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Autore: slanif    09/03/2015    1 recensioni
HeungSoon
Per cercare di risolvere i problemi che stiamo superando
Dimenticali tutti.
Perché in quelle notti rimanevamo in piedi
E non siamo mai caduti.
Insieme abbiamo affrontato tutto.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La canzone è “Those Night” degli Skillet. La traduzione l’ho presa da QUI. Vi consiglio di leggerla ascoltando la canzone.
In REGULAR i pensieri di Heung Soo, in CORSIVO i pensieri di Nam Soon e in GRASSETTO il testo della canzone.
 
 
 
*
 
 
 
Those Night
di slanif
 
 
 
 

Ricordo quando ridevamo di poco o nulla.
Era meglio che diventare pazzi.
Per cercare di risolvere i problemi che stiamo superando
Dimenticali tutti.
Perché in quelle notti rimanevamo in piedi
E non siamo mai caduti.
Insieme abbiamo affrontato tutto.

 
 
 
« Mi dispiace. »
Quante volte l’ho sentito? Quante volte queste due semplici parole mi hanno intasato le orecchie? Quante volte hanno rimbalzato nel mio cervello e sono precipitate nel mio cuore?
Lo so. Dispiace anche a me.
Le parole che tanto vorrei dire sono bloccate in gola.
Lo so che sei a pezzi. Lo so. Perché anche io sono a pezzi.
Anche io vorrei perdonarmi. Anche io vorrei perdonarti. Anche io vorrei che ci perdonassimo. Perché fa male pensare al passato, a quello che avremmo potuto essere e che mai saremo. A quello che abbiamo perso.
Noi.
Il calcio.
I sorrisi, gli abbracci, i giochi, il divertimento, quando ci bastava niente per essere felici.
Le notti intere nella stessa casa, dormendo vicini, sdraiati a terra senza coperte né cuscini, scomodi come non mai. Ma nemmeno ce ne accorgevamo, perché eravamo troppo sereni di stare insieme per sentire il freddo o il duro pavimento. Eravamo troppo concentrati sulla presenza dell’altro per capire davvero che avremmo dovuto prenderci più cura di noi stessi.
Io provavo a prendermi cura di te. Ti dato qualunque cosa avessi per poggiare la testa, e usavo l’unica coperta che avevo per coprirti.
Te lo ricordi? Ti ricordi tutte quelle notti?
Vorrei tanto chiedertelo…
 
 
 

Ricordo quando siamo rimasti in piedi fino a notte tarda a parlare
In una stanza buia
Illuminata dalla luce della televisione.
Tra tutti i momenti difficili della mia vita,
quelle notti mi hanno tenuto vivo.

 
 
 
Infinite notti le abbiamo passate svegli, a guardare il cielo dalla finestra e a parlare, parlare, parlare… parlavamo di tutto e niente. Di infinite cose, di cose importanti e cose stupide, con la televisione accesa a volume bassissimo che nessuno dei due seguiva o guardava. Perché il miglior programma era negli occhi dell’altro.
Magari litigavamo mezzora per decidere che programma vedere, lo seguivamo per due minuti e poi giù a parlare e a guardarci negli occhi, ignorando completamente qualunque cosa stesse passando in quel momento alla tv, programma dopo programma. Ora dopo ora. Giorno dopo giorno. Settimana dopo settimana. Mese dopo mese. Anno dopo anno.
Fino a quando le nostre vite sono cambiate per sempre.
Fino a quando non siamo più stati nemmeno in grado di guardarci in faccia.
Anche quando ti odiavo perché mi avevi abbandonato, ripensare a quei momenti era l’unica cosa che mi ha permesso di non impazzire, di ricordarmi chi sono, chi ero e chi voglio diventare. Con o senza calcio.
Ma non senza di te.
 
 
 

Ascoltavamo la radio suonare per tutta la notte.
Non volevo andare a casa per un’altra battaglia.
Tra tutti i momenti difficili della mia vita,
quelle notti mi hanno tenuto vivo.

 
 
 
« Mi dispiace. »
Quante volte te l’ho detto? Quante volte ancora dovrò ripeterlo? Quante volte ancora tu non crederai alle mie parole?
Perché non mi credi?
Non ricordi niente, di noi? Hai dimenticato ogni cosa? Eppure per me ricordare quello che eravamo è l’unica cosa che mi ha tenuto vivo, che non mi ha fatto impazzire, che mi ha permesso di rialzarmi, di guardarmi dentro e cercare con tutte le mie forze di trasformarmi in una persona diversa, migliore.
Io ricordo ogni cosa, di noi. Ogni dettaglio, ogni odore, ogni colore…
Hai dimenticato le risate e gli scherzi, finire sempre nei guai e tu che mi venivi a salvare?
Hai dimenticato le notti a casa tua, dopo che avevamo parlato di tua madre e io come sempre ti dicevo che il giorno dopo sarebbe stata meglio, giorno dopo giorno, quando in realtà sapevamo bene entrambi che non si sarebbe mai più ripresa? Ma come potevo dirtelo? Tu eri la mia roccia, perciò io dovevo essere la tua.
Le notti intere ad ascoltare la radio, canticchiando le canzoni che conoscevamo e inventando tutte le parole di quelle straniere. A volte ci facevamo prendere la mano e cantavamo a squarciagola finché tua sorella non correva in camera tua con la scopa in mano e ci minacciava di ucciderci se non avessimo fatto silenzio. E noi giù a ridere come due idioti, abbracciati e felici, pronti a difendere l’altro da qualunque cosa, che fosse una ragazzina agguerrita armata di scopa o un Drago sputafuoco.
Avrei voluto difenderti da tutto, persino da me stesso.
Avrei voluto con tutto il cuore riavvolgere il tempo e tornare all’attimo prima di sfoderare quel calcio che ti ha rotto la gamba e distrutto i sogni.
Avrei voluto con tutto il cuore non essere arrabbiato con te, perché te ne andavi a Seoul e mi abbandonavi, forse per sempre.
Avrei voluto con tutto il cuore non sentire quell’enorme rancore dentro che mi ha portato a metterci tutta quella forza.
Ma mai e poi mai avrei voluto abbandonarti.
Mi credi?
Mi dispiace così tanto…
 
