Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Chiara Nessie    12/03/2015    0 recensioni
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Che bella giornata di merda. Ed era tornato nella sua città da una settimana, io ricominciavo una nuova giornataccia attorniata dalla pioggia della bella e piangente Londra.
L'anno nuovo era cominciato bene, prima l'influenza, poi problemi con l'appartamento e ora la settimana peggiore che potessi avere.
Quel sabato mattina non lo avrei dimenticato per il resto della vita, forse il suo ricordo sarebbe scomparso nei fumi della demenza senile un giorno, ma dubitavo anche di questo. Edmund era venuto a trovarmi in città dalla sua Liverpool. Vivevamo lontani e ci vedevamo due volte al mese per due giorni, e quando ci vedevamo era festa, soprattutto tra le lenzuola, che erano proprio il luogo in cui era inizata la mia "avventura". Mi ero svegliata con una voglia di lui non indifferente e tra un bacio e un buffetto ci siamo ritrovati lì a fare l'amore e, una volta terminato ecco la mervigliosa sorpesa: si era rotto il preservativo, e io, trombotica avrei dovuto solo aspettare il ciclo per avere la conferma della gravidanza.
Sentivo ancora la voce di Ed che mi diceva mentre ero imbambolata a fissare il vuoto ad occhi sbarrati: 
-Hey, hey, guardami: non è finita, non sappiamo niente, non stiamo per diventare genitori. So perfettamente che non potremmo mai, non a 19 e 20 anni.

Già. I miei 20 anni e tante cose nuove e diverse. La relazione neonata e a distanza con Ed, il trasferimento dalla mia cittadina nella più grande e lontana Londra, lontana dai miei cari, da ciò che conoscevo, dalle comodità. Da tutto e tutti. Mi sentivo molto sola, e non mi sono mai sentita così male come in quella maledetta settimana. Ed più spaventato di me che diceva che, a prescindere dalla decisione comune di non tenere il bambino, si sarebbe comunque sentito un assassino nel farlo, e mi faceva stare così male vederlo piangere e soffrire. Io non avevo idea di cosa fare. Me ne stavo immobile  a pensare alla mia vita, finita in quel momento. E all'aver distrutto due vite. O tre. Cazzo avevo 20 anni e mi sentivo una merda, impotente, stupida, incapace ed estremamente sfigata.
Ed era partito e le cose non erano andate per niente bene in quei 7 schifosissimi giorni. Avevamo litigato, non ci eravamo parlati, e lui aveva parlato con i seminaristi che gli avevano assicurato che avrebbero pregato per lui. Non per me. Per me non c'era neanche Dio a pregare o guardarmi. Sola. Ecco l'unica parola che mi tuonava nel cervello. Stavo da cani, per tutto e odiavo lo schifo in cui ero immersa, volevo solo che finisse. Io e i miei amici, diventati ormai la mia famiglia non facevamo altro che ridere, cercare di sdrammatizzare e loro cercavano sempre di non lasciarmi sola ad affrontare il tutto, e per fortuna avevo loro. Aspettavo il ciclo, e aspettavo di stappare uno spumante.
Dopo 7 giorni di ritardo finalmente eccolo arrivare: abbondante e schifosamente da festeggiare!
-Ed!! NON SONO INCINTA!! Stappa anche tu!!!
Ero felice e libera e dopo essermi scolata con i miei amici Patrick e Sam la bottiglia da 2 litri proporsi di andare nel negozio di body piercing per scongiurare questa mancata gravidanza, avevo sempre desiderato un bull ring piercing e lo avrei fatto quella mattina stessa. Ed eccomi camminare per strada con il mio piercing nuovo, i miei amici e il peso di una rondine che si libra nel cielo.
Ed ecco il mio Ed che invita a casa sua una sconosciuta incontrata pochi giorni prima e con cui sembrava essere amico da una vita. Una a causa della quale mi aveva lasciata dopo aver ricevuto la lieta novella di non dover diventare padre, facile liberarsi di me imbottendomi di cazzate e bugie e senza avere le palle di dirmi che non mi amava più. Ovvio era una bugia. Mi amava. E io era una settimana che stavo di merda.
Giocherelavo nel bus col piercing e cercavo di sentire il cuore un po' più leggero nonostante l'abbigliamento privo di colore, dopotutto rispecchiava la mia anima, e le mie letture non erano da meno: Bukowski regnava, come il caos nella mia mente.
Mi sembrava mi avessero portato via un pezzo di cervello e mi avessero aspirato con una siringa la personalità e la voglia di vivere. Il mio piccolo fuocherello di gioia e vitalità sembrava spento in quel momento, ma sapevo perfettamente che le braci stavano riposando sotto la cenere. Avrei solo voluto svegliarmi da questo incubo, da quello che avevo passato in quella frazione di secondo che mi era sembrato durasse un'eternità.

Dopo 12 ore dall'avermi lasciato Ed mi aveva chiesto di tornare insieme e io tra le lacrime gli avevo detto di sì (oltre a dirgli che era stato davvero un gran bastardo e un insensibile e che se c'erano problemi era meglio parlarne). Continuava ad essere amico di quella ragazza, Franny, minuta, carina, che amava la play e i film d'azione, che forse si era invaghita di lui. E io continuavo la mia vita, tra università, lavoro e pioggia. 
Che bello. Da sola, a gennaio con la paura di essere incinta (ormai scampata), la paura degli esami universitari imminenti, la paura di perdere il mio ragazzo che si stava avvicinando ad una tipa appena conosciuta, e la compagnia della mia migliore amica: l'insonnia. 
Buon 2015 dicevano...e menomale...figurati se ti auguravano il peggio...
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Chiara Nessie