, in cima alla rampa per disabili che sua madre aveva fatto costruire, traeva profondi respiri per impedire alle lacrime di sgorgare.

Avvertì dei passi alle proprie spalle, ma non si voltò.

"Che vuoi?" domandò, acido.

"Paolo" sussurrò la donna, mentre un brivido di freddo la scuoteva da capo a piedi "Mi era stato detto che avevi smesso di venire a messa".

"La mia presenza ti infastidisce?".

"No, certo che no".

Si fece avanti e appoggiò entrambe le mani sullo schienale della sedia a rotelle.

Paolo lottò contro la voglia di avanzare per impedirle di toccarlo.

"Volevo parlare con te" continuò Rita.

La sua era la voce che Paolo aveva usato per parlare con Gesù, sovrastando il tantra lamentoso delle suore alle sue spalle.

"Io non ho niente da dirti".

"Invece credo proprio di si".

"Comunque non ti piacerebbe sentirlo".

"Sono pronta".

"Sono passati due anni, Rita. Due fottutissimi anni. Adesso vuoi che io ti parli?".

"Sono venuta a trovarti, ma tu non hai voluto...".

"Puoi biasimarmi? È solo colpa tua se...". Si guardò le gambe, immobili sulla sedia.

Sbuffò, poiché Rita non sarebbe mai stata in grado di capire.

Nessuno sarebbe mai riuscito a capire. A stento lui stesso capiva qualcosa di ciò che gli ribolliva dentro.

"Lo so e non hai idea di quanto io abbia sofferto per questo. Se potessi tornare indietro, lo farei. Puoi giurarci".

"Ma non si può, giusto?".

L'amarezza nel tono di voce di Paolo dava la sensazione di un corpo solido venuto per incastrarsi nella gola di chiunque l'ascoltasse.

Rita abbassò lo sguardo e fu come se fosse tornata in fila per ricevere la comunione.

"Fammi un favore" riprese Paolo "E fallo a te stessa. Smetti di pensarci, d'accordo? Tu non puoi fare nulla per le mie gambe, ma puoi fare una cosa per me. Lasciami in pace".

Detto ciò, spinse sulle ruote e si lasciò scivolare giù dalla rampa sterzando e frenando prima di finire sulla strada.

"P-Paolo" balbettò Rita, il cui viso era tornato a risplendere sotto le prime luci della luna "Lo farò ad una sola condizione".

"Quale?" domandò il ragazzo, costretto a gaurdare in alto adesso che la rampa lo separava dalla sua interlocutrice.

"Dammi il tuo perdono" azzardò Rita "Puoi farlo?".

Paolo ritornò a pochi istanti prima, quando tra la madre e Marcolino si era detto di non essere Gesù. E di non essere il buon ladrone.

Se l'avesse perdonata, sarebbe stato Gesù. Se non l'avesse fatto, sarebbe stato l'altro ladrone.

Per l'ennesima volta si ritrovò di fronte ad una scelta e per la prima volta, guardando il viso contrito della donna e la sua espressione spenta, capì che tra le opzioni non vi era solamente la rabbia. Che poteva esserci altro, che forse anche dal fondo di quella rampa per disabili avrebbe potuto sentirsi come tutti gli altri. Come quel Gesù che non gli aveva mai risposto ma la cui risposta adesso risultava chiara e pronunciata a gran voce contro le orecchie del suo cuore spezzato.

"Ti prometto che ci proverò" disse, sentendosi come non si sentiva da anni.

Sentendosi bene. Semplicemente bene, senza "se" e senza "ma". Bene e basta.

Gli zaffiri incastonati nel viso di Rita tornarono a splendere ed un mezzo sorriso increspò il suo volto, reso pallido dalla sera che li avvolgeva, fredda ma confortevole.

"Grazie" sussurrò, passandosi una mano sul viso.

"Non garantisco nulla" aggiunse Paolo, incamminandosi lungo il marciapiede che costeggiava la chiesa.

