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Autore: Hypnotic Poison    09/03/2015    10 recensioni
Se ci ripensava, forse era proprio così che si era innamorata di lui, quattro anni prima, e che aveva capito di essere innamorata di lui: sentendo sempre, da quando era tornato, la sua presenza forte e fiera accanto a sé, a sostenerla e spingerla a guardare avanti. [...] Sbuffò appena, concentrandosi megliom perché rischiava davvero di perdersi il momento più importante di tutti, e per tutto il resto del tempo pensò solo alla forte stretta delle mani sulle sue, perché non contava nient’altro.
Thinking Out Loud, Ed Sheeran
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Mint Aizawa/Mina, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                             Thinking out loud

 

 

 

 

I’m thinking about how people fall in love in mysterious ways

Maybe just the touch of a hand

Well, me – I fall in love with you every single day

And I just wanna tell you I am

 

 

“Un po’ più stretto.”

“Ancora più stretto di così e sverrai.”

“E sei già sulla buona strada.”

Minto lanciò un’occhiataccia verso Ichigo: “Mi basta un secondo per pubblicare online la foto di te piegata a metà con la faccia nel sacchetto di carta, Miss Non-So-Gestire-L ’Ansia-E-Vado-In-Iperventilazione.”

Zakuro terminò di allacciarle le stringhe del corpetto con un tiro gentile: “Così è sufficiente.”

La mora si osservò nello specchio a figura intera, lisciandosi inesistenti pieghe e corrugando la fronte in una smorfia preoccupata: “Sei sicura, onee-sama? Non vorrei che -”

La modella la voltò verso di sé, appoggiandole le mani sulle spalle e sorridendole calorosa: “Sei perfetta, Minto. Fidati della tua damigella d’onore.”

“Sì, Minto-chan, sei più bella di Zakuro nee-san!” trillò allegramente Purin, che stava sistemandosi le ultime pennellate di fard sulle gote tonde.

Minto arrossì vistosamente: “Non diciamo cretinate.” borbottò, spiando dagli occhi abbassati la figura slanciata e tonica della sua amica, fasciata in un lungo abito di chiffon color cipria. “Quanto manca?”

Retasu, seduta poco lontano a causa dell’evidente rotondità del suo ventre, controllò l’orologio sul cellulare. “Dieci minuti, più o meno.”

“Okay,” Minto fece un respiro profondo, muovendosi per la stanza con un fruscio di veli “E’ tutto a posto, vero? Il vestito è qualcosa di nuovo, il bracciale è qualcosa di vecchio –”

“La spilla nei capelli te l’ho prestata io, e la fascia del tuo vestito è blu carta da zucchero.” concluse Zakuro per lei. “Non ti manca nulla, te lo giuro.”

Ichigo rise e prese le mani della mora: “Ma sei così anche prima degli spettacoli?”

Lei alzò gli occhi al cielo: “Prima di salire sul palco almeno so cosa sto facendo.”

“E adesso non lo sai,” la rossa replicò con aria sarcastica “Minto, è un anno che stai progettando tutto meticolosissimamente. Non c’è nemmeno un petalo di peonia fuori posto. Ti stai per sposare in una villa di Parigi, per la miseria, ed è tutto semplicemente perfetto. Non potrebbe che esserlo, l’hai organizzato tu.”

“E di là ti sta aspettando qualcuno che è completamente pazzo di te.” Purin le raggiunse con un sorriso incoraggiante “Che probabilmente morirà d’ansia se lo facciamo aspettare troppo.”

“Sempre che non si sia già scolato tutto lo champagne,” borbottò Minto con una smorfia.

“Motivo in più per andare,” Zakuro si ravvivò i capelli, lasciati sciolti in lunghe onde morbide “Siamo pronte?”

“Prontissime!” Ichigo e Purin tirarono la sposa per mano, accompagnandola verso il corridoio decorato da raffinati tappeti.

Lì fuori, le stavano aspettando il signor Aizawa e Seiji, il primo con il solito cipiglio un po’ imbronciato che spesso poteva essere trovato sul viso della figlia, il secondo invece splendente ed allegro nel suo elegante completo nero.

