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Autore: cherfifina96    09/03/2015    1 recensioni
Dal testo:
"La prima cosa che ricordo di quel giorno, è l'odore della macchina dell'assistente sociale che mi stava accompagnando per l'ennesimo primo giorno, nell'ennesima nuova scuola. Quell'odore di libri nuovi, che nessuno ha mai aperto e di caramelle alla menta."
Un assassino da scovare, una ragazza speciale.....
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note!


Allora... Prima di tutto,ringrazio Merkelig , perché senza di lei sarei ancora in alto mare e uno dei personaggi si chiamerebbe come un motociclista.

Altri ringraziamenti vanno a Vero Fusa (so che il tuo nick non si scrive così, ma era più comodo xD) perché mi ha fatto morire dal ridere cercando di risolvere il caso; e alla mia Ery-chan, che non importa se ciò che scrivo è spazzatura, lei mi sosterrà sempre.

 

Bene! Parte melensa finita! Buona lettura!

 

Capitolo 1

 

La prima cosa che ricordo di quel giorno, è l'odore della macchina dell'assistente sociale che mi stava accompagnando per l'ennesimo primo giorno, nell'ennesima nuova scuola. Quell'odore di libri nuovi, che nessuno ha mai aperto e di caramelle alla menta.

Sospirai. Avevo ormai perso il conto di quanti istituti ero stata costretta a cambiare a causa della mia diversità, chiamiamola così.

La mia accompagnatrice accostò senza spegnere il motore.
-Ascolta, Aida. Questa volta sarà diverso. Non sarai ospitata in una casa famiglia ma verrai data in affido alla tua datrice di lavoro, la signorina Braden, d'accordo?- disse la donna voltandosi verso di me, cercando di assumere una falsa aria felice. Come se avessi la possibilità di scegliere con chi stare. Sbuffai e feci per scendere dalla vettura, quando una fitta all'occhio destro mi fece gemere di dolore.

-Tutto bene?-
Mi voltai di scatto verso quella donna e la guardai per un'infinità di secondi. Che ne sapeva
lei? Come poteva solo immaginare come ci si sentisse a essere nei miei panni?
Non risposi alla domanda e scesi dall'auto senza nemmeno salutare; non avevo motivo di farlo, visto che con molta probabilità non l'avrei mai più rivista, con mio sollievo.

 

**

 

Appena entrata nell'atrio della scuola, centinaia di occhi si spostarono su di me e, come sempre, seguì un fiume di bisbiglii. Roteai gli occhi e continuai per la mia strada. Ero stata in così tante città diverse, in così tanti istituti diversi, che ormai sapevo dove trovare gli uffici dell'amministrazione.

Quando la segretaria, una donna sulla quarantina con occhiali a mezzaluna gentilmente posati sul naso, mi accolse per consegnarmi gli orari di lezione e farmi compilare alcuni moduli, mi sembrò subito una brava persona. Cercò immediatamente di evitare di fissare la benda che mi copriva l'occhio destro e mi sorrise gentilmente, senza quella sfumatura di compassione che caratterizzava da sempre i sorrisi di circostanza che mi venivano rivolti.

Compilai i moduli e salutai con un cenno della mano e con il sorriso migliore che riuscì a fare la segretaria e mi avviai in corridoio per aspettare l'inizio della lezione successiva. Non amavo molto interrompere una lezione già in corso. La gente tendeva a fissarmi a causa dell'occhio e anche perché ero sempre quella nuova, non mi serviva certo un altro motivo per attirare sguardi su di me.

Colsi l'occasione per guardare gli orari di lezione. Storia, letteratura, filosofia, matematica e di nuovo storia. Sbuffai. Il pensiero che dopo la scuola avrei dovuto andare al “lavoro” mi irritava. Per fortuna, si fa per dire, la campanella suonò, avvertendomi che la pausa era finita e che dovevo incamminarmi verso l'aula di storia. Che gioia... Incontrare i miei compagni.... Non vedevo l'ora.... L'ironia non si coglie, vero?

 

 

 

Aprii svogliatamente la porta dell'aula di storia e notai, con mio sommo piacere e sollievo, di essere sola. Mi accomodai in seconda fila, vicino alla porta e poggiai il mento e le mani sul banco, in attesa. Qualche minuto dopo l'aula si riempì di persone. Ovviamente tutti notarono la mia presenza, ma prima che potessi dire qualsiasi cosa, il professore di storia entrò, chiuse la porta e mi invitò ad avvicinarmi a lui per le presentazioni. Mi alzai di malavoglia e raggiunsi la cattedra.

-Buongiorno. Sono Aida Steuben, ho 16 anni e questa probabilmente è la trentesima scuola che cambio. Se evitaste gentilmente di fare commenti sull'occhio ve ne sarei grata. Direi che è tutto.- conclusi con un sospiro e mi sedetti al mio posto. Il professore iniziò la lezione, un po' turbato. Credo si aspettasse qualcuno di più... Non so..... Vitale...

Tutte le lezioni successive furono identiche. Iniziavano con la mia presentazione e finivano con i ragazzi che sparlavano di me mentre uscivano dall'aula.

 

  
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