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Autore: mikyintheclouds    11/03/2015    0 recensioni
Ispirata da un testo di una canzone, qualche anno dopo la fine di tutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexandra Udinov, Sean Pierce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non l’aveva proprio vista arrivare.
Stava attraversando la strada quando venne colpita in pieno dall’auto, fece una giravolta in aria e cadde pesantemente al suolo.
L’ultimo ricordo era il cielo azzurro, sfuocato, poi dei volti indefiniti e poi nulla.
Il nero.
L’oblio.
Il vuoto.
Il silenzio.
Si trovava in una stanza buia e gelida.
Cominciava ad avere paura, ad avere freddo.
Era sola e non era più abituata ad esserlo. Da molto tempo, ormai.
Aveva scordato il gelo che penetrava nelle ossa, l’anima che iniziava a perdere la speranza e diventava sempre più scura, più pesante, quasi di piombo. Aveva un forte mal di testa e non ne capiva il motivo, sapeva solo di essere in quella stanza scura, famigliare ma sconosciuta al tempo stesso.
Ma dove diavolo era finita?
Che posto era mai quello?
Perché non c’era vita?
Doveva assolutamente iniziare a correre, andare via, scappare, trovare un modo per allontanarsi, tornare da dove era venuta, ma come? Da che parte? Era persa, le sembrava quasi di trovarsi in un labirinto di muri e corridoi, il panico si stava impossessando di lei, il respiro divenne sempre più affannato, rapido, il cuore pulsava veloce, poteva sentire le vene delle tempie gonfiarsi, il sudore scenderle goccia dopo goccia dalla testa per poi scivolare sul collo, faticava a respirare, aveva la vista sempre più appannata, sentì una lacrima cadere sul suo mento.
Si lasciò cadere a terra terrorizzata, piegò le ginocchia, vi appoggiò i gomiti, si prese la testa tra le mani e iniziò a piangere sempre più forte.
Non sarebbe mai andata via da lì, non sarebbe mai uscita, non sarebbe mai tornata indietro.
Rinchiusa in quel posto scuro.
Per sempre.

Pianse per un tempo che non seppe calcolare. L’oscurità di quel posto assorbiva tutto, come un buco nero che inghiotte luce, vita, energia.
“Fatti forza.” Sussurrò a sé stessa. “Alzati. Tu non sei più così. Non hai più paura, non dopo tutti quegli anni, non dopo quello che hai passato.”
Lentamente si asciugò le lacrime che le avevano bagnato il viso, si alzò in piedi, girò su sé stessa e, improvvisamente, vide qualcosa brillare in un punto imprecisato davanti a lei.
Incuriosita sbatté più volte le palpebre per essere sicura di ciò che aveva visto; probabilmente era solo un’allucinazione dovuta al forte mal di testa che ancora aveva, ma, guardando meglio, vide che non si era sbagliata, quel puntino luminoso era sempre lì e assorbiva tutta la sua attenzione, quasi la stesse ipnotizzando e la invitasse a raggiungerlo.
Tentò di avvicinarsi, quindi, ma appena accennò un passo, qualcosa iniziò a illuminarsi anche alla sua destra, poi sopra di lei, attorno a lei, ovunque.
Sembrava un cielo stellato e lei si trovava al centro.
Sgranò gli occhi stupita e meravigliata, facendo un giro completo sul posto.
Vedeva luci di vari colori, alcune erano splendenti, altre un po’ meno, ma erano abbaglianti, calde e rassicuranti. Catturò con gli occhi ogni fotogramma di quell’affascinante spettacolo, mentre quei piccoli puntini luminosi mutavano di intensità, come quando si guarda uno spettacolo di fuochi artificiali.
Emanavano fiducia, speranza.
Il suo corpo si stava scaldando, così come la sua anima. Si sentiva meno sola adesso, anche se non capiva il motivo, dal momento in cui era sola in quel misterioso posto.
Fissò uno di quei puntini, il primo che aveva notato. Era più giallo degli altri, più grande, più brillante e si avvicinava piano piano a lei. O era forse lei che si stava muovendo?
Non era più sicura di niente, sapeva solo inconsciamente che quel sole, che ora la stava quasi accecando, le avrebbe dato le risposte che cercava.