“Sei bellissima, sorellina,” l’accolse sincero “Ma dovresti sforzarti di sorridere.”

“Non ti ci mettere anche tu,” rimbrottò lei.

Si agganciò al braccio del padre, stringendo forte il bouquet di camelie bianche mentre Retasu le sistemava il velo sopra la bassa crocchia di boccoli in cui le erano stati acconciati i capelli.

“Si dia inizio allo spettacolo!” trillò Purin, afferrando il suo bouquet più piccolo e aprendo la via verso il salone in cui si sarebbe tenuta la cerimonia.

Minto fece un respiro profondo, sentendo la salda e rassicurante presa di suo padre attorno al braccio. “Merde, merde, merde.

 

§§

 

“Smettila di saltellare, mi stai facendo venire la nausea.”

Kisshu alzò gli occhi al cielo al rimprovero del fratello maggiore. “Posso ricordarti cosa facevi tu il giorno del tuo matrimonio? Sudare sette camicie non è mai stato più veritiero di quella mattina.”

Pai lo ignorò bellamente, spingendolo verso le grandi porte doppie, da dietro le quali proveniva una dolce musica di archi.

“Tu devi aspettare in fondo,” lo redarguì “Poi arriveranno le ragazze, e poi Minto con suo padre.”

“Lo so, lo so. Sono quaranta giorni che facciamo le prove. Ho capito. Posso avere altro champagne?”

Il suo testimone gli diede l’ennesima spinta tra le scapole: “Muoviti, deficiente.”

Il forte brusio degli invitati accolse Kisshu quando le porte si spalancarono nel salone, e lui si avviò lungo il corridoio ricavato tra le sedie di legno bianche, decorate con nastri e peonie. C’erano forse circa trecento persone alla cerimonia, e lui ne conosceva davvero una minima parte. Si schiarì la gola mentre camminava, sentendo gli occhi di tutti fissi su di lui, e si aggiustò i gemelli delle maniche del completo nero. Il farfallino, ovviamente, lo stava strozzando, ma non c’era stato verso di convincere Minto a non costringerlo ad indossarlo.

Si posizionò davanti all’altare proprio mentre la musica cambiava, introducendo le damigelle e i suoi testimoni.

Quasi non si accorse di non respirare finché Taruto, il primo ad arrivare, non gli diede un leggero colpetto con il gomito quando gli passò accanto per mettersi alla sua sinistra.

Ichigo gli fece l’occhiolino quando arrivò, mentre Shirogane sembrava spassarsela sotto i baffi a vederlo così agitato.

“Sorridi,” gli ricordò l’americano “Non è il tuo funerale.”

 Kisshu stirò le guance il più possibile, deglutendo rumorosamente. Era sembrato tutto molto meno spaventoso durante tutte le prove che avevano fatto. Forse avrebbe dovuto insistere di più con la cornacchietta per una cerimonia semplice, di pochi intimi, magari su qualche allegra spiaggia caraibica, tra palme di cocco e Margarita. Ma no, lei aveva voluto il matrimonio in grande stile, da principessa, a Parigi… e come poteva lui, in fondo, dirle di no? Era partita come una scheggia ad organizzare tutto, con il suo solito bisogno di controllo minuzioso, arrivando ogni giorno radiosa come non mai con le braccia cariche di scampoli di stoffa, giornali, cataloghi, e lui era stato felice solo di vederla seduta sul divano, le sopracciglia corrugate mentre discuteva con Zakuro della differenza tra il bianco gesso e il bianco sporco, e quale le sarebbe stato meglio addosso.

(Se proprio poteva dire la sua, a lui Minto piaceva specialmente con quei succinti vestitini da palco, ma non era decisamente l’abbigliamento migliore per una simile occasione, quindi si era sempre accertato di tenere certi suggerimenti per sé).

