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Autore: verystrange_pennylane    10/03/2015    3 recensioni
"It's a new dawn,
it's a new day,
it's a new life for me.
And I'm feeling good."
Nonostante il camerino fosse caldo, un brivido scosse il corpo di Paul, ma non avrebbe mai dato la soddisfazione a John Lennon di sapere che era lui la causa di quel sussulto.
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Songfic scritta per il compleanno di Kia85. Tantissimi auguri, mia cara!
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Kia, una persona meravigliosa
a cui auguro tutto il bene del mondo.



And I'm Feeling Good





Paul si stava radendo quando la porta alle sue spalle si aprì, scricchiolando leggermente. Non che avesse bisogno di girarsi per vedere chi stava entrando, dallo specchio davanti a sé poteva osservare senza problemi la figura di John Lennon fare piccoli passi dentro il camerino. Nonostante fosse impegnato a guardare a destra e manca, probabilmente criticando l’ordine quasi maniacale della stanza, sul suo volto troneggiava ancora quell’aria da bastardo. La stessa che faceva venire voglia a Paul di prenderlo a sberle.
Soprattutto perché era ancora dannatamente arrabbiato.
E poco importava se quello era l’ennesimo stupido litigio, per colpa dei soliti stupidi motivi che nemmeno ricordava più.
John non poteva comunque entrare così in camerino, quando mancava poco meno di un’ora al loro spettacolo, e pretendere che lo perdonasse, solo perché era quello che Paul faceva ogni fottuta volta.
Lanciò uno sguardo alla giacca e alla cravatta abbandonate sulla sedia a pochi passi da lui, e all’improvviso si pentì di avere ancora la camicia slacciata e aperta, e il petto completamente scoperto.  
Nonostante il camerino fosse caldo, un brivido scosse il corpo di Paul, ma non avrebbe mai dato la soddisfazione a John Lennon di sapere che era lui la causa di quel sussulto.
Irrigidendosi nelle spalle, Paul si trattenne dal voltarsi, ma tenne sotto controllo i movimenti dell’altro attraverso lo specchio e fece quello che sapeva fare meglio: sollevò il naso e sfoderò la sua espressione orgogliosa.
Eppure John era ancora fermo, bloccato da chissà quali pensieri. Strano.
Ostentando tutta l'indifferenza di cui era capace, Paul continuò a radersi e a canticchiare a bassa voce.

Birds flying high,
you know how I feel.
Sun in the sky,
you know how I feel.
Reeds drifting on by,
you know how I feel.
It's a new dawn,
it's a new day,
it's a new life for me.
And I'm feeling good.


Un passo alla volta, John coprì i pochi metri che li separavano. Era stranamente silenzioso, e dal suo viso sembrava essere sparita del tutto ogni ombra di strafottenza. Forse era ubriaco, forse aveva finalmente cominciato a sentirsi colpevole, com’era giusto che fosse.  
Non che a Paul importasse, ovvio.
Era troppo impegnato ad asciugarsi il volto con un panno, prima di cospargersi di dopobarba.
Concentrato com’era, quasi non si accorse di John che si avvicinò a lui e lo strinse da dietro, allacciando le braccia sul suo petto mezzo nudo e stropicciandogli appena la camicia. Preso alla sprovvista, Paul interruppe subito quel contatto con un gesto infastidito, ma non disse nulla. Nessuno dei due in realtà sembrava avere una gran voglia di parlare.
John, con la sua camicia sgualcita, la cravatta a penzoloni e la sua aria affranta non sembrava nemmeno pronto per il concerto, in realtà.
Chiaramente Paul non gli avrebbe mai permesso di salire sul palco così, ci sarebbe andata di mezzo tutta la band, e, una sera di tanti anni fa, davanti ad una birra, aveva giurato che i Beatles venivano prima di qualunque cosa. Figurarsi se non avevano la precedenza assoluta rispetto ad uno stupido litigio con lo stupido Lennon.
Intanto, come mosso dal suono basso e profondamente erotico di una batteria invisibile, John chiuse gli occhi e lasciò che la scia dell’odore di dopobarba e fumo di sigaretta lo guidasse di nuovo, affondando il naso nell’incavo del collo di Paul, inspirando a lungo quel profumo così familiare.
Stavolta nessuno provò ad allontanarlo e, sorridendo fiducioso, John proseguì la canzone da dove era stata abbandonata.
La sussurrò appena contro le spalle di Paul, lasciando che la musica fosse l’unica carezza che potesse toccare quella pelle così bianca e morbida.