 
 

Eravamo così giovani e confusi che non sapevamo ridere o piangere.
Quelle notti erano nostre.
Vivranno e non moriranno mai.

 
 
 
« Go Nam Soon… »
Cosa? Cosa voglio dirti? Che mi manchi? Che non me ne frega un cazzo del calcio, adesso? Sì, sono stato male, e lo rimpiangerò per sempre, ma… perdere te, te, è stato più doloroso di qualunque cosa. Più dell’operazione, della consapevolezza, della riabilitazione, dei sogni infranti. Più di qualunque cosa avessi mai provato prima e probabilmente proverò da qui alla fine della mia vita.
Cosa voglio dirti? Che mi mancano quelle notti? Quei giorni? Ogni singolo momento con te?
 
Il mio corpo trema quando pronunci il mio nome. Non riesco quasi a respirare dalla paura.
Qualunque cosa dirai adesso, sarà definitiva. Ogni cellula del mio corpo lo sente, lo sa.
 
 
 

Ricordo quando ridevamo
E ora vorrei che quelle notti durassero.

 
 
Ogni cellula del mio corpo vuole te.
Vuole quelle notti indietro.
Vuole essere di nuovo felice.
Voglio ridere ancora fino alle lacrime.
Voglio avere l’assoluta certezza che ci sarà sempre qualcuno a coprirmi le spalle e a farsi ammazzare di botte per me così come io mi farei ammazzare di botte per lui.
Vorrei che quelle notti… non fossero mai sparite.
Che durassero per sempre.
 
Ti guardo negli occhi lucidi di lacrime trattenute.
La tua faccia è piena di graffi e tagli, rossa di sangue e marrone di sangue rappreso. Hai un aspetto terribile. Le guance arrossate.
Ti ho visto in questo stato tante di quelle volte che ho perso il conto.
Ho passato notti intere a disinfettare ogni tua ferita.
Fisica, ma soprattutto spirituale. Quando piangevi che tuo padre ti abbandonava, che tua madre non c’era, che eri sempre e irrimediabilmente solo. Quando mi guardavi e mi dicevi che avevi solo me.
Quante volte avrei voluto dirti che se anche io avevo una madre e una sorella, e anche il calcio, alla fine anche io avevo solo te.
Perché avrei potuto rinunciare al Mondo intero, ma non a te.
Perché io e te « Insieme resistiamo per sempre. »
 
 
 

Quelle notti ci appartengono.
Non c’è nulla di sbagliato.

 
 
 
« Heung Soo… »
La voce mi trema.
Vorrei abbracciarti, stringerti forte, dirti che ti voglio bene, che mi sei mancato come l’aria.
E invece dico solo: « Mi dispiace tanto… » Di nuovo. Anche se so che non vuoi sentirlo.
Mi guardi col tuo cipiglio severo, lo sguardo maturo di chi ha dovuto crescere troppo in fretta, di chi il dolore lo ha affrontato e vinto: « Smettila di dire che ti dispiace, stupido idiota. Ti ho già detto che lo so. »
« Io… » Vorrei piangere, ma cerco di trattenermi.
 
« Non devi dire che ti dispiace, perché anche a me dispiace. Perché quando ho perso il calcio e il Mondo mi è crollato addosso… io non avevo altro che te. »
Finalmente le parole mi escono di bocca. Salgono su per lo stomaco, prendono energia dal cuore e saltano fuori dalla mia bocca. Non sono più imprigionate, ma libere.
E vere.
« Non ti sono mancato, brutto bastardo? »
Nam Soon scoppia a piangere, e io con lui. Le lacrime colano giù bollenti sulle nostre guance e noi continuiamo a fissarci negli occhi come facevamo in quelle infinite notti che pensavamo durassero per sempre.
Vorrei abbracciarlo forte, stringerlo.
Vorrei… vorrei dirgli che devono. Che quelle notti, come allora, devono durare per sempre.
« La notte è appena iniziata. »
 
Alzo gli occhi su di lui.
Dopo tanto tempo, sorrido.
« Sì. E ci appartiene. »
 
 
 
FINE

   
 
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