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Autore: Lady Stark    09/03/2015    3 recensioni
«Clary..?»
Il membro del conclave che era stato designato per unire in matrimonio i due shadowhunters, salì gli scalini della chiesa con una curiosa espressione dipinta sul viso. La voce tonante si elevò in preghiera nella cappella della chiesetta.
«Sei sicura di questa tua decisione?»
Le iridi verdi della ragazza brillarono di malizia.
«Non dirmi che ci stai ripensando, Jace.»
«Mai.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L'oro è il colore dell'amore eterno. 

«Jace! Cosa diamine ci fai ancora qui!? Non vorrai fare tardi alla cerimonia spero!» la voce di Alec rimbombò nella stanza con la stessa, delicata potenza di un tuono. Il ragazzo, seduto sullo sgabello di fronte al piccolo specchio del suo camerino, sobbalzò tanto violentemente da rischiare di perdere l'equilibrio.

«Cos'è? Non si bussa più prima di entrare?» rispose nervosamente, voltandosi appena in direzione del parabatai; ancora appostato sull'uscio della porta di legno chiaro.

«In veste di tuo mentore e compagno non posso permetterti di fare tardi al giorno più importante della tua vita.». Jace sospirò, rassettandosi i capelli nella vana speranza di aggiustare un ciuffo ribelle che gli accarezzava la fronte.

Alec aveva ragione ed il cacciatore lo sapeva benissimo.

Fissando per interi minuti le lancette affusolate dell'orologio, aveva sperato che il tempo potesse fermarsi anche solo per un minuto.

I demoniaci folletti che quella mattina avevano popolato il suo stomaco, continuavano a diffondere sulla sua lingua il sapore acre dell'agitazione.

Non si era mai sentito così a disagio in vita sua.

«Sono solo nervoso; lasciami un attimo per..»

«Non posso crederci! Dopo aver affrontato demoni, signori dell'inferno e infidi tranelli fatati, hai timore di presentarti all'altare?!»

Nel sentir pronunciare quella parola, il cuore del cacciatore ebbe un veloce sobbalzo.

I suoi nervi si erano trasformati in un uniforme blocco di cemento armato; Jace si morsicò con forza il labbro inferiore, maledicendo la sua stupidità.

Era uno shadowhunter, come poteva sentirsi così a disagio?

Esattamente come aveva detto Alec, Jace aveva affrontato mostri di ogni dimensione e razza senza quasi battere ciglio; aveva sfidato la morte così tante volte da aver ormai perso il conto delle sue imprese.

In quel momento, mentre i suoi pensieri caotici galoppavano nell'anticamera del cervello, riconobbe la fonte della sua insana paura.

Jace Herondale era stato allevato nell'ombra di un uomo che sempre l'aveva trattato come un'arma di distruzione, addestrandolo al gioco della guerra.

Non c'era stato affetto per lui, ma solo una glaciale indifferenza.

Valentine non gli aveva mai insegnato il vero significato della parola “amare”.

Ecco perché quel delicato sentimento di vetro che gli infiammava il cuore lo spaventava così tanto.

Aveva sempre creduto che mai le sue mani avrebbero toccato altro profilo se non quello di un'affusolata lama angelica. Eppure, quella sua convinzione era stata spazzata via dal sorriso lentigginoso di una ragazzina dagli indomabili capelli rossi.

Clary era la sua vita e la sola prospettiva di deluderla l'agghiacciava.

Gli occhi del ragazzo scivolarono nuovamente verso il suo gemello riflesso nello specchio; tutto quello che indossava sembrava ora aver assunto una piega strana sul suo corpo tonico e slanciato. I pantaloni eleganti ricadevano male sul paio di infernali mocassini che Magnus Bane gli aveva miracolosamente procurato per l'occasione.

Il cacciatore appoggiò una mano sulla spalla del suo parabatai, sorridendo alla superficie riflettente.

«Non guardare quel povero specchio come se volessi prenderlo a pugni.» lo rimbeccò.

«Ho voglia di scappare.»

«Credo che in quel caso neanche Raziel in persona potrebbe salvarti dalla vendetta di Clary.»

Il sorriso della ragazza baluginò nella sua mente, scatenando all'istante la reazione delle sue labbra.

«Così va meglio. Jace, ascoltami.» il tono del parabatai si fece improvvisamente serio mentre i suoi occhi azzurri affondavano in quelli del nervoso compagno.