Fish in the sea,
you know how I feel.
River running free,
you know how I feel.
Blossom in the trees,
you know how I feel.
It's a new dawn,
it's a new day,
it's a new life
for me.
And I'm feeling good.


Paul all’inizio stette immobile, determinato a fingersi indifferente agli occhi di John e alla sua maledettissima tortura. Solo quando la pelle d’oca si fece troppo violenta per essere ignorata e la sua eccitazione troppo vistosa, si girò e finalmente i suoi occhi incontrarono quelli di John.
Le difese di Paul crollarono come un castello di carte, e all’improvviso tutta la sua aria da orgoglioso bastardo venne spazzata via, e la rabbia lasciò spazio solo a qualcosa di indefinito, ma molto caldo. Caldo come il suono del sax in uno dei locali che avevano frequentato anni prima, dove l’atmosfera è sempre dannatamente fumosa e sensuale. E questo gli fece venire un’idea.
Assecondando quel ritmo, Paul baciò John. Lo baciò con una lentezza esasperante, e sentì la lingua dell’altro lottare contro la sua per dettare una velocità diversa, più disperata.
Oh no, in quel gioco ora comandava Paul. Era quella la sua vendetta.
John si staccò dal bacio e gli rivolse uno sguardo confuso, fece per aprire la bocca, ma l’indice dell’altro si poggiò delicatamente sulle sue labbra arrossate e gonfie, intimandolo di stare zitto. Una volta appurato di aver ottenuto il suo scopo, Paul cominciò a dedicarsi al collo di John, mordicchiandolo appena. Con le mani intanto slacciò bottone per bottone della camicia, e seguì quel lento spogliare con la lingua, percorrendo con lenta minuzia il petto ansante.
Scese fino alla cintura ma lì si rialzò, e John si lasciò scappare un sospiro frustrato, che fece ridere di soddisfazione l’altro. Stettero immobili a guardarsi e a studiarsi per pochi istanti, prima che Paul ricominciasse a scendere, togliendogli del tutto la camicia e accompagnando quel gesto con piccoli baci a fior di pelle.
Incapace di trattenersi, Paul ricominciò a cantare. La sua voce era ridotta ad un sussurro, e lasciò che le parole della canzone riempissero i silenzi tra un bacio e l’altro, mentre si abbassava sempre di più lungo il petto di John.

Dragonflies out in the sun,
you know what I mean.
Butterflies all having fun,
you know what I mean.
Sleep in peace when the day is done.
It's an old world,
it's a new world,
it's a bold world
for me.


Paul arrivò all’inizio dei pantaloni, e sapeva che John si aspettava un'altra ripicca simile alla precedente. Dunque, fu dannatamente fiero di se stesso quando lo sentì gemere di sorpresa mentre gli slacciava il bottone e gli abbassava la cerniera, e a fatica represse un sorriso.
Leccandosi appena le labbra e inumidendosi la bocca, si dedicò alla virilità di John. Sentì l’altro tremare sotto le sue mani e Paul si trovò a pensare che quella lenta tortura stava funzionando perfettamente, perché gli bastò veramente poco per portare John al limite. E ad un passo dal culmine del piacere, si fermò.
Quel gioco sarebbe finito quando lo decideva lui ed era ancora presto, troppo presto.
Dunque decise di risalire lentamente il petto. Quando finalmente riuscì a risollevarsi del tutto, lasciò che John lo guardasse mentre si leccava le labbra, compiaciuto ed eccitato.
Per qualche secondo i due sguardi si scontrarono, e John sperò che Paul fosse così bravo a leggerlo come diceva di essere. L’orgoglio incontrò il bisogno di perdono dell’altro, e non poterono che dirsi entrambi sconfitti e allo stesso tempo vincitori.
Si baciarono dapprima con lentezza, poi sempre più velocemente, con disperazione, come a voler recuperare ogni fottuto secondo passato lontani, ogni momento in cui non si erano parlati, guardati, toccati, Dio solo sa per quale assurdo motivo.
Si trovarono a chiedersi se esistevano davvero l’uno senza l’altro, e nessuno dei due seppe darsi una risposta.
Non ci fu il bisogno per Paul di dire a John che l’aveva perdonato sin dal primo momento in cui avevano litigato, e si erano voltati uno da una parte e uno dall’altra, con le braccia incrociate e il broncio come due bambini.
E, allo stesso tempo, non ci fu il bisogno per John di dire ad alta voce quanto fosse un coglione a farlo arrabbiare ogni fottuta volta, con il suo stupido comportamento.
Dio, erano troppo orgogliosi, troppo adulti, troppo virili per queste cose, per parlare di amore e sentimenti. Erano delle dannate rockstar, non delle checche.
Però, come in un tacito gioco di ruolo tra di loro, si staccarono allo stesso momento, ansanti e bisognosi l’uno dell’altro. Paul non disse nulla, ma si precipitò a chiudere a chiave il camerino, e con un gesto rapido gettò a terra i trucchi, le spazzole e tutte le sue cose, svuotando il tavolino sotto lo specchio. Anche John non disse nulla, pronto ad assecondare i movimenti rudi dell’altro, lasciandosi buttare a sedere sul tavolo.
Aprì le gambe velocemente, accogliendo tra le proprie braccia Paul.
Il suo Paul.