Erano sempre più vicini, a pochi passi di distanza e non poté credere a quello che vide.
“Tu!” Esclamò stupita, mentre lo stomaco fece una capriola dento di lei e gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Ciao Alex, è bello rivederti.” Disse lui con tono calmo, come se non si vedessero da un giorno e fosse normale trovarsi in quella situazione assurda.
“Ma…” Iniziò con tono concitato. “Ma non è possibile. Tu sei…”
“Morto?” Completò lui. “Lo so.”
“Que…questo vuol dire che…io…che anche io…insomma…” Tentò, balbettando, di pronunciare quello che aveva pensato dal primissimo momento in cui l’aveva visto.
“No, non sei morta. Non ancora, almeno. Dipende tutto da te.” Ancora una volta lei finì la frase per lei.
“Significa che posso scegliere?”
“Certo che puoi. Puoi decidere di ritornare da loro, o rimanere qui con me.”
Alex non aveva ancora capito bene cosa stesse accadendo, ma quando l’aveva rivisto molte cose le erano tornate alla mente. I suoi sentimenti per lui, chiusi a chiave in un angolo segreto del suo cuore, avevano ripeso ad ardere, come tizzoni incandescenti sotto le ceneri.
Quanto le era mancato! Aveva scordato alcuni tratti del suo viso, in fondo erano passati parecchi anni dall’ultima volta che l’aveva stretto tra le braccia, mentre la Signora Incappucciata se lo portava lentamente con sé e lei aveva conosciuto molte persone dopo di lui, centinaia di visi le erano passati davanti agli occhi, ma non aveva mai scordato il suo aspetto generale, il sorriso, quello sguardo speciale che riservava solo a lei. Non aveva mai smesso di amarlo, nonostante la sua vita fosse andata avanti e ritrovarselo davanti dopo tanto tempo la confondeva, la eccitava, la riempiva di gioia e al contempo di tristezza.
Avrebbe voluto correre da lui, abbracciarlo, baciarlo, ma tutto era così strano, surreale, aveva tante di quelle domande da non sapere nemmeno da che parte cominciare.
“Rimanere qui? Qui dove? Dove siamo?”
“Non lo so, questo me lo devi dire tu, io ho solo seguito la luce e ti ho trovata.”
“La luce? Trovata? Che stai dicendo?”
“Hai avuto un incidente, Alex, un’auto ti ha investita e hai picchiato la testa.”
“Un incidente? Ma come è successo?” Non ricordava nulla e stava capendo sempre meno.
“Stavi attraversando la strada, l’auto è passata con il rosso e ti ha investita.”
Questo spiegava il dolore alla testa.
“Ti hanno operata e ora stai dormendo, ma non sanno se ti sveglierai. Come ho già detto, dipende da te. Loro hanno fatto il possibile. Ora devi decidere cosa vuoi fare.” Continuò lui.
Pensò per un momento alle sue parole e le venne stupidamente da ridere.
“Ironico, non trovi? Essere in bilico tra la vita e la morte per un banale incidente d’auto dopo tutto quello che ho passato.” Disse sedendosi nuovamente per terra. Stare in piedi la stancava, la testa faceva troppo male.
Lui la guardò e sorrise.
“Già…”
“Come mi hai trovata?” Chiese lei, curiosa, dopo un po’.
“Ho seguito la tua luce.”
“La mia luce?”
“Si, tutti abbiamo una luce colorata che rispecchia la nostra anima. La tua è verde, la tua anima è verde, pura, innocente e speranzosa come quella di una ragazzina.” Spiegò lui.
Alex si guardò nuovamente intorno, ammirando di nuovo il gioco di colore formato dall’insieme delle luci.
Quello doveva essere il posto in cui tutte le anime andavano a finire una volta separate dai corpi e le sfumature di colore e le intensità di splendore rispecchiavano il tipo di personalità che ognuno aveva.
“Sei bella, Alex. Ancora di più di quanto ricordassi.” Disse lui dopo qualche minuto spiazzandola completamente.
Lei si girò verso di lui, che nel frattempo le si era seduto accanto, e lo guardò lanciarle quel suo sguardo pieno d’amore di cui avrebbe per sempre conservato il ricordo.
