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Autore: FtP Production    11/03/2015    1 recensioni
- Benvenuta all’inferno, principessa -
- Non parlare di inferno con il diavolo in persona. Ti sei appena giocato l’ultima possibilità di convivere pacificamente -
Irina sapeva già che la conquista della sua libertà le sarebbe costata tanto, ma non si sarebbe mai immaginata di trovarsi a convivere con quello sbruffone arrogante di Ryan. Poi ,se in più si aggiungevano anche Simon e Will,gli altri due coinquilini scatenati, non si poteva certo dire che la sua permanenza sarebbe stata facile.
Ma che fare? Ormai aveva rischiato il tutto per tutto, e non poteva lasciarsi intimorire così facilmente, no? Si, insomma: aveva abbandonato la sua vecchia vita, i suoi ricordi, i suoi amici. Cosa era in confronto il fatto di dividere la casa e la sua nuova vita con tre ragazzi?
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un Nuovo Inizio




Quel giorno era una fresca mattina di primavera; Il primo sole era pallido e tiepido, ma sufficiente a scaldare quel tanto che bastava : la metropoli di Seattle si stava svegliando.
Le strade erano ancora semi- deserte; Tra le poche macchine che sfrecciavano sull’asfalto, si intravedeva un vistoso taxi giallo che svoltava l’angolo, fino a raggiungere la 23esima strada.
Una stradina leggermente isolata dal centro, ma comunque piena di negozietti e di un grande supermarket.
Irina osservava affascinata questo nuovo paesaggio dal finestrino, continuandosi a stringere le dita per l’agitazione.
Ma aveva fatto davvero bene a prendere questa scelta? Era così azzardata?
Da più di un ora si tormentava la mente con queste domande, che non avrebbero trovato risposta non prima di essere arrivata.
In fondo, il grande passo lo aveva già fatto, no?
Aveva abbandonato tutto: la sua vecchia casa a Sidney, i suoi effetti personali, i suoi amici.
Si poteva quindi affermare che il peggio era passato.
Infine, il grande momento arrivò. Il taxi giallo accostò davanti ad una palazzina, alta almeno tre piani.
Aprì la portiera e sentì subito un aria diversa: sapeva di libertà, odorava di vittoria.
Prese con se i due piccoli trolley ed il borsone da viaggio e lanciò due monetine al conducente. Quando il veicolo svoltò l’angolo, la ragazza alzò la testa e respirò a pieni polmoni. Controllò il bigliettino che teneva in tasca, per essere sicura che l’appartamento fosse proprio quello.
Citava:
23esima strada dopo la main street. Ultimo piano, niente ascensore.
Aveva trovato questo annuncio su internet. Non aveva avuto il tempo di cercarne moltissimi, e oltretutto questo era il più economico che potesse permettersi.
Non aveva perso tempo a stampare il tutto e alla prima occasione aveva chiamato al numero in bella mostra sul foglietto.
Le aveva risposto un ragazzo di nome Simon. Dalla voce le era subito sembrato un tipo affidabile.
Le aveva spiegato che, un certo Boris (se ben ricordava), era improvvisamente partito ed aveva una stanza da offrirle. Però, la cosa che preoccupò maggiormente la ragazza fu il venire a conoscenza del fatto che, oltre questo Simon, in casa abitavano altri due ragazzi.
Ma che poteva fare? Ormai sembrava davvero da sciocchi tirarsi indietro dopo essere arrivati fino a quel punto.
“Quando vedrai la palazzina più piccola della via, quella a tre piani, grigia e piena di graffiti e tag, sarai arrivata a casa” le aveva detto.
“ A casa…” si ripeteva Irina “ Speriamo che stavolta sia davvero così”
Si sistemò la lunga treccia rossa, lasciandola delicatamente scivolare sulla spalla destra.
Improvvisamente si pentì di aver indossato solo un paio di short e una magliettina larga. Ma d'altronde, tra la confusione e la premura di fare i bagagli, nella vecchia casa era riuscita a trovare solo questo.
Si strinse a se i bagagli, e si avviò con falsa sicurezza verso il portone, lasciatole appositamente accostato.
Infatti, di fianco al citofono, vi era la scritta “guasto” ad ampi caratteri.
