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Autore: Pikkola Rin    10/03/2015    3 recensioni
Storia liberamente tratta dall'omonimo film "Tre all'improvviso", anche se al susseguirsi dei capitoli se ne distaccherà un pò. KURTBASTIAN
[Tratto dal terzo capitolo]
-...è più forte di me, non lo sopporto. E' un maleducato, supponente, volgare idiota figlio di papà. Solo guardare la sua faccetta da mangusta che si contrae in quelle sue smorfiette maliziose mi provoca l'urticaria!-
Kurt e Rachel sono amici dall'infanzia, ma la ragazza non si rassegna ad organizzare all'amico appuntamenti disastrosi. Con l'ultimo poi supera davvero se stessa, presentando al ragazzo il peggior esemplare di ragazzo single gay di tutta New York. E forse dell'intero mondo. Eppure forse alla fine ci sarà qualcosa che li unirà......
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Tre all’improvviso
 
Fanfiction liberamente tratta dal film “Tre all’improvviso”. Pairing principale KurtxSebastian.
Mi scuso se ci dovessero essere errori, ma al momento sono sprovvista di beta quindi se qualcuno apprezzerà la mia fanfiction e volesse darmi una mano sarebbe fantastico! Spero che vi piaccia almeno un tantino e che mi lasciate qualche commento, anche per delle critiche costruttive. Potreste aiutarmi a migliorarla!
 

 
 
Quella serata sarebbe dovuta essere la migliore degli ultimi tempi e invece si era preannunciata sin da subito un enorme fiasco. Kurt era sempre stato scettico a proposito degli appuntamenti al buio, ma quella volta non aveva potuto rifiutare; quando Rachel si metteva in testa qualcosa era impossibile dissuaderla. Non vi avrebbe ricavato nient’altro che giorni e giorni di minacce e ricatti e un esaurimento nervoso con annesso mal di testa da oscar. Era una battaglia da cui non sarebbe mai potuto uscire vincitore, quindi aveva accettato subito con falso entusiasmo. E che Dio gliela mandasse buona!
-…..forse preferivo la sciarpa azzurra. Si abbina divinamente ai tuoi occhi.-
Contò fino a dieci per la centesima volta per evitare di strangolare la sua migliore amica, che agitava la sopracitata cravatta come un lazo da cowboy.
-….e questa giacca è un amore, ti fascia i fianchi in modo sublime!-
Kurt continuò a rimirarsi allo specchio, controllando da ogni angolazione che tutto fosse in ordine.
-Perché non hai messo i pantaloni bianchi? Sono i miei preferiti e ti mettono in risalto quel sedere che tutta la popolazione gay di New York vorrebbe farsi!-
-Rachel Barbra Berry! Piantala immediatamente o ti butto fuori dal mio appartamento e ti ci bandisco per un mese!-
Stizzito, si sfregò il ponte del naso con due dita, facendo dei respiri profondi per calmarsi ed evitare di mettere le mani al collo della amica, che in tutta risposta ridacchiava rotolandosi sul suo letto. Controllò l’ora sul suo i-phone e si rese conto di avere soltanto mezz’ora di ritardo, un vero record per lui. Eppure del suo appuntamento misterioso nemmeno l’ombra.
-Sei sicura di avergli inviato l’indirizzo giusto?-
-Non avrei mai potuto sbagliare. Hai dimenticato che questo è stato anche il mio appartamento?-
-E come potrei mai dimenticarlo-
Rachel gli fece una linguaccia e gli scagliò contro uno dei cuscini del letto, mancandolo per un soffio e facendolo sbuffare.
-Attenta al ciuffo! Ci ho messo un ora per renderlo il capolavoro che vedi.-
Lei gli rispose con una linguaccia e poi si ricompose, sedendosi a gambe unite sul bordo del materasso.
-Sarà qui a momenti, non credo sia il tipo da dare buca. E’ socio di uno studio di avvocati molto prestigioso, avrà avuto un contrattempo a lavoro.-
Conosceva Rachel dal primo anno asilo, ed era la sua migliore amica dalla prima media, quindi capiva subito quando era agitata o cercava giustificazioni, quindi si limitò ad un elegante inarcata di sopracciglia e poi tornò a guardare lo schermo del cellulare. Erano arrivati a tre quarti d’ora di ritardo.
-Spero per lui che lo paghino bene, soprattutto gli straordinari.-
La ragazza stava per replicare quando per l’appartamento risuonarono le note di “Don’t rain on my parade”, la suoneria della giovane.
-Pronto? Si tesoro, sono ancora al loft. Aspettiamo che il tuo amico si faccia vivo. A proposito, quando viene facciamo i conti! Perché Kurt è il mio migliore amico da sempre e per sempre, quindi se solo osa comportarsi male io….-
Sapeva per esperienza diretta che quando Rachel cominciava a sbraitare in quel modo poteva andare avanti per ore, così dopo aver lanciato un ultima occhiata alla sua immagine riflessa afferrò chiavi, giacca e cellulare e si spostò in soggiorno. Si accomodò sul suo scomodissimo divano, scelto unicamente per la tinta e il modello che si abbinavano da dio alle tinte chiare del suo appartamento, e si ritrovò a rimuginare sconsolato. Non era stato convinto già dal principio di quell’appuntamento e con l’aumentare del ritardo del suo accompagnatore si malediceva mentalmente per non essere riuscito nemmeno quella volta a dire di no alla ragazza. Sapeva che lei agiva spinta del profondo affetto che nutriva per lui, lo considerava alla stregua di un fratello e voleva vederlo felice e con una vita amorosa soddisfacente, ma non era una cosa facile da realizzare. All’inizio del loro arrivo nella Grande Mela tutto procedeva a meraviglia: scappato dalla sua insulsa cittadina natale nell’Ohio, l’arrivo a New York era stato un balsamo per la sua vita amorosa fino ad allora inesistente. A differenza di Lima, in quella grande metropoli la comunità omosessuale era ricca e vivace, i giovani single come lui in alcuni casi quasi ostentavano la loro omosessualità poiché si sentivano liberi di esporsi. Perciò durante il suo primo anno e mezzo in città, complice anche Rachel e le sue amicizie alla NYADA, la New York Accademy of Drammatic Arts, aveva dato una considerevole botta di vita alla sua autostima e alla sua vita sociale con un numero spropositato di appuntamenti, di visite a innumerevoli locali gay e una buona dose di storie da una notte e via. Il suo animo romantico si era lasciato facilmente affascinare da quella nuova realtà e da tutte quelle nuove opportunità, ma poi il timido e sognatore ragazzino del midwest era ritornato fuori. Si era stancato di storie inconcludenti, di tutto quel sesso senza sentimento, e gli insegnamenti di suo padre avevano cominciato a saltar fuori: Burt Hummel l’aveva educato come un uomo d’altri tempi, con un animo romantico e sognatore e saldi principi morali, soprattutto nell’ ambito delle relazioni affettive. Gli aveva sempre raccomandato di non buttarsi via e di cercare il vero amore. Così con il passare del tempo Kurt era tornato il se stesso di prima, con giornate trascorse tra studio e lavoro. Ora, a venticinque anni, aveva una carriera di tutto rispetto: era il più giovane redattore capo di Vogue e si dilettava anche stilista, infatti aveva lanciato anche qualche linea d’abbigliamento di discreto successo, ma la sua vita privata era sempre un disastro.
Rachel, invece, in quegli anni oltre ad essersi realizzata in campo professionale era riuscita anche a trovare l’amore, era già felicemente sposata e aveva creato una sua famiglia. Era davvero felice, ma voleva che lo fosse anche il suo migliore amico e quindi si era messa in testa di diventare il suo Cupido personale, cercando di accasarlo con ogni essere maschile omosessuale che conoscesse. Ci metteva tanta buona volontà, ma era sempre tutto un grande disastro e i tipi che gli propinava erano uno peggio dell’altro. Quello sarebbe stato l’ultimo appuntamento a cui si sarebbe sottoposto e se non fosse andato, bhe pazienza. Avrebbe reindirizzato tutto il suo amore sulla sua famiglia e su quella della sua amica.
 