L’ennesimo cambiamento di musica gli segnalò che il momento era giunto; fece un respiro profondo, spostando il peso da un piede all’altro e stringendo le dita per evitare che la sua mano sinistra si scontrasse con la spalla di Pai, il quale apparentemente aveva deciso di ritrovare solo ora tutto il suo senso dell’umorismo.

La smorfia forzata che si era dipinto in volto si tramutò, però, in un tipico ghigno felice da Kisshu non appena la vide varcare la soglia del salone, avvolta in un abito di una tonalità di bianco che lui non sarebbe sicuramente riuscito a denominare correttamente, ma che sembrava la facesse risplendere. E, cascasse il mondo, avrebbe giurato che stesse arrossendo mentre percorreva a passo spedito il corridoio fino all’altare.

“Ciao, passerotto,” le sussurrò quando lei lo raggiunse, tendendole la mano per prendere la sua e stringendola forte prima di avvicinarsela alle labbra per lasciarci un veloce bacio.

Minto cercò di lanciargli un’occhiataccia di rimprovero, ma nemmeno lei poteva evitare l’enorme sorriso che proprio non voleva abbandonare il suo viso.

Si aggrappò con forza alla sua mano, trovando familiarità nella presa salda, stupendosi invece di come fosse, per una volta, lei quella più nervosa. La voce dell’officiante era quasi ovattata mentre prendeva a recitare le parole di rito, e lei si concentrò solo sulle dita calde di Kisshu tra le sue, sul pollice che le disegnava cerchi rassicuranti sul dorso della mano, invitandola con dei piccoli strattoni a sollevare di tanto in tanto lo sguardo per incontrare i suoi occhi.

Se ci ripensava, forse era proprio così che si era innamorata di lui, quattro anni prima, e che aveva capito di essere innamorata di lui: sentendo sempre, da quando era tornato, la sua presenza forte e fiera accanto a sé, a sostenerla e spingerla a guardare avanti.

Alzò il volto in quel momento, incrociò il volto sorridente di suo fratello (che aveva legato fin troppo con quel cretino del suo quasi-marito, era ormai assoggettato alla sua pessima influenza), e poi quello più austero ma rilassato di Pai, che sembrava parecchio concentrato a controllare che Retasu non si sforzasse troppo, con quella tonda pancia di sei mesi.

Minto rise sottovoce, attirando l’attenzione di Kisshu; lui le strinse anche l’altra mano, e per una frazione di secondo, disattivò il congegno che gli conferiva un aspetto più umano, così che i suoi occhi potessero tornare del loro originale color oro. Lei arrossì ancora, facendo un respiro profondo che tremolò per l’emozione. L’alieno le fece l’occhiolino per tranquillizzarla – sarebbe svenuto lui, probabilmente, se si fosse messa a piangere, e riconosceva quel luccichio nei suoi occhioni scuri.

Lanciò un’occhiata un po’ di panico verso Zakuro, come se la modella potesse intervenire e prevenire quel disastro (era sempre un disastro se Minto piangeva, soprattutto se era per colpa sua); ma lei si strinse nelle spalle con un sorriso, come a dire io avevo sempre saputo che Minto avrebbe pianto.

“Colombella, non ti azzardare,” mormorò lui, abbastanza piano perché lo sentisse solo lei “Ricordati quanto hai preso in giro Ichigo. Pensa al trucco.”

Lei rise ancora, scosse la testa tirando appena su con il naso: “Sei un idiota.”

“E’ per questo che mi ami.” replicò orgoglioso lui “Ed eccoci qua.”

Minto prese un altro respiro, volendo solo che tutta quella cerimonia finisse per potergli cancellare quella smorfia saccente dal viso con un bacio – un pensiero davvero da Kisshu, niente meno.

Sbuffò appena, concentrandosi meglio sulle parole dell’officiante, perché rischiava davvero di perdersi il momento più importante di tutti, e per tutto il resto del tempo pensò solo alla forte stretta delle mani di Kisshu sulle sue, perché non contava nient’altro.

