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Autore: Cocconut_N    11/03/2015    0 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ventesimo capitolo

Il nonno si è addormentato, la nonna si è addormentata, e anche Victoria si è addormentata. Quel cielo stellato ha sognato il mare calmo,come quel mare calmo ha sognato il ciel stellato. E gli Appennini appare nei sogni dei Pirenei, come l’ultimi appaiono nei sogni dei primi.
Gli unici ancora svegli sono Antonio, Lovino, e questa piccola lampada a cherosene sul comodino della camera di Antonio che per tutta la notte osserva altri due con i suoi caldi luminosi occhi ascoltando attentamente la loro conversazione.

 “…si era arresa anche Madrid, era stato proprio come lasciare la propria madre…” Antonio appoggia la sua mano pieno di bozzoli su quella di Lovino,  facendo in modo che avesse il coraggio di ripensare a quei tempi passati, “A Madrid c’erano molti muri, bianchi come il pane e il latte. Quando ci eravamo ritirati, molte persone avevano scritto con i pezzi carbone su quei muri, per dire alle persone care dove andrebbero…”
“Tu a chi l’avevi scritto?” Lovino strinse le mani di Antonio, e chiese a bassa voce.
“A mamma, quel giorno papà si era già sacrificato alle valle del fiume Ebro.” Su quegli occhi di verde oliva appare uno strato di malinconia, “Non avevo il coraggio di dirle in faccia l’addio, così avevo scritto: ‘Arrivederci, mamma! Benedicimi!’ Come vorrei sapere se l’ha visto o no…”
“Alla valle del fiume Ebro… Ah, vero, quei tempi al fiume Ebro era pieno di tensione,” Lo sguardo di Lovino si dirige all’immenso cielo fuori dalla finestra, “Ma avevamo ricevuto l’ordine che le brigate internazionali avevano dovuto ritirarsi dalla Spagna… Avevamo detto l’addio alla vostra gente a Barcellona. Ricordo bene, era alla fine del Ottobre di 1938, tutta la Barcellona piangeva…”
Antonio alzò il busto all’improvviso, stringendo fortemente le spalle di Lovino. Anche se quest’azione portò di nuovo il dolore sulle proprie ferite, non se ne importò così tanto:
“Tu…tu hai partecipato alle brigate internazionali? Oh caro…veramente sei stato in Spagna?”
“Perché ti dovrei dire… Pff, perché ti dovrei dire? Stavo nella dodicesima…dodicesima brigata internazionale… Battaglione Garibaldi! Combattei nei pressi della Città Universitaria di Madrid… anche a Guadalajara… Pff, perché ti dovrei dire?”
Pff, perché dovrebbe dirlo ad Antonio? In questi mesi che hanno sempre combattuto insieme, Antonio non gli aveva mai chiesto il suo passato! Anche se rispetto a questo mondo, quei tempi erano stati veramente molto brevi, ma nel suo cuore rimarrà sempre uno dei più lunghi, difficili e indimenticabili momenti della sua vita …
All’età di nove anni, Lovino per la prima volta capisce che questo mondo è immenso. In quel anno, i due fratelli presero per la prima volta il treno insieme ai loro genitori, trasferendo dal piccolo villaggio Victoria alla grande città Torino. Quanto era stato lungo il viaggio in treno, quanto tempo il naso di Lovino era stato attaccata ai finestrini. L’infanzia non si stanca mai, non si annoia mai. Solo quando il treno arrivò alla stazione, dovette ritornare nella vita normale dal lontano immaginazione, quei soliti libri, soliti disegni, solite partite di calcio con i soliti compagni, e tutto ciò Feliciano era più bravo di lui. Non aveva mai provato di sforzarsi per diventare bravo come il fratello in queste cose perché aveva sempre pensato che era tutti doni del Dio per il fratello, ma il suo orgoglio infantile gli rendeva sempre così triste. All’età di quattordici anni, scrisse i suoi problemi alla nonna. E molto presto ricevette la risposta da Victoria, quella calligrafia elegante, si vedeva che era usciti dalle mani del nonno. E solo allora si ricordò che la nonna non sa né scrivere che leggere.
