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Autore: Alaehris    12/03/2015    0 recensioni
Gli Specialisti sono da sempre i protettori del genere umano, un'organizzazione d'Elité votata al mantenimento dell'equilibrio tra Umani e Creature della Notte. E ora sono in fermento per via di Vavila, il più temuto ed influente tra Sovrani della Notte, deciso a firmare un accordo di pace con Sila, il vampiro sovrano delle creature acquatiche, il regno più imponente fra quelli esistenti. E mentre Aquario, capitale della Terra del Mare, ed il mondo si preparano a tale evento, un'ombra malvagia risveglia le antiche leggende del nord, terra dimenticata degli Ultimecia...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Era una serata tranquilla: il cielo era limpido, privo di nuvole, ottimo per permettere la caccia. Il sole era quasi tramontato totalmente, il blu della notte aveva ormai avuto il sopravvento sugli ultimi bagliori rosati del crepuscolo. Un leggero venticello di fine estate si alzò, alzando un leggero polverio sulle strade sterrate della campagna, muovendo il frumento dei campi in un moto monotono, quasi a farlo sembrare un mare verde che ondeggiava silenziosamente.
Ormai tutti, braccianti e contadini, si erano rifugiati nelle loro abitazione, cercando di barricarsi dentro nel migliore modo possibile, pregando di poter rivedere la luce dell’alba. In quello scenario desolato, colmo di paura e terrore, solo due figure osavano sfidare la sovranità dell’oscurità che, da lì a poco, avrebbe governato ogni singolo lembo di terra.
I due procedevano a passo svelto, senza dare segno di volersi fermare in una qualche abitazione. Il villaggio alle loro spalle, ormai lontano, sarebbe stata l’unica salvezza contro il potere della notte. Un sacchetto, legato alla cinghia della sagoma più alta e robusta, faceva tintinnare allegramente il suo contenuto, segno di una ricompensa che presto si sarebbe rivelata meritata. La più piccola delle due figure seguiva il suo compagno con passo più incerto, quasi dimostrando di non capire la ragione del loro vagare al buio.
Si infilarono nel bosco al limitare del campo, quando ormai la luce solare non li accompagnava più, e procedettero per diverso tempo, sino a giungere in una piccola radura, dove vi era un odore di marciume insopportabile. La figura più piccola si coprì il naso con la manica del suo mantello da viaggio, mentre il suo compagno avanzò di qualche passo, avvicinandosi al motivo di quell’odore insopportabile.
Rimase immobile per un istante, poi fece segno al più piccolo di avvicinarsi. Quello, sebbene disgustato, eseguì l’ordine, avvicinandosi al corpo maciullato. Cercando di non vomitare, sospirò e si chinò a sua volta.
-Cosa mi dici?- chiese il più grande.
L’interpellato si avvicinò, scostandosi il cappuccio. Una cascata di capelli castani, lisci e setosi, legati in una rozza treccia, caddero sulla schiena della figura, che esaminò il cadavere mutilato. Bastò la vista dei profondi graffi a risolvere il quesito.
-Lican..- mormorò incerta, sebbene sapesse della correttezza della sua risposta.
-Già Lara, lican..- la figura si alzò e tolse a sua volta il cappuccio, lasciando che i suoi tratti venissero bagnati dalla luce della luna che ora, piena e splendente, si stagliava sopra di loro -Da un paio di mesi è apparso un mannaro in questi luoghi..-.
-..e il nostro compito è di eliminarlo, giusto?-.
-No. Dobbiamo prenderlo vivo. Ci servono informazioni su chi continua a sguinzagliare questi animali-.
-Teme che siano i vampiri?-.
-Non lo so, non credo. Vavila controlla questa regione, e non vedo motivo per cui debba spezzare il Trattato. No, deve essere un lican solitario che si è riprodotto o ha mutato qualche umano. Probabilmente un esemplare solitario, ma è sempre meglio controllare-.
