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Autore: GeaRose Malfoy    10/03/2015    3 recensioni
Gea e Alessandro.
Storia vera.
Immaginatevi una ragazzina in una prato che dipinge, un ragazzino nello stesso prato amante del calcio.
Aggiungeteci una palla, tante chiacchere e un bel sole.
E...curiosi?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Aspirò il profumo troppo dolce che lo circondava, mentre dava una bacio fra i capelli della ragazza.
 
Si guardò ancora un po' attorno, mentre stringeva con maggiore forza le spalle della ragazza addormentata.
 
Il lago era il centro di quel parco e gli alberi e i fiori erano rigogliosi.
 
Piante di ogni tipo, talmente verdi e sane da accecare.
 
Farfalle dai vari colori e uccelli variopinti volavano allegri, sferzando quell'aria fresca e danzando sulla brezza estiva.
 
Puntò lo sguardo sui capelli viola della ragazza, che sapevano di mandorle e ciliegia, e una marea di ricordi gli pervase la mente.
 
Uno in particolare.
 
E in un secondo tutte le immagini, tutti gli odori, tutti i particolari si fecero strada e lo incantarono.
Chiuse gli occhi, sospirando, mentre tutto tornava a galla.
 
Camminava tranquillo, con le mani in tasca e un pallone che con i piedi faceva avanzare.
 
Le scarpe nere quasi completamente infangate e i capelli biondi spettinatissimi.
 
Socchiuse leggermente gli occhi castani e prese a correre, levando le mani dalle tasche.
 
Il pallone era controllato dai suoi piedi, che con grandi falcate avanzavano verso il prato dove si sarebbe allenato quel pomeriggio.
 
Diede un potente puntone* alla palla che prese velocità e lui prese a ricorrerla mentre il vento gli pungeva il viso e in quel momento si sentì volare.
 
Aveva sempre amato correre, il calcio lo aveva solo aiutato a capirlo, era anni che lo praticava ed ora, dopo tanta fatica, era diventato capitano.
Giocava in un piccolo paese, dove tutto era verde e tutti si conoscevano.
 
Con un veloce scatto raggiunse la palla e cominciò a farla palleggiare con un piede.
 
Diede di nuovo un calcio alla palla, sporcandola ancor di più di fango, mentre la rincorreva correndo più forte di prima.
 
Ad un tratto notò che c'era una discesa erbosa, che portava in una piccola valle.
 
Con potenza calciò la palla che scese dalla piccola collinetta e lui la rincorse in discesa.
 
Quando si fermò con la palla sottopiede notò in lontananza un salice piangente.
 
E sotto il salice piangente stava una ragazza che avrebbe potuto avere si e no circa 13 anni.
 
Si avvicinò lentamente, senza farsi notare e la osservò per bene.
 
Era inginocchiata davanti ad una tela, sull'erba stava una tavoletta di legno, piena di colori a tempera.
 
Pitturava con le mani, aveva le dita sporche.
 
Una coda fin troppo alta tratteneva i capelli viola, con qualche ciuffo sfuggito.
 
Una guancia arrossata per il caldo e l'afa era sporca di tempera azzurra e le scarpe un tempo bianche erano verdi ai lati.
 
Indossava dei jeans chiari completamente bucati sulle ginocchia e una felpa blu troppo larga, su davanti la cerniera completamente aperta lasciava intravedere una magliettina nera e bianca con dei fiori fucsia.
 
Le dita affusolate si muovevano decise sul quadro, facendo solchi nel colore. Gli occhi castani guizzavano veloci sulla tela.
Sembrava disegnasse un mare in tempesta.
 
Le si avvicinò da dietro e osservò il dipinto.
 
Era un mare in tempesta al tramonto, una grossa scogliera si stagliava nel mare, e seduta girata di schiena che osservava il sole tramontare stava una sirena.
 
La coda era colorata di blu intenso e i capelli troppo lunghi erano rosso fuoco e svolazzavano.
 
Le onde si increspavano , la schiuma era molta e sembrava così reale.
 
Più guardava quel quadro più gli sembrava di esserci dentro, assaporando il dolce odore di salsedine, di perdersi dentro quel mare mosso, osservando quel tramonto dalle sfumature più belle che avesse mai viste.
 
