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Autore: araich    12/12/2008    8 recensioni
E se Bella fosse la vampira, ed Edward un semplice, ma bellissimo umano? E se, oltre a Jacob, ci fosse un altro licantropo, o meglio licantropa, pronta a tutto per contrastare le idee dell’amico, pur di difendere le sue amicizie proibite? La storia al contrario, con nuovi personaggi, scambi di ruoli e colpi di scena, in una trama un po’ diversa da quella originale.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Mi trasferii da Charlie, nella città di Forks, perché era il posto migliore dove dimenticare i brutti episodi accaduti a Phoenix. Negli ultimi due anni, infatti, la segretezza della mia vera natura era stata messa a repentaglio dalla curiosità dei miei compagni di scuola. Per questo avevo dovuto andarmene. Speravo che almeno lì, in una cittadina con pochi abitanti, nessuno avrebbe fatto caso ad una nuova studentessa. // Charlie mi accolse a braccia aperte, con troppo entusiasmo per i miei gusti. Il nostro rapporto non andava proprio a gonfie vele, ma a quanto pare, dall’accoglienza calorosa, un minimo d’affetto, verso di me, lo provava. In realtà, non era il mio vero padre, ma gli volevo bene, anche se la lontananza, a causa del divorzio con sua moglie, che mi aveva ottenuta in affidameto, ci aveva sempre ostacolato. Lui rimaneva il mio creatore, ed io gli sarei sempre stata grata per questo. Mi aveva comunque salvata da una morte lenta e dolorosa. MI ero ammalata di vaiolo agli inizi del ventesimo secolo, all’età di diciassette anni. E lui mi aveva salvato la vita, permettendomi l’immortalità. Anche se il prezzo che avevo dovuto pagare era stato alto. In particolare il fatto di essere senza anima. Poi, con il tempo, mi ero dovuta abituare al cibo, esclusivamente di animali, a cui ero stata abiutata fin dal principio. A volte, quando sentivo un odore particolarmente buono di un umano, anche ora, dopo che mi ero allenata per così tanto tempo a tenere a freno a questo tipo di sete, dovevo badare a contenermi. // Quando arrivai a Forks, luogo già familiare, come ogni anno provai un senso di beatitudine. Avrei potuto finalmente fare lunghe passeggiate nei boschi, inesistenti a Phoenix; godermi i numerosi giorni di pioggia per quasi tutto l’anno, lontano dal pericolo del sole. La mia camera non era delle migliori, ma non si poteva avere tutto. Di certo non avrei mai usato il letto da una piazza e mezzo posto a sud della stanza. Mi ci sarei solo seduta. Al contrario, sarei stata, tutto il tempo libero a navigare in Internet e ad ascoltare musica, come un qualsiasi essere umano. // Il primo giorno di scuola decisi di andarci con la Mercedes nuova di mio padre. Mi raccomandò fino allo sfinimento di fare attenzione alla guida, in qualità di poliziotto. Di solito, appena giravo l’angolo e scomparivo dalla sua vista, mi rilassavo e accelleravo, per rendere il percorso più movimentato. Altrimenti sarebbe stato davvero noioso andare ai cinquanta chilometri all’ora fino a scuola. Ma questa volta, decisi di non rovinarmi subito la reputazione. Andai ai novanta, tanto per non essere né troppo lenta, né troppo veloce. Non avevo tanta fretta di andare a scuola. Primo, perché era da un secolo che ero una liceale e secondo, perché non amavo molto il chiasso infernale dei pensieri della gente. // Appena imboccai il parcheggio dell’edificio, mi resi subito conto di come tutte le mie speranze di rimanere incognita, in mezzo a quella marea di gente, sarebbero state vane. Invece di essere ignorata, tutti mi guardarono con fare sospettoso, e mi ritrovai incollato addosso un ragazzo di nome Mike, che insistette per accompagnarmi a tutte le lezioni, con fare disinvolto. MI infastidì sin dal principio la sua sicurezza con me. Se soltanto si fosse reso conto di chi aveva davanti, dubito che si sarebbe comportato allo stesso modo. // Le ore di lezione furono l’ennesimo ripasso un ripasso, ma cercai ugualmente di mostrare attenzione. Durante il pranzo, nella sala mensa, Mike mi trascinò con sé e mi presentò ai suoi amici ed amiche, con mia grande riluttanza. Non ero mai stata una persona tanto socievole. Mi limitai a sorridere a quella nuova compagnia forzata e ad annuire, mostrando di seguire i loro sciocchi discorsi. Almeno, non insistettero sul chiedermi come mai non avessi fame. Avevo mangiato solo tre giorni prima, il mio stomaco era ancora abbastanza sazio. // Quella mensa, affollata di gente, e di tantissimi pensieri, mi rese inquieta. Diedi un’occhiata in giro, giusto per abituarmi all’idea di dover passare buona parte dei miei futuri giorni lì. E ad un tratto, eccolo. Immobile, seduto a un tavolo separato dal resto della sala, a parlare con i suoi amici. Mi colpì fin dal primo istante. I suoi occhi ocra, i capelli bronzei e il viso perfetto mi lasciarono un dubbio sul fatto che fosse veramente umano. Il bello, è che non riuscii a percepire i suoi pensieri, cosa che mi riusciva con tutti.. Lo guardai incantata per non so quanto tempo, mentre rideva divertito o faceva la faccia scocciata e dovetti ammettere a me stessa che era davvero carino per essere un umano. Aveva la pelle chiara, e i capelli, rossi naturali, lo rendevano così attraente.. Il suo odore.. mi fece venire la tentazione di saltargli addosso, dal gran che era buono.. Velocemente uscii con la scusa di andare in bagno, ma arrivata alla fine del corridoio mi precipitai fuori.// Preso un respiro profondo, cercai di dissuadermi con altri pensieri, ma fu tutto inutile. Per il resto della giornata non feci che pensare a lui.
  
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