«Andrà tutto bene; sarà magnifico. Quindi, non lasciare che le tue stupide paure rovinino questo giorno.» I capelli corvini del ragazzo erano stati recentemente tagliati, cosa che impediva loro di rimanere in ordine. Jace prese un bel respiro e, tentando nuovamente di sorridere si sentì improvvisamente più leggero. Il pensiero di Clary ronzava nella sua mente, diffondendogli in petto una strana, dolce agitazione.

«Alec, hai trovato quel damerino da strapazzo?!» la voce di Magnus Bane perforò il silenzio, facendo sorridere il cacciatore dai capelli neri.

«L'ho trovato, non ti innervosire.»

Il sommo stregone di Brooklyn entrò nel camerino accompagnato da una nuvola di brillantini e costoso profumo da uomo. La sua silhouette felina era avvolta da un bellissimo e ricco completo azzurro chiaro, un paio di gemelli a forma di testa di gatto scintillarono sotto la forte luce artificiale.

«E quelli dove li hai presi?» Alec sembrava perplesso ma lo stregone lo liquidò con un semplice cenno della mano.

«Te lo dirò dopo, tesoro. Ora dobbiamo trascinare questo nephilim all'altare, prima che arrivi la sua sposa.»

 

Il chiacchiericcio dei pochi invitati saturava la cupola della chiesetta sconsacrata che Luke aveva miracolosamente trovato grazie ai tanti agganci che aveva nel branco. Gli affreschi delicati, ma leggermente scrostati, decoravano le pareti di quel dimenticato luogo di culto in un ventaglio di colori caldi. Tre file di panche di legno erano state pressate nell'unica navata che caratterizzava la chiesetta; nastri dorati correvano in soffici svolazzi tra le sedute.

Isabelle aveva curato ogni dettaglio con precisione maniacale, tanto da poter credere che i petali di rosa sparsi sul tappeto fossero stati disposti in modo rigorosamente geometrico.

L'altare, coperto da un drappo candido come la prima neve, era cosparso da una manciata di soffici petali d'oro. Jace deglutì a vuoto nel lasciar scorrere lo sguardo sui presenti, il nodo della cravatta sembrava farsi più stretto ogni minuto che passava.

Seduti sulla prima panca a sinistra, vestiti di tutto punto nei loro abiti da cerimonia, Luke e Simon gli sorrisero, strizzandogli complici un occhio.

A destra, sedeva tutta la sua famiglia in un caleidoscopio di bellissimi, variopinti colori ed acconciature elaborate. Isabelle era stupenda come suo solito; il vestito senza spalle scendeva lungo le curve del suo atletico corpo di cacciatrice, uno spacco laterale nella gonna lasciava intravedere elegantemente la pelle nivea. La sorella intercettò subito il suo sguardo vagante, scoccandogli un bacio con un'espressione commossa dipinta sul volto. Maryse Lightwood aveva scelto per l'occasione un austero vestito nero, lasciando i capelli grigi sciolti sulle spalle magre.

Alec, in giacca e cravatta sedeva accanto a Magnus Bane con un grande sorriso stampato in faccia, quasi volesse ricordargli di fare la stessa cosa.

Alle spalle di Luke, sedeva Maia Roberts.

Il licantropo, spesso vestita con jeans e felpe troppo larghe, indossava ora un abito color smeraldo che delicatamente metteva in risalto il carattere caramellato della sua pelle.

Probabilmente tra le persone lì riunite, il ragazzo sarebbe stato in grado di riconoscere altri eminenti membri del conclave; ma ogni singolo briciolo della sua attenzione venne assorbita dal soave cantare del pianoforte incassato nell'angolo della chiesa. Gli occhi chiari di Jace scattarono istantaneamente in direzione della porta addobbata dalle ricche stoffe dorate. Il ragazzo, durante le notti insonni passate a fissare il soffitto crepato dell'Istituto, aveva a lungo meditato su come il suo cuore avrebbe reagito alla vista di Clary in quel giorno particolare. Ciononostante, nessuna delle sensazioni che aveva immaginato potevano lontanamente rispecchiare l'emozione che ora gli infiammava il cuore.

Non avrebbe mai pensato di poter provare un amore ancora più forte e puro di quello che per anni aveva dichiarato all'unica ragazza che aveva conquistato la sua anima.

Clary era bellissima.