Arrossì leggermente sentendosi una ragazzina, nascose il viso e rispose: “Sono invecchiata.”
“Lo so, ti ho vista crescere, prendere decisioni, vivere, ti sono sempre stato accanto anche se non potevi vedermi o sentire la mia presenza, ma io c’ero, volevo far parte di te in qualche in modo e, credimi, sei la donna più bella ed eccezionale che abbia mai conosciuto.”
Alex sorrise timidamente, poi lo guardò dritto negli occhi.
“Mi dispiace.” Disse sinceramente.
“Per cosa?” Chiese lui stupito.
“Per come sono andate le cose, è colpa mia se sei morto.”
“Non devi sentirti in colpa. Le cose sono andate così. È stata una mia decisione, o forse faceva tutto parte di un grande piano, come quando ho toccato per la prima volta la tua mano e mi sono reso conto di essermi innamorato di te.”
Si ricordava benissimo quella sensazione, come una scossa elettrica che era passata attraverso i loro corpi, creando un legame che, con il passare del tempo, era diventato sempre più solido e profondo.
“Avevo dei progetti, sai, per noi due.” Disse dopo un po’, tornando a guardarlo.
“Lo so, anche io avevo piani per noi due. Ti avrei amata fino a che saremmo stati entrambi molto anziani e ce ne saremmo andati insieme per continuare a vivere la nostra storia d’amore anche dopo, ti avrei amata almeno fino ai tuoi 70 anni, anche quando avresti avuto il viso coperto di rughe e le tue gambe non avrebbero più funzionato e ti avrei dovuto trasportare ovunque. Ci sarei stato.”
“E io per te. Anche se avessi dovuto sopportare il tuo continuo ripetere –COSA?- per via del scarso udito.”
Entrambi su guardarono per un momento e poi scoppiarono a ridere.
“Saremmo stati dei bei catorci, non credi?”
“I nostri nipoti non avrebbero mai creduto ad alcuna delle nostre incredibili storie.”
“Le avremmo loro raccontate?”
“Certo! Avrebbero dovuto sapere che la loro nonna era meglio di un ninja.”
Continuarono a ridere e a scherzare tra di loro mentre il tempo sembrava non passare mai.
Era bello poter essere ritornati insieme, non avrebbe mai voluto lasciarlo. Era così naturale stare con lui, parlare, tirarsi frecciatine, scambiarsi languide occhiate. Era come aver ritrovato il suo migliore amico.
Alex si appoggiò al suo petto e lui le cinse le spalle con un braccio.
Il suo corpo, il suo braccio amorevole, la sua pelle emanavano un profumo e un calore così tipico di lui, così famigliare che le sembrava di essere tornata a casa dopo tanto tempo. Era così confortevole stare in quella posizione, la testa che si incastrava perfettamente nell’incavo tra il collo e la clavicola.
Sarebbe rimasta con lui. Lei e lui, per l’eternità, insieme come sarebbe dovuto essere. Bastava solo scegliere. Sarebbe rimasta lì seduta con lui, tutto sarebbe stato semplice. Ormai aveva deciso.

“Sento il tuo cuore battere.” Sussurrò contro il suo petto.
“No, Alex, è il tuo. Batte talmente forte da rimbombare nel mio corpo. Io non ho un cuore, non più. Sono solo un’anima che non diventerà mai vecchia.”
Quella frase rattristò profondamente Alex e, per la prima volta da quando era arrivata lì, realizzò che lui era effettivamente morto, quella situazione non era reale, era nella sua testa, o in un posto sconosciuto riservato alle anime, o in qualche parte tra Purgatorio, Limbo e Paradiso o non sapeva dove, ma non era la realtà.
Lui era morto, lei no, lei aveva ancora una possibilità di vivere e poteva farlo anche per lui, nonostante questo significasse dirgli addio probabilmente per sempre.
Si alzò in piedi cautamente, la testa ancora doleva paurosamente.
“Devo andare.” Disse. “Devo tornare indietro, da loro, vero?”
Lui si alzò in piedi subito dopo di lei.
Lei lo guardò e capì che era la cosa giusta da fare, quella che lui voleva che lei facesse.
Sarebbe dovuta tornare dai suoi amici, dalla sua famiglia, aveva ancora molto da dare e non poteva essere egoista, qualcuno aveva bisogno di lei.