Tutto oggi Lovino ricorda di quella odiosa lettera. Il vecchio scrisse ben cinque pagine, le prime quattro parlando di quando era stato bravo lui da giovane in letteratura, a disegnare, a giocare a calcio ecc., e nell’ultima scrisse di sperare che Lovino imparasse qualcosa dal fratello, per diventare un giorno eccellente come il nonno.
Dannazione. Lovino strappò la lettera, e poi lasciò un bigliettino sul tavolo della cucina per avvisare i genitori e comprò un biglietto del treno per il Sud. Novara, Milano, Piacenza, Bologna, Firenze, Roma… Bighellonò per tutte le città, era stato come un apprendista dello chef, del calzolaio, proiezionista e tanti altri lavori faticosi ma divertenti. In quella mattina serena, Lovino arrivò a Napoli. Lasciò dietro le spalle senza pensare nemmeno la seconda volta il ricco ed elegante Nord; abbracciando il luminoso, chiassoso e spensierato Sud che ha sempre le sue braccia abbronzate aperte. Ogni volta che pensa ciò non fa che rendergli orgoglioso.
L’unico regalo del compleanno per Lovino era stata quella grande vittoria di Napoli. Quel giorno pianse insieme agli altri tifosi del Napoli, ne la Juventus che AC Milan gli rendeva così emozionato. L’amore tra un uomo e una squadra rispetto all’amore tra due persone avviene molto prima, molto più profonda e molto più duratura.
La bellissima Napoli! Che il Dio e il Diavolo ti benedicano, che benedicano per sempre le tue pizze, pomodori e fichi, che benedicano per sempre ogni tua partita! Purtroppo la vita non volle che rimane a Napoli, quella notte dell’autunno del 1936, avendo bevuto troppo, arrivò vicino al mare mezzo ubriaco, trovò un posto nascosto su una nave e si addormentò. Quando si svegliò spaventato vide che intorno c’era soltanto il mare, un tizio vicino gli disse: su questa nave sono tutti soldati volontari per la Spagna. Quel momento Lovino aveva pianto per lo spavento, e le persone lo consolavano dicendogli che quando sarebbero giunti alla destinazione troverebbero il modo per portarlo indietro. Però quando la nave arrivò al porto di Valencia, si ricordò delle storie di Enea, Spartaco e Giuseppe Garibaldi che il nonno gli aveva raccontato in passato.
Sempre quel stupido orgoglio non gli permise di ritornare a casa, così Lovino insieme agli altri italiani andarono ad Albacete, e lì vene inserito nella dodicesima brigata internazionale. Visto che non era grande d’età, gli fecero fare il messaggero tra brigate…
…Chi ci crederebbe che sette anni sono volati così! Dopo sette anni ha comunque soltanto ventidue anni… la gioventù di questa generazione può valere alla vita intera di tutte le altre generazione del futuro che quelli del passato.
“… Avevi paura, caro?” Antonio dopo aver ascoltato in silenzio tutta la storia, chiese, “In quel momento avevi solo quindici anni.”
“Avevi paura? In quel momento avevi soltanto sedici anni, no?”
“Io per niente, dopotutto dietro alle spalle c’era Madrid.”
“Pff, se tu non avessi avuto paura, perché lo dovrei averla io…” Come tutte le precedenti conversazioni del genere, Lovino rispose con un po’ di rabbia e guardò storto Antonio. All’improvviso, lasciò e ristrinse le mani del ferito e sorrise:
“Senti! Dopo le guerre, vieni a Napoli insieme a me, è un posto meraviglioso! È molto più divertente del Nord…”
 