Si ritrovò in un piccolo pianerottolo e, alla sua destra, una rampa di tante … tante scale.
Preso il coraggio necessario per salirle tutte, si avviò verso il terzo piano.
Un'unica porta si affacciava davanti a lei.
Ancora affaticata dopo la lunga scalata, bussò con la mano tremante, visto che erano anche sprovvisti di campanello.
Un incontrollabile senso di ansia la assalì: e se non si fosse trovata bene con i suoi nuovi coinquilini? E se tutta quella fatica non fosse valsa a niente?
La porta si aprì con uno scatto della serratura, interrompendo (fortunatamente) i suoi pensieri negativi.
-Irina?- Apparve alla soglia un ragazzo abbastanza alto: indossava una camicia a quadretti azzurri, e un paio di jeans schiariti. Poteva avere una ventina d’anni, anche se i capelli scuri perfettamente tagliati e la pesante montatura di occhiali lo facevano apparire più maturo di un ragazzo di quell’età.
La ragazza rispose subito con un sorriso, appoggiando poi il bagaglio a mano per terra, con fare affaticato.
-Sono Simon- si presentò il ragazzo, prendendole poi i bagagli –Potevi chiamarmi! Ti avrei aiutato a salire tutti questi bagagli-
-Non c’è problema- rispose la ragazza con un po’ di fiatone.
Quindi quello era Simon, il ragazzo con cui aveva parlato qualche settimana prima. Si stava dimostrando come lei lo aveva immaginato al telefono: una persona incredibilmente gentile ed educata, che adesso la stava invitando ad entrare con un segno della mano.
-Vieni, accomodati-
Dal piccolo corridoio sul quale si trovavano, riuscì a vedere una grandissimo open space. La casa era immensa, molto più di quello che si aspettava.
-Wow- riuscì solo a pronunciare la giovane.
E poi i mobili … era tutto lucido e pulito. Un appartamento da esposizione.
Il salone e la zona cottura erano separati da una splendida penisola. I pensili di questa meravigliosa cucina erano di un azzurro intenso, in tinta con le pareti foderate di bianco e da decori neri.
Dalla parte del salotto, invece, vi erano una grandissima parete attrezzata ( con milioni di giochi per Ps3 e dvd) e una mega tv, ma di quelle più antiche. Al centro troneggiava un grande divano foderato di grigio e due poltroncine dello stesso colore. Per intenderci, non era tutta roba nuovissima, anzi, sicuramente di seconda mano. Ma la cosa che stupì maggiormente Irina fu la cura e l’attenzione che prestavano al mobilio. Quando aveva scoperto che avrebbe condiviso la casa con tre ragazzi si era subito immaginata una stalla a cielo aperto, un porcile, con birra e boxer sparsi ovunque. E invece sembrava più misera la sua abitazione precedente, in confronto a quello spettacolo.
Dinnanzi a se vi erano quattro porte bianche; a destra, invece, una piccola porta marroncina e dall’altro lato una porta azzurra, che capì subito fosse quella del bagno.
-Ti piace?- le domandò Simon, scrutandola ,divertito per la sua reazione, da dietro gli occhiali.
-Caspita- riuscì solo a mormorare , non trovando altre parole in quel momento.
- Quella a sinistra è la tua stanza- le indicò con il dito- Vieni, ti aiuto a portare dentro i bagagli-
Quando Simon risollevò le valige della ragazza, cominciò a ridacchiare, facendo incuriosire Irina.
-Che c’è?- domandò, sorridendo anche lei.
-Niente- scosse la testa- Solo che immaginavo che avresti portato un sacco di roba. Sai com’è, le ragazze…-
In quel momento Irina scoppiò a ridere – Sai.. avrei voluto portarmi una casa intera, ma ho optato per lo stretto necessario.-
-Hai fatto bene- confermò, facendole strada verso la camera- Sai, la casa è abbastanza grande, ma le stanze sono.. un po’.. ristrette-
Irina sollevò le spalle- Non è un problema- lo aiutò ad aprire la porta- L’importante è che c’è un letto e una finestra-
Il ragazzo le sorrise – Molto meglio- le spalancò la porta, facendole vedere l’intero- Hai un balconcino-
Per poco non urlò per la gioia: aveva sempre desiderato un piccolo spazio che desse sull’esterno, per poter assaporare il fresco nelle calde giornate d’estate che ormai si avvicinavano.
