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Autore: Sly thefc    12/03/2015    0 recensioni
"Arrivarono lettere d’infiniti dettagli sui luoghi, ma soprattutto dei loro abitanti. Descritti a volte come alati, a volte come enormi, ma sempre come paurosi e possenti, queste creature governavano le terre sconosciute.
I capi si armarono di forza e buona volontà e istituirono delle scuole per cacciatori esperti.
I più bravi erano scelti e mandati insieme sul campo, in missioni pericolose di pura caccia, mentre i più deboli erano scartati e mandati sul campo solo in ricognizione.
La conquista dei nuovi territori ebbe inizio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 1- Il sussidio che punisce  
 
Siamo in un paese. Un paese lontano da tutto e tutti, sperduto oltre le montagne.
Il suo nome è Haus, parola che in una delle lingue ormai estinte significava qualcosa come “casa”.  Un nome appropriato, conoscendosi le genti tutte.
Comunque, non si tratta di un paese del comune immaginario. È più un villaggio di quelli molto antichi, dove agricoltura, caccia, estrazione mineraria e pesca sono alla base dell’economia.
Ci sono fattorie, fattorie, ancora fattorie e traghetti di scarsa fattura.
Haus ha sede in pieno mare, la pesca è fonte di ottimi guadagni, eppure la particolarità del villaggio è la continua sopravvivenza grazie alla caccia.
Magari si può pensare che in un villaggio esteso in mezzo al mare non si abbia bisogno di cacciare e rischiare la vita quando si può semplicemente praticare l’allevamento e le classiche cose.
Non è un pensiero sbagliato, ma nemmeno esatto.
Come detto in precedenza, la popolazione era dotata di traghetti, anche se scadenti.
Le genti si chiesero cosa ci fosse oltre la coltre di nubi e oltre le montagne che separavano quel paese in tranquillità dal resto del mondo.
Prodi coraggiosi furono mandati dai capi in esplorazione. Trovarono terre afose, terre deserte, terre gelate. I primi inviati non fecero ritorno, ma tramite i loro falconi addestrati mandarono dei messaggi di cosa trovarono.
Arrivarono lettere d’infiniti dettagli sui luoghi, ma soprattutto dei loro abitanti. Descritti a volte come alati, a volte come enormi, ma sempre come paurosi e possenti, queste creature governavano le terre sconosciute.
I capi si armarono di forza e buona volontà e istituirono delle scuole per cacciatori esperti.
I più bravi erano scelti e mandati insieme sul campo, in missioni pericolose di pura caccia, mentre i più deboli erano scartati e mandati sul campo solo in ricognizione.
La conquista dei nuovi territori ebbe inizio.
Sfruttando l’enorme quantità di materiali delle montagne, i fabbri costruivano armi per i cacciatori.
Alcuni di questi ultimi non tornavano, altri portavano i cadaveri dei compagni insieme a parti rilevanti del corpo della creatura uccisa, utili a fare armature sempre più avanzate.
In alcuni decenni, i libri dei mostri non erano ancora completi e nessun territorio conquistato.
Ma il livello d’abilità dei cacciatori aumentava sempre più e i figli erano sin da piccoli addestrati a questa disciplina, diventata la base dell’economia.
E i capi, nonostante le loro delusioni di conquista, si resero conto che quello dell’estensione territoriale non era poi un desiderio inarrivabile.
Tra i più abili cacciatori appariva sempre il nome di Laodra, figlio di semplici ricognitori, scartati agli esami di prova.
Non era muscoloso, non aveva particolarità, nemmeno era di troppo gradevole aspetto, eppure, fin dagli inizi alla scuola d’infanzia dimostrava eccellenti abilità intellettive e pratiche, superiori a quelle dei compagni.
Pareva non avere debolezze.

Fu mandato giovanissimo in missione di caccia insieme a quattro cacciatori più esperti nel campo. Come arma gli fu consegnata la katana, difficile da maneggiare e facile per tenere a bada i principianti.
Si recarono nelle terre del gelo, dove gli furono somministrate bevande adatte per la resistenza al calore.
La prima creatura che Laodra vide, fu una sorta drago d’incredibile velocità sulla terra e di goffaggine nell’aria. Era di colore bianco, con zanne incredibilmente affilate.
Il giovane rimase in disparte per non intralciare i propri compagni, ma il mostro stava mettendo in difficoltà i cacciatori.
La creatura caricò verso un cacciatore ferito a terra.
Alla base dei corsi di caccia c’era una regola: salvare se stessi prima degli altri.
Per il cacciatore non c’era scampo. I suoi compagni, per quei pochi attimi, lo guardarono impietositi.
Laodra però non poteva assistere alla morte di un compagno nella sua prima missione.
Con riflessi incredibilmente rapidi, lanciò la sua katana davanti al compagno ferito, che finì per conficcarsi nel terreno, stoppando la carica del mostro che indietreggiò.
Come gli esseri umani errano, così le creature fanno.
Nell’indietreggiare, questa si alzò nel suo volo goffo. Il giovane riprese la sua katana abilmente e la lanciò verso il drago in volo che cadde, colpito in pieno.
Non usò la katana nel modo convenzionale, eppure salvò la vita ad un cacciatore e permise l’uccisione del mostro non appena questo fu atterrato.
Aveva previsto ogni mossa e contromossa, come uno stratega di qualità.
Tornato al villaggio, fu acclamato come salvatore, ma fu punito, per aver trasgredito la prima regola, nonostante avesse ribattuto continuamente di non aver messo in pericolo la propria vita per salvare la sua, ma di aver aiutato soltanto.

Coltivare campi per un mese fu la sua punizione.
Come lui, c’era un altro ragazzo che aveva tardato l’arrivo alla missione, mandando quest’ultima a monte. Era un giovane poco più grande di Laodra, biondino, occhi chiari e robusto, spensierato, pieno di sé, ma molto determinato a tornare a cacciare. 
   
 
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