L'aureo vestito da sposa scendeva attorno alle morbide curve della sua minuta figura; un velo di pizzo ricamato abbracciava le sue spalle fino a raggiungere le mani chiuse attorno al un bouquet di rose azzurre e rosse. Una cintura di tessuto avvolgeva il punto vita, scendendo in boccoli gonfi fino a metà della gonna. Gli indomabili riccioli rossi erano raccolti in una disordinata crocchia fissata dietro al nuca da uno spillone cosparso di pietre preziose piccole come lacrime.

Tra tutti gli accessori che la giovane indossava, Jace trovò che il suo sorriso innamorato fosse quello più bello.

Il cuore del cacciatore si sciolse di fronte allo sguardo di lei.

Clary era sua e da quel giorno, nessuno avrebbe più potuto portargliela via.

Jocelyn al suo fianco, rompendo la convenzionale tradizione mondana, accompagnava l'adorata ed unica figlia verso il promesso sposo.

Gli occhi, sobriamente truccati, erano già cosparsi da una patina di lacrime commosse.

Jace assaporò ogni singolo istante della passeggiata della sua angelica sposa, trattenendo il fiato assieme a tutti i presenti.

«Abbi cura di lei, Jace.» sussurrò Jocelyn nel depositare le dita della figlia tra quelle ruvide di lui.

Clary salì i due scalini che la dividevano dal ragazzo, stringendo con vigore quelle mani che amava alla disperazione.

«Sei bellissima.»

«Tu sembri un angelo.» bisbigliò Clary appoggiando la spalla contro quella dello shadowhunter.

Le sue ginocchia tremavano appena, scosse dall'adrenalina e da quell'emozione devastante.

«Clary..?»

Il membro del conclave che era stato designato per unire in matrimonio i due shadowhunters, salì gli scalini della chiesa con una curiosa espressione dipinta sul viso. La voce tonante si elevò in preghiera nella cappella della chiesetta.

«Sei sicura di questa tua decisione?»

Le iridi verdi della ragazza brillarono di malizia.

«Non dirmi che ci stai ripensando, Jace.»

«Mai.»

In risposta, la ragazza strinse la mano del suo ragazzo, osservando con impazienza le labbra dell'uomo muoversi nel pronunciare lentamente tutte le tipiche formule della cerimonia dei cacciatori di ombre.

«Ora, come l'Angelo Raziel ci comanda, scambiatevi le rune dell'amore eterno.»

Jace afferrò il proprio stilo con mano tremante, tuffando il proprio sguardo in quello della ragazza; lei scoprì con studiata lentezza il pizzo dell'abito aspettando di sentire la punta dell'oggetto magico correre sulla sua pelle.

«Ti amo, Clary.» sussurrò il cacciatore nel tracciare i corvini svolazzi della runa sulla pelle lattea di lei. Una sola lacrima solcò la guancia della giovane mentre anche il suo stilo scorreva sull'avambraccio dello sposo.

«Ti amo, Jace.»

«In nome dell'angelo Raziel, vi dichiaro marito e moglie.»

La sala scoppiò in una vera e propria ovazione di applausi e singhiozzi emozionati. Jocelyn, appoggiata alla spalla di suo marito, cercava di arginare le lacrime di bambina che rotolavano sulle sue gote arrossate. Isabelle, allo stesso modo, tamponava l'emozione gridando il nome dei due ragazzi.

«Ehy, ma che fine ha fatto il “Ora può baciare la sposa?”» gridò Magnus, raccogliendo le mani a coppa attorno alle labbra.

Jace ghignò maliziosamente facendo un passo avanti, di modo da porre fine alla distanza che divideva i due corpi. Le sue braccia scivolarono attorno alla vita della ragazza, attirandola a sé.

Clary, in tutta risposta, affondò le dita tra i soffici capelli dorati del cacciatore mentre le loro labbra si univano in un bacio dolce come il miele, screziato dall'allegro sapore del sorriso che illuminava il viso di entrambi.

Il giovane cacciatore premette la fronte contro quella della sposa inspirando a pieni polmoni il profumo di lavanda che la sua pelle emanava.

«Non mi sembra vero.» la voce della donna si spezzò nel momento in cui lui accarezzò con l'indice la runa incisa sul morbido avambraccio.

«Lo è, Clary Herondale. E sarà così per sempre.»

Il cacciatore prese in braccio la sua giovane sposa, catturando le sue labbra in un altro bacio appassionato, incurante degli sguardi divertiti di tutti i presenti.

«Per sempre, signor Herondale.» bisbigliò lei contro le sue labbra mentre tutto il mondo svaniva nel sinfonico canto dei loro cuori sincronizzati. 

   
 
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