-Magnifico!- esultò, vedendo la cameretta che le era stata assegnata. Certo, era un po’ spoglia, ma aveva un piccolo lettino e una cassettiera vicino ad esso.
Poggiati i bagagli per terra, Irina si spolverò le mani soddisfatta. Per il momento la casa non aveva nessuna pecca, e uno dei tre ragazzi già le stava simpatico. Adesso le mancavano anche gli altri due e poi era sistemata.
Si diressero in cucina, dove si accomodarono su degli alti sgabelli per riuscire ad arrivare al tavolo/penisola della cucina.
Anche se la ragazza era abbastanza alta e slanciata, non riuscì lo stesso a far toccare nemmeno la punta dei piedi al pavimento. Caspita, quant’erano alti..
-Non sei americana, vero?- le domandò Simon, seduto di fronte a lei, porgendole una tazza di caffè fumante.
-No infatti. Sono Russa. Da cosa lo hai intuito? Dal mio cognome o dal mio strano accento?-
-Un po’ da entrambi- ridacchiò- Sai, non tutti si presentano con il cognome Starkov. E poi, la tua pronuncia, è assolutamente adorabile-
-Beh grazie- si risistemò meglio su quello sgabello almeno per la quarta volta in mezzo minuto.
Quando Simon stava per farle un’altra domanda, dal fondo della casa si aprì una porta, per la precisione, la seconda dopo quella di Irina.
Ne uscì un ragazzo dall’aria assonnata e scomposta, dai folti capelli biondi scompigliati e privi di un verso. Indossava quello che Irina pensò essere il suo completo da notte, ovvero una tuta sgualcita e una maglia a maniche corte larga quasi il doppio di lui, vista la sua corporatura esile e slanciata.
Simon tossicchiò per attirare l’attenzione, ed in quel momento, il ragazzo si voltò verso la loro direzione. Non riuscì a trattenere un rumoroso sbadiglio, facendo ridacchiare la ragazza.
-Will, è arrivata Irina-
Lui si guardò attorno confuso, mentre con una mano si stropicciava l’occhio destro.
-Chi?-
Irina non riusciva quasi più a contenersi e ,per trattenere una sonora risata, rischiò di rovesciare del caffè sul bancone.
Simon alzò gli occhi verso l’alto –Irina, la nostra nuova e sventurata coinquilina-
Will parve riprendersi, accendendo i suoi grandi occhi azzurri di entusiasmo –Oh!-
Balzò verso Irina, rischiando di rompersi l’osso del collo inciampando contro la poltroncina.
-Will. Piacere di conoscerti!-
La ragazza afferrò la mano che le stava porgendo e la strinse vigorosamente –Beh, piacere mio!-
Il ragazzo tornò poi a guardare l’amico – Ma quando è arrivata? Perché non mi hai svegliato?-
Simon si sporse nel bancone, dando la risposta che, per certo, dava per scontata.
-Non sarebbe riuscita a svegliarti nemmeno una banda di bersaglieri che ti saltavano sul letto a ritmo di musica-
L’amico sembrò accontentarsi della risposta-Beh si, ci può stare-
Adesso che li vedeva uno accanto all’altro, riuscì a capire a occhio e croce che Will era più piccolo rispetto a Simon: avrebbe dovuto avere al massimo 19 anni.
E questo lo si poteva chiaramente intuire dai lineamenti delicati del volto. La ragazza si sentì subito sollevata di avere un coetaneo in giro per la casa.
Simon saltò giù dallo sgabello, dirigendosi verso l’ultima porta verso destra.- Vado a prendere il contratto d’affitto e una penna. Torno subito-
E lasciò i due soli nella stanza.
Will avanzò verso la caffettiera, versandosi un beverone di caffè dentro una tazza e aggiungendovi del latte schiumoso.
-Allora- iniziò lui, sedendosi dove prima vi era accomodato Simon – Sei appena arrivata in città o eri stata qui altre volte?-
La ragazza scosse la testa- No..questa è la prima volta che vedo Sidney. Sembra carina-
- Quando ti sistemi meglio ti porto a fare un giro, ci stai?- le propose, con gli occhi che brillavano.
