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Autore: Kuruccha    10/03/2015    6 recensioni
Ci sono molte cose che Revy non sopporta, in quei giorni.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Revy, Rock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è ambientata nella stessa situazione interattiva condivisa da me e Kuma Cla in questo post, ma a parer mio si può leggere anche indipendentemente. Immaginatevi semplicemente una Revy costretta a letto per essersi beccata una pallottola nella gamba. /o/


 
Come canzoni senza musica


 
Ci sono molte cose che Revy non sopporta, in quei giorni.
Il caldo soffocante di Roanapur nella stagione dei monsoni.
La pioggia che cade oltre la finestra e ingrigisce anche le luci rosse dei bordelli.
Il materasso già fradicio sotto la sua schiena, dopo che ha calciato via le lenzuola insopportabilmente umide.
La zanzara che ronza addosso al suo orecchio e che - merda, la impallinerebbe, se solo potesse.
La risata sguaiata di Eda dalla stanza accanto, venuta a bersi le sue birre sapendola bloccata a letto. Quella suora maledetta le pagherà cara, cazzo se lo farà, non appena lei riuscirà ad alzarsi da quella schifosa branda.
Il dolore pulsante della ferita alla gamba. La benda che preme in mille punti diversi, tutti sbagliati, assorbendo il sangue coagulato e appiccicandosi alla pelle. Il prurito delle ferite appena rimarginate.
La voce di Rock, chino a leggere chissà cosa sulla scrivania. È l’unico che la usa, in quel buco di appartamento che si ritrovano come base – e Revy se l’è sempre chiesto, quale fosse il motivo che li costringeva ad avere una scrivania di merda in una stanza già più stretta di un ripostiglio, e a scoprirlo sente l’irritazione salire a livelli comici.
Revy mugugna qualcosa di indecifrabile anche a se stessa con il solo scopo di dargli fastidio, di disturbarlo, ma lui non fa una piega; continua a leggere qualcosa a voce alta – in inglese, capisce dopo un po’ che lo ascolta, con una pronuncia disumana e terribilmente giapponese, incomprensibile a chiunque non abbia avuto la sua semplice e pratica vita in un ufficio all’ultimo piano di un grattacielo di Shinjuku.
«Dovresti piantarla con quelle menate» gli dice alla fine. «Economia, Mercati… Non ti saranno mai utili, quaggiù.»
«E tu dovresti dormire» replica blandamente lui, col naso ancora sul giornale. «Guarirai più in fretta.»
«Sì, signorina infermiera.»
Accavalla le gambe per fargli vedere che no, non sta male, non sta così male come crede lui, ma la fitta che le parte dal tallone e arriva fino al bacino le strappa un gemito tutt’altro che silenzioso. Meno di un secondo dopo è di nuovo stesa sul materasso umido e odia ancora di più sia Rock che Roanapur che il buco che si ritrova sulla gamba che l’afa che tutto ciò che esiste al mondo.
Rock smette di leggere a voce alta e la camera diventa silenziosa, e tutto ciò che Revy riesce a vedere sono le gocce di pioggia assorbite dalla tenda alla finestra e la schiena immobile di Rock, ancora chino sulla scrivania.
«Merda, leggi qualcosa di interessante, almeno» gli dice, allungandosi verso il comodino per recuperare le sigarette. Ne infila una in bocca senza accenderla. «Qualcosa di diverso da quella roba.»
Rock ripiega il giornale e lo appoggia su un lato della scrivania, perfettamente allineato ai bordi, odiosamente preciso in mezzo a tutto quel caos. Lo vede smanettare sul cellulare e poi sollevare lo sguardo d’improvviso, come se sullo schermo fosse apparso il segreto di quella merda di universo intero.
«Senti se va bene questo.»
Comincia a leggere un articolo che parla di mezzi armati durante la guerra del Vietnam e davvero, in quella scelta non c’è un criterio, non ce n’è nemmeno mezzo, e non ha idea di cosa possa essere passato nel suo cervello da impiegato per arrivare proprio a quello, tra tutte le cagate che poteva inventarsi. Il suo accento è pessimo quanto prima, e non c’è manco un parola che sia distinguibile, se non Vietnam e Tank e poco altro.
Lo ascolta senza sentirlo davvero, e la sua voce ora copre tutto il resto – le risate sguaiate di Eda, lo scroscio della pioggia oltre il davanzale, il dolore sordo del buco sotto la benda.
Revy chiude gli occhi e prova a capire.




10.03.2015
Storia nata grazie al prompt Black Lagoon, Rock/Revy, Anche se dice sempre che le sue chiacchiere la infastidiscono, a volte il suono della voce di Rock è tutto ciò di cui Revy ha bisogno lasciatomi in occasione del A Very Girl Power (Drabble) Day organizzato dalla community We are out for prompt. Inutile dire che quel "drabble" è stato bellamente ignorato dalla sottoscritta, vero? XD
La cosa che più mi turba di questo fandom è il modo naturalissimo in cui ci infilo un sacco di parolacce. Chi mi conosce sa bene che nella real life non le uso proprio mai XD Ecco, questo solo per spiegare il rating così alto di questa storia.
Grazie mille per essere arrivati fin qui, e buona serata! :D
Kuruccha

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