-Potrebbe essercene..- deglutì -..più di uno?-.
Sieger guardò la ragazzina di fronte a lui. Non aveva più di dieci anni, era ingiusto portarla in un luogo così pericoloso, ma così gli era stato ordinato: la sua iniziazione avrebbe dovuto compiersi quella notte.
-Pensa solo a non farti mordere- concluse dopo diversi minuti di silenzio -Sicuramente l’odore del cadavere è giunto al lican insieme al nostro. Almeno non perderemo tempo a cercarlo..-.
Lara annuì lentamente, sentendo il cuore batterle all’impazzata. Era la prima volta che partecipava di persona ad una caccia, e quel risultato avrebbe significato o meno l’avanzamento di rango, la promozione da tanto aspirata.
Si rialzò e sospirò lentamente, come le era da sempre stato insegnato, poi chiuse gli occhi. Era agitata, e questo non era un buon segno: doveva riuscire a calmarsi prima che la luna sorgesse completamente. Sieger era calmo, la sua espressione non lasciava trapelare alcun segno di una qualsiasi preoccupazione.
Forse era solo questione di abitudine si disse, tornando a concentrarsi sugli esercizi di respirazione che avevano lo scopo di tranquillizzarla.
Dei rumori alle loro spalle le fecero aprire gli occhi, mentre il suo maestro la invitava ad avvicinarsi a lui. Lara annuì, eseguendo l’ordine. Si mise spalla a spalla con Sieger e attese in silenzio, pugni alzati. Le borchie, acuminate e d’argento, risplendettero sotto la luce della luna piena, mentre il suono del silenzio veniva sostituito da un freddo ululato.
Lara guardò il maestro, sentendo il panico farsi strada dentro di lei. Sieger annuì lentamente, come a dirle di stare tranquilla. La ragazzina annuì, e in quel preciso istante il lican apparve dal nulla, fondandosi su di loro.
L’uomo scansò Lara quando capì che aveva troppa paura per muoversi, estraendo un pugnale argentato e lanciandolo contro il mannaro, ferendolo alla spalla e facendolo deviare contro il cadavere.
Lara guardò il suo maestro scagliarsi sul lican che si stava rialzando, continuando a ferirlo in punti non vitali. Deglutì al pensiero di dover anche lei, un giorno, decidere di propria volontà di cercare lo scontro contro simili creature. Poi guardò il morto di fronte a lei. Sarebbe morta anche lei così?
-Lara!!- la chiamò il suo maestro.
Lei alzò lo sguardo su di lui, il quale le faceva segno di aiutarlo.
Sentendo la mano tremarle, annuì e si rialzò, avvicinandosi senza troppa fretta al lican, che ormai era steso a terra, in un lago di sangue. Lo vide rantolare, gemere, ma non riusciva a pensare ad altro che al fatto che, al posto del morto, un giorno ci sarebbe stata lei.
-Forza, colpisci- le disse Sieger.
Lara scosse la testa.
-Lara, ora!!-.
La ragazzina scosse più forte la testa, indietreggiando.
Lo sguardo di Sieger si fece duro e freddo, la prese e la buttò a terra.
-Sei solo una mocciosa codarda!!- le gridò, tornando al suo incarico.
Lara sentì gli occhi inumidirsi, abbassò il volto e attese in silenzio. E presto sentì i passi di Sieger avvicinarsi a lei, e capì che era tutto finito.
Si rialzò, mentre il maestro la superò senza degnarla di uno sguardo, il lican inerme caricato sulle spalle. Lara si apprestò a seguirlo, ma Sieger la anticipò.
<-E’ inutile che mi segui..-.
Lara lo guardò stupita.
-Maestro..?-.
-Non voglio pesi inutili. Vattene, non mi serve una bambina lagnosa che non sa fare altro che piangere- e continuò a camminare, senza più rivolgerle la parola.
Lara cominciò a singhiozzare, prendendosi il volto tra le mani, inginocchiandosi a terra. Il suo maestro l’aveva abbandonata.
