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Autore: Gnarly    10/03/2015    4 recensioni
[Malec]
Dopo aver passato una giornata all'insegna del divertimento - e con "divertimento" s'intende aver guardato gli altri diverstirsi - con il gruppo di Nephilim, Alec è costretto a subire le conseguenze delle sue azioni. Con Magnus al suo fianco, ovviamente.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di malanni e taccuini

L’ennesimo fazzoletto volò dalle mani di Alec e andò ad ammucchiarsi insieme agli altri, di fronte al camino di mattoni rossi acceso.
Magnus entrò nel salotto con una tazza di tisana fumante – si ostinava a ripetere che la tisana contenesse molte più vitamine del tè e che facesse diventare la pelle morbida e delicata – tra le mani, si sedette sulla poltrona di pelle color ocra – era il periodo in cui il vintage era una sorta di mantra per lo stregone – e porse ad Alec il liquido caldo.
«Tre giorni a casa e la febbre non fa che aumentare» borbottò Alec tra un sorso e l’altro.
«Non è colpa mia se hai le difese immunitarie bassissime. Mi ricordo che una volta, tipo il secolo scorso, una vecchietta mi suggerì di dare da mangiare un brodo di un qualche animale strano ad un mio… caro amico malato. Però non ricordo che animale fosse.»
Alec alzò un sopracciglio, con la tazza blu decorata con alieni verdi ancora tra le mani.
«Un amico, eh? Anzi no, non rispondere. Non voglio iniziare questa conversazione con te, non ora
Magnus sorrise, grato ad Alec per non aver continuato il discorso che si sarebbe sicuramente trasformato nella litigata del secolo – questo era uno dei motivi per cui lo stregone lo amava: riusciva a capirlo anche quando non parlava – e continuò il discorso che prima non era riuscito a terminare.
«Posso provare a cercare su Internet qualcosa. Oppure… aspetta, dovrei avere un quaderno da qualche parte, dove ci sono scritte diverse cure per i malanni. Ho vissuto così a lungo che ho segnato persino la cura per la peste.»
Alec non fece in tempo a rispondere che Magnus si alzò, dirigendosi verso una delle tre stanze che teneva libere in caso di necessità, lasciandosi aperta la porta alle spalle.
Rumori di scatole che cadono e oggetti metallici che colpiscono altri oggetti metallici arrivano alle orecchie di Alec, che si preoccupò dell’incolumità di Magnus. Poi, però, si ricordò che il suo ragazzo era immortale e che, quindi, nulla poteva fargli del male. Neanche il Marchio di Caino, nel caso gli venisse la stupida idea di fare del male a Simon.
Lo stregone tornò in salotto con un taccuino malandato. La copertina era di un colore tendente al marrone, rovinatasi col passare del tempo, e le pagine avevano il tipico colore giallo che assumono tutti i libri di vecchio stampo.
Mentre Magnus era intento a sfogliare le pagine di quel quaderno, Alec ripercorse con la mente la giornata vissuta quattro giorni prima, chiedendosi il motivo per cui Magnus non si fosse ammalato.
Isabelle aveva avuto la fantastica idea di sperimentare qualcosa di divertente e mondano – termini da lei utilizzati –, chiedendo al gruppo di Nephilim di accompagnarla durante l’esperienza. Alec non era riuscito a trattenersi dall’invitare anche Magnus, così lo stregone si era unito al gruppo di adolescenti – aveva precisato di averlo fatto solo per il proprio fidanzato e che se ne sarebbe stato volentieri a casa a mangiare cibo messicano se solo quest’ultimo non l’avesse costretto a partecipare.
La scelta di Isabelle era ricaduta, non si sa per quale motivo, sul canottaggio. Di tanti sport emozionanti e decisamente più adatti a dei ragazzi abituati a combattere contro i demoni demoni, tra cui l’arrampicata e il paracadutismo, lei aveva deciso di voler provare il canottaggio.
Jace era stato sorprendentemente felice di quella scelta – da piccolo aveva provato quello sport e, come lui ripeteva continuamente, era dannatamente bravo nel remare una canoa – e, con lui, anche Simon, Clary e Magnus – lui era abituato perché, agli inizi della sua lunga vita piena di ragazzi, aveva praticato il canottaggio proprio per passare del tempo con un umano per cui lui si era preso una cotta. Solo Alec non era stato per niente contento di doversi sedere su una barca troppo piccola – così l’aveva chiamata lui – e di dover muovere costantemente le braccia, che Magnus non faceva che ammirare come fossero degli dèi, per evitare di farsi trascinare dalla corrente.
Alla fine, quella giornata non aveva avuto nulla di emozionante o divertente perché, a causa dell’incapacità di Clary di manovrare un remo, la canoa si era ribaltata e tutto il gruppo era finito nelle gelide acque dell’East River. Tutti erano tornati a casa infreddoliti, con il raffreddore e con qualche linea di febbre. Tutti tranne il suo fidanzato.
«Sai» disse Magnus, interrompendo i pensieri di Alec. «Temo che qui dentro non ci sia scritto nulla che possa aiutarmi a curare questa tua forma di influenza che respinge persino i poteri curativi dell’iratze
Alec sorrise, senza un motivo ben preciso. Gli piaceva quando Magnus era preoccupato per lui, lo traduceva come un modo che lui utilizzava per fargli capire che lo amava.
Lo stregone parlava poco dei suoi sentimenti e sicuramente l’argomento “passato” era una sorta di accesso vietato ad Alec, quindi lui si accontentava dei gesti pieni d’amore che il ragazzo gli dedicava.
Il Nephilim si concentrò sull’aspetto di Magnus: come sempre era bellissimo, con quegli zigomi leggermente pronunciati che gli donavano un aspetto a dir poco sensuale, gli occhi da gatto che risplendevano ogni volta che Alec entrava nel loro campo visivo e che, contro ogni aspettativa, quest’ultimo aveva iniziato ad amare. Magnus era rimasto in pigiama – Alec si disse che lo aveva fatto per solidarietà o per compassione – e le pantofole a forma di tigre gli davano un’aria del tutto… mondana.
Così assorto nei suoi pensieri, Alec non si rese conto che il fidanzato aveva l’indice illuminato da una luce azzurra, mentre si muoveva contro il foglio del taccuino, bruciando leggermente la pagina.
«Come tutti noi sei finito in acqua ma, a quanto pare, l’influenza non ti ha colpito come logicamente avrebbe dovuto fare. Quindi la domanda sorge spontanea: perché non ti sei ammalato?» quel dubbio tormentava Alec da ore e, dopo non essere giunto a nessuna conclusione, decise di chiedere al diretto interessato il motivo di tale assurdità.
Magnus, che nel frattempo aveva portato l’indice che, fino a poco tempo prima, emanava quella luce di una strana tonalità di blu alla bocca con fare pensieroso, sorrise.
«Non muoio e posso guarire in fretta. Essere immortale ha i suoi vantaggi, cucciolotto.»
Gli angoli della bocca di Alec si arricciarono, formando un ghigno che sarebbe dovuto somigliare ad un sorriso sul suo volto.
«Cucciolotto? Ti prego, non dirmi che hai ricominciato con questa storia dei nomignoli.»
Il ragazzo, seduto sulla poltrona, assunse un’espressione profondamente delusa.
«Stai dicendo che è una cosa stupida? Perché potrei lasciarti all’istante. I soprannomi sono la cosa più eccitante di un rapporto, mio caro.»
Alec roteò gli occhi al cielo, anche se la fissazione di Magnus per i nomignoli lo divertiva parecchio.
«La cosa più eccitante, dici?»
L’Alec signore del sesso prese il posto dell’Alec sto morendo perché mia sorella ha deciso di farmi nuotare nell’East River e si alzò dal divano su cui era seduto, calpestando la montagna di fazzoletti che si era creata ai piedi di Magnus.
I suoi occhi si ridussero a due fessure, come succede nei film western nella scena in cui un pistolero sta per colpire un suo simile.
L’Alec signore del sesso fissava sempre Magnus in quel modo quando aveva voglia di fare determinate cose con il proprio ragazzo, reputando quel suo sguardo sexy e provocante, anche se Jace continuava a ripetergli che perfino Chuck Norris – a detta di Jace, un famoso mondano – sarebbe scappato se Alec lo avesse guardato in quel modo.
«Okay, magari non proprio quella più eccitante. Guarda cos’ho trovato qui» disse lo stregone allontanando Alec dalle proprie gambe – a volte quello Shadowhunter riusciva ad essere davvero veloce – e porgendogli il quaderno che, fino a quel momento, aveva continuato a leggere ininterrottamente.
Quella pagina era occupata da una sola frase, scritta con una grafia elegante – decisamente quella di Magnus, pensò Alec –, “Come guarire da una brutta influenza”, seguita poi da “SESSO”.
Nel momento in cui Alec saltò in braccio a Magnus, togliendogli la maglietta del pigiama con scritto “SENZA MAGLIA SONO MOLTO MEGLIO”, si chiese per quale motivo ci fosse puzza di bruciato.