Stars when you shine,
you know how I feel.
Said I'll be fine,
you know how I feel.
Oh freedom is mine,
and I know how I feel.
It's a new dawn,
it's a new day,
it's a new life
for me.


Paul lasciò che la sua testa si appoggiasse nell’incavo del collo di John. Poteva sentire le vene pulsare dallo sforzo e il suo cuore battere come un folle, a causa di quel qualcosa che non definivano o chiamavano per nome, ma che andava benissimo così. 
Si aggrappò alle spalle di John, e guardò nello specchio il riflesso di se stesso abbracciato all’altro.
Erano due pezzi di un puzzle perfetto.
Neanche il tempo di pensarlo, che John lo strinse ancora più forte a sé, e cominciò a canticchiare la canzone che era rimasta sospesa nell’aria e aveva accompagnato ogni gemito, ogni sospiro, ogni bacio. E Paul, chiudendo gli occhi, si beò del profumo dell’altro, della sua voce, e duettò con lui, con la voce roca e bassa dallo sforzo.
E, finalmente, si sentì bene.

It's a new dawn,
it's a new day,
it's a new life
for me.

And I’m feeling good.









Angolo dell’autrice:

TANTISSIMI AUGURI DI BUON COMPLEANNO KIA! TANTI TANTI AUGURI! :D
No ok, mi do un contegno che abbiamo una certa età tutte e due, ed è ora di mettersi in riga.
Lo so, lo so, non è nulla di speciale, fa parecchio schifo purtroppo, ma in questo periodo non sembra uscirmi di meglio. Più la rileggo e meno mi piace.. e ci lavoro da tre giorni. Ho detto tutto! A mia discolpa la VERA fanfiction per il compleanno di Kia è terribilmente fluff e diabetica, ed è incompleta. La pubblicherò per la sua laurea.(?)
Comunque insomma, la storia dietro questa Os è semplice, e mi sento in dovere di giustificarmi. Sabato stavo tornando dal Twist and shout, erano le quattro del mattino, e la mia amica che guidava ha messo questa canzone a palla e mi fa:"Certe canzoni sono meglio del sesso dopo un litigio."
Io potevo concordare e dimenticarmi di questa frase, o tirarla fuori in un'altra nottata di disagio. E invece ci ho scritto una fanfiction.
E va beh.
Un grazie di cuore a Paperback White che ha sopportato i miei sfoghi su questa storia e l'ha betata. Grazie patatina, sei stata preziosissima, senza di te questa ff non sarebbe stata pubblicata (e forse era meglio così, dirà il popolo efpiano)
Infine, la parte melensa: un grazie di cuore a Kia85, la migliore autrice del fandom, nonché mia amica.
Tantissimi auguri di buon compleanno, che questo anno sia pieno di tante cose bellissime. E zeppo di arcobaleni, torte e McLennon. Ti meriti solo il meglio <3 Ti voglio bene!
Un abbraccio fluffosissimo a Kia, e un abbraccio a tutti voi.
Ci si legge sabato con la mia AU.
Amore e arcobaleni,
Anya
   
 
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