 

 

            So honey now take me into your loving arms

Kiss me under the light of a thousand stars

Place your head on my beating heart

I’m thinking out loud

That maybe we found love right where we are

 

 

La musica suonava allegramente, spandendosi per il giardino illuminato da eleganti lampade bianche. Dello stesso colore erano i tendoni che erano stati eretti sopra alla pista da ballo, contornata da tanti divanetti e tavolini dove gli ospiti potevano appoggiare i calici di champagne che continuava a scorrere.

La cena era stata suntuosa, abbondante, in una bellissima sala di quella antica villa decorata da pregiati quadri, ma la parte preferita di Minto sarebbe stata proprio la festa all’aperto, sotto il cielo estivo francese pieno di stelle.

Anche l’alta torta a cinque piani, il regalo di Keiichiro, era stata tagliata in giardino, sotto una pioggia di fuochi d’artificio – l’unica cosa che Kisshu avesse davvero chiesto, perché ne era sempre stato affascinato.

Retasu si accarezzò la pancia, incredibilmente comoda nonostante il vestito da damigella fosse stato cucito su misura per essere il più attillato possibile.

“Sei stanca?” Pai le sfiorò il viso con una carezza “Vuoi dell’altra torta?”

“No,” lei gli rivolse un sorriso contento “Penso sia solo il fuso orario. Hai voglia di ballare un po’?”

L’alieno fece una smorfia: “Devo proprio?”

Retasu si alzò con cipiglio, afferrandogli il braccio: “Ho ballato con tutti tranne che con mio marito, devi.”

Lo trascinò al centro della pista mentre lui faceva finta di sbuffare, sotto gli occhi divertiti dei novelli sposi.

“Te l’ho detto che Retasu ce l’avrebbe fatta,” esclamò Minto, intrecciando le braccia dietro al collo di Kisshu mentre dondolavano dolcemente al ritmo della canzone appena iniziata.

“Lo sai che mio fratello non può dirle di no, non era una scommessa valida.” puntualizzò lui. “E’ una debolezza degli uomini Ikisatashi.”

“Io ho ben presente le tue debolezze,” la mora alzò un sopracciglio “Le mani, razza di depravato.”

Kisshu ghignò, alzando i palmi di miseri millimetri dalla sua vita: “Non è colpa mia se sei terribilmente mozzafiato in questo vestito. Anche se non mi stanno simpatici tutti questi veli. Ostruiscono la strada.”

Kisshu.” sibilò lei, schiaffeggiandogli la nuca “Per favore.”

“Tortorella, non sai quante volte ripeterai questa frase nelle prossime ore.”

Minto divenne rosso fuoco e fece per allontanarsi di lui scocciata, ma lui la riprese per un polso, ridendo, facendole fare una giravolta e stringendola ancora contro di sé.

“Ti amo, cornacchietta permalosa,” sussurrò, appoggiando la fronte alla sua.

Lei arricciò il naso in quella smorfia tenera che solo lui riusciva a strapparle con quelle parole, e gli scostò la frangetta ormai scompigliata dagli occhi: “Grazie per aver acconsentito a tutto questo. Lo so che tu avresti preferito qualcosa di semplice.”

Kisshu scosse la testa: “Lo so che ti piace giocare alla principessa, e volevo che fosse un giorno speciale, per te.”

“Lo è,” Minto annuì, e si alzò sulle punte, nonostante i tacchi, per lasciargli un dolce bacio sulle labbra.

 

Poco lontano, un’altra coppia aveva osservato l’intera scena mentre anch’essa volteggiava pigramente a ritmo di musica.

“Come sono romantici,” commentò sarcastico Shirogane, una smorfia infastidita in volto.

Ichigo gli diede un pizzicotto sul braccio: “Ehi! Come pensavi di essere tu?”

“Più composto sicuramente. Io non ti tocco il sedere davanti a tutti.”

“Be’, Kisshu è Kisshu. Non sarà il matrimonio a cambiarlo.”

“Lo sai benissimo che quella scusa non funziona con me.”

“Ogni tanto non ti ucciderebbe essere un po’ più romantico in pubblico.”

“Mi piace essere riservato.”

“A proposito di romanticismo,” Ichigo tossicchiò “Lo sai, vero, che tra tre mesi è il nostro anniversario di matrimonio?”

