Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |       
Autore: nojoy    11/03/2015    2 recensioni
Non è stato difficile accogliere la depressione all’inizio. L’ho interpretata come una forma di salvezza, qualcosa che potesse darmi conforto la notte e darmi l’energia necessaria per affrontare il giorno.
La depressione mi ha svuotato di tutta la positività rimastami, di tutte le piccole vane speranze, dei sogni. Mi ha trasformato in un contenitore di sangue e lacrime.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve, mi chiamo C. e voglio raccontarvi la mia storia.

Ho 20 anni e abito a Roma e se chiedete di me in giro, per il mio quartiere, nessuno saprà dirvi chi sono perché non esisto.

Soffro di depressione da ormai cinque anni. Mi sono chiusa dentro la mia camera uscendo pochissime volte al giorno. Non ho più amici, non vado più a scuola, non faccio niente se non piangere, stare su internet, videogiocare, ascoltare musica e ingrassare a vista d’occhio.

Sono nulla. Non esco mai di casa perché ho paura. Ho paura delle persone, dell’ignoto, delle strade, del sole. Non voglio essere guardata, non voglio che mi si rivolga la parola. Fuori io mi sento oppressa, mi sento come se tutte le persone intorno a me volessero uccidermi,  ridono di me perché non sono normale, sono diversa. Sono sbagliata.  

Non è stato difficile accogliere la depressione all’inizio. L’ho interpretata come una forma di salvezza, qualcosa che potesse darmi conforto la notte e darmi l’energia necessaria per affrontare il giorno.

La depressione mi ha svuotato di tutta la positività rimastami, di tutte le piccole vane speranze, dei sogni. Mi ha trasformato in un contenitore di sangue e lacrime.

Una volta non ero così… ero una ragazzina felice, solare, che scherzava con tutti, cercava di farsi riconoscere e avere più amici che mai. Volevo essere popolare. Volevo sentire gli occhi di tutti puntati su di me, volevo essere ammirata. Tutte cose che le ragazzine sognano alla fine: essere belle, avere un bel ragazzo alto con gli occhi azzurri e avere vestiti cool. Certo, non è stata così facile per me: sono sempre stata presa in giro per via del mio peso, ma una volta al liceo pensavo di togliermi di dosso tutti i bulli e poter finalmente splendere.

Frequentavo il liceo linguistico, non brillavo. Non avevo voglia di studiare, anche se il mio sogno allora era di andare all’università e diventare un dottore famoso.

Non ero tanto popolare, però avevo la mia bella comitiva di amici e mi sentivo a mio agio, anche se a volte fingevo, seguivo il gregge perché non volevo essere esclusa.  Ho sempre amato il metal ma in quei tempi facevo finta di ascoltare il rap, non volevo essere una sfigata.

Anche se alla fine lo ero. Certo, ero immatura ma solo dopo pochi anni ho capito che non importa in che contesto, devi sempre essere te stessa. 

Poi è successo tutto, la causa del mio vuoto. Avevo solo 15 anni quando ho ricevuto molestie sessuali da parte del mio compagno di scuola.

Sono durate mesi, mesi in cui ho perso le mie amiche, ho iniziato a perdere la fiducia in me stessa. Giorno dopo giorno scomparivo sempre di più.

I miei genitori non erano presenti per me, i miei amici…mi avevano abbandonata. Ero solo io e il mostro che succhiava via la mia linfa vitale.

Ero sola e triste. Una tristezza profonda che non avevo mai provato prima. Era distruttiva.

Mi sentivo sporca, mi sentivo una puttana. Lui diceva che lo faceva a me perché io ero debole, perché io ero timida. Sì, è vero. Sono sempre stata timida, sono sempre stata debole e non mi sono mai alzata per difendere le mie idee. Supportavo idee che non erano mie.

Mi è sembrata come una punizione, venivo castigata per la mia stupidità, per il mio voler essere riconosciuta da qualcuno. Ero stata punita perché ero debole.

Non avevo più forze, a scuola era sempre un inferno: sembrava che tutti mi odiassero. Avevo il sospetto che lui avesse iniziato a parlare male di me in giro. Non c’era nessuno per me. Ormai era tutto perduto, non c’era nessun raggio di sole per me. Mi stavo deteriorando e alla fine ho iniziato a infliggermi dolore, mi tagliavo di nascosto, una punizione inflitta da me per essere una ragazzina di poco conto.

Ero al limite, volevo solo che morire, così un bel giorno, un sabato, ho preso un autobus che mi ha portato lontano. Scappavo da tutto, dalla scuola, da lui, dalla mia famiglia, da me stessa.

È stata una giornata strana, mi sono sentita felice dopo tanto tempo. Ero sola, passeggiavo per il centro di Roma godendomi del sole.  Stavo vivendo le mie ultime ore di vita e volevo imprimerle dentro il mio cuore. Volevo scrivere la mia ultima pagina di diario e questa volta non sarebbe stata rosso scuro ma bianca libertà.

Quella giornata doveva concludersi con la mia fine, ho trascorso un po’ di tempo davanti ai binari cercando la forza di buttarmi, ma niente…

 Sono tornata indietro, ho percorso la strada di casa solo per avere un’ultima visuale del luogo che mi ha cresciuta.

Chissà cosa pensavano i miei, sentivo che non mi stavano cercando, magari erano felici di essersi tolti un peso dalle loro spalle. Sono sempre stata la loro spina nel fianco.

Stavo facendo un favore a tutti.

Ora o mai più.

 

Non era ancora la mia ora o forse sono stata solo codarda.

Mi avevano trovata e mi sono arresa.

Non ricordo di aver mai visto mia madre in quello stato: piangeva così tanto che non riusciva a prendere fiato. Sembrava scoppiare. Che mostro che ero ad aver fatto soffrire tutti.

Dopo qualche giorno ho confessato tutto. Tutto ciò che mi era successo.

Ci siamo trasferiti, mi sono tolta dalla scuola. Siamo andati lontano da tutti.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: nojoy