 




Note dell’autrice: ehm, ciao! *saluta con la mano*
Ho fatto un casino con l'html, così ho dovuto ri-postare la storia *si fa un applauso da sola*
Le note sono sempre quelle, quindi.... niente, se la storia vi sembra completamente uguale all'altra è perché è la stessa, eheheh.
Sappiate che io non avevo intenzione di scrivere questa storia, davvero, ma una ragazza qui su Efp voleva assolutamente sapere se gli stregoni potessero ammalarsi così… le ho risposto con una storia xD
Nel caso non lo aveste capito – ma ne dubito, perché so che voi siete dei geni formidabili dalla serie “Lydia Martin mi fa un baffo” –, Alec sente puzza di bruciato perché Magnus ha bruciato (Capitan Ovvio) il foglio del quaderno scrivendoci sopra “SESSO”. Davvero molto originale, yep.
Dunque, cosa ne pensate? Come al solito, temo di aver reso quel figo di Magnus leggermente OOC. Idem per Alec, ovviamente. Credo che questa mia fissazione di essere incapace nel caratterizzare bene i personaggi non mi abbandonerà mai, gne.
Avete letto due pagine e una decina di righi di Word. Non so se mi spiego: VI SIETE SORBITI 1360 PAROLE DI SBOBBA, SONO TANTISSIME.
Credo che questa sia la Os più lunga che io abbia mai scritto su questo fandom, quindi… quindi niente, posso dire che ci sono affezionata? Insomma, è una Malec. È lunga. È l'unica storia da me scritta su questo fandom che mi piace. MI CI SONO AFFEZIONATA, OKAY?
Ehm, vado a dormire perché sto morendo di sonno e ho paura di sclerare anche con voi nonostante siano solo le dieci e mezza.
Ditemi cosa ne pensate!
A presto,
Gnarly

 

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