Ryo la guardò truce, quasi offeso: “Per chi mi hai preso ora?! Certo che me lo ricordo.”

“Bene,” rise lei, appoggiando la guancia al suo petto “Però pensavo di darti il regalo un po’ prima. È più adatto.”

“Ah sì?” l’americano le lasciò un bacio sulla sommità della testa “Do whatever makes you happy, honey.”

“Non fare l’accondiscendente.”

“Non fare la petulante.”

Ichigo gli diede un altro pizzicotto nel braccio prima di ridere ancora, e chiuse gli occhi, ascoltando il battito del suo cuore: “Ryo?”

Mhmm?”

“Sono incinta.”

Si fermarono improvvisamente lì, quasi al centro della pista da ballo, per qualche istante; poi Shirogane la strinse più forte mentre riprendeva lentamente a muovere i piedi, schiarendosi la gola. “Davvero?”

La rossa annuì, senza ancora riuscire a guardarlo negli occhi. “L’ho scoperto una settimana fa. All’inizio pensavo che fosse solo per lo stress dell’aiutare Minto, e il fuso orario, il cambiamento e tutto… ma poi è continuato, Zakuro mi ha accompagnato a fare un test, e così…”

Si interruppero ancora una volta, e Ryo le prese il volto tra le mani, scrutandola attentamente: “Stai bene, sì? Sei… sei contenta?”

Ichigo sorrise: “Io sì. So che non è programmato, ma… a te va bene?”

Un enorme sorriso sbocciò sul volto del ragazzo: “Stai scherzando? È meraviglioso!”

Lei rise mentre la baciava con trasporto per poi abbracciarla così stretta da sollevarle i piedi da terra di qualche centimetro.

“Stai calmo, però,” gli sussurrò “Non voglio distrarre Minto dalla sua giornata, ho intenzione di vivere ancora per un po’.”

Ryo fece una smorfia: “Appena torniamo a casa, andiamo dal dottore e ci facciamo stilare anche una dieta.”

“Starai scherzando, spero.”

Absolutely not.”

“Allora Retasu non esagera quando dice che diventate matti con queste cose.”

 

§§

 

“Purin, scimmietta, hai bevuto un po’ troppo. Se ci scoprono, Minto ci uccide.”

“Ci sono ottantamila stanze in questa villa!” la biondina rise, tirandolo a sé “Dove pensi che siano spariti lei e Kisshu al matrimonio di Ichigo-chan?”

“Ecco, questa era un’informazione che non mi serviva.”

Purin rise ancora: “Ci sono ancora due ore alla fine della festa.” asserì con una nota lamentosa.

Taruto sembrò pensarci un secondo mentre osservava il vestito della sua ragazza, che appariva fatto apposta per accentuare ogni sua curva. “Dieci minuti, e basta.”

Lei annuì contenta, e l’attirò in un bacio.

 

 

Oh, baby, we found love right where we are

And we found love right where we are

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così tanto fluuuuuuuufff aiutoooooooo ahahah Insomma, ho mischiato tre delle mie cose preferite: i matrimoni, le OTP, ed Ed Sheeran. :D

La canzone è, come si evince dal titolo, Thinking Out Loud. Era da un po’ che volevo usarla in una fanfic, e l’altro giorno stavo anche pensando che secondo me Minto avrebbe pianto al suo matrimonio, quindi… voilà. :3

Tutta questa dolcezza non fa per me, ma va bene. Ahah In realtà, non pensavo di metterci così poco tempo a scriverla, e volevo tenermela un po’ da parte, perché truth to be told, tutto questo parlare di matrimonio in realtà è dedicata ad una certa personcina che sta per diventare… grande per davvero ;) Lei sa chi è <3

Ma siccome sono sempre presa da irrefrenabili impulsi ogni volta che finisco qualcosa, siamo qui.

Spero vi sia piaciuta e che io non abbia causato troppo diabete in giro J

Bacioni a tutti, lasciatemi una parola o due! <3

 

   
 
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