"Mi basta".

Continuò a seguire la parete della chiesa finché non sentì più Rita che tirava su col naso, finché non restò altro che quell'anomala serata silenziosa e i canti provenienti dalla finestra sopra la sua testa, note e voci che si riversavano in strada, tristi ma rincuoranti al tempo stesso.

Non si preoccupò di avvisare sua madre o di rassicurare Marcolino, che cominciava ad agitarsi tutte le volte che ritardava nel rientrare a casa, quando già mamma e papà dormivano.

Rimase lì, sotto la finestra della chiesa, ad ascoltare le candide voci dei compagni di sempre, quelli che non avevano visto Paolo diventare un disabile ma un Paolo semplicemente non più capace di mettersi in piedi.

Rimase lì, a godere della sensazione di benessere che proprio Rita gli aveva donato.

Padre, perché mi hai abbandonato?

Si sentì al sicuro, poiché anche Gesù aveva avuto paura. Anche Gesù aveva temuto di essere rimasto da solo.

"Sembrava davvero sollevata".

La bassa voce di un uomo lo fece sussultare.

Si voltò e vide una strana figura bardata dal collo in giù, con il viso quasi completamente nascosto da disordinati capelli scuri e da una barba decisamente poco curata.

"Vuoi dei soldi?" gli domandò Paolo, le mani già sulle ruote, pronte a scattare.

"Non ho bisogno di soldi" rispose l'uomo.

"E allora cosa vuoi?".

"Tu cosa vuoi, Paolo? Hai intenzione di scoprirlo?".

"Ma mi prendi in giro?".

L'uomo rise e pochi secondi di quella risata portarono Paolo a spingere sulle ruote e allontanarsi da lui, dalla finestra, dalla sensazione di pace che gli infondevano i canti.

"Ehi" lo chiamò l'uomo, interrompendo improvvisamente la risata.

Qualcosa in quel semplice "ehi" costrinse Paolo a fermarsi.

"Cosa vuoi?" domandò quest'ultimo.

"Sei con me".

Un brivido saettò lungo le gambe di Paolo, una scossa che lo lasciò senza fiato.

Provò a muoverle, speranzoso, ma nulla era cambiato.

Forse lo aveva immaginato.

Si voltò e un soffio di brezza lo investì. Non vi era traccia dell'uomo.

Avanzò con l'intenzione di tornare indietro e godersi la fine dei canti ma dopo solo pochi passi fu costretto a fermarsi.

Allungò un braccio verso il marciapiede e sollevò un volantino di carta.

Si guardò intorno. Dell'uomo neanche l'ombra, al suo posto un foglio che, ne era sicuro, prima non si trovava lì.

Lo sguardo gli cadde sulla prima pagina.

Gesù gli sorrideva, crocifisso accanto ad uno dei ladroni.

Un'altra folata di vento aprì il volantino senza però soffiarlo via dalle mani di Paolo.

Non vi erano letture al di fuori del vangelo. Il resto era una cornice bianca, svuotata di ogni altra parola.

Luca 23, 35-43

Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".

"Paolo!" squittì la madre, marciando verso di lui "Ci hai fatto prendere un colpo! Pensavamo fossi solo uscito a prendere un po' d'aria ma quando non ti abbiamo visto...Che hai da sorridere?".

Paolo diede un'ultima occhiata alla prima pagina del volantino.

I capelli disordinati, la barba folta, lo sguardo di un nero che illuminava.

Si guardò di nuovo intorno, notando i fedeli che si allontanavano per tornare nelle proprie case, pronti a trascorrere insieme ai propri cari il Natale.

"Allora?" domandò la madre, mentre Marcolino si gettava al collo del fratello, abbracciandolo.

Paolo scorse Rita tra la folla.

"Niente, mamma" mormorò "Niente".

Sei con me.

Prima di addormentarsi, quella sera, per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, pregò.

  
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