… Quella piccola lampada a cherosene dopo aver sentito per tutta la notte la loro conversazione, all’alba chiuse finalmente i suoi luminosi occhi. Lovino si alza in piedi, e dice sicuro: “Voglio ritornare al quartier generale.”
“Vai, vai pure, salutali anche da parte mia.” Antonio alzò il braccio, e lo appoggia intorno al collo di Lovino, baciando i capelli castani ancora pieno dell’odore del passero e dell’erba.
Lovino sale su una piccola salita davanti al villaggio e vede il nonno, Romolo Vargas che è seduto un una pietra osservando inizialmente il villaggio poi vedendo l’arrivo del nipote guarda gli occhi di Lovino.
“Che fai qui di prima mattina.” Chiese impaziente Lovino, “Fai lavorare da sola la nonna?”
“Sto qua tutti le mattine, tanto tu non puoi ma sapere.” Invece il vecchio lo rispose calmo, “Non mi stanco mai di guardarla.”
Nonostante rimane ancora sul corpo e sul viso di nonno la sua gioventù e la sua bellezza, ma la giovinezza è ormai già lontano da lui. In quei occhi ancora pieno di allegria e potenza rimane ancora quel spirito che Lovino non sa spiegare.
Lovino si siede vicino al nonno, sull’erba intorno alla pietra.
“Quanto è bella Victoria.” Nonno inizia a parlare, “Ed è ancora più bella quelle ragazze greche ed egiziane. Ecco perché noi vecchi, in realtà non solo noi vecchi, anche il vecchio cane sta insieme a noi qui a vederla tutti i giorni, solo vedendola mi fa ricordare della mia gioventù. Tua nonna sa solo lavorare e faticarsi, non vuole venire qua con me, stupida vecchia!”
Lovino rimane in silenzio, e il nonno non si ferma per attendere la sua risposta: “All’inizia venivo qua con Gennaro, ma l’anno scorso quel vecchio chiuse gli occhi e non se ne importò più di nessuno. Che strano, vedendo ciò non chiuderò gli occhi nemmeno per altri cent’anni, e lui… in questi due anni sto sempre con il vecchio Luigi, e ieri era andato a trovare parenti, e portò anche il vecchio cane…”
“Ascoltami, nonno!” Lovino interrompe il discordo del vecchio, “Hai sempre preferito Feliciano, no?”
Il nonno si girò verso di lui, dopo qualche secondo risponde:
“Sa studiare bene, sa disegnare bene, sa anche a giocare bene a calcio, è proprio come io da giovane. Ah, gioventù, gioventù… da giovane avevo sempre deriso di quei vecchi che vogliono ritornare giovani, adesso veramente non posso più…”
“Vedendo Feli ti fa sembrare di ridiventare giovane, nonno.” Le parole di Lovino sono composti da 50% di gelosia e altri 50 di misericordia, “Feli è proprio un bravo ragazzo!”
“Lui è un ragazzo educato, ma non è un bravo ragazzo. i bravi ragazzi non devono trascorrere la vita nella totale tranquillità, i bravi ragazzi, che adesso sono ancora giovani, devono avventurarsi, devono scoprire il mondo. Io ero così…”
Lovino che non era mai stato così vicino al nonno, abbracciò il vecchio, appoggiando il viso sulle spalle del nonno.
“Nei capelli c’è un odore del passerotto.” Il nonno sussurrò, “Da piccolo arrampicavi sempre quelle meli per acchiappare qualche passerotto…”
Victoria, Victoria. Lovino di tre anni pensava che Victoria fosse il mondo intero; Lovino di nove anni scoprì l’immenso mondo fuori da Victoria; Lovino di adesso finalmente capisce che il mondo può essere immenso quanto vuole, ma deve comunque iniziare da Victoria.

 
Note:
1.Nell’autunno del 1938, anche se le battaglie alle valle del fiume Ebro stavano procedendo, ma la Repubblica di Spagna per vari motivi decise di ritirare tutte le truppe straniere. E alla fine dell’Ottobre, ci fu il doloroso addio delle Brigate Internazionali a Barcellona.
2.Nell’autunno del 1936, i volontari internazionali che arrivarono in Spagna spesso vengono inseriti nelle Brigate Internazionali ad Albacete. La dodicesima brigata è composta dagli italiani, tedeschi e franco-belgi; quella italiani inizialmente viene chiamato Battaglione Garibaldi, e solo nel 30 Aprile del 1937, fu inserita insieme alla Battaglione Thalmann (tedesco) e André Marty (Franco-belga) nella dodicesima Brigata Internazionale.
Angolo della traduttrice:
Ciaooo a tutti, ecco a voi il ventesimo capitolo della Collina dei Fiori, nonostante volevo aggiornarla già negli Weekend, ero un po’ occupata dai studi L, grazie come sempre Beatrice che recensisce sempre ‘Love U’ e mi fa tanto piacere che le piace la storia.
E come sempre, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e alla prossima ^^
  
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