Rimase diverso tempo nella radura, aspettandosi che Sieger tornasse a prenderla, ma di lui non vide neanche l’ombra. Sospirò, rialzandosi e incamminandosi nella direzione opposta di quella presa dall’uomo. Era solo un inutile peso, non era nemmeno riuscita ad aiutarlo. Ma cosa si aspettava? Era solo una bambina..
Immersa in questi pensieri, non si accorse che qualcuno la stava seguendo.
Qualcuno o qualcosa..
Continuò la sua marcia a passo svelto, senza accorgersi di nulla, immersa nei suoi ragionamenti infantili, ignorando il pericolo che poteva correre. Imboccò un sentiero secondario, abbandonando quello principale, pensando che, agendo in tal modo, Sieger non l’avrebbe rintracciata facilmente. Era sicura che lui ora fosse tornato al villaggio, ad incassare la seconda parte della sua ricompensa, o forse era già in viaggio verso Millennio, a portare il lican all’interrogatorio degli Specialisti.. Scosse la testa: cosa gli importava di Sieger in quel momento? L’aveva abbandonata!! Non doveva ritornare sulle sue scelte.
Aumentò il passo, quasi come se volesse allontanarsi sempre di più dal suo passato, rappresentato dall’uomo, sino a ritrovarsi a correre per il sentiero sempre più irregolare che aveva imboccato. Solo quando il fiatone si fece pesante di fermò, sicura che ci fosse abbastanza distanza tra lei e Sieger. Si sedette su una roccia, concentrandosi sull’ambiente circostante, in modo da poter individuare possibili corsi d’acqua, dato che la sua gola reclama di essere dissetata. E solo allora sentì il suo respiro irregolare, rumoroso, quasi sentisse l’alito caldo che emanava dalla bocca. Sentì il sangue gelarsi nelle vene mentre un leggero ringhio si univa al pesante ansare del lican. Nuovamente la sensazione di panico che la aveva assalita poco prima prese il sopravvento, per quanto facesse per contenerla. Ma, questa volta, non c’era Sieger a salvarla.
Con un ringhio, il lican si lanciò all’attacco.
Strinse i pugni, trattenendo le lacrime e lanciandosi a terra, schivando l’attacco del mannaro, il quale tornò immediatamente alla carica contro la bambina. Lara, quasi inconsciamente, sentì il suo corpo muoversi autonomamente in una delle combo di difesa apprese durante l’addestramento con Sieger. Sorpresa del successo di tale mossa, continuò a sfoderare un ottimo repertorio di tattiche difensive, mentre il lican, furioso, ululò alla luna, cambiando posizione offensiva.
-Ma cosa..?-.
Il mannaro era immobile di fronte a lei e la scrutava, quasi a studiare le sue mosse. Ma questo non era possibile: secondo quanto insegnatole i lican non erano esseri in grado di poter escogitare determinate tattiche contro gli avversari. Ciò non significava che fossero creature stupide, ma la parte umana, in quanto priva di controllo poiché sottomessa dalla volontà animale, non riusciva a ragionare senza essere influenzata dall’istinto. E, secondo gli studi effettuati, l’istinto lican portava il mannaro ad attaccare senza alcuno schema, a ricercare e cacciare solo le creature umane, il suo unico nutrimento. Eppure il lican davanti a lei si comportava in maniera anormale, se paragonato a quanto da lei appreso o anche ai movimenti del mannaro incontrato poco prima.
Lara alzò i pugni, passando ad una posa offensiva, mentre il licantropo si mosse solo leggermente, reagendo all’improvviso movimento della ragazzina. Lei, scacciata la paura, si ritrovava lucida contro il nemico, capace di ragionare senza alcun timore. Studiò l’avversario, cercando di raccogliere il maggior numero di informazioni dal suo modo di fare.