-Magari!- gli sorrise – E’ tutto così … nuovo per me-
Simon, intanto, era tornato con una pila di documenti tra le mani e, una volta sparpagliati nel tavolo, porse una penna alla ragazza, che li guardò subito con sospetto.
- Cos’è? Non volete prima presentarmi l’altro?-
I due si guardarono interdetti. Fu il biondo a prendere parola per primo.
-A questo punto faremmo prima a portarti i bagagli di sotto- esordì, beccandosi un’occhiataccia dall’altro.
-Will!- lo rimproverò Simon, tornando poi a concentrarsi su Irina - E’.. soltanto un po’- pensò a trovare le parole più adatte-Difficile.
-Difficile- Ripeté lei- Beh, dipende in che senso-
Uno scatto della serratura della porta d’ingresso fece voltare tutti i presenti. Sulla soglia apparve un ragazzo robusto, dalle spalle larghe. Un paio di occhiali da sole neri impedivano di capire cosa si nascondesse dietro di essi. Aveva i capelli neri come la pece, più o meno corti, con un lungo ciuffo pieno di lacca portato all’indietro. Tra le dita reggeva ancora una sigaretta mezza accesa, che portò l’attenzione della ragazza sui jeans scuri e sul giubbotto in finta pelle nera appoggiato alla spalla sinistra.
Alla vista della sigaretta, Simon cominciò a perdere le staffe.
-Ryan. O la spegni o te la faccio inghiottire. Ancora accesa.-
Il ragazzo prese un ultima boccata di fumo, lanciando poi il mozzicone fuori dalla porta, richiudendosela dietro. Si avviò verso il bancone, non degnandoli nemmeno di uno sguardo.
Arrivato davanti ai presenti, iniziò i saluti – Buongiorno ritardati - esordì con voce profonda, guardando poi la ragazza e facendole un segno della testa-Rossa-
Simon strofinò una mano sulla fronte -Fai poco lo scemo. Lei è Irina -
-Oh, la nuova coinquilina- disse, mostrando un finto interesse -Benvenuta in questa gabbia di matti.- Guardando gli altri concluse- Vado a farmi una doccia.  E cercate di non rompermi le palle-
-Faremo finta di non aver sentito l’ultima frase. Almeno ti potresti presentare decentemente?- esordì Simon, notando lo sgomento della ragazza, che guardava esterrefatta la scena.
Contrariato, si rivolse di nuovo a lei, come se quel momento gli costasse una fatica immane -Ciao donna. Io sono Ryan, questi due già li conosci. Quella è la mia stanza ,questa è la cucina e la c’è il bagno.- poi guardando gli altri due aggiunse -Così va bene?-
-E’ il massimo che ci possiamo aspettare da te-concluse Simon, congedandolo con un gesto della mano.
Quando si rinchiuse in bagno, Irina parve riprendersi dallo shock iniziale.
-Solo un po’ difficile- disse, storcendo le labbra.
-Ti riporto il borsone sotto?- si offrì Willy, già convinto del fatto che quella fosse la prima e  l’ultima volta che vedeva la ragazza.
-Ho visto di peggio. Non vi preoccupate-
-Peggio di così?-
 
Irina riportò la sua attenzione alle scarpe, che non le erano mai sembrate tanto interessanti come in quel momento. –Beh, purtroppo si-
Nonostante tutto, sotto lo sguardo attento dei suoi due nuovi amici, afferrò la penna e poggiò la punta sul foglio.- So già che me ne pentirò amaramente.- osservò, mentre firmava praticamente la sua condanna a morte.
-Oh Irina!- esclamò soddisfatto Will, correndo ad abbracciarla calorosamente- Benvenuta in famiglia!-
Per poco non le uscì qualche lacrima. Famiglia. Forse, in quella “gabbia di matti”, come l’aveva definita prima lo spocchioso di casa, sarebbe riuscita a trovare qualcosa che ci andasse molto vicina.
-Sono sicuro che andremo molto d’accordo- osservò Simon, avvicinandosi e sorridendole- Beh. Almeno noi tre-
Sempre euforico, Will trascinò nell’abbraccio anche lui, rischiando seriamente di far finire tutti per terra.
Irina rise di gioia. Il primo passo verso la libertà era già stato fatto.
   
 
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