Si accorse solo in quel momento che la ragazza dalla pelle troppo ambrata per essere completamente italiana lo osservava.
Gli occhi troppo grandi dorati lo squadravano curiosi, mentre lentamente immergeva le mani dentro una bacinella d'acqua e le lavava sfregandole bene.
 
Prese un panno e le asciugò leggermente mentre piano si alzava e gli si avvicinava.
 
Rimase imbambolato con il pallone sotto piede.
 
La ragazza nel frattempo gli si era avvicinata e gli porgeva una mano dorata dal sole, sorrideva sicura.
 
Non era di quelle ragazze che sorridevano timide, incerte. Lei sorrideva sicura, mentre una strana luce le illuminava le guance arrossate e gli occhi.
 
Il sole che osservava come spettatore l'incontro tra i due ragazzi e li riscaldava.
 
"Sono Gea" disse d'un tratto la ragazza, che tendeva ancora la mano
 
Il ragazzo si riprese leggermente e pulendosi la mano sudata sulla maglia le sorrise.
 
Subito le strinse la mano e riuscì a balbettare un qualcosa che assomigliava ad un "Io sono Alessandro".
 
Lei sorrise di nuovo, notando la timidezza del ragazzo.
 
"B- bel quadro.." commentò lui, mentre con una mano si scompigliava i capelli,nervoso.
 
"Grazie. Lo sto facendo con la tecnica di Van Gogh. Lui usava spesso i colori ad olio, spesso li spremeva direttamente sulla tela e li spargeva con le dita. Purtroppo non sono brava quanto lui, ma mi impegno tanto.." finì lei, mentre lui era sempre più imbarazzato.
 
Van-che?
 
Calò un leggero silenzio, rotto solo dai cinguettii degli uccelli.
 
"Uhm....mi piace giocare a calcio." disse lei, per rompere il sottile imbarazzo.
 
"Davvero?" si stupì lui.
 
Lei annuì sorridendo.
 
"Alle mie amiche non piace giocarci, ma io lo adoro. Direi quasi che è il mio sport preferito. Peccato che viene rovinato in televisione."
 
"Hai ragione! Uno sport tanto bello! Credo sia stato veramente rovinato, ormai è tutto comprato e calcolato."
 
"Già! E poi è assurdo come la gente si comporti negli stadi! "
 
"Anche questo è vero! Scoppiano un sacco di risse inutile, assurde e infantili! Quelli sono pazzi!"
 
Si sorrisero, in sintonia su quell'argomento.
 
La ragazza gli si avvicinò, fulminea, mentre con un scatto gli rubava la palla e correva controllandola.
 
Lui si riprese poco dopo, cominciando a rincorrerla.
 
Non riusciva a raggiungerla, quella ragazza era un fulmine.
 
Ad un tratto lei si fermò e si girò verso di lui con uno sguardo di sfida.
 
"Prova a prenderla." urlò
 
Lui si avvicinò, convinto di farcela.
 
Lei cominciò a giocare con la palla. facendo finte e controllandola.
 
Lui tentava di prenderla, ma lei era troppo veloce.
 
Senza che se ne accorgesse lei gli aveva mandato la palla in mezzo alle gambe, facendogli tunnel.
 
Con l'ennesimo scatto l'aveva superato ed era corsa a prendere la palla.
 
Si era messa a correre con la palla ai piedi, dandole piccoli e costanti calcetti.
 
Ad un tratto si era fermata appoggiandosi alle ginocchia.
 
Lui l'aveva raggiunta sorridendo un po' sconvolto.
 
"Cavoli , è da una vita che non gioco! Non ho più fiato!" commentò lei, sedendosi con un tonfo a terra.
 
Lui scoppiò a ridere le si sedette accanto, stringendo con le mani piccoli ciuffetti d'erba.
 
"Sei molto brava" ammise lui, con l'ennesimo sorriso.
 
"Mio padre allenava i pulcini della parrocchia, fin da piccola gioco." rise lei, ansimando ancora leggermente.
 
Si sorrisero complici, mentre si sdraiavano a chiaccherare guardando il cielo.
 
In seguito scoprì che lei amava disegnare e dipingere, amava tutti gli sport ma era sgraziata nella danza, amava il gelato e i dolci in generale, fare torte e muffin di ogni tipo ed era mezza vietnamita e mezza italiana.
 
Tra le sue passione c'erano la lettura, la scrittura, i ragazzi (Rimaneva comunque una fissata) .
 