Era così immerso nei suoi pensieri che quasi non si accorse del suono del campanello. Sobbalzò leggermente e si alzò per andare ad aprire la porta, ma venne preceduto
-E’ lui! E’ arrivato!-
Rachel fece capolino dall’altra stanza con ancora l’i-phone attaccato all’orecchio. Prima che Kurt potesse fare alcunché si precipitò alla porta.
-Apro io, e poi mi defilo. Voglio vedere se mi ricordo bene quanto è fico!-
Non riuscì a fermarla; in un attimo aveva già spalancato la porta
-Ehilà, non ho sbagliato appartamento vero? Mi era stato promesso un culo da favola, non la sosia di Barbra Straisand dal becco da pellicano.-
La voce risuonò maliziosa e accattivante contornata da una vena di acidità, e proveniva da un bel ragazzo alto e dai magnetici occhi verdi. Kurt non poté fare a meno di pensare che fosse bello come un modello, eppure era una di quelle persone che gli stavano sulle scatole a pelle. Nel guardarlo ricordò vagamente di averlo visto al matrimonio di Rachel e Jesse, ma all’epoca tutta la sua attenzione era stata per la cerimonia nuziale che aveva organizzato per l’amica, e quindi era troppo concentrato affinchè tutto fosse perfetto per notarlo.
-Ciao Sebastian, vedo che non ti avevo fraintesa al matrimonio: le tue maniere lasciano davvero a desiderare.-
Il ragazzo non colse la provocazione, anzi
-Ciao Rach, vedo che sei la solita palla al piede. Poi tu e Jesse dite che non vengo mai a trovarvi!-
Kurt osservò quello scambio stupefatto; aspettava lo scoppio di Rachel da un momento all’altro, invece la ragazza lo stupì: scoppiò a ridere ed abbracciò il nuovo arrivato
-Non ci sei mancato per niente. Comunque questo è il mio amico Kurt.-
Sentendosi chiamato in causa, il ragazzo si affrettò a fare le presentazioni
-Piacere, Kurt Hummel-
Il tizio dagli occhi verdi fece per rispondere, quando la ragazza si intromise di nuovo
-Io ora vado e vi lascio da soli. Mi raccomando Kurt, domani devi raccontarmi tutto!-
In quattro e quattr’otto fu fuori dall’appartamento, salutando entrambi con un occhiolino e un bacio soffiato. Rimasti soli, Kurt si sentì più in imbarazzo che mai: non sapeva cosa dire, cosa fare, e una strana sensazione, quasi un fastidio a pelle nei confronti dell’altro non voleva abbandonarlo.
Mentre stava pensando ad un modo per attaccar discorso, ci pensò l’altro ragazzo a cominciare a parlare
-Come già saprai sono Sebastian, Sebastian Smythe- nel frattempo lo squadrò dalla testa ai piedi, fermandosi sui suoi fianchi e il suo sedere con espressione davvero indecente
-Devo dire di essere soddisfatto. Come promesso, hai davvero un culo da favola.-
  
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