“Si, devi tornare. E lo capisco, sai.” Rispose. “Ti stanno aspettando ed è giusto così.”
Alex lo guardò.
Nonostante lo stesse lasciando di nuovo, e questa volta probabilmente definitivamente, era sereno, aveva il viso splendente, la pelle quasi dorata e scintillante. Giallo, come il colore della sua anima, come il sole che per lei era sempre stato e che aveva rischiarato le tenebre del suo cuore, caldo come quel calore che infondeva dentro di lei ad ogni suo tocco, carezza o bacio.
Si sentiva un groppo alla gola, lo guardò con occhi pieni di lacrime, corse verso di lui e lo abbracciò.
Voleva sentire per un’ultima volta la forza di quelle braccia che l’avevano sempre protetta e risollevata.
Si alzò appena in punta di piedi e lo baciò, un ultimo bacio, dolce ma appassionato, quello che non era riuscita a dargli in vita, il bacio di addio.
“Pesca e mango.” Lo sentì dire.
“Cosa?”
“Scusa, pensavo ad alta voce.” Rispose. “Le tue labbra hanno lo stesso sapore, esattamente come me lo ricordavo. In effetti mi ha sempre dato da pensare come una ragazza cresciuta tra la neve potesse profumare sempre d’estate.”
Questa riflessione le strappò un sorriso, rivelando le fossette che le si formavano ogni volta.
Lui le toccò la guancia, infilando il dito in una di quelle fossette che tanto le erano mancate stupendosi, ancora una volta, di quanto poco fosse cambiata negli anni. Era più matura, certo, ma fondamentalmente era rimasta sempre quella, la stessa, la sua Alex.
“È giunto il momento, penso.” Disse lei, sciogliendosi dall’abbraccio.
“Torna da loro, amore mio, hanno bisogno ti te, stanno piangendo, vogliono che torni in vita, ti stanno aspettando.”
Alex si incamminò nella direzione opposta a quella in cui lui era arrivato, le lacrime che solcavano il suo viso, i sentimenti per lui che venivano rimessi in quel cassettino nascosto che aveva nel cuore.
Aveva paura ad infilare la chiave e a girarla tuttavia, non voleva perderlo, non di nuovo.
Si girò verso di lui e disse.
 “Rimarrai ancora con me?”
“Non ti abbandonerò mai, ti proteggerò, fidati di me.”
“Ma ho paura di perderti ancora e di non ricordarmi più di te.”
“Quando vorrai tornare da me, pensa a un bacio sotto un cielo stellato, ti ricorderai di questo posto e di me, io sono sempre con te, tu sempre con me.”
Alex lo guardò per l’ultima volta, le lacrime non cessavano di rigarle il volto.
Dopo un ultimo sguardo struggente, si rigirò, pronta a lasciarlo andare, pronta a chiudere quel cassetto, quando si ricordò che aveva ancora cosa da fare.
“Sean?” Lo chiamò con voce tremante, pronunciando per la prima volta dopo molti anni il suo nome, mentre si girava ancora una volta, l’ultima, verso di lui.
Lui, che stava ritornando da dove era venuto, si fermò e guardò verso di lei.
“Ti amo.” Gli disse.
“Anche io, sempre. Ora vai. Ti stanno aspettando e il tempo sta per scadere.”
Alex fece un paio di passi, chiuse gli occhi, li riaprì, vide una luce bianca, pallida, artificiale, ben diversa da quelle intense, brillanti e colorate che aveva visto poco prima.
Girò la testa e incontrò un paio di occhioni blu che la fissavano notevolmente sollevati.
“Bentornata mamma.”

 


Ciao a tutti! Okay, non so davvero da dove mi sia uscita questa OS, ma stavo ascoltando la canzone “Thinking out loud” e il testo mi ha ispirata (infatti nel testo ci sono frasi di quella canzone che ho ripreso).
Perdonate se fa schifo, ma è da molto che non scrivo. Comunque mi mancava Nikita, mi mancano loro due e volevo fare una sorpresa alla mia amica perché è da un po’ che non scrivevo più su questi due e lei li ama e so che le mancano, quindi spero vi sia piaciuta =)
Fatemi sapere!!

Baci =)

  
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