Rimase affascinato sui suoi discorsi sulle persone omosessuali e la sua mani di "shippare" persone, termine che lui non aveva mai sentito se non quando si trattava di shippare una borsa le sue teorie sulle parolacce e sul fatto che lei odiasse dormire ed amasse il buio.
 
Risero per tanto, finchè alla sera si salutarono con la promessa di rivedersi lì i giorni dopo.
 
Ed il sole fu testimone di quell'incontro, mentre vedeva i due ragazzi allontanarsi l'uno dall'altra.
 
Eppure lui non seppe che il cuore di lei senza di lui si era raffreddato e lei non seppe che il cuore di lui suo era congelato come il suo.
 
Alessandro si risvegliò dal suo stato di trance, sentendo un leggero movimento fra le braccia.
 
La ragazza dai capelli viola aprì di scatto gli occhi, mentre aspirava il profumo di pino e menta del biondo.
 
Riconoscendo il profumo familiare si tranquillizzò, rannicchiandosi di più contro il petto del ragazzo e strofinando il viso sulla sua felpa.
 
"Potevi svegliarmi..." sussurrò senza guardarlo in faccia.
 
"E tu potevi non addormentarti." ridacchiò lui, accarezzandole i capelli recentemente tagliati, che ora arrivavano leggermente oltre le spalle.
 
"Mh, ma avevo sonno.." sbadigliò lei, mentre richiudeva gli occhi godendosi il dolce tepore della braccia di Alessandro
 
"Lo so, stanotte eri troppo occupata a leggere fanfiction su Rose e Scorpius, invece che dormire." la canzonò lui
 
"Non posso farci niente se "La tigre e la neve" è una storia troppo bella! Sono solo a metà e sono stata rapita da quel racconto! Oh, Alle, ti giurò che è scritta benissimo!"
 
"Non ne dubito" ghignò il ragazzo.
 
"Che ore sono?" cambiò discorso lei
 
Lui si guardò il polso e le annunciò che erano le 17.
Gea si tirò su di scatto, mentre lui la guardava alzando un sopracciglio.
 
Gli tese una mano per farlo alzare.
 
Lui si tirò su e la guardò.
 
Quando si erano conosciuti lei lo superava, ma in un'estate era diventato molto più alto di lei.
 
"Andiamo a prendere un gelato?" esclamò sorridendo
 
"Va bene" annunciò lui, alzando gli occhi al cielo.
Non sarebbe mai cambiata.
 
"Ah si! Ti voglio tanto tanto bene, Alle!" disse lei scoccandogli un rumoroso bacio sulla guancia e saltandogli addosso.
 
"Anch'io, anch'io" rise lui, mentre la posava a terra.
 
"Saremo sempre amici,Alle, vero?" chiese lei, raggiante.
 
"Sempre." pronunciò lui.
 
E non seppe perché, ma sentì un'inspiegabile fitta al petto, sentendo la parola "amici".
 
 
 
Angolo autrice:
* puntone: calcio alla palla con la punta del piede.
Calci un tiro molto potente, tuttavia la traiettoria è imprecisa e non sai mia esattamente dove andrà a finire. (Almeno questa è la mia conoscenza, per la mia esperienza.)
 
Ciao!
 
Eccomi tornata con una storiella!
 
Una one shot non troppo lunga, tutta vera.
 
Ultimamente mi sto cimentando in storie reali, o di cose che mi capitano sul serio.
 
Basta guardare la mia storia "inconsapevoli" e "Caro diario..".
 
Comunque, questa storia ha avuto un'altro narratore.
 
Io l'ho solo scritta in molti punti.
 
Ho conosciuto Alessandro a giugno del 2014, l'incontro è andato veramente così, ma le cose successe prima (il pallone e il resto) me le ha dette lui.
 
Lui si è dichiarato verso dicembre , ma siamo rimasti ottimi amici e convivo con questa consapevolezza, senza farci un dramma.
 
Per questo il finale è quello e a lui andava benissimo.
 
La dormita sotto l'albero è successa realmente, così ho collegato i fatti.
 
Ora vi lascio, sperando che qualcuno abbia apprezzato.
 
E comunque ricordatevi che le recensioni sono il pane degli scrittori! Forza, non mordo!
 
Un bacione,
Gea <3
 
p.s."La tigre e la neve"  è una storia che c'è su questo sito, se amate la Scorose di Harry Potter andatela a leggere.
 
 
  
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