“Maschio, pelo nero, lucido, orecchie appuntite, denti bianchi, artigli perfettamente acuminati, alto più o meno due metri e cinquanta centimetri, molto robusto..” lo analizzò nei minimi particolari “..niente cicatrici, posizione eretta.. deve essere un capo branco, e ciò significa che non è solo.. o almeno così dovrebbe essere”.
Il lican annusò l’aria, poi si mosse di lato, quasi volesse impedirle di completare la sua analisi. Lara fece una smorfia, sapendo che non avrebbe aspettato in eterno.
“Ora o mai più” si disse, e partì in un attacco diretto.
Il mannaro ringhiò, scattando a sua volta. Lara venne scaraventata via da una zampata, finendo a terra a diversi metri di distanza. Si rialzò, dolorante, mentre il lican correva verso di lei: con una spallata la scaraventò contro un tronco, e la ragazzina si accasciò a terra.
Non poteva reggere il confronto con quel mostro, era troppo grande per lei. Sentì le lacrime inumidirle gli occhi. Ma non voleva cedere, non doveva piangere, doveva dimostrarsi forte, dimostrare a sé stessa che sapeva cavarsela anche da sola.
Guardò il suo avversario avvicinarsi nuovamente a lei. Doveva solo impedire che la sua carne venisse a contatto con i denti del lican: era lì che secernevano il gene della mutazione. Qualunque cosa accadesse non doveva essere morsa, non prima di essere morta, o la sua anima sarebbe diventata dannata in eterno.
Così evitò il morso del mannaro, ricevendo però una zampata sul fianco destro, e soffocò un grido quando sentì gli artigli freddi del lican penetrare a fondo nella sua carne. Ma ne approfittò: con un potente destro infilò le quattro borchie acuminate nel braccio sinistro del lupo, all’altezza del tricipite. Quello gemette di dolore, indietreggiando di qualche passo e tenendosi l’arto ferito, il quale fumava e sembrava quasi sciogliersi nei punti colpiti. Lara sorrise soddisfatta, sputando poi sangue quando cercò di rialzarsi. Sapeva che non poteva muoversi e, rassegnata a fare la fine di quel cadavere, decise di guardare in faccia il suo fato. Il lican era di nuovo lì. Innanzi a lei, furioso, pronto a ferirla nuovamente.
Ma un pugnale di sua conoscenza passò veloce tra lei e la bestia, ferendo il lican sull’addome. Esso gemette di nuovo, mentre Sieger scattò nuovamente all’attacco. Il mannaro non si tirò indietro, e attaccò a sua volta, ma stavolta l’umano ebbe la peggio: il lupo nero aveva anticipato la sua mossa, intuendola e bloccandola.
“E’.. impossibile..” Lara rimase perplessa: quel lupo.. non era come gli altri.
E presto anche Sieger se ne rese conto, intuendo che quel combattimento sarebbe risultato dannoso per entrambi. Ma non era intenzionato a tirarsi indietro.
I due tornarono alla carica, senza risparmiare colpi, senza permettere all’altro di avere il sopravvento. Il combattimento durò per tutta la notte, sino a ché, all’alba, il lican cominciò a perdere le forze regalategli dalla luna. Tutto a vantaggio di Sieger, o almeno per così dire: ormai era arrivato al limite, se non lo aveva già superato. Le sue ginocchia barcollavano, e la vista gli si appannava. Anche Lara capiva che non sarebbe sopravvissuto ancora a lungo. Ma quello era l’attacco decisivo. Entrambi scattarono e, in un colpo, il lican fu a terra.
“S-Sì..” pensò Lara, debole per l’enorme perdita di sangue.
Sieger, soddisfatto, le sorrise, avvicinandosi a lei e chinandosi accanto a lei.
-Complimenti..- sussurrò -Promossa-.
Lara lo guardò, poi sorrise lievemente, mentre quello si apprestava a prenderla in braccio.
E, alle sue spalle, il pelo nero, che ora cadeva a pezzi, lasciando spazio alla forma umana, apparve minaccioso...
  
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